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bigiagia utente attivo

Iscritto: 18 Set 2005 Messaggi: 1793 Località: milano
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Inviato: Mer 25 Ott, 2006 12:18 am Oggetto: Diane Arbus |
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Stasera ho visto al cinema il film " FUR" del regista Shainberg, sulla
vita romanzata della ormai famosa fotografa americana Diane Arbus.
Il film è interessante, anche se cede qualche volta ad un prevedibile
manierismo. Bella la fotografia del film, la cura dei particolari e del macro,
oltre alla curiosa carrellata su tutto l'armamentario fotografico dell'epoca( 1958), ormai modernariato fotografico.
Pellicciaio è il ricco padre, e una sorta di manto peloso ricopre il corpo del vicino dell'appartamento di sopra della Arbus . L'uomo, di nome Lionel, creatore di parrucche e malato di ipertricosi, le avrebbe dato la chiave per intraprendere la carriera artistica. Il film, in "un ritratto immaginario" liberamente ispirato alla biografia scritta da Patricia Bosworths, si concentra proprio su questa fase della vita (siamo nel '58) della donna, il cui marito Allen ha uno studio fotografico e lavora nella moda per giornali, riviste, campagne pubblicitarie. Diane gli fa da assistente, e inutilmente lui dieci anni prima le aveva regalato una macchina fotografica. I genitori e le due figlie considerano strano il comportamento di Diane, insonne, scontenta ed interpretata magistralmente da Nicole Kidman. L'eccentrico Lionel, tra deformi, cadaveri, marijuana, prostitute e travestiti le fa scoprire la repressa attrazione per l'universo dei "freaks" che diventeranno i soggetti dei celebri bianco e neri della fotografa (diceva: "quelli che nascono mostri sono l'aristocrazia del mondo dell'emarginazione").
La sua ricerca di un esasperato realismo può trovare punti di contatto con le fotografie scattate da Walker Evans per le vie di Chicago, o (specialmente per quanto riguarda il suo primo periodo) con le incisive "istantanee" dai toni espressionistici di Frank e Faurer.
Addestrata, grazie al lungo tirocinio di fotografa di moda accanto al marito, al rigore formale ed alla perfezione tecnica, Diane Arbus è ben lieta di rinunciarvi quando comincia la sua ricerca personale alla fine degli anni '50, e reagisce a questa prassi, che sente come una sistematica falsificazione cosmetica del reale, andando a "scoprire" ciò che non ha mai fotografato e di cui ha paura.
Così facendo, s'inserirà in una ben precisa tendenza del periodo a reagire contro le rassicuranti e noiose convenzioni borghesi: per primi gli esponenti della beat generation rifiutano i modelli di vita precostituiti; poi Andy Wahrol e la sua Factory, che esasperano i meccanismi della pubblicità, per sovvertire l'immagine accettata della nuova società dei consumi dall'interno e con le sue stesse armi. Arbus (che ha pure occasione di frequentare i pop artist), sceglie, con l'evidenza fotografica di orrori (dai quali il privilegio sociale l'ha protetta) di schierarsi più scopertamente ed attivamente contro ogni moralismo. Ciò le varrà un costante disprezzo da parte dei benpensanti, che sputeranno letteralmente sulle sue opere esposte per la prima volta nel '65 al Museum of Modern Art di New York; ma anche un continuo appoggio ed incoraggiamento da parte dei suoi amici fotografi ed intellettuali.
Fotografa colta e raffinata, procede durante gli anni verso una semplificazione formale, attraversando un primo periodo caratterizzato, grazie all'uso della Leica, da immagini sgranate e fortemente contrastate, a causa di esposizioni approssimative. I suoi temi sono allora quelli, che la renderanno celebre, del "submondo" dei freaks.
Infatti, si reca per conoscere le sventurate vittime di congenite deformità e gli individui eccentrici, che ritrarrà di preferenza nelle loro abitazioni e camere da letto, ad ulteriore testimonianza, qualora le fotografie potessero lasciar spazio al minimo dubbio, del grado d'intimità che riesce ad instaurare con i propri soggetti.
L'uso del "medio formato", dal 1962 in poi, rivoluziona totalmente il suo modo di fotografare, soddisfacendo le sue nuove esigenze espressive: una chiarezza dell'immagine ed una definizione a prova di ingrandimento, ma ancor di più uno spazio quadrato, simmetrico, che avrebbe dato massima importanza al soggetto, posto frontalmente al centro della fotografia.
Film consigliato a tutti gli amanti della fotografia, oltre che del cinema. |
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AleZan coordinatore

Iscritto: 16 Giu 2006 Messaggi: 11698 Località: Bologna
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Inviato: Mer 25 Ott, 2006 12:27 am Oggetto: |
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Ho letto con interesse. Penso che andrò a vedere il film.
Lei è una delle mie autrici preferite.
Sai che proprio qui sopra il monitor ho una riproduzione di quello scatto 6x6 famosissimo del bambino con la bomba a mano?
ciao _________________ Alessandro - www.alessandrozanini.it
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bigiagia utente attivo

Iscritto: 18 Set 2005 Messaggi: 1793 Località: milano
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Inviato: Mer 25 Ott, 2006 12:42 am Oggetto: |
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ehehe....
Il film elenca una sfilza di oggetti curiosi, parrucche, oggettini dell'epoca,
tutti ripresi in macro e poi è interessante anche la sfilza di hassemblad,
rollei medioformato che il marito possedeva come professionista. |
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