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Dove finisce l'arte ed inizia la tecnica ?

 
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_NN_
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MessaggioInviato: Mer 07 Giu, 2006 2:25 am    Oggetto: Dove finisce l'arte ed inizia la tecnica ? Rispondi con citazione

Da neofita del mondo della fotografia, mi sto ponendo da un po' di tempo un interrogativo.

Mi sembra di aver colto una certa ritrosita a considerare artisticamente valide, o quantomeno valide (artisticamente e' una parola grossa di questi tempi), le foto (digitali ovviamente) in cui il lavoro di fotoritocco si vede e si vede anche pesantemente.

Per dirla in altri termini mi sembra che ci sia un certo preconcetto nei confronti di coloro che usano i programmi di fotoritocco per migliorare il risultato dei propri scatti.

Se cio' fosse vero (potrei aver completamente sbagliato valutazione e faccio ammenda in anticipo), a me non sembra un pensiero corretto.

Chi e' in grado di definire il confine tra cio' che e' da imputare alla bravura personale e quanto invece deve essere imputato agli strumenti utilizzati ?. Per come la vedo io non c'e' grossa differenza tra impostare i valori manualmente sulla macchina fotografica ed intervenire sui controlli di photoshop.
Insomma perche' se si usa un filtro colorato applicato ad un obiettivo l'autore e' degno di considerazione, mentre se ottiene lo stesso effetto in photoshop non lo e' ? (sempre ammettendo che la foto susciti un minimo di interesse); perche' se si riesce a sfocare lo sfondo con una costosa reflex il fortunato possessore e' bravo, mentre se si ottiene lo stesso risultato con PS l'autore e' uno che vuol fare il furbo (il merito in ogni caso non e' da imputare allo strumento tecnico utilizzato ?).

Il fotoritocco volgarmente detto, in realta' puo' essere benissimo considerata un'estensione degli strumenti creativi di cui dispone l'autore della foto. Fotoritocco non significa solo croppare la foto oppure eliminare gli occhi rossi, si puo' aggiungere quel tocco che mancava allo scatto, migliorare la resa, modificare la prospettiva, etc., etc. perche' questi metodi sono considerati strumenti di serie B rispetto alle regolazioni (spesse volte usate in automatico) delle macchina fotografica ? Anche per ritoccare una foto ci vuole competenza, occhio e creativita'.

Sarei grato se i piu' navigati fotografi (ma anche tutti gli altri ovviamente), mi dicessero cosa pensano su questo argomento.
Grazie a tutti in anticipo per le risposte.
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Rob612
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Iscritto: 26 Lug 2005
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MessaggioInviato: Mer 07 Giu, 2006 7:08 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Personalmente sono assolutamente favorevole, anche perche' in fondo in fondo non vedo alcuna differenza concettuale cone quello che si e' sempre fatto in camera oscura. Non e' un caso che ancor oggi esista la figura dello stampatore, che magari scatta solo per suo diletto ma stampa per i grandi della fotografia. Un operatore di fotoritocco altro non e' che uno "stampatore digitale", sic et simpliciter.

Certo, se poi la foro fa schifo di suo, non e' che ci si possa fare molto comunque Smile
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cius
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MessaggioInviato: Mer 07 Giu, 2006 8:08 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Ma che versione hai di capture editor?

la 4.2 non credo riconosca la D50...c'è l'update al 4.3 che la risconosce.

Parlo per quello che ho letto...cmq sono anch'io fresco di 50ina e stasera provo a installare il CAPTURE...ti farò sapere...

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Morgan
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cius
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Iscritto: 11 Apr 2006
Messaggi: 18690
Località: romagna

MessaggioInviato: Mer 07 Giu, 2006 8:25 am    Oggetto: Rispondi con citazione

ops.......scusate...

cmq già che ci sono dico la mia...

ci sono gli artigiani che sminuiscono i 'postworkers' (...passatemi il termine) in quanto più facile da eseguire un processo sul computer piuttosto che manualmente..

poi ci sono i puristi...ma li si tratta proprio di etica...

io appoggio quanto detto da POKET: chi non può permettersi l'attrezzatura necessaria ad ottenere ciò che vuole, se trova un'alternativa per arrivare al medesimo risultato, bè...che la usi e ne tragga beneficio!!!

