"A forza di essere vento" |
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"A forza di essere vento" |
di HiGiò |
Lun 27 Gen, 2014 12:27 pm |
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Autore |
Messaggio |
HiGiò utente attivo

Iscritto: 01 Ago 2009 Messaggi: 804 Località: Senigallia
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Inviato: Lun 27 Gen, 2014 12:27 pm Oggetto: "A forza di essere vento" |
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Suggerimenti e critiche sempre ben accetti
_________________ Giograna.altervista.org |
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HiGiò utente attivo

Iscritto: 01 Ago 2009 Messaggi: 804 Località: Senigallia
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Inviato: Lun 27 Gen, 2014 12:28 pm Oggetto: |
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L'idea di realizzare questo progetto nasce circa un anno fa dall'ascolto di una canzone di Fabrizio de André intitolata Khorakhané. In questo brano il cantautore genovese racconta la vita di un popolo rom costretto dalla propria cultura e dalla propria economia al nomadismo. Ciò che ho tentato di fare è stato dare un volto a questa condizione. Immortalare la vita segnata dal viaggio non inteso come sporadico spostamento ma come una vera religione, con i suoi riti e le sue rinunce. Il rito del fermarsi e del ripartire, la rinuncia alla stabilità e soprattutto a un luogo in cui sentirsi veramente a casa.
La strada come casa,
il cambiamento come abitudine,
la libertà come prigionia.
Ma per comprendere fino in fondo questa condizione è necessario confrontarla con il nostro modo di vivere, capirne le differenze e misurarne le distanze. È questo il motivo per cui ho scelto l'architettura come soggetto delle fotografie, perché in essa le differenze sono manifeste e il confronto si fa concreto. Questo progetto fotografico si configura come un'analisi architettonica tesa alla comprensione delle differenze fra il nostro stile di vita e quello dei nomadi.
Il tema della mobilità indagato da questo punto di vista si fa molto più interessante di quanto possa sembrare: per l'architettura il nomade oggi è un modello cui riferirsi in virtù del rispetto che egli nutre verso il territorio. Non mette radici, non pianta fondamenta, al massimo fa fermare per qualche giorno le ruote della sua roulotte su un prato per poi ripartire senza lasciare alcun segno del suo passaggio. Qualcosa di molto diverso dai condomini in cemento armato di cui noi abbiamo bisogno per sentirci al sicuro e a casa. Infatti non è facile vivere su quattro ruote. Abbiamo bisogno delle nostre abitudini, delle nostre case, delle nostre città e della loro immobilità. Tuttavia camminando fra le roulotte mi sono accorto di una cosa sorprendente: il sentiero fangoso in cui mi trovavo non era poi tanto diverso dalle vie che sono solito percorrere, mi son sentito stranamente in un luogo familiare fatto di usci, finestre, viali e addirittura piazze; i caravan costruivano una Città.
In conclusione il confronto, oltre alle profonde differenze, fa emergere una analogia sorprendente che ci dimostra ancora una volta l'uguaglianza di tutto il genere umano.
P.s. Consiglio la visione su sfondo bianco
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HiGiò utente attivo

Iscritto: 01 Ago 2009 Messaggi: 804 Località: Senigallia
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Inviato: Lun 27 Gen, 2014 12:33 pm Oggetto: |
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HiGiò utente attivo

Iscritto: 01 Ago 2009 Messaggi: 804 Località: Senigallia
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Inviato: Lun 27 Gen, 2014 12:39 pm Oggetto: |
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nerofumo utente attivo

Iscritto: 28 Dic 2004 Messaggi: 6887 Località: Satriano (cz)
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Inviato: Lun 27 Gen, 2014 1:28 pm Oggetto: |
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Belle foto, bel bianco nero ma il popolo dov'è ??
_________________ Non mi prenderete mai. |
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HiGiò utente attivo

Iscritto: 01 Ago 2009 Messaggi: 804 Località: Senigallia
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Inviato: Lun 27 Gen, 2014 2:32 pm Oggetto: |
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nerofumo ha scritto: | Belle foto, bel bianco nero ma il popolo dov'è ?? |
Il popolo non c'è, è stata una scelta
Sono persone molto schive che tendono a nascondersi,
inserirle in queste immagini sarebbe stata a mio parere una forzatura,
fotograficamente parlando. "Costruiscono" questi spazi ma non li vivono,
credo che questo popolo venga rappresentato meglio dalla sua assenza.
Grazie del commento e della domanda.
Ciao
_________________ Giograna.altervista.org |
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Alessandro Signore utente attivo

