L'editoria italiana: breve storia di un'incazzatura

[Teo76]

Faccio parte del gruppo di Numero Zero che sta realizzando un cohousing a Torino.
Da quando abbiamo cominciato siam stati contattati da un sacco di giornali per raccontare il nostro progetto (La Stampa, Repubblica, Glamour, Elle, etc.).
L'altro giorno ci ha contattati una giornalista, socia di uno studio associato di giornalismo, che sta lavorando ad un servizio da proporre a una rivista nazionale con tiratura media di circa 270000 copie... mica pizza e fichi.
Ci ha chiesto dei disegni e delle foto da mandare insieme all'articolo... e fin qui niente di strano.

Le ho risposto che le avrei mandato delle basse e le ho chiesto che budget avessero. Questa la risposta:

[Mr_White]

Non so se è già stato citato qui in giro, ma mi pare appropriato:

http://networkedblogs.com/mhMnC

Tony Sleep: “sono un fotografo e non lavoro gratis” – critica spietata e vera per riflettere e far riflettere

[Luigi T.]

gratis non le avrei inviate (almeno non ad alta risoluzione). Hai fatto benissimo a scrivere quello che hai scritto, un fotografo deve pur mangiare o comunque farsi qualche soldino.
E poi uno studio associato che non ha i soldi per le foto? Ma va là...

[AleZan]

Sono assolutamente d'accordo con te, Matteo.

L'unica cosa in più da valutare è se a voi, come gruppo Numero Zero, non vi faccia comunque gioco avere delle immagini su di voi pubblicate su una rivista importante.
Un articolo attira il lettore in modo molto diverso se ha o non ha foto...

[Teo76]

esatto Ale, manderò le foto solo per quello.
Tra l'altro la giornalista mi ha scritto dandomi ragione:

[AleZan]

In fondo tu e la giornalista, siete nella stessa barca.
Alla fine è stata simpatica e onesta.

Comunque, se ti può consolare, ieri parlavo con un fotogiornalista catalano, affermato e con un curriculum di pubblicazioni infinito, e anche lui deve stare attentissimo a questi aspetti.

[Sisto Perina]

[Teo76]

Sisto, ma che clienti, noi si fa cultura (siamo i soliti pezzenti)
Il nostro progetto è già al completo e la cosa che ci interessa (oltre al fatto che finiscano i lavori e che possiamo finalmente trasferirci) è che prenda piede la cultura del cohousing anche in italia.

[Sisto Perina]

[Teo76]

[rpolonio]

Dico come mi comporterei io, che dopo è quello che la mia passione mi indirizza come sempre, nell'aiutare.
Come nel tuo caso faccio sempre delle valutazioni, a chi può chiedo, a chi non può regalo, ti dico subito che le soddisfazioni maggiori le ho ricevute da quelle che regalo.
Fotografo per diverse associazioni culturali, sportive, ecc., piccole associazioni con un bilancio sempre alla gola, per questo motivo ho sempre portato il mio contributo di fotografo gratuitamente.

Nel caso che è stato quì specificato, mi sa un po' di bruciato, e con una acquisita furbizia....con una tiratura di 270000 copie non è poco, io avrei dato tutto gratuitamente se mi mostravano una loro copia del bilancio, dopodichè mi riservavo di decidere.

ciao

[Mario Zacchi]

Fare impresa e fare cultura sono attività molto distanti tra loro, che convergono solo se fare cultura fa impresa. La battaglia è persa in partenza. Tu devi ragionare allo stesso modo, da parte opposta. La risposta di Alex è perfetta: se ti serve che le foto compaiano, sfrutta il canale; altrimenti, se non ci guadagni nulla in nessun modo, togliti il sasso dalla scarpa, tanto, quel genere di "contatti" non serve a nulla . Sono simili a quelli che ti parlano dei loro grandi progetti e alla fine ti chiedono un prezzo ridicolo per entrare a farne parte con il tuo lavoro (che loro rivenderanno a prezzo pieno) senza alcun impegno per il futuro. Sono persone molto abili nel vendere illusioni (la giornalista è infatti abile: la chiusura della risposta mette con le spalle al muro).

Difendere il proprio lavoro costa molto, molto caro e non solo agli operai tanto cari al sindacato.

[Mr_White]

[Mario Zacchi]

Magari non è un bluf vero è prorpio; è solo un modo per ottenere l' autorizzazione che comunque ci vuole, per usare le immagini in quel modo: si fa leva sul desiderio di "concludere" dopo che si è iniziato e che tutti abbiamo e, naturalmente, sul desiderio di vedere il prorio lavoro realizzato (o pubblicato); anche qui tutto molto umano, come umana è la reazione di Teo che sbotta, ma poi ... chi in queste cose è bravo (leggi cinico, come cinico deve essere chi vende) e non si trova nella situazione di dover svendere e inoltre non vede un ritorno apprezzabile sotto altre forme, risponde ciccia. Così il furbo si attacca al tram (a Milano; dalle mie parti si attaca più in basso ...) e va altrove, dove naturalmente troverà, prima o poi, cercando. Anche questo aspetto è da considerare, nel complesso delle decisioni "strategiche" cioè quelle che tengono conto del quadro complessivo in cui ci si muove.

[andreacoter]

...

[Teo76]

ci hanno contattato loro per fare un articolo, facendo un po' di domande e chiedendo foto.

[andreacoter]

...

[Teo76]

hanno contattato l'indirizzo "generico" di Numero Zero chiedendo info, progetti e disegni, nonché foto in alta risoluzione da pubblicare sulla rivista.
A quel punto gli è stato dato il mio indirizzo dicendogli che le foto sono mie e di parlare con me. Ovviamente non avevano idea che all'interno del gruppo ci fosse un fotografo, ma anche se non ci fosse stato, chiedi eventuali foto incluse in una cartella stampa e se non ce ne sono le vai a chiedere direttamente al fotografo che le ha fatte.
Di solito funge così, afaik

[il signor mario]

Non è che ti ha chiesto delle foto da allegare ad un articolo su temi non tuoi, lei sta scrivendo un articolo sul cohousing, e sul gruppozero, lo correderà di alcune foto e immagini, fin qui siamo nella norma mi pare, per corredarlo o si prende un fotografo (o scatta lei) e vi beccate delle foto così banali che più banali non si può oppure le date voi una scelta di immagini che vi raccontino, sin qui mi pare chiaro. Lei vi sta, di fatto, facendo un regalo non da poco: fa conoscere il vostro "essere" gratuitamente su una rivista di 270k copie. Non vedo assolutamente dove sia il problema.
Quella di dare gratuitamente delle foto a chi pubblicizza la nostra attività, lucrosa o meno che sia, è prassi normale da sempre. Lo fa la parrocchia sotto casa (te lo vedi il parroco che chiede soldi per le foto del restauro della sala parrocchiale?), lo fanno gli organizzatori di manifestazioni politiche, lo fa il centro anziani, lo fanno le compagnie teatrali (professionistiche o meno che siano, ti immagini una compagnia teatrale amatoriale che per corredare una recensione sul loro essere chiedesse dei soldi per le foto?)... addirittura qui chi rischia di dare una brutta immagine di sé rischi di essere tu che per poche decine di euro, dimentica i prezzi di tariffario.org la realtà è ben diversa, tiri su un ambaradan che rischia di far saltare tutto.
Aggiungo che se proprio deve esserci un compenso questo dovrebbe essere a carico di chi ti ha incaricato di fornire le foto alla giornalista, di dotare la "cartella stampa" di foto.

[il signor mario]

Ma alla fine come è finita? (scusa il gioco di parole)