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white stripe di jacklamotta commento di civ833 |
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Idea compositiva sicuramente pregevole, un po' avversata da quella doppia cornice bianco-nero probabilmente superflua, che inquadra inutilmente (e penso in particolare alla cornice interna bianca) una scena che non ha bisogno di inquadrature ulteriori. Scena che ha un qualche interesse, prettamente geometrico, scandito da quella linea bianca, dalle linee delle ombre del pattinatore e della figura sulla destra, dalla bambina più avanti e dalla donna immobile sulla destra.
Tuttavia è il bianco e nero a non convincermi. Non mi convince nella misura in cui la valorizzazione di questi ultimi due elementi risulta debole e poco convincente, a causa del decentramento della bambina in una zona in cui la forte esposizione elimina i dettagli uccidendo la profondità, e della scelta espositiva che relega la donna sulla destra ad una posizione ambiguamente divisa tra il nero assoluto (anch'esso inevitabilmente senza dettagli) e un generico, stilizzante forte contrasto (tra lo scurore della giacca e la bruciatura della gonna) che si ritrova anche nel pattinatore.
Sono forse il forte contrasto, e la scelta di quei bianchi così bruciati e di quei grigi intermedi - quasi bluastri - che staccano le persone (bianche o nere) dalla pavimentazione, a rendere la figura del pattinatore fortemente staccata dal contesto in cui è raffigurato. Ha una personalità, data dall'incisività dei contrasti (gli unici "veramente equilibrati" del fotogramma) e dalla sovrapposizione di queste tonalità con le forti bruciature del resto della foto, che risalta forse in maniera eccessiva, quasi disarmonica. La cornice interna bianca, assieme a quella nera esterna, rafforza un po' le diffuse bruciature restituendo una sensazione di abbagliante luminosità, però non bilanciata da una armonica concretezza del soggetto (cioè da una collocazione del pattinatore più "umana", con uno stacco più uniforme e leggero dal paesaggio circostante). E' questo che ritengo principalmente il punto debole della foto, peraltro tenendo conto del fatto che gli elementi espressivi sullo sfondo (le linee prospettiche che ti dicevo più sopra) hanno potenzialità espressive e grafiche che piacerebbe veder sfruttate.
Riassumendo: non condivido la scelta espositiva, che fa sgusciare fuori da una generica bruciatura dai forti contrasti (penalizzando peraltro una componente espressiva forse "sottovalutata" nella foto) una figura umana dai forti contrasti ma dagli scarsi legami col contesto circostante.
Scelta espositiva enfatizzata, e quindi penalizzata, dalla doppia cornice bianco-nero, che induce l'occhio ad una lettura ancora più forte dei già tenaci contrasti del fotogramma.
Lavorerei, se possibile, sulla resa della linea prospettica centrale, evitando la totale perdita di dettagli, e cercando una maggiore armonia per la bambina al centro e la donna sulla destra, se necessario a scapito della crudezza dei contrasti del pattinatore. |
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Giovedì gnocchi di Alibi commento di civ833 |
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Intendo: io ti posso dire cosa ho provato, ti ho detto cosa ho provato, e ti ho detto perché mi ha "affascinato". Il giudizio, il commento, la critica costruttiva la devi fare da te, perché sei tu che sai cosa volevi rappresentare, e se ci sei riuscito, e che margini di miglioramento hai.
Io ho commentato perché mi ha colpito molto, e mi ha colpito in bene, ma se questo per te e la tua crescita artistica sia un bene o un male lo puoi decidere solo tu. |
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Giovedì gnocchi di Alibi commento di civ833 |
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La trovo ripugnante, perfettamente ripugnante. L'associazione con gli gnocchi è assolutamente non immediata, dai un'immagine cruda, violenta, viscida, acquosa, sporca e reale, sanguinolenta e disgustosa. A me viene da leggerla così, e magari mi sbaglio e hanno ragione i due commenti precedenti al mio, ma ci vedo una genialità rappresentativa (non estetica, per carità, ma rappresentativa) che sa ferire l'osservatore, sconvolgendolo, facendogli sentire sulla pelle i rumori liquidi e osceni di quella massa informe e insanguinata che è tutt'altro che cibo, che è tutt'altro che "giovedì gnocchi", perché cessa di essere la massa concreta di gnocchi non mescolati e diventa altro, qualcosa di inquietante, quasi viscerale. E il titolo in questo calza a pennello, prende le sensazioni dell'osservatore e le scaraventa sul piano di una realtà che "a pelle" non si sente, ripristina una concretezza che quindi fa sorridere, con un gioco giustappositivo tra l'andamento quasi da filastrocca del gioioso "giovedì gnocchi" e lo squallore, il disgusto, lo sconcerto che si prova davanti a quella roba luccicante di difficile interpretazione.
