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Cultor nuovo utente
Iscritto: 09 Nov 2010 Messaggi: 12 Località: Torino
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Inviato: Lun 04 Apr, 2011 8:37 am Oggetto: Fino a che punto si possono ritoccare le foto ? |
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Patrick Schneider, fotografo del Charlotte Observer, è stato licenziato per aver corretto il colore del cielo nella foto - pubblicata - di un incendio (vedi immagine).
Al "Nuevo Herald" di Miami hanno pubblicato un foto composta da due immagini diverse per dimostrare che la polizia cubana permette la prostituzione e non è successo niente.
Queste storie e un'ampia galleria dei falsi fotografici si trova su:
http://www.cultorweb.com/Etica/W.html
dimostrando che sull'argomento "Etico" non c'è assolutamente chiarezza.
Ma secondo voi, fino a che punto si possono editare le immagini nel fotogiornalismo e nella fotografia in generale ? |
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il signor mario bannato

Iscritto: 01 Ago 2006 Messaggi: 9653
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Inviato: Lun 04 Apr, 2011 9:49 am Oggetto: |
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La prima osservazione che mi viene è: la fotografia è un documento? Documenta oggettivamente la realtà? Parlo di una foto non ritoccata ovviamente e la risposta è: certamente no! La fotografia di suo non documenta nulla al massimo interpreta. Partendo da questo concetto la fede nella fotografia come documento veritiero della realtà inizia a vacillare, si inizia a considerare la fotografia come una puttana menzognera. Se poi proviamo a pensare quante modifiche vengono fatte sulle singole foto e come la fotografia è stata usata per distorcere, falsificare, travisare la realtà il sospetto si trasforma in certezza! Quindi a questo punto il fatto che una foto sia ritoccata o meno sinceramente cambia molto poco il mio pensiero sulla supposta veridicità della fotografia. |
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mike1964 utente attivo

Iscritto: 09 Feb 2004 Messaggi: 22585 Località: Salerno
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Inviato: Lun 04 Apr, 2011 10:01 am Oggetto: |
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Ad esempio, io la penso in maniera opposta al signor Mario (che bello, così qua si sviluppa una interessante discussione! ).
Voglio dire: separerei le due cose di cui parla Cultor.
- una cosa è la fotografia documentaristica
- una cosa è la fotografia "artistica"
La foto documentaristica, secondo me, non tollera alcuna modifica; essa deve essere trattata in modo da rappresentare ciò che esisteva nella realtà al momento dello scatto, nel modo più fedele possibile; ciò significa divieto assoluto di timbri clone et similia. Sui colori il discorso è un po' diverso, perchè essi stessi vengono "interpretati" dalla macchina fotografica; non credo che avrei licenziato il fotografo che aveva corretto il colore del cielo, a meno che "corretto" non significhe che c'era un cielo azzurro e ci aveva messo un tramonto; ma se aveva solo agito su livelli, saturazione e luminosità...
Per la foto "artistica" più o meno la penso come il signor Mario, anche se - personalmente - lavoro pochissimo sulle mie foto e in buona sostanza le òascio sempre come sono.
 _________________ [size=10]Pentax K100DS - Qualche vetro - Fuji S6500 |
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Anonimo. non più registrato
Iscritto: 14 Gen 2006 Messaggi: 6707
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Inviato: Lun 04 Apr, 2011 10:34 am Oggetto: |
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Anche la fotografia "documentaristica" è un' interpretazione.
Basta modificare il crop, che tu lo faccia dopo (foto della Reuter col coltello) o prima (spostando la macchina), quello che hai alla fine è sempre una "fetta" di realtà di circa 90° sferici, a fronte di una scena di 360° e sei tu che decidi in base alle tue idee cosa far vedere. La stessa scena ripresa dall'alto o dal basso cambia completamente il significato, come ben sanno i telecronisti quando si inventano "bagni di folla" di poche decine di persone. Perciò è come sempre questione di decidere le regole del gioco PRIMA, e di scriverle a caratteri grandi. Se il Charlotte Observer garantisce che le foto non sono ritoccate a Photoshop non le devi toccare, punto: non viene garantita l'obiettività dell' immagine, ma solo un aspetto tecnico. E' l'unico aspetto della fotografia che può essere davvero tutelato, se ci pensi. |
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Cultor nuovo utente
Iscritto: 09 Nov 2010 Messaggi: 12 Località: Torino
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Inviato: Lun 04 Apr, 2011 11:08 am Oggetto: Manipolazione ancora prima dello scatto |
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Vorrei ricordare che esiste anche una pre-manipolazione (o almeno un tentativo) ancora antecedente allo scatto:
anni fa eravamo al Golf Club La Mandria per un servizio sportivo.
Trovammo Umberto Agnelli che giocava (in teoria doveva essere in ufficio...) naturalmente scattammo e dopo 5 minuti ci avvicinò il suo segretario (un personaggio che poi diventerà noto nello scandalo di calciopoli) minacciando senza giri di parole: "Se volete continuare a lavorare a Torino distruggete queste foto...."
... cosa abbiamo fatto ???
Una copertina su "Class" alla faccia del signor Giraudo. |
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il signor mario bannato

