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Spettatori interessati di onaizit8 commento di surgeon |
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Una scena divertente quella catturata da onaizit8: non solo la disinteressata compagnia dei fedelissimi gatti a far nascere il sentimento di ironia con l'uomo raffigurato ma soprattuto la sua improbabile figura di pescatore, iniziando da quella maglietta fucsia che di mimetico non ha davvero niente, per arrivare alla postura da neofita e la posizione arretrata rispetto alla riva del canale. Mi immagino i pesci di fondale di questo angusto e poco ossigenato canale e la loro reazione divertita al richiamo visivo L'estrema lontananza dai soggetti ripresi e il punto di vista sopraelevato, molto probabilmente da un ponte che attraversa il canale, diluiscono la simpatica scena di questo fotogramma verticale che vede la presenza di un primo piano vuoto. Non sempre le scene simpatiche sono a portata di obiettivo
una buona life Tiziano  |
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Life 2 di Ueda commento di surgeon |
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Uno scatto fotografico all'interno di una cucina mentre alcune persone stanno mangiando davanti ad una tavola apparecchiata e imbandita di cibo. In primo piano un passeggino con un neonato e sullo sfondo altre persone che mangiano. Tutte estremamente disinvolte, tutte a proprio agio. Il tutto viene ripreso con una focale grandangolare da un punto di vista alto, molto simile a quello di una telecamera a circuito chiuso. Questo provoca un sentimento misto fra straniamento e controllo esterno. Un'inquadratura pervasiva quella di Ueda, un Grande Fratello orwelliano che sorveglia questa famiglia eterogenea ormai assuefatta alla presenza e al controllo. Vi è un'apparente assenza dell'istanza autoriale come se lo scatto non avesse l'impronta dll'enunciatario. Lo sbilanciamento della composizione a sinistra, con quel vuoto marcato a destra, i tagli spietati a sinistra, ma soprattutto la prospettiva straniante con le sue distorsioni enfatizzano una sorta di panopticon visivo (tanto per soddisfare il piacere parossistico dell'autore di cercare nel web ).Prima il filosofo Bentham e le sue applicazioni carcerarie, poi Michael Foucault nel suo libro "Sorvegliare e punire", fino ad arrivare ai giorni nostri con gli innumerevoli show televisivi, tutti hanno esplorato in modo dettagliato queste idee: la consapevolezza di essere costantemente osservati è diventata un fatto essenziale della nostra vita quotidiana. Le telecamere di controllo sono ovunque: senza fare nessuna verifica, senza più farci caso, date per scontato che qualcuno vi osservi... è la vita.
ottima idea..  |
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Attimi fuggenti di Enrico81 commento di surgeon |
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Un fotogramma ricco di elementi visivi dove riesce difficile scorgere un vero centro d'attrazione: uno scorcio urbano dove in primo piano abbiamo due giovani seduti sui gradini di una scalinata, ripresi di spalle, in intimità. Sullo sfondo una normale giornata cittadina con il suo traffico pedonale e stradale. L'inquadratura verticale non esalta nessun elemento visivo se non quello di includere le ombre dei due personaggi in primo piano; al tempo stesso include una porzione ampia e sovraesposta di cielo che magnetizza l'attenzione dell'osservatore in maniera irreversibile. Un'inquadratura orizzontale avrebbe eliminato il cielo e sarebbe stata più naturale. Altre sovraesposizioni nell'angolo in basso a destra e intorno alle figure umane intente a passeggiare. L'idea principale dell'autore si può intuire dal titolo, era quella di congelare un momento di intimità fra due giovani, un sorriso complice che ci regala un guizzo d'immaginazione. Purtroppo questa intimità, questa complicità non riesce ad emergere da un contesto visivi ipersaturo: il normale rapporto figura /sfondo viene reso complesso: il contesto intorno ai giovani, invece di valorizzare ed evidenziare l'attimo, tende a distrarlo e a confonderlo. Anche quel passo sincrono, sulla sinistra del fotogramma rappresenta un centro d'interesse e tende a rubare attenzione all'idea principale. I neri sono molto chiusi, specialmente nella parte sinistra del frame e tendono a massificare tutte le forme.
ne aspetto altre Enrico81 |
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Sgamata! di luli commento di surgeon |
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Buono lo sguardo in camera dell'anziano signore e ancor meglio l'espressione stupita con la lingua fuori delle labbra. La figura di donna in abiti intimi che si intuisce sulla pagina del giornale riesce a creare nuov relazioni e spunti narrativi.. Bravo l'autore ad avvicinare il soggetto, forse siamo a poco più di un metro. Purtroppo la foto soffre di un mosso troppo evidente, di una marcata sovraesposizione che ha bruciato i bianchi in diversi punti del viso,cappello,mani, giornale, cielo, e di una fastidiosa inclinazione dell'inquadratura.