La trovo artistica, in questo senso. Sarebbe interessante sapere se era questo l'intento, oppure no e allora hanno ragione Webmin e mog. Io lo trovo un (praticamente) perfetto oggetto grafico, quasi provocatorio, con un'ironia sottile e verace che si esprime in tutta la sua concretezza. |
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sartene di fap commento di civ833 |
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C'è quasi un tono bressoniano nella raffigurazione della scala, distratto però dai vari elementi cromatici - che poi coincidono coi tanti elementi di disordine geometrico (ombrello, stenditoio, vasi, tombino) che vanno ad includere troppo attenuando un po' le capacità espressive dello scatto. Il taglio sulla sinistra è così netto e coincidente col bianco della porta da relegare quasi la signora ad un ruolo marginale, quasi fosse un soprammobile in una scena di paese dove quello sguardo non riesce a farsi né trasognato né pensante, né malinconico né riflessivo, perché è ridotto solo a un elemento del tutto della foto. E' un po' forse il disordine, assieme alla scarsa nitidezza e al taglio sulla sinistra (che, dimenticavo, include quell'elemento "monco" lì al primo terzo inferiore della foto, che attira a vuoto l'attenzione dell'occhio di chi osserva), a rendere questo paesaggio urbano un po' poco convincente, forse un po' debole proprio perché troppo eterogeneo nonostante nei fatti sia semplice. Per quanto riguarda la spazialità, senza dubbio interessante (anche se da sola purtroppo non riesce a fare la foto), attenzione ad elementi come il taglio a sinistra (che in alto include quella strisciolina verticale di verde) e il lampione, che includono nette linee orizzontali e verticali che quasi vanificano il gioco di piani sovrapposti e appiattiti che invece domina sul lato destro della foto. |
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st di stefpol commento di civ833 |
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Non so se l'espressività e il soggetto trattati siano da street, ma la resa e l'atmosfera sono pressoché perfette. Si sente un po' lo scarso respiro dell'inquadratura, anche a causa della forte luminosità dell'angolo superiore sinistro rispetto a quella dell'angolo superiore destro, ma è poca cosa. Diciamo che è una foto che vedrei maggiormente valorizzata (e quindi non solo come gioco grafico-compositivo tanto ben reso quanto imperscrutabile) in un contesto magari da report, in modo che spicchi e risalti per la sua astratta e tenue capacità di dire molto dicendo poco. Il rischio è che si percepisca un po' di debolezza (intesa come scarsità solo quantitativa di contenuti) collocandola in un contesto street, ma forse è un po' il problema che si avrebbe collocandola in qualunque altro contesto, viste le qualità spiccatamente grafiche e stilizzanti del fotogramma. Non male. |
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Clichès di Nash commento di civ833 |
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Forse avrei preferito un po' più di contrasto, giusto un poco, perché così la forte esposizione sulla destra attira troppo l'attenzione sul palazzo e solo dopo fa cadere l'occhio sulla scena umana. Scena umana che invece trovo colta e composta magistralmente, con una grande efficacia che viene da questa tripartizione di umanità che si incontrano quasi per caso, e che commentare e sviscerare ulteriormente rischierebbe di rovinare. Una scena e un'inquadratura veracemente street, con una resa forse migliorabile ma parzialmente secondaria rispetto all'efficacia del rappresentato.
Scansione da negativo o da stampa? |
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la bambola di lino rusciano commento di civ833 |
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Esasperata e convincente, ha un taglio che inevitabilmente penalizza la forma delle nubi a sinistra e un po' meno inevitabilmente introduce quel taglio geometrico alla nuvola in alto al centro. Una maggiore profondità di campo l'avrebbe resa esteticamente molto valida, magari evitando la resa plasticosa del muretto sulla destra e quell'elemento di disturbo al suolo sulla sinistra, prima delle case.
