le cantatrici calve |
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le cantatrici calve |
di marzai |
Lun 10 Lug, 2017 8:16 am |
Viste: 743 |
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Autore |
Messaggio |
marzai utente attivo

Iscritto: 31 Gen 2007 Messaggi: 7294
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Inviato: Lun 10 Lug, 2017 8:19 am Oggetto: le cantatrici calve |
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Ionesco, naturalmente
Suggerimenti e critiche sempre ben accetti _________________ .. comunque, continuo a pensare che l' unica cosa che con certezza sappiamo della vita, è che non sappiamo cos'è ..
Marco |
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Bruno1986 utente attivo

Iscritto: 09 Giu 2015 Messaggi: 6051
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Inviato: Lun 10 Lug, 2017 11:24 am Oggetto: |
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Interessante il dialogo tra manichini e architettura. Ne deriva uno scatto elegante, con un tocco metafisico.
ps. Ottimo il b/n
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marzai utente attivo

Iscritto: 31 Gen 2007 Messaggi: 7294
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Inviato: Lun 10 Lug, 2017 8:30 pm Oggetto: |
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Bruno1986 ha scritto: | Interessante il dialogo tra manichini e architettura. Ne deriva uno scatto elegante, con un tocco metafisico.
ps. Ottimo il b/n
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grazie mille Bruno  _________________ .. comunque, continuo a pensare che l' unica cosa che con certezza sappiamo della vita, è che non sappiamo cos'è ..
Marco |
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essedi utente attivo

Iscritto: 28 Nov 2013 Messaggi: 29631
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marzai utente attivo

Iscritto: 31 Gen 2007 Messaggi: 7294
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Inviato: Lun 10 Lug, 2017 8:47 pm Oggetto: |
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essedi ha scritto: | Molto bello il bn,ottima composizione.  |
grazie mille Sergio  _________________ .. comunque, continuo a pensare che l' unica cosa che con certezza sappiamo della vita, è che non sappiamo cos'è ..
Marco |
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teresa zanetti utente attivo

Iscritto: 14 Feb 2017 Messaggi: 1535
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Inviato: Lun 10 Lug, 2017 10:36 pm Oggetto: |
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Un dialogo assurdo tra una cartolina e due manichini in posa (di) plastica teatrale.
Le cartoline costituiscono la prima identità di un luogo, ciò in cui, in modo non mediato, identifichiamo una città. Sono una riduzione del mondo in chiave iconografica definitiva. In questo senso rappresentano l'ovvio che, se portato alle sue estreme conseguenze, costituisce precisamente il sustrato di cui il teatro dell'assurdo si nutriva.
In primo piano una Nike di Samotracia e una Lady Macbeth, fiera e folle.
Mute e sorde l'una nei confronti dell'altra e entrambe rispetto a quanto le circonda.
Assurda nel suo insieme l'intera scena, in cui ogni pezzo può essere sostituito con qualche altro elemento, senza per ciò modificare il senso di quanto è messo in scena. Perché il senso è solo apparentemente uno.
A me piace che una proposta estetica (artistica?) non si limiti a essere bella, ma che mi imponga di ragionare, di farmi delle domande.
Non importa se poi giungo a una risposta (e magari a distanza di tempo la risposta può variare).
Nemmeno mi importa che la mia risposta sia la stessa di chi quella proposta ha realizzato.
Un po' come le fotografie di Opeio, lui non dà mai una chiave di lettura. Lascia la libertà a chi osserva.
Non riesco a distogliere lo sguardo dalle unghie laccate del manichino di sinistra.
Buon tutto
Tere _________________ "Less is Bore" (Robert C. Venturi)[/size] |
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marzai utente attivo

Iscritto: 31 Gen 2007 Messaggi: 7294
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Inviato: Mar 11 Lug, 2017 12:34 am Oggetto: |
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teresa zanetti ha scritto: | Un dialogo assurdo tra una cartolina e due manichini in posa (di) plastica teatrale.
Le cartoline costituiscono la prima identità di un luogo, ciò in cui, in modo non mediato, identifichiamo una città. Sono una riduzione del mondo in chiave iconografica definitiva. In questo senso rappresentano l'ovvio che, se portato alle sue estreme conseguenze, costituisce precisamente il sustrato di cui il teatro dell'assurdo si nutriva.
In primo piano una Nike di Samotracia e una Lady Macbeth, fiera e folle.
Mute e sorde l'una nei confronti dell'altra e entrambe rispetto a quanto le circonda.
Assurda nel suo insieme l'intera scena, in cui ogni pezzo può essere sostituito con qualche altro elemento, senza per ciò modificare il senso di quanto è messo in scena. Perché il senso è solo apparentemente uno.
A me piace che una proposta estetica (artistica?) non si limiti a essere bella, ma che mi imponga di ragionare, di farmi delle domande.
Non importa se poi giungo a una risposta (e magari a distanza di tempo la risposta può variare).
Nemmeno mi importa che la mia risposta sia la stessa di chi quella proposta ha realizzato.
Un po' come le fotografie di Opeio, lui non dà mai una chiave di lettura. Lascia la libertà a chi osserva.
Non riesco a distogliere lo sguardo dalle unghie laccate del manichino di sinistra.
Buon tutto
Tere |
Le nude e smembrate manichine , con evidenza mi richiamavano la totale assoluta precarietà della nostra esistenza (volutamente non ho usato il termine “vita”); talmente priva di ogni certezza da essere inevitabilmente assurda; assurda nel senso di Ionesco, appunto, che fu in bilico fra il terrore del niente (e lo struggente desiderio di esorcizzarlo) e l'affascinata ammirazione della meraviglia dell'esistere; manichine costruite da una specie pensante “superiore”, messe lì in un contesto di architettura rassicurante, come in una favola consolatoria ..
e l' invisibile specie pensante “superiore”, messa dov'è , a sua volta costruita, programmata com'è ..
“Perchè il senso è solo apparentemente uno”: come dici bene!! e “a distanza di tempo la risposta può variare” : sono in accordo completo, la non staticità della mente è una delle sue caratteristiche migliori;
L' analisi che hai fatto della mia foto è di per sé un gran complimento, la cosa più bella però è per me l'essere riuscito a comunicare con te tramite un'idea parallela, spero non inglobata nel consolidato fotografico corrente; perchè comunicare al di fuori delle convenzioni imposte, quant'è difficile !
e grazie del cenno alla libertà espressiva (e all' apparente disarmata naiveté, aggiungo) di Orazio
Io non riesco a distogliere il pensiero da questa tua frase :” Mute e sorde l'una nei confronti dell'altra e entrambe rispetto a quanto le circonda “ Formidabile, Teresa _________________ .. comunque, continuo a pensare che l' unica cosa che con certezza sappiamo della vita, è che non sappiamo cos'è ..
Marco |
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