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claudiom
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Iscritto: 05 Lug 2004
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MessaggioInviato: Mer 07 Giu, 2006 8:34 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Non ci si offenda, ma rispondere senza superficialità a questo tema richiede una serie di conoscenze non irrilevante.
Oppure si fanno due chiacchiere che non servono a nessuno.
Smile ciao, Claudio.
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edgar
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Iscritto: 15 Dic 2003
Messaggi: 6378
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MessaggioInviato: Mer 07 Giu, 2006 9:51 am    Oggetto: Rispondi con citazione

claudiom ha scritto:
Non ci si offenda, ma rispondere senza superficialità a questo tema richiede una serie di conoscenze non irrilevante.
Oppure si fanno due chiacchiere che non servono a nessuno.
Smile ciao, Claudio.


Dato che sappiamo tu possiedi conoscenze non irrilevanti in ambito fotografico e non solo, possiamo aspettarci un tuo commento approfondito sul tema in oggetto?

oppure

dobbiamo considerare il tuo intervento come un invito a chiudere qui, in quanto siamo in grado di solo di fare chiacchiere inutili?

Non ti offendere per la domanda, ma come spesso accade i tuoi interventi sono certamente "graffianti" ma non fanno capire quello che intendi dire.

EDgar

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Edgar
Perchè "Primi Scatti" è diverso: il progetto ° Primi passi: 1 Diaframmi e Tempi ° 2 L'Esposizione
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edgar
amministratore


Iscritto: 15 Dic 2003
Messaggi: 6378
Località: Milano

MessaggioInviato: Mer 07 Giu, 2006 11:03 am    Oggetto: Rispondi con citazione

E’ tema difficile e molto interessante quello che proponi. Difficile perché l’utilizzo del fotoritocco digitale presuppone la possibilità (spesso effettivamente utilizzata) di interventi molto importanti e pesanti, tali da rendere difficile denominare ancora il prodotto “fotografia”. Ecco che allora si innesta il tema della differenza tra fotografia e immagine, differenza che sembra facile, ma non lo è affatto. Il confine tra le due infatti non è netto, ma decisamente fluido ed è di conseguenza difficile coniare una definizione che escluda qualsiasi dubbio.

In effetti – con una semplificazione eccessiva ma che utilizziamo spessissimo - siamo abituati per tradizione consolidata a considerare fotografia una immagine scattata con una fotocamera e stampata su un foglio di carta. Detto così è apparentemente corretto e anche apparentemente semplice. Ma non lo è in realtà, perché il passaggio dallo scatto appena effettuato alla foto stampata presuppone una complessa serie di passaggi che sono tutt’altro che standard e presuppongono infiniti gradi di libertà. Questo vale sia che parliamo di uno scatto su pellicola, sia che parliamo di scatto digitale: tra ciò che la fotocamera produce e ciò che vedremo stampato sulla carta c’è una grande distanza e chi ha una certa esperienza di ambedue i mondi lo sa benissimo

Nella pratica infatti in ambedue i casi il fotografo e/o lo stampatore hanno a disposizione una serie immensa di strumenti di ottimizzazione e “fotoritocco” che possono portare, a parità di scatto effettuato, a una serie pressoché infinita di risultati diversi.

E’ più facile immaginarsi quello che sto dicendo nel mondo del digitale, perché siamo abituati a percepire facilmente la flessibilità operativa e la vastità delle opzioni di un Programma come Photoshop, dando per scontato che ci si possa fare veramente di tutto.
Ma non crediamo che nella pratica sia molto diverso in Camera Oscura: chi la frequenta da tempo sa benissimo quali immense possibilità uno stampatore capace abbia per “interpretare” in stampa un certo negativo: mascherature, bruciature, interventi sul negativo stesso, uso di diversi tipi di carta, tipo di ingranditore e di illuminazione, sono tutti parametri che permettono di ottenere una vastissima gamma di risultati ampiamente diversi tra loro. E spesso anche di “truccare” una immagine, nel senso di stravolgerla.

Anche questo è fotoritocco, termine che non va inteso come “mezzo per produrre trucchi e facili effetti”, ma più correttamente come un mezzo di gestione e ottimizzazione delle immagini, di cui praticamente nessuno – né in fotografia argentica, né in fotografia digitale – può fare a meno.