Espressivamente - forse sarà l'etichetta della bambola, forse il disseminarsi di tutti quegli oggetti così troppo legati tra loro - la trovo forse eccessivamente esplicita; l'ambiente così forte e i significati così inevitabili fanno perdere parte del gusto, rendendo un ottimo paesaggio urbano dalla lettura forse poco stuzzicante, troppo unilaterale, definita, come se significato e significante fossero decisi a tavolino.
Una foto del genere, vedendola in un reportage e vedendola più concentrata sulla bambola, risalterebbe probabilmente di più, spiccherebbe incuriosendo senza per questo esaurire precocemente "quello che ha da dire". Per capire cosa intendo per "stuzzicare", puoi prendere ad esempio "Il furto della sciabola, Leopoldville" di Lebeck, e vedere come ciò che rappresenta sia completamente diverso (e questo non ci interessa) ma come la scena rappresentata sia in qualche modo più "ricca", più variegata, meno univoca e predefinita. La tua è più vicina al paesaggio "disumano" di "Viaggio da nord a sud" di Chargesheimer, perfetta nel rappresentare ciò che rappresenta ma forse un po' autolimitata dal voler rappresentare proprio quello.
Bella foto, riassumendo, ma. |
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contrasti di principessa commento di civ833 |
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Tre cose non mi convincono:
- la scelta della cornice, ingombrante, e ingombrante per lo spessore e per quella zona in alto a destra in cui si confonde con la foto, distraendo non poco (anche l'asimmetria del taglio al marciapiede in basso, stona un po');
- l'inquadratura, che include troppo in alto e troppo poco in basso, mentre uno scendere più "sullo stesso piano" del soggetto umano rappresentato sarebbe stato più gradevole
- il bianco e nero.
Sul bianco e nero ci sarebbe da dire molto, nella resa della parte in alto come nella scarsa gamma di contrasti della parte "centrale" (sia letteralmente che espressivamente parlando), e forse proprio nella costruzione del fotogramma visto che già con questo bianco e nero "slavato" sulla destra si ha una forte perdita di dettaglio, che ammazza una spazialità che è invece necessario presupposto di un taglio verticale del genere.
Espressivamente trovo un po' debole il contrasto tra la banca e il signore che ci dorme sotto, debole di per sé (ma le eccezioni in teoria sarebbero sempre possibili, per fortuna) ma soprattutto perché il taglio verticale e il così poco respiro tendono ad esasperarlo, e lo esasperano a tal punto da farlo diventare banale, come quando si ripete tante volte una parola finché non diventa soltanto un suono. L'eccessiva profondità di campo fa il resto, inquadrando (inquadrare in senso lato) un po' troppi soggetti per far sembrare all'occhio la foto come compiuta (compiuta nel senso che rappresentato e "rappresentando" non coincidono perfettamente, e in che misura lo sai solo tu).
Un appunto, magari non necessario: nelle foto che metti sotto ce n'è una presa in via di San Francesco di Paola, e se è la via che sta a Roma, a quanto so io il signore seduto sulla sinistra tendenzialmente non gradisce di essere fotografato.  |
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oltre di Kaverdash commento di civ833 |
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Lo sguardo e la figura del vecchio sono molto particolari, in un bianco e nero che rende bene contrasti forti che accomunano la sua figura a quella dei manichini che stanno là, oltre la scena. Non mi convince del tutto la scelta (più o meno fortuita, me ne rendo conto) dell'istante in cui cogliere la gamba sinistra del signore, che forse un'inquadratura più ruotata (o anche traslata, perché no) verso destra mi avrebbe fatto apprezzare maggiormente come pressoché unico piacevole elemento di rottura di una approssimativa simmetria (mentre invece ora c'è anche la forse eccessiva presenza del portone sulla sinistra). |
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senza titolo di luxi commento di civ833 |
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Molto interessante, specie quella contestualizzazione ad opera della striscia di marciapiede bianca nell'angolo in basso a sinistra, forse un po' fastidioso il taglio al piede sinistro e alla parte alta delle cabine telefoniche. Spazialità ben resa dai tre elementi uomo che fuma - anziano con la valigia - apparecchio telefonico, dalla nitidezza che si mantiene a un certo livello anche in fondo e alla dominante gialla che spersonalizza e astrae urbanizzando; le due figure da sole farebbero la foto, e le due figure con la cabina fanno la foto, giocando su una geometricità più che altro espressiva che sa di reportage, che piacerebbe vedere in un reportage. Un buon lavoro che proseguirei. Attenzione tutto a destra, quel mezzo dettaglio un po' stona. |
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frammenti di marcuzz commento di civ833 |
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Trovo la focale troppo lunga per la scelta espressiva che si intuisce dalla foto. O meglio, che intuisco io dalla foto.