Iscritto: 01 Ago 2006 Messaggi: 9653
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Inviato: Lun 04 Apr, 2011 11:10 am Oggetto: |
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mike1964 ha scritto: | Ad esempio, io la penso in maniera opposta al signor Mario (che bello, così qua si sviluppa una interessante discussione! ).
Voglio dire: separerei le due cose di cui parla Cultor.
- una cosa è la fotografia documentaristica
- una cosa è la fotografia "artistica"
La foto documentaristica, secondo me, non tollera alcuna modifica; essa deve essere trattata in modo da rappresentare ciò che esisteva nella realtà al momento dello scatto, nel modo più fedele possibile; ciò significa divieto assoluto di timbri clone et similia. Sui colori il discorso è un po' diverso, perchè essi stessi vengono "interpretati" dalla macchina fotografica; non credo che avrei licenziato il fotografo che aveva corretto il colore del cielo, a meno che "corretto" non significhe che c'era un cielo azzurro e ci aveva messo un tramonto; ma se aveva solo agito su livelli, saturazione e luminosità...
Per la foto "artistica" più o meno la penso come il signor Mario, anche se - personalmente - lavoro pochissimo sulle mie foto e in buona sostanza le lascio sempre come sono.
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Ecco, secondo me è proprio qui la grande menzogna della fotografia, non tua ma della fotografia in sé sia chiaro, non credo che la fotografia possa rappresentare la realtà, al massimo, se il fotografo è molto bravo, può rappresentare il suo modo di vedere la realtà, esattamente come farebbe un quadro o un testo scritto, già la scelta del tono dell'immagine influenza la percezione di ciò che viene "rappresentato" un tono scuro conferirebbe al tutto un senso di dramma che magari nella situazione reale non c'è, il punto di ripresa influenza la percezione in maniera profonda. Due fotografi bravi possono dare di uno stesso evento due interpretazioni completamente opposte e quindi anche l'informazione sarebbe completamente opposta.
Per non parlare poi del naturale bisogno che la fotografia ha della didascalia, spesso è solo la didascalia, la parola scritta, a dare un significato alla foto stessa, la foto che allego è un esempio classico dell'importanza della didascalia e del valore che la fotografia assume in base ad essa.
Questa istantanea, scattata da una guardi nazista, senza didascalia in fondo non è altro che la foto di una nonnina con i nipoti che cammina accanto a dei binari, la didascalia che ci specifica che sta dirigendosi verso le camere a gas dello sterminio cambia completamente visione e sentimenti, la tenerezza lascia il posto allo sdegno e al dolore. |
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mike1964 utente attivo