Poi nell’accezione comune quando si parla di fotoritocco ci si riferisce per lo più al digitale, ma non dimentichiamo mai che qualsiasi tecnica permetta di influire sull’aspetto finale della fotografia è fotoritocco.

E’ chiaro poi che il fotoritocco digitale è dotato di strumenti particolarmente potenti, che permettono, se lo si vuole, di stravolgere completamente una immagine e di farlo anche con molta facilità e rapidità, magari semplicemente applicando un filtro “creativo” in pochi secondi. Questa facilità a “giocare” con strumenti che sono piuttosto “estremi” in ambito fotografico, ma che sono invece “normali” nel mondo dell’immagine più in generale, ha creato e consolidato la percezione comune che il digitale sia sinonimo di “facile”, “approssimativo” “falso” “non fotografico” e fa percepire a molti la fotografia come un trucco ormai indistinguibile dalla fotografia “genuina”. Per molti vale l’equivalenza: Fotoritocco = Immagine.

Alcuni autori importanti come Gianni Berengo Gardin si sono schierati in modo netto nei confronti del digitale, facendo dei “distinguo” molto precisi sul proprio modo di produrre le fotografie. Atteggiamento rispettabilissimo, ma che non può essere assunto a regola generale.

Che non si possa fare “vera fotografia” in digitale non è vero, come non è vero che non si possa “barare” in camera oscura.

Resta il fatto che il confine tra fotoritocco che ottimizza una immagine (l’equivalente delle manualità da Camera Oscura di bruciatura, mascheratura e controllo del contrasto) e il fotoritocco che stravolge e “trucca” una immagine è labile e praticamente impossibile da determinare in modo univoco.

Questo ci porta, come reazione generica, ad essere spesso un po’ sospettosi sul fotoritocco stesso e a rifiutare immagini che ne presentano evidenti tracce, bollandole come “immagini” piuttosto che considerarle “fotografie”; e per “contiguità logica” ad essere piuttosto duri anche con immagini dove esiste anche solo il “sospetto” di eccessivo fotoritocco.

Sono convinto che col tempo questa reazione si affievolirà, esattamente come è successo nella storia della fotografia quando ci sono state altre svolte epocali: il passaggio dal dagherrotipo alle emulsioni sul lastra, o il passaggio dalla lastra alla pellicola fotografica. Ogni svolta tecnologica rilevante comporta diatribe accese non solo sulla superiorità o meno di una tecnica rispetto all’altra, ma anche - e questo è tipico dell’uomo legato ai propri schemi e abitudini operative - sul fatto che una tecnica sia più o meno “etica” di un’altra.

Discorso quanto meno singolare, poiché non vi è al mondo strumento che, in quanto tale, sia etico o anti-etico, ma soltanto intenzioni (e azioni) umane etiche o meno.

Perciò non vi sono nella realtà motivi solidi e sensati per avere preclusioni relative all’utilizzo del fotoritocco. In genere su Photo4U suggeriamo di indirizzare nell’apposita sezione scatti che siano in modo evidente frutto di pesante fotoritocco e dove esso rivesta un ruolo di protagonista. In tutti gli altri casi “intermedi” abbiamo deciso che chiunque è libero di inviare immagini ritoccate o meno, senza dover necessariamente dichiarare alcunché.
Ogni utente poi commenterà il risultato secondo il proprio gusto estetico, fermo restando che non è possibile “processare” nessuno.

Sul fatto infine che si possano creare bellissime immagini con pesanti azioni di fotoritocco non esiste alcun dubbio, in genere però quando queste sono molto evidenti la maggior parte degli osservatori tende mentalmente a spostarlo dalla sezione “fotografie” a quella “immagini”. Categoria che di per sé non vale meno o di più di quella delle fotografie: è semplicemente una categoria diversa.
Il confine tra le due non penso che nessuno potrà mai indicarlo.