Perché? In alto a destra, forma chiara - quasi accecante - e geometricamente ben definita, nonostante lo sfocato. Al centro, sulla destra, taglio della persona troppo geometrico, istante dello scatto che fissa il movimento in maniera anarmonica perché né nettamente dinamica né nettamente statica come si sarebbe preferito. Vignettatura solo in basso, e prevalentemente a sinistra, che sottolinea ulteriormente lo sbilanciamento delle due parti destra/sinistra del fotogramma. Leggera striscia "a fuoco" in basso, orizzontale, che accentua questa vignettatura rendendola però insieme tonda e geometrica, insieme sfocata e a fuoco, come una cornice un po' troppo ingombrante che in alto non riesce ad arrivare.
Una focale più corta avrebbe migliorato la contestualizzazione, addolcito le geometrie e la prospettiva e spazzato via quel chiarore centrale che attira fastidiosamente l'occhio, che poi finisce a destra e incontra quella figura ciclisticamente sgraziata che pare star là, come le persone sulla sinistra e come quella busta ai loro piedi, solo "per fare numero", solo per "descrivere bene la nostra terra e le nostre usanze", come diceva Giordano prima di me. Ma non fai quello che c'è scritto fra virgolette: ti limiti ad includere elementi che vorrebbero fare quello, ma che finiscono per sbilanciare una foto che altrimenti sarebbe più armonica, più piacevole (e comunque, direi estrapolando più o meno lecitamente, un po' banale e troppo comune per colpire veramente).
E' su quella zona a destra, che lavorerei, e su quella vignettatura. Non in post-produzione, sia mai detto, ma in visualizzazione, prima di far scattare l'otturatore.
E un appunto: "frammenti di un pomeriggio modenese così freddo così emiliano" dice troppo, molto, di più, sbilancia il giudizio di chi osserva su qualche parola scritta che magari fa effetto, ma rischia - come nel caso - di fare più effetto della foto in sé, il che può essere deludente. O almeno è deludente per me, che il commento per fortuna l'ho letto solo dopo. |
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immagini di citta' di maurir commento di civ833 |
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In questa foto si vedono:
- una freccia, il segnale sulla sinistra;
- un vecchio, al centro, che corre, appiattito da una messa a fuoco che seleziona poco e stona con il nero assoluto dei vestiti;
- il secondo degnale rosso, di divieto, che accentua la profondità negata dalla lunga focale;
- l'individuo in bici, sfocato dalla profondità di campo, che sembra uscire da quella strada che sa di orizzonte;
- il dettaglio sul suolo, a sinistra, la cui definizione è maggiore del resto del grigiore quanto basta per farlo risaltare violentemente, con prepotenza, quasi a suggerire che lì stiamo intravedendo una giunzione imperfetta tra due piani spazialmente distanti, annullata (malamente, e di qui l'imperfezione) dalla scelta della focale;
- gli elementi di "sfocatura" sotto le ascelle e il polso destro dell'uomo, difficilmente contestualizzabili in una figura così appiattita dal nero dominante.
Cos'è, invece, che andava visto?
Cos'è che volevi/dovevi rappresentare?