Iscritto: 30 Set 2007 Messaggi: 6225 Località: Lecce
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Inviato: Lun 27 Gen, 2014 2:58 pm Oggetto: |
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trovo alcuni spunti di critica interessanti, mi riprometto di tornarci con calma.
_________________ “(...) attraverso la luce, ho immaginato prima e reso poi concreto e percepibile, qualcosa che non era visibile e che tuttavia esisteva e che la luce suggeriva, lasciando a me come fotografo, il solo compito di tradurre quel qualcosa”. [G.B.] |
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compagno.sir utente

Iscritto: 23 Apr 2010 Messaggi: 464 Località: Firenze
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Inviato: Lun 27 Gen, 2014 5:37 pm Oggetto: |
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La 2874 è l'unica dove riesco a vedere in pieno l'idea che mi son fatto del tuo lavoro (nulla toglie che abbia capito male io). Quei panni appesi a una terrazza e la giacca fuori dal finestrino del caravan, le due "architetture" sovrapposte... quell'analogia nella diversità di cui parli al termine della tua introduzione la vedo ben riportata in questo scatto. Nelle altre è molto flebile, per via di una quasi totale assenza di tracce di umanità; pur seguendoti nella tua scelta - o necessità? - di non voler mostrare le facce di queste persone è dura prescindere dai segni dell'uomo se si vuol raccontare l'uomo in sua assenza. Anche facendo astrazione, e immaginando caravan e camion come palazzi di un paese, tra viottoli, piazze e vicoli, pur approcciando il lavoro col rigore di un'analisi architettonica l'uomo deve apparire, nel momento in cui mi si vuol raccontare la sua condizione.
Ovviamente piglia tutto con la massima benevolenza, ho detto la mia, quindi vale quello che vale!
un caro saluto,
Niccolò
_________________ www.niccolovonci.com |
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HiGiò utente attivo

Iscritto: 01 Ago 2009 Messaggi: 804 Località: Senigallia
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Inviato: Lun 27 Gen, 2014 6:41 pm Oggetto: |
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compagno.sir ha scritto: | La 2874 è l'unica dove riesco a vedere in pieno l'idea che mi son fatto del tuo lavoro (nulla toglie che abbia capito male io). Quei panni appesi a una terrazza e la giacca fuori dal finestrino del caravan, le due "architetture" sovrapposte... quell'analogia nella diversità di cui parli al termine della tua introduzione la vedo ben riportata in questo scatto. Nelle altre è molto flebile, per via di una quasi totale assenza di tracce di umanità; pur seguendoti nella tua scelta - o necessità? - di non voler mostrare le facce di queste persone è dura prescindere dai segni dell'uomo se si vuol raccontare l'uomo in sua assenza. Anche facendo astrazione, e immaginando caravan e camion come palazzi di un paese, tra viottoli, piazze e vicoli, pur approcciando il lavoro col rigore di un'analisi architettonica l'uomo deve apparire, nel momento in cui mi si vuol raccontare la sua condizione.
Ovviamente piglia tutto con la massima benevolenza, ho detto la mia, quindi vale quello che vale!
un caro saluto,
Niccolò |
Prima di tutto volevo ringraziarti del commento, ho deciso di postare questo lavoro qui sul forum, nonostante io ne abbia già organizzato una mostra, proprio perché sono curioso di sapere cosa ne pensate voi utenti.
Cercherò di risponderti brevemente nonostante le cose da dire sarebbero molte. Quello che tu hai giustamente individuato nella 2874 è il tema principale del progetto e concordo sul fatto che questa fotografia lo rappresenti in modo esplicito, tuttavia essa non è sufficiente per raccontare il progetto in modo completo. Ogni scatto è stato scelto perché dice qualcosa e soprattutto perché dice qualcosa in più degli altri. Nessuno scatto è a mio parere superfluo e questo lo dico con la massima sincerità, l'errore che posso aver commesso è di non essere stato in grado di farvelo capire attraverso le fotografie.
Infine per quanto riguarda la presenza umana mi trovo in completo disaccordo con te. Non c'è bisogno della presenza fisica dell'uomo per raccontarne la sua condizione. La sua vita si manifesta, e non poco, nelle sue architetture e nei segni che lascia di se (abiti appesi, biciclette, fioriere, passerelle, tappeti...), quanti elementi ci sono in queste fotografie che dichiarano la presenza, la vita e la condizione di queste persone? Che bisogno c'era di inserire l'Uomo con la sua fisicità soprattutto se, come ho detto sopra, non vive questi luoghi e li lascia spesso così come ve li ho mostrati? Non è stata una necessità l'assenza di persone, avrei potuto fotografarle nonostante fossero schive ma non ho voluto. Mi interessava rappresentare il loro mondo e il loro mondo purtroppo è anche questo, la solitudine, la sofferenza e la sfiducia verso chi troppo spesso si è dimostrato ostile nei loro confronti.
Grazie ancora del tuo commento, magari riceverne molti altri così
_________________ Giograna.altervista.org |
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Alessandro Signore utente attivo

