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Lectio Magistralis di Fotografia e Dintorni (MI)

“Lectio Magistralis di Fotografia e Dintorni”
“Una vita in foto


Giovedì 4 dicembre 2014 - 11 Dicembre 2014 - 18 Dicembre 2014
Presso Triennale di Milano
A cura di AFIP International - CNA Professioni


Il ciclo di conversazioni è organizzato dall’AFIP International - Associazione Fotografi Italiani Professionisti in collaborazione con CNA Professioni

Giovedì 4 dicembre, alle ore 19.00, alla Triennale di Milano si terrà il quarto appuntamento delle Lectio Magistralis di fotografia e dintorni, promosse da AFIP International e CNA Professioni, giunte al suo quarto ciclo.

Protagonista della serata sarà Francesco Cito, uno dei più importanti e celebrati reporter al mondo.

Nel corso dell’incontro, Cito dialogherà della sua vita come fotoreporter negli scenari bellici degli ultimi trent’anni, con un maestro italiano della fotografia contemporanea quale Ferdinando Scianna e con Carlo Verdelli, giornalista e già direttore della Gazzetta dello Sport e di Sette, magazine del Corriere della Sera.

Gli incontri, tutti a ingresso gratuito (fino a esaurimento posti), proseguiranno giovedì 11 dicembre con Giuseppe Pino e Roberto Mutti (A little bit of nothing) e termineranno giovedì 18 dicembre con Sergio Libis e Alberto Bianda (Libis, artigiano della luce).

Le Lectio magistralis verranno trasmesse in diretta streaming all’indirizzo www.afipinternational.com.

L’iniziativa Lectio Magistralis di fotografia e dintorni è promossa da AFIP International e CNA Professioni, col patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, realizzata in collaborazione con La Triennale di Milano e il Maxxi - Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma, con il contributo di Epson, Canon, Nikon.

Oltre a ciò, l’attività dell’AFIP International si concretizza con una serie di eventi, quali conferenze, mostre e un blog (www.afipinternational.com) dove verranno segnalati gli eventi più interessanti e saranno discussi i temi e gli argomenti legati alla fotografia e alla professione.

L’AFIP nasce nel 1960 da un gruppo di fotografi e vede tra i primi associati Aldo Ballo, Davide Clari, Giancolombo, Mario Dainesi, Gianni Della Valle, Luciano Ferri, Gian Greguoli, Edoardo Mari, Paolo Monti, Alfredo Pratelli, Italo Pozzi, Gian Sinigaglia, Fedele Toscani e Roberto Zabban, col proposito di rinnovare tecnicamente e culturalmente il mestiere della fotografia, difendendo la libera professione, rivolgendosi soprattutto alla produzione industriale e pubblicitaria, alla moda, all’editoria.

Il nuovo direttivo dell’AFIP International è composto da Giovanni Gastel (presidente), Alfredo Pratelli (presidente onorario), Giuseppe Biancofiore (vicepresidente), Andreas Ikonomu (segretario), Sauro Sorana (tesoriere), Antonio Mecca (portavoce), Debora Barnaba, Silvia Bottino, Gianluca Cisternino, Roberto Ghislandi, Federica Lazza, Annalisa Mazzoli, Rocco Toscani.