Si ha la raffigurazione di una corsa, forse correlata in qualche modo che vuole essere particolare con la freccia a sinistra. Si ha un certo senso di pendenza verso destra. Si ha un movimento proiettato in due dimensioni, e nessuna delle due è quella temporale, e infatti congeli un attimo goffo ma non abbastanza per essere considerato particolare. Si ha, a leggercelo razionalmente e quindi non fotograficamente, un senso di moto, come un flusso delle uniche due figure umane "distinte" nella direzione indicata dalla freccia, ma non si hanno corrispettivi urbani, cioè non si ha contestualizzazione, non si ha un campo di gioco dove le due figure possono esplicare la propria funzione.
Si ha una scena urbana, di strada, dove convivono malamente l'astrazione del moto delle due figure (e la stilizzazione del vecchio) e gli elementi di disturbo dovuti alla presenza dell'arredo urbano e di due piani spaziali (quello dell'automobile e quello del vecchio, grossolanamente), resi indistinti dalla scarsa profondità di campo e dall'assenza di zone "veramente a fuoco" e però con una parvenza di distinzione, o meglio di volontà di distinzione, di inquadratura in senso lato, data dal nero assoluto dell'uomo e dal taglio verticale che incanala lo sguardo e i significati.
Per questi motivi ritengo la foto debole; non per ragioni meramente tecniche o meramente espressive, non per debolezza della scena o per debolezza della sua rappresentazione tecnica, ma per ragioni e tecniche e espressive. Per ciò che trasmette, e non solo in senso assoluto ma anche e soprattutto (il soprattutto perché il commento dovrebbe servire a te, principalmente) in senso relativo, nel rapporto tra ciò che potevi/volevi/dovevi raffigurare e ciò che hai effettivamente raffigurato.
Qualcuno potrebbe risponderti seccamente "un po' debole come street", avrebbe ragione ma non direbbe tutto. Indipendentemente dalla classificazione che nasce e muore nel momento in cui infili la foto su un forum, la foto per me non è riuscita. Gli aspetti su cui lavorare sono tutti qua sopra. |
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Pigalle1980 di billy.liar commento di civ833 |
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Scena perfetta. I due uomini che si "scontrano", la focale che uniforma la distanza di oggetti distanti, "au tonneau" che quasi fagocita una scena che sa di un'urbanità perduta, in cui l'atlas con i "films pornos" e la boulangerie coesistono assieme alla folla che li frequenta, che vi passa davanti, che vi transita. Bello il senso di dinamismo dato dall'uomo che corre sulla sinistra, dai lavori in corso a destra e lì vicino dall'uomo che indica, sembra di vedere uno scontro a fuoco di un western ambientato in una città del novecento, statica e insieme in movimento.
Il bianco e nero della parte alta è praticamente perfetto, nei contrasti e nella suddivisione in "campi" di colore, che enfatizza questa quotidianità pittoresca e particolare. In basso, si sente un certo appiattimento del contrasto tra l'uomo a sinistra e i suoi vestiti e la ringhiera, che dà una perdita di nitidezza che però non spersonalizza, proprio perché soggetto della foto non è lo "scontro a fuoco" ma quello e la scena che lo circonda, che lo anima, che lo fa esistere.
E' uno scatto le cui peculiarità e il cui senso "street" nascono e si completano nell'istante in cui inquadri, in cui fai chiudere e riaprire l'otturatore, nell'attimo raffigurato. Quello il suo punto di forza, un punto di forza che non è così comune e scontato come dovrebbe. |
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Marrakech - 3 Febbraio 2009 di Il Pugile Sentimentale commento di civ833 |
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Bianco e nero gradevole, reso ben astratto dalla bruciatura del cielo, forse con una sovraesposizione un po' fastidiosa del cavallo che sbilancia un po' l'attenzione verso il lato sinistro della foto. Lato sinistro in cui si sente una certa compressione (in senso lato) della scena, anche a causa del taglio del trave (?) obliquo sulla sinistra e del poco spazio tra la coda del cavallo e il bordo della foto. E' proprio quella forte esposizione che lo rende disarmonico: se guardi il taglio sulla destra, lo stacco tra il piede dell'uomo seduto e il chiarore del suolo è più piacevole, restringe la scena ma fa percepire questo restringimento come valorizzazione, come raccoglimento dei tanti elementi dello scatto verso un centro espositivo reso tutto particolare da quel riflesso lì in basso. A sinistra quest'armonia non c'è del tutto, proprio a causa di quella luminosità inaspettata che attira e fa soffermare quel tanto che basta per notare un restringimento della scena sbilanciato rispetto a quello che avviene nel lato destro. Piccolo sbilanciamento, per carità, ma come in musica due suoni quasi uguali ma di poco diversi producono il fastidioso fenomeno dei battimenti, altrettanto a mio avviso avviene qui.