Iscritto: 30 Set 2007 Messaggi: 6225 Località: Lecce
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Inviato: Lun 27 Gen, 2014 8:32 pm Oggetto: |
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Ho guardato le foto in sequenza, senza leggere il testo per evitare di farmi influenzare dalle tue parole.
La prima impressione è stata quella di un campo in cui si fermano gli artisti circensi o di un luna park, anche per via di quella struttura circolare che si vede in alcune foto, che pare proprio una giostra.
L'altra cosa che ho notato è che alcune foto si somigliano: cambiano le inquadrature e i relativi punti di vista, ma i camper e le roulotte effettivamente appaiono simili, come pure le scene ritratte, e ciò si ripercuote inevitabilmente (e negativamente) nella lettura del portfolio, dando un senso di ridondanza.
In giro non si vede un'anima, ma ci sono flebili e sporadiche tracce di vita nonostante le porte chiuse e le finestre sbarrate. Non so dire se questa scelta, voluta o subita, sia determinante, sta di fatto che si può rappresentare la vita anche senza ritrarre esseri umani, a patto di curare bene questo aspetto.
Successivamente ho letto il testo, senza trovare in verità molti collegamenti nelle foto. Hai scritto di aver "scelto l'architettura come soggetto delle fotografie", ma io come soggetti identifico le roulotte, i camper, mentre palazzi e case, (mi pare di aver capito che tu abbia inteso fare un parallelo tra abitazioni "immobili" e "mobili"), appaiono ripresi solo in pochissime foto e in maniera marginale. Se con "architettura" hai inteso le roulotte, (ma personalmente non condivido questa tua categorizzazione), non vedo comunque il collegamento con le abitazioni in cemento, avendo le tue foto, nella maggior parte di esse, caratteristiche analitico\descrittive di quello che mostrano chiaramente, mancando quindi del dualismo che era nelle tue intenzioni, non so se mi sono spiegato bene.
Vedi Giorgio, come ho scritto qui e in altri luoghi, spesso il confine tra il provare emozioni e sensazioni, (le differenti condizioni di vita, il sentiero che ti ricorda strade percorse quotidianamente, la necessità dei propri spazi ecc), e il riuscire a trasmetterle fotograficamente non è così semplice da varcare, anzi.
Le tue foto, seppur ben eseguite dal punto di vista tecnico, non riescono a trasmettere quanto riportato nella descrizione, o almeno non così chiaramente.
Il tema è molto interessante e meritevole: credo tu abbia la sensibilità giusta per approfondirlo e integrarlo a dovere.
_________________ “(...) attraverso la luce, ho immaginato prima e reso poi concreto e percepibile, qualcosa che non era visibile e che tuttavia esisteva e che la luce suggeriva, lasciando a me come fotografo, il solo compito di tradurre quel qualcosa”. [G.B.] |
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HiGiò utente attivo