Iscritto: 09 Feb 2004 Messaggi: 22585 Località: Salerno
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Inviato: Lun 04 Apr, 2011 11:26 am Oggetto: |
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io però non parlavo di interpretazione, ma mi riferivo a un dato più meramente tecnico, infatti ho espressamente citato il timbro clone; la foto della vecchietta cambia la reazione nell'osservatore a seconda che si sappia o no che siamo in un campo di sterminio nazista; ma dal punto di vista tecnico essa è oggettiva? secondo me lo è, e perciò è documentaristica, se nulla è stato tolto o aggiunto.
Allargare o meno l'inquadratura per farvi entrare più o meno elementi è una scelta interpretativa del fotografo; ma la manipolazione tecnica del fotogramma, con introduzione o estirpazione di elementi esistenti o meno nel mondo reale costituisce il dato tecnico della manipolazione che a mio avviso non è accettabile nella foto/documento.
 _________________ [size=10]Pentax K100DS - Qualche vetro - Fuji S6500 |
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il signor mario bannato

Iscritto: 01 Ago 2006 Messaggi: 9653
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Inviato: Lun 04 Apr, 2011 11:58 am Oggetto: |
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Ma il timbro clone, ai fini della veridicità della foto, è poi così diverso da una sfocatura selettiva? Cambia qualcosa sull'oggettività dell'immagine fotografica se tolgo in ripresa o in postproduzione, digitale o manuale che sia? Che differenza c'è ad escludere un personaggio al momento della ripresa, stringendo l'inquadratura, o escluderlo poi rifilando l'immagine?
Il problema secondo me è alla fonte, esattamente nell'interpretazione della fotografia come "documento". Tutto il resto viene di conseguenza: è ovvio che se ritengo una fotografia come "documento attendibile" mi scandalizzerò per ogni intervento che mira a modificarla, se invece la considero un'interpretazione della realtà non mi scandalizzerò poi più di tanto.
Trovo comunque molto interessante questo discorso tanto che proporrei di inserirlo in un memo specifico. |
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Rikkardino utente
Iscritto: 09 Gen 2009 Messaggi: 374 Località: Roma
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Inviato: Mar 05 Apr, 2011 12:46 pm Oggetto: |
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dipende da caso a caso e soprattutto non dimentichiamoci che certe cose venivano fatte anche in pellicola, ma ora che il digitale le ha messe alla portata di tutti siamo diventati tutti cattivi a distorcere la realtà.
in ogni caso concordo con mike nella distinzione tra fotografia artistica (dove non pongo limiti) e la fotografia documentaristica.
certo che, anche in quest'ultimo caso, virare un po' i colori, contrastare, croppare ecc, non mi sembrano distorsioni della realtà.
fermo restando che a livello documentaristico bandirei ogni forma di fotomontaggio. _________________ Canon EOS 5D Mark III, 17-40L, 24-105L, 50L Website |
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Anonimo. non più registrato
Iscritto: 14 Gen 2006 Messaggi: 6707
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Inviato: Mar 05 Apr, 2011 1:26 pm Oggetto: |
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Rikkardino ha scritto: | ...croppare ecc, non mi sembrano distorsioni della realtà.... |
...ritagliare via la figura del' assassino mentre sta sparando non distorce la realtà??  |
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mike1964 utente attivo

Iscritto: 09 Feb 2004 Messaggi: 22585 Località: Salerno
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Inviato: Mar 05 Apr, 2011 2:11 pm Oggetto: |
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Alberto Nencioni ha scritto: | ...ritagliare via la figura del' assassino mentre sta sparando non distorce la realtà??  |
No.
Ne rappresenta una porzione più ristretta, ma ugualmente reale: quella in cui si vede la vittima stramazzare al suolo.
Tu non vedi oltre quel che c'è sul fotogramma e al di fuori di esso; ma quello che vedi è esattamente la rappresentazione di quel che è accaduto (se non ci fai dei fotomontaggi, ovviamente);
che è parziale rispetto a se non avessi croppato la foto;
che è parziale rispetto a se avessi usato una focale più grandangolare;
che è parziale rispetto a se avessi usato una focale ancora più grandangolare;
che è parziale ugualmente, sempre e in ogni caso, perchè con uno scatto non potrai MAI raccogliere tutto ciò che accade attorno a te, sopra di te e sotto di te nel momento in cui hai scattato.
 _________________ [size=10]Pentax K100DS - Qualche vetro - Fuji S6500 |
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AleZan coordinatore

