mi presento... in terza persona!

[lodovico]

Lodovico Ludoni nasce a Cagliari il 25 agosto 1961. Nasce, cresce e vive in Sardegna per 40 anni per poi trasferirsi a Roma nel 2001. In lui il concetto di essere sardo è tanto profondamente radicato (nel parlare, anche la lingua madre nelle sue diverse varianti, nel pensare e nel porsi di fronte al mondo) che se non fosse irriverente si potrebbe parlare nel suo caso di "sarditudine" come stato dell'anima, facendo un paragone con il grande poeta senegalese, Léopold Sédar Senghor, che parlò per primo con orgoglio della "negritudine". Cosa sia l'essere sardi è materia troppo lunga e complessa per trovare posto in queste note biografiche, ma è fondamentale ricordare che il nostro, lo è profondamente, anche se oggi vive a Roma.

La sua formazione ed educazione lo portano a prediligere un'impostazione umanistica, con particolare interesse per lo studio della Storia dell'Arte, dell'Antropologia Culturale ed in quella che lui trova essere un'interessante sintesi nelle espressioni visive e grafiche, altrui e personali, ed in particolare nella fotografia.

Fotografi forse si nasce, nel senso di avere l’occhio e la capacità di guardare al mondo e alle cose che ci circondano con un sguardo diverso da quello degli altri, ma buoni fotografi si diventa con la costanza e l'applicazione, apprendendo le varie tecniche per impadronirsene e sfruttarle e poi dimenticarsele: questa è la convinzione del nostro che nutre anche un'altra profonda e radicata certezza.
Il fatto di essere nato e cresciuto in un'epoca analogica, in cui le foto nascevano in Camera Oscura e si era costretti di necessità virtù a catturare e ricreare quella luce che solo l'occhio umano è a volte capace di vedere, rende sostanzialmente diverso il modo di fotografare e di concepire la fotografia da parte di persone così cresciute, rispetto ai fotografi di oggi che per la maggior parte sono nati e cresciuti nel segno del digitale.
Non si tratta, come si potrebbe pensare di un'incompresa o malcelata forma di snobismo, quanto piuttosto della constatazione che l'essere cresciuti ed educati a guardare e a modificare il risultato dello sguardo in un'altra epoca e con altri strumenti porta oggi persone come lui ad essere diverse, anche ipercritiche forse, nei confronti dei facili entusiasmi di oggi su certe foto digitali. Forse, lo spartiacque ideale andrebbe posto, a dire del nostro, non tanto tra foto digitali e foto analogiche (tanto più che lui stesso si è ormai convertito a digitale) quanto tra foto digitali che si possono esporre sul web, ma che non reggerebbero “l’onda d’urto” della stampa (la vera prova del nove di una buona fotografia), e foto digitali e non che oltre a poter essere esposte sul web, non avrebbero timore alcuno di essere “ben” stampate, ed anzi si gioverebbero di un trattamento professionale.

Come si pone il nostro, quindi, di fronte al mondo digitale ? Con rispetto, ma anche con interesse e con la padronanza di chi ha esorcizzato il demone dell'onnipotenza che si nasconde nello strumento della post-produzione digitale, sapendola, come per le tecniche fotografiche "vecchia maniera", padroneggiare per farsene padrone e non schiavo e per usarla tanto da riprodurre sugli scatti quello stesso lavoro che si faceva una volta in camera oscura. Tutto questo, sempre partendo dal principio che una buona foto è fatta al 90 % dalla buona luce e dalla buona idea iniziale e solo per uno scarso 10 % da quel che ne segue in post-produzione (e che dovrebbe sempre essere possibilmente invisibilmente discreta). Che dire poi delle foto fortemente elaborate? Il nostro è convinto che sia difficile tracciare un confine certo e sicuro tra foto classiche o canoniche e foto digitali elaborate, ma quello che è sicuro è che nella tavolozza dei suoi colori e dei suoi gusti non troverete mai la ricerca spasmodica di un effetto (o di un effettaccio) fine a se stesso o teso alla ricerca della creazione di un’atmosfera o di una luce che siano artificiali. La foto, per essere di suo gusto (che sia sua o scattata da altri, non importa) deve essere, anche se elaborata in post-produzione, la rappresentazione di ciò che l’occhio del fotografo ha visto nello scattare la foto e non già ciò che avrebbe voluto vedere o creare.

I soggetti prediletti dal nostro per i suoi esercizi di stile fotografico variano dalle architetture moderne o meglio dalla combinazione di queste con scene urbane e figure umane ambientate a foto naturalistiche di paesaggi e di animali, con una spiccata predilezione per il bianco e nero e per la Sardegna. Ovvio che l’animale per eccellenza, cioè l’uomo sia anche il più difficile da fotografare e che il nostro sia ancora alla ricerca della sua pietra filosofale, ma per dirla con il regista Bernardo Bertolucci (che non a caso si è fatto assistere da un autentico maestro della fotografia e della luce come Vittorio Storaro per il suo “Conformista” e per “L’ultimo Imperatore”) un artista, o per meglio dire un autore è costretto a ripetere all’infinito e a reiterare quelli che sono i canoni della sua opera. Non stupitevi quindi (anzi, il nostro spera che lo facciate!), se troverete un filo conduttore capace di dare una visione unitaria alla sua opera: a voi scoprirlo ovvero “faites vos jeuex, mesdames et messieurs!” … e grazie per la vostra attenzione.
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[Michael]

Piu' che una presentazione sembra un curriculum vitae.
Benvenuto.

[lodovico]

E' vero Michael...!

Mi scuso per la lunghezza e per la forma...


Un saluto

[Michael]

Ero ironico, non c' e' problema, anzi, fossero tutti cosi'.

[luimas]

Ciao e benvenuto!!!!!!!!!!!!!!

[teno1512]

Un Benvenuto anche da parte mia

[MirrorMirror]

benvenuto

[lodovico]

Sinceramente grazie a tutti!
Sto studiando le varie funzionalità del sito e spero quanto prima di poter dare il mio contributo, non solo in termini di immagini, alla vita comunitaria.

Un saluto

[Warp9]

Aloha !!!

[Enrico67]

e benvenuto!

Enrico

[Antonino Adelizzi]

benvenuto

[charro5]

Ciao e benvenuto(bella presentazione )

[ZioMauri29]

Ciao Lodovico, benvenuto anche da parte mia!

[Patrix]

Ciao e Benvenuto