i segni della guerra

[janchan]

Surreali e reali (purtroppo) al tempo stesso... so che non è un bell'argomento, specie in periodo di vacanze... fatemi sapere cosa ne pensate.

Ho aggiunto alla serie anche l'ultima "Senza Futuro"... già proposta tempo fa nella sezione Postwork, inserita ora in questo mini-reportage.









...scattate in Afghanistan.

[stefANYA]

perchè sono di questi colori?hai usato dei filtri oppure sono dei post work!?!?!??!?!

[janchan]

si certo, le tonalità sono state modificate in postwork...
ciao !!

[janchan]

Sono difficili da commentare...?
Oppure non vi dicono proprio niente...?

eppure di visite ce ne sono state........ ..........siate sinceri... non c'è problema se avete da criticarle.... siamo qui per questo... no?
ciao !!

[pixell78]

commentare delle foto di guerra non è mai facile..le tue foto sono sempre molto belle e ben realizzate, ma forse non si riesce a dire quello che si prova guardandole..
ciao

[Corto]

A parte gli scherzi, con questi reportage potresti organizzarti una mostra fotografica, hai tonnellate di materiale

[melarossa]

sono particolari e significative..io non sarei intervenuta in postwork...avrei lasciato le foto nei colori naturali...la guerra purtroppo è reale...

[janchan]

[scavenger73]

Sono indubbiamente delle immagini molto forti...è difficile definire "bella" un immagine quando racconta una realtà cosi' cruda e terribile, quindi preferisco dire che rendono abbastanza bene l'idea di cosa significhi la devastazione della guerra....la prima e l'ultima sono quelle che preferisco; le più "comunicative" (si puo dire?) a mio avviso ..nella prima il contrasto tra la tranquillità dei passanti e il tetro vissuto dei luoghi è molto forte e rinforzato dalla dominate di colore quasi a simulare l'odore di morte che aleggia nell'aria....nelll'ultima gli esiti.. lo spettro della guerra impresso nei volti della donna e del bambino che sono quasi dei fantasmi, ombre di un terribile vissuto ed incertezza assoluta del futuro.

[cyano]

[RattoPernugo]

Quella che mi ha emozionato di più è l'ultima. Le altre, francamente, o non le avrei modificate oppure avrei conferito loro un'atmosfera da incubo sfruttando il fatto che già di per sè sono immagini tragiche.
Il modo? Non saprei.

Così come sono, distolgono un po' dalla tematica che trattano. A parte l'ultima, che secondo me è molto suggestiva!

[roberto]

Persone in simbiosi con i luoghi, la devastazione ed il lento, incerto procedere.
Vite e tronchi spezzati, macerie.
Annullamento dell'identità e personalità, verso una sopravvivenza dubbia.

Sebbene li osservi con ammirazione, non sempre riesco ad apprezzare i lavori di "postwork".
A mio parere i tuoi hanno un messaggio, naturalmente interpretabile, ma chiaro e forte.

Delle quattro fatico a digerire la seconda...

Per quanto riguarda il periodo vacanziero... credo che niente sia meglio della consapevolezza, cruda e pesante che sia.
Mio personale parere naturalmente, ma gli occhi andrebbero tenuti sempre belli aperti, quindi ti ringrazio per i molti tuoi post.
Certo, avrei preferito vedere un tuo reportage sugli usi e costumi afgani e sulle bellezze naturalistiche del luogo... ma tant'è...

[Hoffi]

Io le trovo bellissime.

E' ovvio che non stiamo più parlando di foto di reportage, ma della personale interpretazione di una persona con una sensibilità molto acuta.

Con il lavoro di "postwork" (brutto accostare questo termine di fronte a un lavoro del genere) Janchan ha sfondato una barriera, quella dei colori reali e tangibili, ha voluto andare oltre, estraendo da ciò che ha fotografato una realtà che vive su un piano poco superiore a quello in cui noi siamo abituati a vivere: quello del silenzio (il cammino pacato della prima immagine), dell'impotenza di fronte alla realtà (il traffico lento e ozioso ai piedi dello scheletro di un palazzo), della desolazione (le rovine amputate e l'albero dal busto piegato), della non presenza (l'ombra che copre il volto e in particolare gli occhi della madre e del bambino, figure significativamente opposte alla Madonna con il Gesù).

Qui i colori, più che in ogni altra foto, hanno un'importanza comunicativa fondamentale. Le immagini di Janchan SONO messaggio, è come se avesse captato l'urlo straziante del posto in cui è stato.

Questi pochi colori netti sono ciò che rimane dopo la guerra:

il verde (vita e rinascita) che colora il percorso verso la luce di queste figure in ombra;

il giallo, che testimonia inequivocabilmente ciò che è rimasto dopo il tumulto del bombardamento;

il rosso, (violenza e furore) e il nero dello sfondo (nulla, assenza di orizzonte e quindi di prospettive, futuro);

e infine il grigio dei due volti dall'espressione trafugata è ciò che rimane nelle anime di questa gente, sospese a metà tra la vita e la morte.

[janchan]

[zorzi]

una interpretazione da tappare la bocca ...
estremizzazione dei colori e della saturazione da far accapponare la pelle per la comunicatività ...

[MisterG]

Un reportage di guerra da prima pagina. Janchan, hai superato te stesso. Uno dei + validi reportage che ho potuto ammirare su p4u. Poche immagini tanto semplici tanto ricche di significato. Mi fermo quotando hoffi. Eccellente lavoro dalla ripresa alla rivisitazione dei colori e non solo. Tornerò ad osservare questo reportage convinto che tutte le volte mi aiuterà a meditare su realtà troppo spesso dimenticate.

Salut

[Hoffi]

[cyano]

io continuo ad insistere che gli interventi in ps su questo tipo di foto
non aggiungono, ma tolgono...
sono già foto estreme, per i loro contenuti, e (sempre a mio parere) non hanno bisogno di nulla in più...io vorrei vedere i colori di quei muri bruciati, l'atmosfera di quella desolazione, la realtà, così com'è...
questo sarebbe il messaggio giusto...
dico questo perchè apprezzo moltissimo il tuo lavoro di fotografo!

[janchan]

[Hoffi]