Iscritto: 16 Giu 2006 Messaggi: 11698 Località: Bologna
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Inviato: Mar 05 Apr, 2011 2:14 pm Oggetto: |
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Sull'uso "artistico" non ho molto da dire, la fotografia sin dai suoi inizi ha stravolto la realtà quando lo ha voluto. Basta vedere quello che hanno fatto le avanguardie artistiche agli inizi del '900. Altro che Photoshop...
Per quanto riguarda l'uso documentaristico e giornalistico invece credo si possa fare un'ulteriore precisazione.
E' vero: lo strumento in sé non dà alcuna garanzia di verità.
Questo però non è "colpa" della fotografia, ma del fatto che la fotografia è uno strumento usato da un uomo/donna, che inevitabilmente ha un'opinione su ciò che vede, così come degli stereotipi e forse dei pregiudizi (positivi o negativi) su ciò che fotografa.
Non solo ma ha anche "dentro di sé" alcuni secoli di codificazione estetica sul come rappresentare bidimensionalmente un mondo tridimensionale.....
Il fotografo quindi non è imparziale, ma questo non significa che la sua fotografia non possa essere una "testimonianza" della realtà a cui assiste.
La "testimonianza" non ha la pretesa di essere oggettiva. E' qualcosa di molto umano e soggettivo.
Ma può essere resa in modo eticamente corretto. Ed è questo che dà valore alla fotografia.
Provate a leggere cosa dicono le linee guida che la Reuters impone ai suo giornalisti.
In particolare in riferimento agli "Standard e valori" del giornalista (e quindi del fotografo che fa il giornalista).
Secondo voi tutti i giornalisti italiani rispettano queste regole?
Ci sono anche indicazioni sull'uso di Photoshop (tra le più rigide che io abbia letto) e perfino su come scrivere le didascalie.
http://handbook.reuters.com/index.php/Standards_and_Values
http://handbook.reuters.com/index.php/A_Brief_Guide_to_Standards%2C_Photoshop_and_Captions
http://blogs.reuters.com/blog/archives/4327
Insomma un bel manuale da mettere da parte...
ciao
P.S.: se non avete obiezioni, sposto nell'area più pertinente. _________________ Alessandro - www.alessandrozanini.it
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Anonimo. non più registrato
Iscritto: 14 Gen 2006 Messaggi: 6707
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Inviato: Mar 05 Apr, 2011 2:59 pm Oggetto: |
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mike1964 ha scritto: | ...Tu non vedi oltre quel che c'è sul fotogramma e al di fuori di esso; ma quello che vedi è esattamente la rappresentazione di quel che è accaduto (se non ci fai dei fotomontaggi, ovviamente).. |
...sofismi...
Il dovere morale di chi scatta per "documentare" è mettere TUTTO quello che i suoi limitati, parziali, partigianissimi mezzi hanno ripreso. Il che non aggiunge un grammo alla NON realtà della fotografia e ovviamente alla sua intrinseca NON obiettività, ma ti tiene lontano dal lato oscuro di Photoshop o dei suoi analoghi trucchi analogici.
Siamo d'accordo che SE AVESSI usato un tele avresti ripreso lo stesso campo visivo, ma NON LO HAI USATO.
Io non lo so, tu sì, è a te che rispondi in prima battuta.
L'onestà è un piacere personale, autoerotico, sei onesto anche da solo e al buio, non solo se ti possono beccare. La foto di documentazione si deve fermare al click. Che poi è solo una convenzione contingente, si potrebbe decidere di comune accordo che sono ammissibili molti altri interventi in post, oppure (talebano ma sostanzialmente l'unica posizione veramente "giusta") che la fotografia non è un mezzo di documentazione migliore o diverso dal violino con cui posso rievocare le stesse atmosfere.
Le soluzioni a metà strada, nel sesso e nel paracadutismo, sono stressanti e pericolose....  |
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mike1964 utente attivo

