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A volte,è una scelta A volte,è il destino. di Giacomo Berti commento di Buonaluce |
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il signor mario ha scritto: | Che noia le foto dei barboni, oltre tutte le considerazioni etiche riportate da Mario inizia ad essere presente anche un forte senso di noia, come quando dal banale si passa all'ossessivo.
Si vogliono fare foto di barboni, homeless, esclusi...? va bene le si facciano ma almeno gli si dia un senso, si passi qualche giorno con loro, si spenda un po' del proprio tempo epr dargli un po' di compagnia, di calore umano, si spenda qualche euro per mangiare insieme a loro, poi, solo poi, si chieda il permesso di fotografarli e allora si cerchi una foto che racconti qualcosa. Questi sono furti della peggiore specie: rubare l'immagine a chi non ha più nulla.
Per quanto riguarda il titolo lo trovo pessimo! Nessuno sceglie di fare questa vita! È ora di finirla con il romanticismo alla London |
condivido in toto il pensiero del sig. Mario - per quello che mi riguarda, ho fatto un "fioretto" e non riprendo mai persone nel loro disagio. mi sembra irriverente. |
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A volte,è una scelta A volte,è il destino. di Giacomo Berti commento di il signor mario |
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Che noia le foto dei barboni, oltre tutte le considerazioni etiche riportate da Mario inizia ad essere presente anche un forte senso di noia, come quando dal banale si passa all'ossessivo.
Si vogliono fare foto di barboni, homeless, esclusi...? va bene le si facciano ma almeno gli si dia un senso, si passi qualche giorno con loro, si spenda un po' del proprio tempo epr dargli un po' di compagnia, di calore umano, si spenda qualche euro per mangiare insieme a loro, poi, solo poi, si chieda il permesso di fotografarli e allora si cerchi una foto che racconti qualcosa. Questi sono furti della peggiore specie: rubare l'immagine a chi non ha più nulla.
Per quanto riguarda il titolo lo trovo pessimo! Nessuno sceglie di fare questa vita! È ora di finirla con il romanticismo alla London |
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A volte,è una scelta A volte,è il destino. di Giacomo Berti commento di Webmin |
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... suggerisco la lettura di quanto scritto da Ando Gilardi:
"Non fotografare gli straccioni, i senza lavoro, gli affamati.
Non fotografare le prostitute, i mendicanti sui gradini delle chiese,
i pensionati sulle panchine solitarie che aspettano la morte come un treno nella notte.
Non fotografare i neri umiliati, i giovani vittime delle droga, gli alcolizzati che dormono i loro orribili sogni. La società gli ha già preso tutto, non prendergli anche la fotografia.
Non fotografare chi ha le manette ai polsi, quelli messi con le spalle al muro, quelli con le braccia alzate, perchè non possono respingerti. Non fotografare la suicida, l'omicida e la sua vittima.
Non fotografare l'imputato dietro le sbarre, chi entra o esce di prigione, il condannato che va verso il patibolo.
Non fotografare il carceriere, il giudice e nessuno che indossi una toga o una divisa. Hanno già soppportato la violenza non aggiungere la tua. Loro debbono usare violenza, tu puoi farne a meno.
Non fotografare il malato di mente, il paralitico, i gobbi e gli storpi. Lascia in pace chi arranca con le stampelle e chi si ostina a salutare militarmente con l'eroico moncherino.
Non ritrarre un uomo solo perchè la sua testa è troppo grossa, o troppo piccola, o in qualche modo deforme. Non perseguitare con i flash la ragazza sfigurata dall'incidente, la vecchia mascherata dalle rughe, l'attrice imbruttita dal tempo. Per loro gli specchi sono un incubo, non aggiungere le tue fotografie. Non fotografare la madre dell'assassino e nemmeno quella della vittima. Non fotografare i figli di chi ha ucciso l'amante, e nemmeno gli orfani dell'amante. Non fotografare chi subì ingiuria: la ragazza violentata, il bambino percosso. Le peggiori infamie fotografiche si commettono in nome del diritto all'informazione. Se è davvero l'umana solidarietà quella che ti conduce a visitare l'ospizio dei vecchi, il manicomio, il carcere, provalo lasciando a casa la macchina fotografica. Non fotografare chi fotografa; può darsi che soddisfi solo un bisogno naturale.
Come giudicheremmo un pittore in costume bohémien seduto con pennelli, tavolozza e cavalletto a fare un bel quadro davanti alla gabbia del condannato all'ergastolo, all'impiccato che dondola, alla puttana che trema di freddo, ad un corpo lacerato che affiora dalle rovine?? Perchè presumi che il costume da free-lance, una borsa di accessori, tre macchine appesa al collo e un flash sparato possano giustificarti?"
Webmin |
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A round of fire di Giacomo Berti commento di vittorione |
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Concordo con quanto detto da Mr. Host. Elementi a sostegno della foto ce ne sono, tra questi l'effetto grafico introdotto dalla camicia a righe, ma l'inquadratura stretta e l'occhio solo in minima parte visibile giocano a sfavore. Meglio sarebbe stato inoltre, secondo me, non mantenere il soggetto esattamente al centro, così da suggerire un maggior dinamismo.
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A round of fire di Giacomo Berti commento di Mr. Host |
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Se posso dire la mia, con il senno del poi..è uno scatto che avrei visto meglio con un'inquadratura leggermente più larga per non tagliare il fuoco..
Un vero peccato poi non avere ben visibile l'occhio dell'artista..
Immagine che sposto nella sezione ''Varie'', dove per consuetudine valutiamo le foto realizzate nelle varie tipologie di spettacoli
ciao |
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Solitario di Giacomo Berti commento di carcat |
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Ciao Giacomo, benvenuto,
scatto interessante, il PdR da la sensazione della pendenza a sinistra
ma può essere una scelta... |
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l'attesa del Metrò nomophobia. di Giacomo Berti commento di Giacomo Berti |
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ciao a tutti, grazie per i consigli.
rispondo per primo a bergat.. per quanto riguarda il titolo ho voluto esprimere in una parola ciò che il mio occhio ha mirato: nomophobia, cioè la paura incontrollata di rimanere sconnessi dal contatto con la rete di telefonia mobile; personalmente credo non ci sia definizione più adatta per questo scatto..ormai la nostra società vive di questo.
per quanto riguarda gps73 sinceramente non ho cercato l'interazione ma al contrario, ho voluto tenere i protagonisti in un loro mondo fatto solo di tecnologie, razionalità e niente emozioni e sensazioni, poi purtoppo l'arrivo del metrò mi ha bloccato gli scatti. |
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l'attesa del Metrò nomophobia. di Giacomo Berti commento di bergat |
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Io più che altro non capisco il titolo. Avrei messo come titolo....un mondo a parte,.... isolamento, .... astrazione dal reale.... ma nomofobia per me non ha senso e perchè poi non nodonnofobia? |
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l'attesa del Metrò nomophobia. di Giacomo Berti commento di gps73 |
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Ciao, innanzitutto benvenuto.
Tecnicamente direi scattata e sviluppata con tutti i canoni della street, ma non mi convince nel contenuto.
Forse l'apatia dei soggetti, forse la mancanza d'interazione col fotografo, ho come l'impressione che il momento colto non è tra i migliori che la scena potesse offrire.
Sensazione personale. |
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