ne aspetto altre luli.. |
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Il sole e la tempesta di http403 commento di surgeon |
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Un paesaggio urbano che riprende la piazza di San Giacomo Matteotti a Udine. Viene ripresa con un un grandangolo spinto che tende a enfatizzare linee cadenti e distorsioni prospettiche della componente architettonica. L'inquadratura contiene una buona porzione di cielo, plumbeo, gravido di nuvole in procinto di un forte piovasco. L'idea dell'autore è abbastanza evidente dal titolo e consiste nel richiamare l'attenzione dell'osservatore sul contrasto fra le condizioni di luce presenti, enfatizzate dai colori che dipingono in maniera originale questo scenario urbano. Da un punto di vista Street and Life l'istantanea presenta un contenuto debole per via della componente umana ripresa da molto lontano e quindi ridotta a semplice elemento compositivo. Il fotogramma, piacevole per la componente transitiva, presenta una forte valenza paesaggistica. |
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allergia al polline di iljap commento di surgeon |
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Un ottimo reframing percettivo.
L'autore seleziona determinati stimoli visivi della realtà e li organizza all'interno dell'inquadratura fotografica in maniera significativa. L'interpretazione del testo viene aiutata dall'ancoraggio del titolo che fornisce un indizio sulla possibile interpretazione. Questo controllo del livello connotativo poteva anche essere omesso alla luce della bontà della ri-contestualizzazione percettiva. Per rendere ancora più essenziale il messaggio avrei omesso dall'inquadratura la ripetizione delle strisce gialle disegnate sull'asfalto che anche se composte bene non aggiungono niente al contenuto.
Un buon lavoro del modesto iljap |
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Roma 069 di alxcoghe commento di surgeon |
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Una scena di strada eterogenea e interessante, dalla buona lettura visiva. La figura della donna anziana a sinistra del frame è molto funzionale: opera come una quinta scenica donando profondità e spunti narrativi mettendosi in relazione con gli altri elementi raffigurati. La sua figura immobile con le braccia conserte dietro la schiena è in antitesi con la dinamicità di quella giovane ragazza dal look aggressivo. Il volto inespressivo dell'anziana signora, i suoi ritmi lenti, si contrappongono all'eccitazione nervosa di quel passo ben ripreso e alla nevrotica compulsione di quel telefono cellulare all'orecchio della giovane. Lieve sovrapposizione fra la figure della giovane con gli stivali e una passante bionda nei piani retrostanti..forse sarebbe bastato un altro passetto. Il gruppetto di persone sulla destra bilancia un'inquadratura estremamente dinamica ripresa con bravura da esperto streepher. Bravo anche a nascondere le parti sovraesposte del fotogramma con la testa della signora nell'angolo in alto a sinistra.
un buon lavoro alxcoghe |
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artista di clik_fra commento di surgeon |
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Ancora un artista di strada, ripreso durante una performance musicale. L'espressione vivace e gli attributi caratteristici non riescono a donare uno slancio interessante all'istantanea. Il soggetto viene ripreso con un piano americano e con una focale aperta che lo rende nitido sfuocando lo sfondo rapprsentato da una porzione di vetrina. E' presente una fastidiosa porzione di sedia molto chiara sulla sinistra del fotogramma che tende a distrarre l'attenzione. Purtroppo le istantanea come questa cadono quasi sempre nel già visto, nell'ovvio: l'istantanea rischia di essere dimenticata prima ancora di essere stata vista per intero. Non vi è dubbio che chi si trovava sul posto lo vede come un interessante ricordo personale, che probabilmente riesce a fare riemergere suoni e atmosfere particolari ma che purtroppo non vengono catturate in maniera oggettiva dal testo visivo.
ne aspetto altre clik_fra |
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Nelle strette vie di Cividale... di friuli76 commento di surgeon |
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L'istantanea ci presenta uno scorcio di paese caratterizzato da una stretta via dove possiamo scorgere in lontananza una figura umana ripresa di spalle. L'autore sceglie un fotogramma verticale che veste bene il soggetto ed un fuoco selettivo sull'uomo di spalle che stà camminando. Queste scelte tecniche costringono la messa a fuoco mentale dell'osservatore a farsi strada attraverso le strette vie del paese friulano. In questo senso il titolo della fotografia è esplicativo e coerente con le intenzioni dell'autore. Da un punto di vista squisitamente Street and Life la scena appare debole: l'eccessivo vuoto del primo piano sfuocato disturba lievemente; la lontananza dall'uomo e la sua postura di spalle lo riducono ad elemento secondario dando molta più importanza all'ambiente circostante. La scelta del bianco e nero non aggiunge valore alla scena che si presenta grigia nei toni. La scena è permeata da una sensazione di tristezza e solitudine. La firma dell'autore nell'angolo in basso a sinistra stona e cattura troppa attenzione. |
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Scanno di rampi commento di surgeon |
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Premetto che non mi ritengo il depositario di una verità assoluta ma semplicemente un normale utente con un suo punto di vista..