EDgar

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Edgar
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Rob612
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MessaggioInviato: Mer 07 Giu, 2006 11:13 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Quoto in toto Edgar, che in effetti non ha fatto altro (sic! etteparepoco ? Smile) che spiegare, in maniera ben piu' esaustiva e chiara, quello che piu' o meno intendevo io nella prima risposta.
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claudiom
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Iscritto: 05 Lug 2004
Messaggi: 5459

MessaggioInviato: Mer 07 Giu, 2006 1:18 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Scusate ma io sono pieno di dubbi.
Parlate di fotografia e immagini e tranquilli dite che il confine tra le due nessuno potrà mai indicarlo.
Non sono così pigro, so cos'è una fotografia e so cosa è un disegno/quadro, saprei statisticamente misurare il confine tra i due.
L'ho fatto con l'aiuto di libri e di prove con volontari perchè essendo dubitoso ho voluto capire.
Accettate, se volete, questo parere: nell'ambito delle immagini non date mai nulla per scontato.
Smile ciao, Claudio.
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Nicola Giani
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Iscritto: 01 Feb 2006
Messaggi: 3677
Località: Milano

MessaggioInviato: Mer 07 Giu, 2006 2:29 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Beh, direi che c'è poco o nulla da aggiungere al discorso di Edgar, che ha detto praticamente tutto quello che avrei detto io...

Ma tenderei ad enfatizzare di più alcuni aspetti della questione, puntanto non certo ad individuare o a definire un confine tra "fotografia" ed "immagine" ma ad una ulteriore astrazione del discorso, che, a mio avviso, altro non è che il riflesso del principale aspetto della natura umana.
In pratica non voglio certo pensare soluzioni o stabilire dove stiano ragione e torto, quanto piuttosto cercare di capire le cause e gli effetti di una situazione esistente, della quale possiamo solo prendere atto.

Inizio quindi ad individuare i piani di osservazione del fenomeno indicato nel post di apertura, per poi tentare una breve analisi di ciascuno di essi:

- la percezione comune
- il rapporto tra realtà e rappresentazione
- la natura umana

La percezione comune
Cominciamo a guardare con gli occhi del "common sense" l'attività del fotografo, tradizionale e digitale. Il fotografo "dei tempi che furono", era una specie di mago, che andava a scattare con delle macchine grosse e pesanti e piene di rotelline da regolare. Con quell'attrezzatura, irraggiungibile e inutilizzabile per la gente comune, poi, si chiudeva in una stanza buia, dove giocando con strane vasche piene di liquami maleodoranti riusciva tirare fuori delle bellissime stampe 20x30 in bianco e nero, stese ad asciugare come il bucato al sole... C'era dell'eroismo in questo... Il fotografo era un po' artista e un po' artigiano... L'iconografia popolare lo vuole con i capelli grigi come i baffi, gli occhiali con il laccetto dietro al collo, un gillet beige sopra una camicia a scacchi e i pantaloni di velluto a coste consumati sulle ginocchia...
Fare fotografie, per i comuni mortali, significava invece caricare un rullino nella compattina a fuoco fisso, inquadrare con tutti i problemi di parallasse (il manuale di fotografia Kodak raccomandava di tenere sempre il soggetto al centro del fotogramma), riavvolgere il rullino e portarlo in un laboratorio, dove un piccolo mago avrebbe prodotto delle 10x15 a colori vivaci, con un enorme monumento sullo sfondo e una piccola personcina in primo piano...
Da qualche anno, la fotografia digitale è più o meno la stessa cosa: il fotografo dilettante scatta migliaia di foto con la sua compatta (che però ha autofocus, auto exposure, supermegazoom e tonnelate di megapixel che non bastano mai), poi le scarica sul computer, clicca due tasti e stampa. Oppure porta un CD Rom al centro commerciale e ritira contento il suo blocchetto di 10x15 uguali a quelle che faceva con sua compattina usa e getta, ma con la sensazione di avere fatto opere molto migliori.
Per contro, l'"esperto" digitale non è un fotografo, non è un artista né un artigiano, è un hacker, anche un po' nerd (pallido, con gli occhiali, i capelli spettinati e la maglietta dei Metallica). E' uno che, come si vede in CSI, con gli amici che lo guardano ammirati da dietro le spalle, digita forsennatamente su una tastiera (avete notato che è sempre la tastiera, raramente il mouse e mai una tavoletta grafica?), mentre su un gigantesco monitor compaiono cose che nella foto non c'erano, come il retro di un edificio fotografato di fronte. Nella percezione comune questa è una magia, come quella della camera oscura, ma è il computer che fa tutto, lo dice anche la pubblicità di Windows e di Intel: compra questo aggeggio, e anche una scimmietta ammaestrata potrà produrre scatti degni di HCB e montare i tuoi filmini in DVD come neanche Hitchcock avrebbe saputo fare...
Quindi la percezione comune, o l'iconografia popolare, dipingono l'attività fotografica in questo modo: da una parte l'artigiano con le dita sporche d'inchiostro che spende lunghissime ore in camera oscura, dall'altra i ragazzino brufoloso, mago del computer, che schiaccia due tasti e Windows XP fa tutto praticamente da solo. E anche per le persone più colte o "illuminate", il punto di partenza è sempre questo, che piaccia o no, ed è quindi duro da superare...