    Francesco Cito, è nato a Napoli il 5 maggio 1949, vive a Milano. Dopo aver frequentato le scuole superiori, abbandona gli studi e gira l'Europa. Nel 1972 si ferma a Londra per dedicarsi alla fotografia, da sempre il suo obbiettivo, quando ancora bambino, sfogliava il settimanale Epoca, immaginando un giorno di emulare Walter Bonatti. Nella capitale Britannica, vorrebbe frequentare i corsi di fotografia al Royal Art College, purtroppo troppo costosi per le sue possibilità, e per sopravvivere nella Londra dei favolosi anni 70, si adatta ai più svariati mestieri, dal lavapiatti in un ristorante in King's Rd, al facchino dei Grandi Magazzini Harrod's, e poi al Ronnie Scott's, tempio del jazz. Dopo un anno di esperienza in cui lavora per un settimanale di musica pop-rock, nel 1975 diventa fotografo freelance ed inizia a collaborare con il Sunday Times Magazine, e realizza un reportage sul "Contrabbando di sigarette", il quale successivamente gli dedica la prima copertina per il reportage "La mattanza". In seguito collabora anche con L'Observer Magazine. Nel 1980, a seguito dell' invasione Sovietica, è uno dei primi photo-reporter a raggiungere clandestinamente l'Afghanistan occupato, percorrendo a piedi oltre 1200 Km nei tre mesi al seguito dei "mujaheddin" che combattono contro l'Armata Rossa. Tra la fine del 1982 e inizio 83, realizza a Napoli un reportage sulla camorra. Verrà pubblicato dalle maggiori testate italiane e straniere, tra cui Epoca, Stern, Life, Paris Match. Nel 1983, è inviato sul fronte Libanese dal settimanale Epoca. Segue il conflitto in atto nel PLO (Palestinien Liberation Organization) tra i pro siriani del leader Abu Mussa e Yasser Arafat e suoi sostenitori. E' l'unico photoreporter a documentare la caduta di Beddawi Refugee Camp, ultima roccaforte di Arafat in Libano. Seguirà gli eventi libanesi fino al 1989. Nel 1984, inizia il suo lavoro sulla Palestina e sulle condizioni del popolo palestinese all'interno dei territori occupati della West Bank (Cisgiordania) e Gaza Strip. Resta ferito tre volte durante la prima "Intifada" e nel 1994 mentre realizza un reportage sui Settlers oltranzisti Israeliani per il settimanale tedesco Stern. Segue tutto il processo in atto della controversa situazione Israele - Palestina, e nell'aprile 2002, è tra i pochi a documentare l'assedio di Jenin sotto coprifuoco e chiuso alla stampa, durante l'assedio israeliano, come anche a Bethlehem. Nel 1989, è inviato dal Venerdì di Repubblica di nuovo in Afghanistan e, ancora clandestinamente, per raccontare la ritirata sovietica e la possibile presa di Kabul da parte della resistenza, la quale avverrà solo nel 94. Tornerà in zona di nuovo nel 1998 inviato da Panorama Mag. Nel 1990 per il Venerdì di Repubblica è tra i primi photoreporter a seguito dei Marines Americani in Saudi Arabia, dopo l' invasione irachena del Kuwait. Seguirà il conflitto Guerra del Golfo fino alla liberazione del Kuwait il 27 marzo 1991. A più riprese, segue i conflitti balcanici, Bosnia, Kossovo, Macedonia, Albania. In Italia segue i fatti di mafia e di camorra, ma anche il palio di Siena e aspetti sociali vari. Negli ultimi tempi, l'obiettivo è puntato sulla Sardegna fuori dagli itinerari turistici.

    Nel 1995 il World Press Photo gli conferisce il terzo premio Daily Life per il "Neapolitan Wedding"
    Nel 1996 il World Press Photo gli conferisce il primo premio per il Palio di Siena.
    Nel 1997 l' Ist.Abbruzzese per la storia d'Italia contemporanea, gli conferisce il premio "Città di Atri" per l' impegno del suo lavoro sulla Palestina.
    Nel 2001 Mezione d' Onore Leica Oskar Barnak Award per il reportage "Sardegna"
    Nel 2004 riceve il premio Città di Trieste per il Reportage. I° edizione
    Nel 2005, riceve il premio: La fibula d'oro, a Castelnuovo Garfagnana (LU)
    Nel 2005 Premio Werner Bischof " Il flauto d'argento" ad Avellino
    Nel 2006 La FIAF lo insigne del titolo "Maestro della fotografia italiana.
    Nel 2006 vince il premio Bariphotocamera
    Nel 2009 riceve il premio Antonio Russo per la fotografia di guerra
    Nel 2009 Riceve il premio San Pietroburgo (Russia)


    Ferdinando Scianna

    Si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia presso l'Università di Palermo, dove seguirà diversi corsi senza tuttavia portare a termine gli studi. Nel 1963 Leonardo Sciascia visita quasi per caso la sua prima mostra fotografica, che ha per tema le feste popolari, presso il circolo culturale di Bagheria. Quando s'incontrano di persona, nasce immediatamente un'amicizia che sarà fondamentale per la carriera di Scianna.

    Sciascia partecipa infatti con prefazione e testi alla stesura del suo primo libro, Feste religiose in Sicilia, che gli fa vincere il premio Nadar nel 1966. Si trasferisce a Milano nel 1967 ed entro un anno inizia a collaborare come fotoreporter e inviato speciale con l'Europeo, diventandone in seguito il corrispondente da Parigi.

