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Evento “Orvieto Fotografia” 2010 (TR)



Evento “Orvieto Fotografia” 2010
Palazzo dei Sette, Orvieto - TR - Italy
Dal 12 Marzo al 25 Aprile 2010

Orvieto Fotografia 2010, le mostre fotografiche.


Da venerdì 12 marzo a domenica 25 aprile, nell’ambito di “Orvieto Fotografia”, principale evento annuale in Europa per fotografi professionisti ideato da FIOF, Fondo Internazionale Orvieto Fotografia, il Palazzo dei Sette di Orvieto ospita le mostre di maestri italiani e riconosciuti professionisti del settore, che espongono lavori attraverso percorsi creativi che attestano la forza e l’impatto della comunicazione fotografica di qualità. La Fotografia ha conquistato la sua consacrazione, ed il suo giusto ruolo quale forma di espressione artistica.

Se da un lato, molti artisti contemporanei scelgono la Fotografia come mezzo per esprimere la loro creatività, dall’altro, molto più significativo per noi, eccellenti fotografi professionisti sono di diritto citati nei libri di storia dell’arte; le opere fotografiche sono esposte in gallerie e musei di tutte le città, molto spesso le loro quotazioni raggiungono livelli altissimi paragonate alle opere dell’arte classica.
Ma tutto ciò non ha ancora portato un beneficio tangibile alla “figura” del fotografo professionista, anzi, in questi ultimi anni il concetto di professionista è stato bistrattato e svilito nella sua accezione, o almeno, apparentemente.
Il mondo dei professionisti è in crisi, ormai da tempo; la tecnologia permette a chiunque di realizzare un’immagine discreta. Dall’altra parte, la diffusione capillare di riviste, cinema e televisione ha elevato il gusto le aspettative del pubblico, che pretende dal professionista un risultato
impeccabile, speciale rispetto allo standard.
Insomma, un repentino cambiamento, se non una vera e propria rivoluzione. Questo il file rouge scelto per le esposizioni fotografiche di quest’anno a Orvieto: tradizione e innovazione, ricerca e sperimentazione.

L’esercizio dello sguardo secondo punti di vista che offrono scenari personali sempre spiazzanti si nutre di un fertile scambio con la “realtà filtrata” attraverso la macchina fotografica: “Pin Up” è la mostra presentata ad Orvieto da Carlo Pieroni uno stile ripreso dagli illustratori USA degli anni ’50.

Pieroni iniziò la rivisitazione dal 1992 quando la famosa agenzia di modelle milanese Riccardo Gay lo incaricò di realizzare il loro calendario.

Pieroni va per il mondo interpretando l’icona della bellezza femminile come Pin Up per campagne sia pubblicitarie che redazionali di moda.
Le immagini, sospese fra sogno e realtà, sono un omaggio alle donne di tutti i tempi, alla sensualità del linguaggio universale del corpo femminile.

Le donne di Pieroni non sono mai rappresentate come oggetti, ma come soggetti del desiderio.

Lo sguardo si stringe poi sul sociale. Nella battaglia feconda fra immaginazione e repertorio , gli architetti della visione, i fotografi di Blackarchives: Fabio Massimo Aceto Angelo Antolino Graziano Arici Gian Battista Brambilla Gerald Bruneau Basso Cannarsa Remo Casilli Leonardo Cendamo Titti Fabi Fulvia Farassino Lucia Gardin Francesco Garufi Grazia Ippolito Daniele La malfa Marcello Mencarini Aliocha Merker Claudio Morelli Riccardo Musacchio Francesco Pischetola Roberto Ponti Alberto Ramella Alberto Roveri Mark E. Smith Billy Tompkins Mauro Vallinotto Eric Vandeville Rinaldo Veronelli Chris Warde-jones sono invece testimoni storici di una strenua ricerca della realtà impegnati a interrogarsi sui linguaggi iconografici, riflettendo in particolare sul potere dell’immagine. E sostenendo la libertà espressiva, anche la più diversa, come emerge dalle opere esposte della loro collettiva.

Il racconto per immagini, anche fantastiche, è affidato ad un artista dell’obiettivo e del computer, che ha portato il linguaggio fotografico alla sua massima espressione: Paolo Cecchin, instancabile viaggiatore ideale nell’universo della sperimentazione e della ricerca colto e sensibile narratore di un genere fotografico apprezzato e moderno.

Una “gigante” esposizione di immagini di stupefacente originalità sia nello scatto che nella postproduzione.



Sempre nel sociale si inserisce ancora: “CINA”, una collettiva scaturita dal lavoro dei soci FIOF, Giancarlo Silvestrini, Antonella Mariani, Luigi e Antonio Del Sesto, Jessica Morelli, Laura Sassi, Lino Blasotta, Lorenza Ricci, Antonio Fascicolo, Rosario Ascione, Stefano Gerardi, Moria De Zen, Salvatore Di Vilio, William Vaccari, Valter Zanardi, Claudio Brufola e Enzo Varriale.


FIOF ha voluto legare l’opera dei fotografi ad un progetto di alto profilo sociale, che Emergency porta avanti da tempo, “adotta un ospedale”. Le opere esposte saranno poi messe in vendita ad un’asta di beneficenza, il 24 aprile, ed il ricavato sarà devoluto a sostegno del Centro Pediatrico di Goderich, in Sierra Leone. La mostra fotografica poi è di particolare pregio, non solo per i contenuti di carattere artistico, ma anche per il metodo di stampa con cui è stata realizzata. Infatti le stampe sono approntate con la tecnica Digigraphie® by Epson

Fra le personalità artistiche di spicco non potevano mancare i tre Master Qep italiani: Davide Cerati, Ruggiero Di Benedetto e Sergio Mantello con le loro dodici opere che hanno meritato il prestigioso riconoscimento. Spesso ci si ritrova a fare i conti con il caso. Te lo trovi davanti, e non puoi scansarlo.. La magia ha ragione di esistere qualora si crei un’ unione perfetta tra il mago, il suo numero, lo spettatore e il suo punto di osservazione.
Laddove quest’ultimo dovesse cambiare, si spezzerebbe l’alchimia e magari si svelerebbe anche il trucco. Nella Fotografia il “mago” guarda il mondo, poi “Vede”...vede il Suo mondo, la sua realtà, filtrata prima dalla sua mente, poi dal mezzo fotografico, e quindi la cede allo spettatore, facendolo sedere, e costringendolo ad uno e un solo punto di osservazione, semplicemente portandolo in un istante ad una condizione forzata di bidimensionalità, ed impedendogli quindi qualsiasi tentativo di alzarsi e affacciarsi dietro al palcoscenico per scoprire il trucco..ma illudendolo al tempo stesso di poterlo fare grazie all’inganno di una finta tridimensionalità, di cui ormai, non vi è più nessuna traccia. I concetti, questi, espressi nelle opere di Francesco Ricci.

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