Realtà e rappresentazione
Rimanendo nell'ambito dell'arte figurativa, e della fotografia in particolare, quante volte ci è capitato di sentirci dire che "la fotografia è una rappresentazione della realtà" e che una fotografia "troppo ritoccata" - per esempio con un timbro clone - cessa di essere rappresentativa... E che la fotografia tradizionale, à la Ansel Adams, è molto più rappresentativa di quanto non possa esserlo una foto digitale ritoccata, con le prospettive raddrizzate e con qualche parte clonata via... Personalmente potrei accettare un discorso di questo tipo solo da parte di qualcuno in grado di condurmi in un luogo completamente bidimensionale e i cui prati, alberi, monti, rocce e mari siano tutti di colore grigio neutro. In vari livelli, magari, tutti molto suggestivi, ma tassativamente grigi...
Anche questo è un concetto molto radicato, la fotografia, più che come "rappresentazione" (concetto che racchiude in sè l'idea di una interpretazione secondo un puto di vista), è percepita come "riproduzione", tanto più valida quanto più fedele.
Anche sotto questo aspetto, quindi, si ha una certa diffidenza nei confronti dello scatto digitale, più facilmente "manipolabile" di quello su lastra o su pellicola, quindi meno "crertificabile" come realistico. E quindi, in sisntesi, meno "fotografico". Senza contare che nessuno ha la benchè minima idea di che cosa sia lo sviluppo digitale, poichè, come dicono tutte le pubblicità, dala macchina esce un "prodotto finito", che può anche essere trasferito su carta direttamente senza nemmeno avere un computer a casa. Quindi, se "elabori" la foto, vuol dire che ci fai qualcosa, e la foto non è più la stessa di prima. Quello che ottieni è qualcosa di diverso da quello che ha prodotto la macchina fotografica, e per i più estremisti, non si può nenache chiamare "fotografia" ma "artwork". Anche chi è ben cosciente del fatto che il software interno alla macchina fa praticamente quello che fa Photoshop fatica a distaccarsi da questo preconcetto...

La natura umana
Fin qui, anche in riferimento al buon senso comune, abbiamo solo parlato di diversità tra lo fotografia digitale e quella tradizionale. Diversità oggettive, amplificate dalla soggettività culturale di ognuno. Ma oper l'Uomo, "diversità" è un concetto inscindibile da "superiorità" ed "inferiorità", quindi se due cose sono differenti in qualcosa, una sarà sempre considerata, per un qualunque motivo, "superiore" all'altra. E' inevitabile, ed è un effetto dell'individualismo estremo dell'essere umano, che si manifesta con l'egocentrismo: siccome io ho speso tante ore in camera oscura che tu non puoi neanche immaginare, le foto che faccio io sono "superiori"; quello che fai tu con molta meno fatica e con molta più tecnologia non è la stessa cosa ed è certamente "inferiore".
Sentire chi dice che l'elaborazione digitale degli scatti non dovrebbe nemmeno essere considerato "fotografia", mi ricorda un po' quel cardinale che dice che io e la mia convivente non dobbiamo chiamarci "famiglia", e che se lo facciamo danneggiamo la Famiglia con la F maiuscola... O come quei musicisti che dicevano che usare i sequencer e i multi-traccia non è "suonare" e se non è dal vivo non è "Musica"... Sono esagerazioni? Forse sì, ma il meccanismo che porta a queste tre affermazioni è esattamente lo stesso. L'innata, fortissima, insuperabile esigenza dell'essere umano di considerarsi "superiore" ai suoi simili. Questo soprattutto da chi - coscientemente o meno - teme che le proprie abilità non siano sufficientemente riconosciute se non si "certifica" in qualche modo la "superiorità" di una tecnica a discapito di un'altra.
L'elitarismo culturale è una caratteristica troppo radicata nella cultura occidentale perchè possa essere trascurato, in qualunque ambito, non solo in quello fotografico...