Ho sempre cercato nei miei commenti, di “vestire i panni” del fotografo di turno, cercando di assimilare e condividere la stessa sensibilità percettiva che lo ha portato a scattare, la sua idea.
La fotografia la intendo semplicemente come uno dei “mezzi di comunicazione”che l’uomo possiede. Per giungere a quell’idea cerco di analizzarne di volta in volta, le scelte tecniche e compositive che l’hanno generata. Non sempre ci riesco.. Per poter “leggere” quella comunicazione, occorre sforzarsi di interpretare un linguaggio fotografico. Non vi è dubbio che, la trasmissione di un messaggio fotografico, dall’emittente (il fotografo) al ricevente (l’osservatore di turno), dipende sia dalle capacità di lettura di quest’ultimo, sia dalle capacità di scrittura del primo.
Ma torniamo allo scatto di Rampi, l’unico e più importante attore in questa vicenda. Ho chiamato “buona discrasia cromatica del bianco e nero” per riferirmi ad una figura astratta dell’espressione visiva non legata a specifici contenuti. La potevo chiamare anche “polarità cromatica del chiaro e scuro” oppure “contrasto di chiaro-scuro” o semplicemente “bianco e nero”. Il concetto di polarità come quello di contrasto o altresì di “discrasia” costituisce il fondamento di una grammatica minima dei processi di scrittura e lettura della fotografia (Gibson J.J 1999 “ Un approccio ecologico alla percezione visiva”; Antonino Pennisi “Segni di Luce: tecniche di linguaggio fotografico”. La polarità cromatica del chiaro-scuro è solo un modo per definire un aspetto della grammatica visiva: questo astrattismo viene di volta in volta a diversificarsi nei diversi lavori fotografici e ad assumere significati diversi: all’interno di questo linguaggio può prendere vita qualsiasi contenuto concreto. Qualche esempio per intenderci: E.Smith in tutta la sua enorme varietà tematica fotografica opera sempre attraverso una sola tecnica fondata sull’estremizzazione di questa polarità cromatica scuro-chiaro, esplorata in tutte le sue più profonde variazioni di luminosità ambientali. La stessa discrasia cromatica la ritroviamo in molti lavori di Giacomelli dove le polarità di luminanza chiaro-scuro e scuro-chiaro si contrappongono in maniera originalissima assumendo i contenuti più disparati. Questa istantanea di Rampi, che non può essere paragonata nei risultati alle opere dei Maestri citati, può essere tuttavia descritta visivamente con la stessa ed oggettiva grammatica fotografica. Spero di aver risposto anche a Bandolero, aggiungendo che i radicali cromatici sono undici, fra i quali abbiamo anche il bianco e nero (Thurlemann F. 2004 “Le rouge et le noir di Paul Klee”, in Corrain). Thurlemann li suddivide ulteriormente in Acromatici, Semicromatici e Cromatici.
Procediamo con il commento : l’utente claudiom pone un’interessante critica al commento: questo mio non comprende riferimenti espliciti alla località Scanno, intesa come “fetta cospicua della Storia della Fotografia Mondiale”, “Luogo in cui sono state scattate le Fotografie Cardine della Storia”, “ il Luogo di Pellegrinaggio di generazioni di fotografi”, e per finire l’enfasi emotiva: il suo “Santiago di Compostella”. L’utente Claudiom utilizza l’istantanea di Rampi per concentrare la sua attenzione mentale sull’importanza Storica, sull’essenza della Storia della fotografia Mondiale, attivata enzimaticamente e impersonata da quel titolo “Scanno” dal quale sente sgorgare “differenze da ora, etcetcetc…” Il commento all’istantanea di Rampi lo emoziona molto, in negativo, e lo pone in uno stato d’animo di “orgoglio”: come appassionato di fotografia si sente offeso da questo commento, e lo vive come uno schiaffo a sé e alla Fotografia: avrebbe voluto che si parlasse di Giacomelli, HCB e di tutta la Mitologia della fotografia MONDIALE che ha vissuto intorno a “Scanno”. Tutto lecito.. Mi viene da riflettere sulla potenza di quella semplice scritta che ha accompagnato l’istantanea Di Rampi... Che rapporto esiste fra questo semplice titolo e il testo visivo specifico di Rampi? Che rapporto c’è fra una fotografia in generale ed il suo titolo? Quest’ultimo può aiutarci a capirla, dandocene una chiave di lettura, o può fuorviarci? Prendiamo in esame il primo termine: l’immagine fotografica. La sua peculiarità è che è un “indice”. Ci “indica”, ci riporta con forza al referente, a ciò che era davanti all’obiettivo. La fotografia è una “impronta” del reale per la natura stessa del processo che le sta alla base. Nell’istante dello scatto, in quella frazione di secondo non è il fotografo a costruire l’immagine ma la natura stessa mediante le sue leggi ottiche e chimico-fisiche. Ma è davvero così? L’immagine fotografica è un prodotto automatico ed il fotografo un semplice artigiano in grado di azionare il mezzo tecnico? Anche se “non è presente” nella frazione di secondo dello scatto, il fotografo lo è prima e dopo, con le sue scelte tecnico-espressive. Egli insomma, determina la forma di quell’impronta che porta quindi con sé, oltre all’oggetto fotografato, “l’autore stesso”. Questo per me è veramente degno “d’interesse visivo” e quello su cui deve fondarsi l’analisi strutturale della fotografia in questione.