Lo scatto in genere è molto piacevole, con una forte nitidezza sottolineata da un'ampia profondità di campo e dalle varie zone di contrasto (riflesso - parete sinistra - muro centrale che digrada obliquamente verso destra - uomini e divieto d'accesso - lamiere che proseguono verso l'altro estremo della foto) che sottolineano una spazialità forte, dinamica, che rende ben riuscito uno scorcio altrimenti solo caratteristico.
Sarebbe interessante vederne una versione un po' più grande. |
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Tramonto di kabuby commento di civ833 |
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Riuscita tutto sommato piacevole, con un bel contrasto tra la zona scura e il cielo dalle tonalità così morbide, delicate, sfumate e insieme corpose e tenui. Piacevole il tramonto che si fa strada dall'orizzonte e da sinistra, quasi a voler fagocitare l'intera scena, come se la skyline di cime sulla destra fosse una preda da conquistare lentamente e inesorabilmente con l'opacità e lo scuro delle nubi sulla sinistra. Tuttavia, trovo poco armonica da un punto di vista prettamente spaziale la scelta di "quelle dimensioni" date alla zona scusa; non per stare a richiamare la regola dei terzi (accademica, e nulla più), ma qui lo sbilanciamento (forte) fra cielo e terra forse avrebbe meritato un'inquadratura più ampia, che magari inquadrasse (in senso lato) meglio le cime sulla destra, rendendole più "sole", evitando di troncarle dopo la sella. "La regola dei terzi" (virgolette non a caso, non è una regola) è rispettata sul "soggetto" di destra, per quanto riguarda cioè le cime che lottano contro il morire della luce, ma trovo che il soggetto della foto siano tanto quelle cime quanto quelle nubi scure sulla sinistra che le minacciano, e lì lo sbilanciamento cielo-nubi-terra è tale da far percepire un'esilità forse esagerata, di quella striscia di mondo che assiste al tramonto, che forse ripenserei variando la spazialità della scena.
Ma sono giusto spunti di riflessione. La cornice non la condivido assolutamente, ridondante il nero esterno ed eccessivo il bianco più interno, illumina e poi spegne (peraltro in maniera nemmeno simmetrica nei 4 lati) un'immagine che gioca tutto su una luminosità e una cromaticità proprie, e che quindi a mio avviso non ha bisogno di niente che la circondi. |
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Valle del Sorbo di Giulio74 commento di civ833 |
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Veramente molto gradevole, è raro che un paesaggio mi impressioni molto positivamente. C'è un equilibrio delicato fra le varie tonalità, forti e vivide ma non per questo fastidiose e avvincenti, c'è un gioco piacevole fra la bruciatura del fiore (?) in basso e l'esposizione dello specchio d'acqua e della parte centrale del cielo, un gioco che non mi fa dire "no, quella sovraesposizione è fastidiosa" ma piuttosto mi fa apprezzare come gli alberi, il bosco, la riva e il prato più avanti inquadrino tutto in un quadretto che sì, vale la pena ripetersi, è piacevole.
Sento un po' di compressione col taglio dell'albero a sinistra, e non condivido la cornice con l'ombreggiatura. La nitidezza non eccessiva si sente un po' nello stacco tra il bosco, al centro, e il cielo chiaro sovrastante. |
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Firenze, Piazza della Repubblica, 2009 di pex85 commento di civ833 |
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Ricrei un certo dinamismo, marcando i colori e usando una prospettiva irruenta. Cogli la donna nell'attimo del movimento, congeli il suo camminare e il cane che la segui, in un'istantanea dove la profondità di campo è tanta perché le zone nitide devono essere tante, perché tutto è centrale a partire da quel gioco di cubi della vetrina, per finire sulle ombre nette e prepotenti.