I limiti
Ma quanto si può attribuire allo strumento e quanto a chi lo usa? Mi viene in mente l'esempio della Formula 1, dove un pilota appena sufficiente con una macchina più performante vince il mondiale, magari davanti al miglior pilota della storia su una macchina che non riesce a reggere il ritmo... Il rischio esiste, senza dubbio, ma ritengo ancora molto lontano il tempo in cui le intelligenze artificiali potranno competere con quella umana...
E poi, ricordiamo, se il mezzo tecnico supera l'abilità dell'utilizzatore in ambiti scientificamente misurabili, come il tempo impiegato a percorrere in automobile il circuito di una pista, nell'Arte entrano in gioco elementi che difficilmente sono rimpiazzabili da uno strumento, per quanto tecnologicamente evoluto. Il cuore, la cultura, la Storia, il senso estetico... Quanto possono essere sotituiti da una tecnica?
Gli elementi che danno valore ad un'opera dell'ingegno sono quelli di quel tipo, e non altri. Se Manzoni avesse usato OpenOffice per scrivere i "Promessi Sposi" anziché penna e calamaio, l'opera non ne sarebbe stata sminuita, e l'"addio ai monti" non susciterebbe sentimenti diversi. Avrebbe solo impiegato meno tempo a copiarlo in bella e a farne più copie per i vari editori cui l'ha mandato... E ricordiamo - caso estremo - l'omonimo artista che ha prodotto la sua opera più celebre usando - perdonate la volgarità - il buco del culo..........


Ultima modifica effettuata da Nicola Giani il Mer 07 Giu, 2006 2:41 pm, modificato 1 volta in totale
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edgar
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MessaggioInviato: Mer 07 Giu, 2006 2:35 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

claudiom ha scritto:
Scusate ma io sono pieno di dubbi.
Parlate di fotografia e immagini e tranquilli dite che il confine tra le due nessuno potrà mai indicarlo.
Non sono così pigro, so cos'è una fotografia e so cosa è un disegno/quadro, saprei statisticamente misurare il confine tra i due.
L'ho fatto con l'aiuto di libri e di prove con volontari perchè essendo dubitoso ho voluto capire.
Accettate, se volete, questo parere: nell'ambito delle immagini non date mai nulla per scontato.
Smile ciao, Claudio.


Ciò che mi ha sempre colpito dei tuoi interventi, Claudio, è che tu ti limiti sempre ad enunciare.

Fai riferimenti a libri e testi, citi tue esperienze complesse e sicuramente importanti, prove effettuate. Ma mai una volta si ha il piacere di leggere poi una tua spiegazione, mai una volta ci racconti il contenuto delle tue esperienze, mai ti confronti con noi in una vera discussione.

Affermi di aver chiarito il confine tra fotografia e immagine? Esponi dei dubbi nei confronti di chi dichiara il contrario? Benissimo! E allora perchè non chiarisci anche a noi come hai identificato questo confine? Perchè non condividi questa scoperta?

Da te solo frasi telegrafiche, graffianti, un po' sibilline.

Tutto più che lecito, ci mancherebbe, però, che peccato!

EDgar

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Edgar
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_NN_
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Iscritto: 04 Giu 2006
Messaggi: 7318

MessaggioInviato: Mer 07 Giu, 2006 3:50 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Ringrazio Edgar ed Ingengere per le risposte ricche di spunti e riflessioni.

Edgar ha giustamente sottolineato la differenza tra fotografia ed immagine , che potrebbe effettivamente rappresentare il criterio discriminante usato dalle elite culturali a cui faceva riferimento Ingegnere, per stabilire cio' che e' artisticamente valido da cio' che invece e' la rozza espressione del "cyber-artist".

Mi rendo conto che gran parte dei miei dubbi nascono dal fatto che appartengo alla generazione del digitale; io non ho mai conosciuto il mondo degli stampatori, ne' quello dele macchine fotografiche analogiche.
Tanti che apparengono alla mia generazione non fanno differenza tra la pressione del pulsante per attivare l'AF sulla macchina e il click tra i menu' di photoshop. I ruoli un tempo differenziati, oggi si sono concentrati grazie all'avvento dei prodigi della tecnica (questo ovviamente restando nell'ambito dell'utente medio, non metto in dubbio che esistano oggi i professionisti della stampa).