Iscritto: 01 Ago 2009 Messaggi: 804 Località: Senigallia
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Inviato: Mar 28 Gen, 2014 1:31 am Oggetto: |
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Alessandro Signore ha scritto: | Ho guardato le foto in sequenza, senza leggere il testo per evitare di farmi influenzare dalle tue parole.
La prima impressione è stata quella di un campo in cui si fermano gli artisti circensi o di un luna park, anche per via di quella struttura circolare che si vede in alcune foto, che pare proprio una giostra.
L'altra cosa che ho notato è che alcune foto si somigliano: cambiano le inquadrature e i relativi punti di vista, ma i camper e le roulotte effettivamente appaiono simili, come pure le scene ritratte, e ciò si ripercuote inevitabilmente (e negativamente) nella lettura del portfolio, dando un senso di ridondanza.
In giro non si vede un'anima, ma ci sono flebili e sporadiche tracce di vita nonostante le porte chiuse e le finestre sbarrate. Non so dire se questa scelta, voluta o subita, sia determinante, sta di fatto che si può rappresentare la vita anche senza ritrarre esseri umani, a patto di curare bene questo aspetto.
Successivamente ho letto il testo, senza trovare in verità molti collegamenti nelle foto. Hai scritto di aver "scelto l'architettura come soggetto delle fotografie", ma io come soggetti identifico le roulotte, i camper, mentre palazzi e case, (mi pare di aver capito che tu abbia inteso fare un parallelo tra abitazioni "immobili" e "mobili"), appaiono ripresi solo in pochissime foto e in maniera marginale. Se con "architettura" hai inteso le roulotte, (ma personalmente non condivido questa tua categorizzazione), non vedo comunque il collegamento con le abitazioni in cemento, avendo le tue foto, nella maggior parte di esse, caratteristiche analitico\descrittive di quello che mostrano chiaramente, mancando quindi del dualismo che era nelle tue intenzioni, non so se mi sono spiegato bene.
Vedi Giorgio, come ho scritto qui e in altri luoghi, spesso il confine tra il provare emozioni e sensazioni, (le differenti condizioni di vita, il sentiero che ti ricorda strade percorse quotidianamente, la necessità dei propri spazi ecc), e il riuscire a trasmetterle fotograficamente non è così semplice da varcare, anzi.
Le tue foto, seppur ben eseguite dal punto di vista tecnico, non riescono a trasmettere quanto riportato nella descrizione, o almeno non così chiaramente.
Il tema è molto interessante e meritevole: credo tu abbia la sensibilità giusta per approfondirlo e integrarlo a dovere.
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Grazie tanto Alessandro del tuo esaustivo commento.
Hai mosso molte questioni interessanti che scaturiscono dal tuo personale punto di vista e per questo te ne sono grato. Vista la ricchezza dei tuoi argomenti risponderò solamente a quelle critiche in cui mi è sembrato tu chiedessi ulteriori spiegazioni e chiarimenti.
Ebbene si! Quando dico che le architetture sono il soggetto di queste fotografie per architetture intendo proprio le roulotte e da studente di Architettura non mi vergogno affatto di questa "categorizzazione". Infatti il sottotitolo che ho scelto per il progetto, qui non riportato, è proprio "Architetture nomadi". Per quanto riguarda il confronto con l'edilizia tradizionale non sempre è manifesto ma questo non significa che non ci sia.
Quando ci si accorge che le roulotte non sono disposte a caso ma seguono uno schema razionale che scaturisce da banali necessità ci si accorge anche che in questo campo c'è una piccola città mobile che si pone inevitabilmente in relazione con le città in cui siamo soliti vivere. È vero, ritraggo il campo, le roulotte, i sentieri ma lo faccio in modo tale da permettere di riconoscere in questi elementi le analogie e le differenze con quelli delle nostre città; è qui il confronto quando non si vede.
Mi dispiace molto che le foto non siano riuscite a trasmetterTI quanto dichiarato dalla descrizione e spero che con questi ultimi chiarimenti riescano a dirti qualcosina in più di prima.
Ti ringrazio ancora molto del tuo commento,
Spero di riceverne ancora molti altri così interessanti
_________________ Giograna.altervista.org |
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Alessandro Signore utente attivo