Proprio sulle ombre lavorerei diversamente: perché da un lato sembrano voler incorniciare quest'istantanea in maniera visivamente gradevole e quasi astratta, come le ombre di certe piazze deserte del De Chirico per intenderci, dall'altro però il taglio così verticale (lo vedrei benissimo quadrato, ma ti ci vorrebbe una 6x6) è un po' troppo decentrato verso sinistra e fa perdere, all'ombra di destra, quella carica insieme contestualizzante e decontestualizzante, quella capacità di reggere la foto, di avvinghiarsi all'immagine, che quella centrale invece ha.
Complessivamente, è una foto incisiva, indipendentemente dal "messaggio" o dal valore estetico dell'istante colto. Incisiva proprio perché lancia con forza sull'occhio dell'osservatore quell'istante, quel momento, strappandolo alla quotidianità. Il cane e la signora, gli sguardi insieme spauriti e sorpresi e semplicemente normali con cui affrontano quelle ombre che li circondano, quei due movimenti così simili e così imperiosi, immersi in quel contesto dai colori e le geometrie così forti, a mio avviso sono un punto di forza, oltre che per la foto, anche per una più generale impostazione fotografica. Peccato appunto per quell'ombra di destra e quel 135 necessariamente rettangolare. |
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Tramonto a Medicina di aldomatrisciano commento di civ833 |
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Ci sono principalmente tre aspetti che non mi convincono:
- le nubi chiare in alto a sinistra, molto pastello ma anche leggermente di disturbo;
- la resa delle nubi nei primi tre quarti della foto, tenue e poco corposa, forse troppo poco corposa, tanto da far risaltare forse eccessivamente quel cielo con quel prato, apparentemente più nitido e brillante;
- l'illuminazione e la resa della parte "chiara" del tramonto: la forte esposizione all'orizzonte, assieme all'alone che la circonda, cattura l'occhio e non gli restituisce altro che se stessa, costringendolo in quella macchia luminosa che sa poco di tramonto e rendendo lo stacco con il verde del prato prima, e il terreno poi, meno armonico di quanto si preferirebbe. |
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Tra classico e moderno di mlmaz commento di civ833 |
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Un difficile taglio quadrato, per una foto dove forse il colore la fa troppo da padrone: c'è eterogeneità di cromie, tuttavia avversata da una leggera scarsità di nitidezza e dall'esposizione dello sfondo, in cui quelle due figure umane sono appollaiate. Le piazzi lì, quasi al centro del fotogramma, e sarebbe una scelta "non accademica" e tuttavia interessante, se solo tutte quelle componenti cromatiche, e quella (relativamente) forte profondità di campo, non fossero lì a ribadire che c'è un contorno, che c'è un duomo, che c'è un indefinito prepotente in cui quel ragazzo e quella ragazza non riescono a perdersi.
Indefinito prepotente perché manca astrazione, in questo scatto. C'è una forte concretezza, che la gestione dell'esposizione (vedi la generale leggera sovraesposizione dello "sfondo" o la cupa perdita di dettaglio del maglione di lei) non riesce a valorizzare, e quindi la concretezza (intesa come il contrario dell'astrazione) sta lì a distrarre. Ad impedire un confronto, sia pure visuale e immaginifico, tra il classico e il moderno, tra le figure umane e il mondo che fa loro da contorno. A far sentire forte l'appiattimento dovuto alla lunga focale, la costrizione dello scatto quadrato, la decentralizzazione delle figure che le vuole leggermente ma palpabilmente spostate verso sinistra.
C'è troppo - per riassumere - in questa foto. Manca essenzialità, manca un percorso mirato verso quello che vuoi rappresentare, manca in un certo senso una qualche linearità che isoli il soggetto valorizzandolo, che dica all'occhio che in questa foto c'è altro, che non c'è solo una coppia raffigurata su una scalinata ma c'è quella coppia e quella scalinata, che c'è un (tuo) messaggio e non solo un'immagine. La scelta del soggetto, poco "particolare" se vogliamo, in questo può avere il suo peso, come pure la visualizzazione "a colori" che hai fatto dello scatto e la scelta del punto di inquadratura e della profondità di campo. Ci lavorerei su. |
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