A mio avviso Ingegnere tocca pero' anche un altro punto fondamentale e cioe' la finalita' che il fotografo deve perseguire con il suo prodotto dell'ingegno.
Il fotografo "Riproduce" o "Rappresenta" ? (il tema non appartiene solo alla fotografia, ma alle arti in genere).
Se la fotografia deve essere una forma di espressione personale, secondo me, chi la realizza non dovrebbe limitarsi a riprodurre, ma dovrebbe spingersi oltre sino a rappresentare (= trasfigurare, interpretare) la realta'. Da questo punto di vista anche un'immagine pesantemente ritoccata (sia chiaro dallo stesso autore della foto, non da un terzo che si intromette nel processo creativo), ha la stessa dignita' di uno scatto fotografico, se in quell'immagine si trova una piccola traccia dell'idea o del sentimento che ha portato l'autore a produrla.

Chiudo questo mio intervento da commentatore ignorante, ma desideroso di apprendere, rivolgendomi, senza alcuna vis polemica a chi sembra saperne piu' degli altri: non diffondere la conoscenza e' uno dei piu' gravi torti che si possano fare al genere umano, specie se la ritrosia a discutere viene da una persona che avendo velleita' artistiche dovrebbe per natura essere portato alla comunicazione; attenzione perche' le odiose elite che castrano lo sviluppo del sapere si formano proprio cosi'.

Adesso considerato che i miei scatti fanno abbastanza schifo, prendo la macchina e vado a far pratica ...
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claudiom
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MessaggioInviato: Mer 07 Giu, 2006 4:42 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Posto che in un luogo come il web mi sento di andare sul pratico e che per i saggi sui massimi sistemi dell'essere ci vuole sempre più di una pagina, altrimenti cascano nel ridicolo, vi ammollo due o tre cosette:

Cos'è una fotografia:

“Segni che si formano per effetto della luce su superfici atte a registrarli permanentemente”

Riconoscimento: indipendentemente dalla definizione di cui sopra una qualunque immagine viene riconosciuta come “fotografica” se soddisfa a queste caratteristiche:

Impersonale: non sono visibili ad occhio nudo i segni costitutivi dell’immagine o sono altamente regolari.

Bidimensionale: la superficie è rigorosamente “piatta”.

Verosimile: il contesto è plausibile, riferibile immediatamente al mondo reale. La verosimiglianza è da attribuirsi non all’immagine intera, ma ad ogni singolo componente (collage).

Ridondante: sono presenti particolari che in un ambito pittorico risulterebbero inessenziali.

Sperimentalmente tutte le volte che manca una sola delle caratteristiche di cui sopra i soggetti reagiscono esprimendo dubbi sul fatto di trovarsi di fronte ad una fotografia.

I segni sono riconosciuti come impersonali fino a 3 decimi di millimetro.

La caratteristica che mette più in crisi i soggetti è la tridimensionalità del supporto.

Detto questo si tratterebbe di definire cosa sia invece una pittura/disegno/incisione, ma viene da sè ribaltando le caratteristiche di cui sopra e aggiungendovi il concetto di "visualizzazione del tempo fisico di realizzazione" che dell'arte figurativa è un aspetto essenziale e che in fotografia non esiste.

grazie dell'attenzione e ciao, Claudio.
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edgar
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MessaggioInviato: Mer 07 Giu, 2006 4:47 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

pocket ha scritto:
Adesso considerato che i miei scatti fanno abbastanza schifo, prendo la macchina e vado a far pratica ...


Non mettere il dito sulla piaga............... Crying or Very sad Crying or Very sad

Ciao EDgar

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Edgar
Perchè "Primi Scatti" è diverso: il progetto ° Primi passi: 1 Diaframmi e Tempi ° 2 L'Esposizione
3 La Significatività ° 4 La Semplicità °5 L'inquadratura ° 6 La composizione


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_NN_
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Iscritto: 04 Giu 2006
Messaggi: 7318

MessaggioInviato: Mer 07 Giu, 2006 8:32 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

edgar ha scritto:
pocket ha scritto:
Adesso considerato che i miei scatti fanno abbastanza schifo, prendo la macchina e vado a far pratica ...


