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photo4u.it - Libri
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Fotografia come letteratura (Giuseppe Marcenaro)
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Titolo: Fotografia come letteratura
Autore: Giuseppe Marcenaro
Editore: Bruno Mondadori
Pagine: 184
Prezzo: ~20 euro
1839.
In questa data L.J. Daguerre rivelò al mondo la sua "invenzione", a cui diede il nome appunto di dagherrotipo, in un certo senso la base storica per la evoluzione della fotografia.
Daguerre, inizialmente illusionista e decoratore di interni, poi portatore per mezza Europa delle meraviglie del Diorama e degli effetti luce che stregarono gli strabiliati spettatori paganti, fu poi l'inventore dello strano specchio dotato di memoria e arrivò ad ottenere una incredibile immagine che non sbiadiva e non si oscurava, a metà fra il sapore di negromantico e la fisica-chimica, forse la nascita di uno dei più ambigui rompicapi della storia dell'arte.
Vi ho premesso questo perché è alla nascita della fotografia e ai rapporti che questa tentò di intrattenere, nuova stella culturale, con la preesistente grande dama letteratura, che è dedicato un piccolo - per me delizioso - libro della collana economica Mondadori, scritto da Giuseppe Marcenario e intitolato appunto: Fotografia come letteratura.
Un ponte unisce due mondi. Il tutto a sviscerare una tesi affascinante: la macchina fotografica come lettura del visibile, impropria e nuovissima, che produce punti di vista, metafore sul reale.
Il libro è diviso in capitoli che si possono leggere con calma e indipendentemente l'uno dall'altro, ma che recano un unico filo conduttore, dalla prima riga fino all'ultima: il punto di vista della parola scritta e quello della fotografia.
Si parte dal 1500 in poi, dal racconto della chambre obscure, dagli studi di Vermeer, di Tintoretto, e dai lavori dei grandi della prospettiva, passando attraverso Daguerre e la sua invenzione chiave.
Il libro si occupa esaustivamente delle vedute veneziane del 1832, appena 7 anni prima che Daguerre portasse la sua grande rivoluzione nel mondo della visione. Moretti usava la cassetta per disegnare, la chambre obscure puntata sul paesaggio, e dichiarava apertamente e per la prima volta, visivamente, in una famosa immagine, il mezzo meccanico che usava per le sue acquatinte veneziane, stranamente precise (oggi diremmo fotografiche) che mostravano una minuziosa realtà, ma filtrata e modificata da un mezzo ottico .
E poi l'autore del libro ci avvicina, con prosa chiara e poche ma significative immagini (una su tutte la leggendaria immagine eseguita da Daguerre del lustrascarpe di Place du Temple) ai grandi artisti del 1800 e 1900, illustri letterati, quelli che furono però anche fotografi e che talvolta, con il nuovo mezzo espressivo della fotografia, si trovarono a intrattenere un lacerante rapporto di amore-odio.
Basta elencare: Lewis della mitica Alice nel paese delle meraviglie e il suo immenso patrimonio di immagini più o meno note e inquietanti alle fanciulle del suo tempo, Rimbaud, Henry James, Julia Cameron zia di Virginia Woolf, Emile Zola; l'elenco è lungo e talvolta sorprendente.
Ogni trattazione riporta foto e disegni strategicamente scelti per dare limpido sostegno alla tesi trattata: la lotta esaltante di due mezzi espressivi che camminano ancor oggi su binari paralleli ma che, contro ogni logica fisica, spesso si intersecano ed influenzano indissolubilmente.
Buona lettura.
Letto per voi da Clara Ravaglia
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