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luxi utente attivo

Iscritto: 16 Dic 2007 Messaggi: 924
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Inviato: Sab 30 Mgg, 2009 7:31 pm Oggetto: Risalire alla lunghezza focale |
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Una domanda: guardando una qualsiasi fotografia, da quali elementi si puo' capire con quale tipo di obbiettivo, grandangolo o tele, è stata scattata? |
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rs232 nuovo utente

Iscritto: 04 Lug 2007 Messaggi: 19
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Inviato: Dom 31 Mgg, 2009 12:00 am Oggetto: |
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La domanda è molto interessante e la risposta tutt'altro che semplice. Naturalmente immagino che tu stia facendo l'ipotesi di non conoscere assolutamente nulla della scena ripresa perché, se così non fosse, alcuni dati (come la distanza dal soggetto e le dimensioni di quest'ultimo) potrebbero aiutarti a fare qualche conticino su carta. Anche se occorrerebbe comunque guardare il negativo, o disporre di una stampa a contatto, o conoscere il fattore di ingrandimento della foto (cosa che di norma non succede).
Nel caso in cui tu non sappia assolutamente nulla della foto che stai osservando, a mio avviso il fattore più importante a cui prestare attenzione è la prospettiva, ossia la relazione esistente fra le dimensioni apparenti dei vari elementi contenuti nell'inquadratura, e che si trovano a distanze diverse. Quanto più questo rapporto è piccolo, più la prospettiva è compressa (il limite teorico - impossibile da raggiungere - sarebbe quello di 1:1, che corrisponde al caso in cui tutti gli oggetti di uguale grandezza nel mondo reale appaiono uguali fra loro in grandezza anche nella riproduzione fotografica).
La prospettiva di una scena dipende esclusivamente dalla distanza di ripresa e da null'altro (neanche dalla lunghezza focale). Però, per comporre la scena, il fotografo di solito si avvicina o si allontana dal soggetto agendo in tal modo, più o meno consapevolmente, proprio sulla prospettiva. In particolare, le riprese ravvicinate accentuano la prospettiva, mentre quelle da distanza più lunga la comprimono. E poiché è presumibile che il fotografo si posizioni più lontano dal soggetto con le focali più lunghe e più vicino con quelle più corte, ecco spiegato l'effetto di schiacciamento provocato dai teleobiettivi ed il senso di profondità caratteristico invece dei grandangolari. La prospettiva percepita come più naturale, secondo alcune scuole di pensiero, è quella che si ottiene riprendendo la scena con un'ottica di lunghezza focale pari alla diagonale del fotogramma (ma su questa affermazione ci sarebbe parecchio da discutere). Secondo tale teoria, quindi, per il negativo 24x36 mm la prospettiva più naturale si ottiene con una lunghezza focale di circa 43 mm (e per questo motivo il classico 50 mm è definito "normale").
In base a tali osservazioni, appare chiaro come la percezione della prospettiva in una data foto possa aiutarci a distinguere approssimativamente la lunghezza focale dell'obiettivo utilizzato dal fotografo. Purtroppo però esiste un ampio margine d'errore dovuto non solo alla competenza di chi osserva la foto, ma anche al fatto che, per valutare la prospettiva, il cervello ha bisogno di individuare, nell'immagine analizzata, delle misure più o meno "certe" (oggetti conosciuti, distanze note o presumibili, etc.) disposte nel senso della fuga prospettica. In un paesaggio è più facile che ciò accada per la varietà di oggetti solitamente compresi nell'inquadratura; in un ritratto in primo piano la distanza da prendere come riferimento potrebbe essere ad esempio quella fra naso e orecchie; in una foto astratta o contenente oggetti di dimensione non conosciuta all'osservatore l'impresa si fa ardua, se non impossibile. Peraltro, nella valutazione della prospettiva, subentrano anche altri fattori come la distanza di osservazione della foto: si dice che la rappresentazione più fedele della prospettiva si percepisca guardando una stampa a contatto da una distanza di osservazione pari alla lunghezza focale dell'obiettivo utilizzato in ripresa.
Poi, sempre al fine di indovinare la lunghezza focale utilizzata in ripresa, si potrebbero valutare eventuali distorsioni prospettiche che si vengono a creare quando la fotocamera non è tenuta in bolla al momento dello scatto. In tal caso, il mancato parallelismo dell'elemento sensibile con il piano definito dalle linee verticali del soggetto provoca la comparsa delle cosiddette linee cadenti, che sono molto più accentuate nelle focali corte. Oppure, se il fotografo è un po' maldestro e usa ottiche grandangolari a distanza ravvicinata, potrebbero anche comparire nasi grossi, enormi mani protese verso l'obiettivo, e così via.
Altri indizi per risalire alla lunghezza focale con cui è stata ripresa una certa immagine potrebbero essere forniti dalla profondità di campo percepibile nella stampa, ma anche qui il margine di errore è notevole. La profondità di campo infatti non dipende solo dalla lunghezza focale, ma anche da altri parametri che chi osserva la foto di solito non conosce, come la distanza dal soggetto ed il diaframma (in verità la profondità di campo dipende anche dal circolo di confusione, e ciò aggiunge un ulteriore margine di soggettività alla valutazione, trattandosi di un concetto basato sulla distanza di osservazione della foto, sulla grandezza della stampa, sulle attitudini visive dell'osservatore). Quindi, a meno che non ci troviamo in situazioni davvero estreme (ad esempio un tutto-nitido esagerato o uno sfondo non troppo lontano e già sfocatissimo), difficilmente potremo ricavare dall'osservazione della profondità di campo delle indicazioni circa la presumibile lunghezza focale dell'obiettivo utilizzato, soprattutto se non non abbiamo alcuna idea sull'apertura del diaframma, sulla distanza dal soggetto, e se non ci è familiare il comportamento tipico di quello specifico obiettivo e le sue caratteristiche sulla resa del fuori fuoco.
Un osservatore molto esperto potrebbe essere in grado di valutare anche altri fattori, come alcuni tipi di distorsioni che si manifestano in forme diverse alle varie focali. Ad esempio la dilatazione degli oggetti sferici o cilindrici presenti ai bordi dell'inquadratura nelle foto scattate con focali molto corte, e così via.
Concludendo, non credo che ci siano difficoltà nel riconoscere una foto scattata con un 28 mm da una scattata con un 300. Però se vogliamo distinguere, senza conoscere alcun dato di scatto, l'effetto di un 50 mm da un 85 o da un 100 l'impresa si fa molto più difficile, soprattutto se il soggetto è poco adatto a certi tipi di valutazione. |
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palmerino utente attivo