Iscritto: 30 Set 2007 Messaggi: 6225 Località: Lecce
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Inviato: Mar 28 Gen, 2014 8:43 am Oggetto: |
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Giorgio, ho dimenticato di scrivere alla fine del commento che quanto espresso sono esclusivamente delle mie personali considerazioni, ma vedo che lo hai inteso benissimo.
HiGiò ha scritto: | Ebbene si! Quando dico che le architetture sono il soggetto di queste fotografie per architetture intendo proprio le roulotte e da studente di Architettura non mi vergogno affatto di questa "categorizzazione". Infatti il sottotitolo che ho scelto per il progetto, qui non riportato, è proprio "Architetture nomadi". Per quanto riguarda il confronto con l'edilizia tradizionale non sempre è manifesto ma questo non significa che non ci sia.
Quando ci si accorge che le roulotte non sono disposte a caso ma seguono uno schema razionale che scaturisce da banali necessità ci si accorge anche che in questo campo c'è una piccola città mobile che si pone inevitabilmente in relazione con le città in cui siamo soliti vivere. È vero, ritraggo il campo, le roulotte, i sentieri ma lo faccio in modo tale da permettere di riconoscere in questi elementi le analogie e le differenze con quelli delle nostre città; è qui il confronto quando non si vede. |
Giuro che l'avevo pensato che studiassi architettura!!
Allora è molto probabile che io, che nella vita mi occupo d'altro, abbia qualche difficoltà a notare nella disposizione delle roulotte uno schema utile alle necessità di chi le abita e credo che ciò possa essere immediatamente riconosciuto da chi certe esperienze le vive, per studio, per lavoro o perché ci abita, anche per questo, sempre secondo il mio punto di vista, il senso del tuo lavoro, a chi non è avvezzo alla materia e ai luoghi, non arriva immediatamente.
_________________ “(...) attraverso la luce, ho immaginato prima e reso poi concreto e percepibile, qualcosa che non era visibile e che tuttavia esisteva e che la luce suggeriva, lasciando a me come fotografo, il solo compito di tradurre quel qualcosa”. [G.B.] |
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Mario Zacchi utente attivo

Iscritto: 07 Giu 2008 Messaggi: 6655
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Inviato: Mar 28 Gen, 2014 2:15 pm Oggetto: |
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Se ho inteso bene il principio.
I connotati della ripresa architettonica si perdono, tranne che nella foto d' apertura, nella 2881 e nella 2839, per me. E' un' idea interessante, ma non so quanto facile da realizzare in concreto, mantenendosi coerenti. Mi pare che debordi rapidamente su sbirciate fugaci o su foto-confronto un po' ovvie (lo sfondo delle case). L' effetto drammatico suggerisce più l' idea di una condizione subita che dell' adesione ad uno stile di vita che sarebbe addirittura una sorta di religione. Tante volte questo tono drammatico è surrogato a mancanza di idee. In questo caso l' idea c' è; del mood drammatico non afferro un senso che non sia, appunto, abitudine.
_________________ Belle foto. O perlomeno belle idee -> |
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HiGiò utente attivo

Iscritto: 01 Ago 2009 Messaggi: 804 Località: Senigallia
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Inviato: Mar 28 Gen, 2014 8:19 pm Oggetto: |
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Mario Zacchi ha scritto: | Se ho inteso bene il principio.
I connotati della ripresa architettonica si perdono, tranne che nella foto d' apertura, nella 2881 e nella 2839, per me. E' un' idea interessante, ma non so quanto facile da realizzare in concreto, mantenendosi coerenti. Mi pare che debordi rapidamente su sbirciate fugaci o su foto-confronto un po' ovvie (lo sfondo delle case). L' effetto drammatico suggerisce più l' idea di una condizione subita che dell' adesione ad uno stile di vita che sarebbe addirittura una sorta di religione. Tante volte questo tono drammatico è surrogato a mancanza di idee. In questo caso l' idea c' è; del mood drammatico non afferro un senso che non sia, appunto, abitudine. |
Grazie tanto, Mario, del commento.
Quello che dici è vero, spostarsi continuamente per loro è un abitudine e mi piaceva che questo venisse percepito guardando le fotografie. Questa è la loro vita ed anche se è precaria e in movimento non può fare a meno di essere almeno in minima parte abitudinaria, questo paradosso dell'abitudine al cambiamento è uno dei motivi che mi ha spinto a fotografare. Non sbagli nemmeno quando dici che questa condizione è subita. Il discorso è molto complesso perché la scelta di questa vita è in parte voluta e in parte subita. Mi spiego meglio, potrebbero decidere di vivere diversamente ma non è facile rompere una tradizione culturale e soprattutto economica molto antica che fin da bambino ti ha abituato ad un determinato stile di vita. Loro non sono felici della vita che fanno ma non fanno niente per cambiarla, la accettano.
Grazie ancora del commento
Ciao
_________________ Giograna.altervista.org |
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