    Nel 1977 pubblica in Francia Les Siciliens (Denoel), con testi di Domenique Fernandez e Leonardo Sciascia, e in Italia La villa dei mostri (introduzione di Leonardo Sciascia).

    A Parigi scrive per Le Monde Diplomatique e La Quinzaine littéraire e soprattutto conosce Henri Cartier-Bresson, le cui opere lo avevano influenzato fin dalla gioventù. Il grande fotografo lo introdurrà nel 1982 come primo italiano nella prestigiosa agenzia Magnum, di cui diventerà socio a tutti gli effetti nel 1989. Nel 1984 collabora con Bresson e André Pieyre de Mandiargues per Henri Cartier-Bresson: portraits (Collins).

    Nel frattempo stringe amicizia e collabora con vari scrittori di successo, tra i quali Manuel Vázquez Montalbán (che qualche anno più tardi scrive l'introduzione di Le forme del caos, 1989).) Negli anni ottanta lavora anche nell'alta moda e in pubblicità, affermandosi come uno dei fotografi più richiesti. Fornisce un contributo essenziale al successo delle campagne di Dolce e Gabbana della seconda metà degli anni Ottanta.

    Nel 1995 ritorna ad affrontare i temi religiosi, pubblicando Viaggio a Lourdes, e nel 1999 vengono pubblicati i ritratti del famoso scrittore argentino Jorge Luis Borges. Il 2003 vede l'uscita del libro Quelli di Bagheria (facente parte di un progetto più ampio che include un documentario e varie mostre), ricostruzione dell'ambientazione e delle atmosfere della sua giovinezza attraverso una ricerca nella memoria individuale e collettiva. Nel dicembre 2006 viene presentato il calendario 2007 del Parco dei Nebrodi, con dodici scatti dell'attrice messinese Maria Grazia Cucinotta. Con il concittadino Giuseppe Tornatore, in occasione del suo nuovo film Baarìa, pubblica nel 2009 il libro fotografico Baaria Bagheria.



    Carlo Verdelli

    Inizia la carriera giornalistica come collaboratore alle pagine milanesi di Repubblica, coordinate da Gian Piero Dell'Acqua. Nel 1979 è assunto alla Arnoldo Mondadori Editore a Duepiù. Passa poi a Panorama Mese dove viene valorizzato dal direttore Claudio Sabelli Fioretti. Nel 1986 si accasa a Epoca, settimanale di punta della Mondadori, dove entra da redattore e esce da vicedirettore. Nel 1994 Paolo Mieli lo assume come nuovo direttore del magazine del Corriere della Sera, Sette, per poi passarlo a vicedirettore del quotidiano, dove rimane sette anni, prima con lo stesso Mieli, poi con Ferruccio de Bortoli. Si dimette quando Rcs nomina direttore Stefano Folli.

    Lascia la Rcs nel 2004 per rilanciare il settimanale Vanity Fair della Condé Nast, che dirige per due anni durante i quali vince il Premiolino.

    Dal 24 gennaio 2006 è direttore della Gazzetta dello Sport, giornale dove resta 4 anni e stabilisce il record italiano di vendite di un quotidiano (2 milioni di copie) con il titolo "Tutto vero" dedicato alla vittoria dell'Italia ai Mondiali di calcio del 2006 in Germania. Lascia a febbraio 2010 per tornare in Condé Nast come vice presidente esecutivo del gruppo editoriale americano.

    Il 25 luglio 2012 vengono annunciate le dimissioni da Condé Nast. Continuerà a collaborare con la casa editrice come consulente e resterà comunque membro del consiglio di amministrazione e dell’Editorial advisory board.

    Dal gennaio 2013 collabora con La Repubblica di Ezio Mauro. Nel febbraio 2014 pubblica per Garzanti il suo primo libro, "I sogni belli non si ricordano", dedicato ai bambini e "alla parte perduta o dimenticata di ciascuno di noi". A settembre 2014 vince il premio giornalistico "Camillo Sbarbaro" di Spotorno, assegnato da una giuria presieduta da Gianni Riotta.



Programma:

4 dicembre 2014, ore 19.00
Francesco Cito
Una vita in foto

11 dicembre 2014, ore 19.00
Giuseppe Pino
A little bit of nothing

18 dicembre 2014, ore 19.00
Sergio Libis
Libis, artigiano della luce

AFIP INTERNATIONAL - ASSOCIAZIONE FOTOGRAFI ITALIANI PROFESSIONISTI
Per informazioni: afip@afip.it
Sito internet: www.afip.it

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