Iscritto: 09 Feb 2004 Messaggi: 22585 Località: Salerno
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Inviato: Mar 05 Apr, 2011 5:33 pm Oggetto: |
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Alberto Nencioni ha scritto: | ...sofismi...
Il dovere morale di chi scatta per "documentare"... |
Albe', mi spiace tanto ma a me sembra che i sofismi li stai facendo tu!
Che ci azzecca il dovere morale e altre fesserie di natura filosofica con il fatto che una foto in cui io non ho aggiunto o levato nulla mi viene - tecnicamente - a riprodurre esattamente quello che c'era quando ho scattato?
Ne taglio un pezzo per eliminare qualcosa?
Benissimo; avrò una foto incompleta da un punto di vista etico e filosofico, ma ciò non toglie che - tecnicamente - quel che è rimasto della foto documenta esattamente quel che c'era al momento dello scatto.
La documentazione, per come la intendo io, è un dato tecnico, non interpretativo.
 _________________ [size=10]Pentax K100DS - Qualche vetro - Fuji S6500 |
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il signor mario bannato

Iscritto: 01 Ago 2006 Messaggi: 9653
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Inviato: Mar 05 Apr, 2011 6:17 pm Oggetto: |
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mike1964 ha scritto: |
Benissimo; avrò una foto incompleta da un punto di vista etico e filosofico, ma ciò non toglie che - tecnicamente - quel che è rimasto della foto documenta esattamente quel che c'era al momento dello scatto.
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No la fotografia, integra o croppata che sia, non documenta mai ciò che c'era al momento dello scatto ma ciò che il fotografo ha visto ed interpretato e questo è ben diverso dalla realtà. La fotografia è di suo interpretazione, lo ripeto, esattamente come un testo e come nel testo l'autore può raccontare ciò che ha visto, e quindi interpretato, onestamente non omettendo o adulterando alcunché o raccontando una realtà che non è mai esistita... la differenza fra fotografo e scrittore? Il primo usa photoshop il secondo word, come li usano poi dipende dalla loro onestà intellettuale |
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mike1964 utente attivo

Iscritto: 09 Feb 2004 Messaggi: 22585 Località: Salerno
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Inviato: Mar 05 Apr, 2011 6:38 pm Oggetto: |
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Accipicchia... mi state mettendo in minoranza
Eppure a me la cosa sembra così semplice....
Perchè insistete a introdurre concetti di natura filosofica in un discorso strettamete tecnico, come quello che intendevo io?
Pigliamo una mia foto a caso:
Qui non ho toccato nulla: non ho aggiunto ne' tolto niente
Se osservate le persone, una ad una, vedrete come erano vestite, se portavano gli occhiali, se erano andati dal parrucchiere o no...
Che c'entra l'intepretazione del fotografo? se un tizio portava gli occhiali li porta e basta. E' un dato oggettivo, mica lo interpreto io quando scatto...
Sarà che ragiono terra terra... Poi è chiaro che alla foto si possono dare cento significati, e allora può entrare in discussione il fatto che ho usato una focale invece di un'altra, che ho inquadrato dall'alto e non dal basso, e tante altre cose.
Ma il dato oggettivo di documentazione, aldilà della mia interpretazione e delle mie intenzioni, resta.
 _________________ [size=10]Pentax K100DS - Qualche vetro - Fuji S6500 |
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il signor mario bannato

