Mostra Fotografica “Incerti Equilibri”
Identità, lavoro, famiglia: prospettive che cambiano.
Deaphoto in mostra alla
03 Biennale dei Giovani Fotografi Italiani - Centro Italiano della Fotografia d’Autore –
Bibbiena - 22 Sett–18 Nov 2012
L’Associazione Culturale
Deaphoto partecipa con un suo Progetto Espositivo alla Sezione Scuole della
03 Biennale dei Giovani Fotografi Italiani “Incerti Equilibri”, organizzata dal
CIFA in collaborazione con
FIAF, Comune di Bibbiena e il Circolo Fotografico Avis Bibbiena.
Cinque progetti fotografici di altrettanti fotografi curati da
Sandro Bini (Direttore Deaphoto) indagano, attraverso un uso personale e differenziato del linguaggio fotografico, i
risvolti sociali e personali della crisi.
Alberto Ianiro (Claudia, 30 anni, in cerca di un’occupazione stabile) appoggiandosi ad una bella citazione di Pasolini, sintetizza in un unico intenso ritratto a colori l’incertezza e la rabbia di tanti giovani italiani ancora in cerca di un’occupazione stabile.
Diego Cicionesi (Crisi di identità) utilizza abilmente la struttura del dittico e il bianconero, per raccontare in tre doppie immagini la crisi identità di chi, non giovanissimo, si trova ad affrontare una situazione di crisi economica, sociale ed esistenziale. Una riflessione più ironica e disincantata conduce invece
Giovanni De Leo (Strani equilibri di coppia) all'allestimento di divertenti performance improvvisate, in cui gli attori (marito e moglie) e le due scene selezionate, divengono allegorie degli arcani equilibri di coppia ai tempi della crisi. La riflessione sullo stato di instabilità che contraddistingue la nostra epoca, conduce anche
Michelangelo Chiaramida (Uno, Nessuno e Centomila) ad una visualizzazione iconica e teatrale, con l’allestimento di tre “quadri” che estendono lo stato di incertezza a tutte le fasi della nostra vita. Infine
Sabrina Ingrassia affronta lo scottante tema della ricerca di occupazione con un unico, grande, onirico bianconero, scattato in un qualsiasi Centro per l’Impiego italiano: Hope, sperare, infinito presente di incertezza che contraddistingue oggi la vita di tanti.
ALBERTO IANIRO > Claudia, 30 anni, in cerca di un’occupazione stabile.
Siamo stanchi di diventare giovani seri, o contenti per forza, o criminali, o nevrotici: vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare. Non vogliamo essere subito già così senza sogni.” (Pier Paolo Pasolini)
DIEGO CICIONESI > Falsi miti
La crisi d'identità travolge chi si rende conto di perdere qualcosa. Uno stato d'animo che si confonde con l'abbandono e la paura della solitudine. Ci identifichiamo nelle cose che abbiamo, nei ruoli che ci siamo costruiti addosso o che ci sono stati assegnati. Proiettiamo il nostro “io” su questi. Identifichiamo in questi il nostro valore. La crisi oggi nasce dallo scontro con i falsi miti che sono penetrati in profondità nel nostro io e che si rivelano incapaci di darci risposte adeguate. Valgo in relazione al lavoro che ho, al tempo che mi impegna, ai soldi che riesco a guadagnare e a spendere in ciò che mi permette di essere visibile, in un meccanismo perverso di ricerca di maggiore omologazione. Valgo in funzione del potere esercitato verso gli altri. Valgo in funzione della mia prestanza fisica, della capacità di mantenermi giovane. La mia persona vale in funzione del bisogno soddisfatto di bellezza, salute e sessualità: è il modo di coprirsi, sottraendosi all'incedere del tempo. Esisto in funzione dei figli, del ruolo che attribuisco e che mi viene attribuito all'essere genitore. L'unico modo omologato che rende ufficiale la famiglia. Da un certo momento in poi però la vita mi svela la sua precarietà assieme all'incapacità di vivere alla stessa velocità con cui viaggia il mondo stesso. Ci si rivela un abisso oscuro da cui non si riesce ad emergere vittime del senso di inadeguatezza e di progressiva inutilità che ci assale. La perdita del lavoro e del potere, la perdita della fisicità, il non realizzarsi come genitori sottrae visibilità e, soprattutto, identità. Pone di fronte al rischio dell'esclusione sociale, al fatto di non essere più riconosciuti e riconoscibili, segnale di un progressivo disinteresse degli altri. Io chi sono?
GIOVANNI DE LEO > Strani equilibri di coppia
L’Essere Umano nasce imperfetto, per vivere pienamente necessita di stabilità, e serenità, perciò ricerca la compagnia occasionale o meglio continuativa di suoi simili. Specialmente oggi ai tempi di una crisi ormai generalizzata, non esistono ricette per rendere la situazione duratura. Tutto si gioca sia sull’affetto, sia sul timore di rimanere soli, ma soprattutto è un sottile gioco di equilibri. Ci si muove circospetti intorno al progetto comune da direzioni diverse, per scontrarsi, avvicinarsi, allontanarsi, perdersi. Avvinti come molle nell’eterna altalena della vita, ora vicini a toccarsi, ora lontani a lasciarsi, ora equidistanti, immoti, ora l’uno si avvicina attratto e l’altro si allontana respinto, poli opposti dello stesso universo. Un grazie sentito a Sandra e Gianni, inossidabile coppia, miei grandi amici, la cui forza centuplica nell’unione. Sono loro i veri artefici del lavoro, io mi sono solo limitato a registrare e selezionare queste due situazioni emblematiche.
MICHELANGELO CHIARAMIDA > Uno, Nessuno e Centomila
Viviamo tutti in bilico. In un’epoca di crisi ciò che facciamo è contraddistinto in tutte le fasi della vita da una mancanza di certezza che inevitabilmente si proietta su ognuno di noi, sulla nostra pelle, portandoci ad agire in modo ansioso alla continua ricerca di sicurezza, serenità, stabilità. Chi non riesce a mantenersi in equilibrio, seppur precario, cade, affonda e mal si risolleva.
SABRINA INGRASSIA > Hope
Sperare: infinito presente. La speranza è, infatti, la nota di fondo di uno stato d'animo diffuso, che attraversa l'intero spettro della società contemporanea colpita dalla crisi. In questo clima, la speranza è compagna di viaggio dello sconforto: di chi, prossimo alla pensione e quindi con un bagaglio di esperienza lavorativa alle spalle, si è ritrovato d'improvviso privo di lavoro e fuori dal mercato perché troppo vecchio; di chi ha la responsabilità economica della tenuta della famiglia e si vede incapace di arrivare alla fine del mese; di chi, giovane, naviga nelle acque turbolente della scuola ben sapendo che le prospettive successive appartengono a un orizzonte ristretto e nebuloso. Per l'appunto, sperare è un infinito (e sconfortante...) presente.
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