Iscritto: 01 Ott 2004 Messaggi: 5943 Località: Formia (LT)
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Inviato: Dom 31 Mgg, 2009 10:28 pm Oggetto: |
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La risposta già data è molto approfondita quindi posso aggiungere poco.
Nei fatti si può riconoscere la lunghezza focale o meglio, l' angolo di campo (perché diventa complicato comprendere se si fosse usata una compatta digitale da una full-frame, anche in stampe grandicelle) grazie alla resa della prospettiva.
Esempio dalle dimensioni del primo piano rispetto allo sfondo: è forse questo il modo migliore per comprendere l' angolo di campo usato.
Conta molto anche la grandezza della stampa e la distanza di visione: se si fosse molto lontani (troppo) diventa complicato comprendere l' angolo di campo e viceversa, se si fosse vicinissimi ad un...cartellone stradale.
Mediamente nei formati più comuni ci si mette automaticamente alla giusta distanza di visione. |
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luxi utente attivo

Iscritto: 16 Dic 2007 Messaggi: 924
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Inviato: Lun 01 Giu, 2009 7:59 pm Oggetto: |
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Grazie mille per le articolate risposte. Non riesco ad assimilare bene il concetto di prospettiva, ma proverò a leggere con più attenzione le vostre risposte e magari ad approfondire il tema attraverso altre ricerche. Ciao |
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