Iscritto: 01 Ago 2006 Messaggi: 9653
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Inviato: Mar 05 Apr, 2011 7:02 pm Oggetto: |
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Didascalia 1: "Don Giustino, guida spirituale, di innata purezza, della nostra comunità esegue la rituale lavanda dei piedi"
Didascalia 2: "Don Giustino, noto pedofilo, esegue la lavanda dei piedi poco prima di essere arrestato dai carabinieri all'uscita della parrocchia"
Didascalia 3: "Ermanno, noto rapinatore, dopo la lavanda dei piedi eseguita da don Giustino, parroco in odore di santità, si pente e confessa le sue malefatte"
Didascalia 4: "anche i neonazisti frequentano la parrocchia eccone un gruppo dei maggiori ideologi durante il rito della lavanda dei piedi in una parrocchia teutonica"
Didascalia 5: "Ecco la foto della piccola Eloise in braccio alla sua rapitrice pochi istanti prima di sparire definitivamente"
Didascalia 6: "Grande folla al rito della lavanda dei piedi, la nostra comunità al completo" in realtà la maggior parte delle panche, non riprese in questa fotografia, erano desolatamente vuote.
Quale di queste realtà rappresenta la tua foto? E quante delle infinite realtà verosimili potrebbe rappresentare? |
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Daniele Nesi non più registrato
Iscritto: 19 Gen 2005 Messaggi: 805
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Inviato: Mar 05 Apr, 2011 7:18 pm Oggetto: |
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penso che un fotografo davanti ad un certo avvenimento esprime sempre una opinione come del resto un giornalista
il primo attraverso il linguaggio delle immagini e il secondo attraverso il linguaggio scritto
poi c'è la mala fede...ad esempio entrambi possono attraverso la omissione fornire versioni false dell'accaduto |
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mike1964 utente attivo

Iscritto: 09 Feb 2004 Messaggi: 22585 Località: Salerno
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Inviato: Mar 05 Apr, 2011 7:32 pm Oggetto: |
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il signor mario ha scritto: | Didascalia 1: "Don Giustino, guida spirituale, di innata purezza, della nostra comunità esegue la rituale lavanda dei piedi"
Didascalia 2: "Don Giustino, noto pedofilo, esegue la lavanda dei piedi poco prima di essere arrestato dai carabinieri all'uscita della parrocchia"
Didascalia 3: "Ermanno, noto rapinatore, dopo la lavanda dei piedi eseguita da don Giustino, parroco in odore di santità, si pente e confessa le sue malefatte"
Didascalia 4: "anche i neonazisti frequentano la parrocchia eccone un gruppo dei maggiori ideologi durante il rito della lavanda dei piedi in una parrocchia teutonica"
Didascalia 5: "Ecco la foto della piccola Eloise in braccio alla sua rapitrice pochi istanti prima di sparire definitivamente"
Didascalia 6: "Grande folla al rito della lavanda dei piedi, la nostra comunità al completo" in realtà la maggior parte delle panche, non riprese in questa fotografia, erano desolatamente vuote.
Quale di queste realtà rappresenta la tua foto? E quante delle infinite realtà verosimili potrebbe rappresentare? |
queste son tutte interpretazioni filosofiche che vengono DOPO il dato oggettivo della scena rappresentata; sono tutte interpretazioni.
Il dato oggettivo è che don Giustino ha pochi capelli e che il diacono in piedi portava gli occhiali; che il ragazzo a cui stanno lavando i pidi indossa un paio di jeans; che la bambina in basso sull SX ha un cappello con delle stelline colorate; che un certo numero di persone - quelle che vediamo nell'inquadratura - erano presenti (anche se il resto della chiesa fosse vuoto o strapieno); e così via.
Questi sono i dati di fatto documentali, se non ho modificato la foto con dei fotomantaggi.
Su questi dati di fatto, documentali, si possono fare tutte le ricostruzioni e tutte le interpretazioni che si vogliono; ma don giustino resta calvo, gli occhiali restano sul naso e il ragazzo continua ad indossare i jeans.
 _________________ [size=10]Pentax K100DS - Qualche vetro - Fuji S6500 |
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il signor mario bannato

Iscritto: 01 Ago 2006 Messaggi: 9653
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Inviato: Mar 05 Apr, 2011 8:14 pm Oggetto: |
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Che sia don Giustino lo diciamo noi, potrebbe essere una rappresentazione teatrale spacciata per un rito reale.
Daniele Nesi ha scritto: | penso che un fotografo davanti ad un certo avvenimento esprime sempre una opinione come del resto un giornalista
il primo attraverso il linguaggio delle immagini e il secondo attraverso il linguaggio scritto
poi c'è la mala fede...ad esempio entrambi possono attraverso la omissione fornire versioni false dell'accaduto |
Hai espresso in tre righe quello che cerco di dire dall'inizio |
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