Non mettere il dito sulla piaga............... Crying or Very sad Crying or Very sad

Ciao EDgar


Sono il primo ad ammetterlo Wink e non mi crea alcun problema affermare di non essere in grado di far qualcosa ... al limite se al server dovesse far male il pancino ospitando i miei obbrobbri, cancellate pure Very Happy
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M__R
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Iscritto: 27 Giu 2005
Messaggi: 2145
Località: Bergomum

MessaggioInviato: Mer 07 Giu, 2006 10:26 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Ragazzi ogni tanto saltano fuori dei temi veramente appassionanti Immagine o fotografia... sfioriamo la filosofia

Recentemente ho fatto in studio 2 foto con la mia Mamiya 645 le ho stampate, ho digitalizzato le stampe ed ho unito particolari delle 2 fotografie in una nova res, una cosa nuova, un mosgtro orrendo per qualcuno...

Stessa tecnica utilizzata da FOTOGRAFI professionisti (anche se loro lo fanno certamente meglio di me...)

bene ... chiedo io cos'è?

immagine o fotografia? Stando alle definizioni di Claudiom si tratta di un qualcosa di fotografico andando a soddisfare le 4 categorie da lui citate:
Impersonale, Bidimensionale, Verosimile e Ridondante

Le 2 immagini sono state fatte con una vecchia macchina e con pellicola argentica.

Cose de genere le facevamo per divertirci con la tecnica del collage fotografico ... quello che ottenevamo lo rifotografavamo...

allora eravamo "degli eroi" o dei "pionieri" (sto volutamente esagerando) ed adesso siamo dei mistificatori?

E le doppie esposizioni? Non è mistificazione vedere uno stupendo paesaggio con dietro una luna piena grande come la Valle d'Aosta?


Attendo lumi...

_________________

+ BG-E4 + Canon EF 28-135 F 3.5-5.6 IS USM + Canon EF 50mm f/1.8 II + Canon EF 70-200mm f/2.8L USM + Canon Extender EF 2x II + Canon EF 100mm f/2.8 Macro USM + Canon Speedlite 580EX II + Nikkormat Ftn (1967) + alcuni obiettivi AI + Mamiya 645 + HOLGA 120 GFN + un bastardino di nome "Pimpa" | (DIS)avventure con riparatori Nikon
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claudiom
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Iscritto: 05 Lug 2004
Messaggi: 5459

MessaggioInviato: Gio 08 Giu, 2006 10:39 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Filosofeggiando faccio un grosso passo indietro e poi mi metterò a correre, per non tediare.
Il mitico inizio della pittura: Apelle che dipinge sul muro il cesto di uva e gli uccelli che ingannati tentano di beccarlo.
La musa della pittura che non esiste, perchè la pittura è solo la scimmia del reale.
Dunque la fondazione mitologica del'arte figurativa è l'inganno prospettico, la esatta riproduzione del reale: la fotografia.
L'idea di fotografia percorre tutta l'arte, da Holbein a Canaletto e sarebbe ben viva anche se la fotografia non fosse mai stata inventata.

Si insinua all'inizio del '900 un modo diverso di guardare alle immagini: diventa importante per giudicarle sapere il modo in cui sono prodotte.
Ecco che si scrivono i testi fondanti della critica fotografica, Barthes, Benjamin, Krauss e gli altri.
Tutti ci parlano di cosa sia una fotografia, tutti partendo da uno strano presupposto, da una strana, nuova fede: che quell'immagine di cui si discute sia in effetti una fotografia.
Altrimenti cade tutto, senza la certezza del reale sottostante all' immagine tutte le considerazioni si fanno inconsistenti, arbitrarie.

Da qui comincia il mare delle interminabili diatribe tra analogico e digitale.

Non vedo come se ne possa venir fuori senza ricollocare la fotografia nel suo ambito più genuino e fondante: di prodotto della grafica d'arte, questo e null'altro.
Lasciando al dibattito sul suo valore di documento, ora posto in discussione, luoghi più appropriati, lontani dal mondo delle arti.

Delle differenze tra chimico e digitale, sul piano delle implicazioni psico/fisiologiche che convergono al momento della produzione dell'immagine, invito alla lettura di testi appropriati, che ben evidenziano le differenze di non scarso rilievo tra i due modi.
Svusate per la lunghezza e per l'eccessiva semplificazione.
Ciao, Claudio.
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