Quindi la foto, oltre ad essere una “impronta” è anche un “segno” portatore di significati, di messaggi. In una foto c’è sempre “l’idea dell’autore”. Questa di Rampi ne è un esempio: e’ egli che ha scelto di fotografare, isolandolo da un contesto illimitato nello spazio e nel tempo, il soggetto che lo ha colpito. Mediante la scelta del punto di vista, della composizione, del tempo e della profondità di campo, del momento dello scatto, delle polarità o convergenze cromatiche di chiaro e scuro, della luce, e di una infinità di altre variabili, rappresenta quel soggetto in un certo modo. Ed è di questo che mi piace parlare.
E’ quello che chiamiamo “linguaggio fotografico”. Attraverso l’analisi del “cosa” e del “come” è possibile risalire al “perché”, al contenuto della comunicazione. E questo è tanto più facile quanto più l’autore sa “scrivere” fotograficamente ed il lettore sa “leggere” un tale tipo di linguaggio.
Vorrei a questo punto sottolineare che nella “lettura” di queste immagini fotografiche è sempre in agguato un pericolo, quello delle “integrazioni psicologiche”. In ciascuno di noi, la vista di una immagine, il testo di un titolo se presente, richiama sensazioni e pensieri che gli derivano dalle esperienze di vita, dal tipo di cultura (compresi i libri fotografici e le immagini viste sull’argomento), dallo stato d’animo del momento, dalle convinzioni politiche, religiose, filosofiche. La foto può cioè trasformarsi in uno “specchio” che riflette il nostro “io”, così che finiamo per “leggere in noi stessi” mancando il messaggio dell’autore del testo visivo originale, in altri termini fallendo la lettura. Ecco quello che penso sia successo per l’istantanea di Rampi. Ma passiamo a parlare dei titoli alle immagini: che potere hanno? Quando ci sono, quanto possono influire nell’interpretazione psicologica della fotografia? Sono sempre necessari? Se lo fosse, significherebbe che il linguaggio fotografico è insufficiente da solo a comunicare, ed io non lo credo. Diversamente ci troveremmo di fronte ad una struttura multimediale, sincretica, di testo ed immagine dove la seconda potrebbe diventare un semplice “supporto” del primo, o perfino un trampolino linguistico verso una moltitudine di concetti che con il testo visivo hanno un rapporto più tenue. Si potrebbe obiettare che se il titolo l’ha messo l’autore, non può che essere coerente all’immagine. Se questa coerenza fosse forte, il titolo sarebbe inutile e costituirebbe una mancanza di fiducia nelle capacità comunicative della fotografia e/o in quelle di lettura del fruitore. Se la coerenza fosse debole, Il titolo diverrebbe una “stampella” per dei significati male espressi. In alcuni casi, la foto potrebbe divenire, per lo stesso autore, o per qualche lettore, evocatrice in tempi successivi allo scatto di “integrazioni psicologiche” che indurrebbero a significati non perfettamente coerenti ai significati originali. Non ho dato importanza al titolo: non ho sentito la necessità di parlare della Storia della Fotografia e dei suoi Personaggi (Giacomelli, Cartier Bresson, etc) che ruotano intorno a Scanno. Non penso altresì che l’autore volesse far riferimento con il suo testo visivo alle vicende storiche di fama mondiale dei grandi Maestri fotografi che hanno rappresentato Scanno. . Mi sono limitato ad un sintetico “anziana autoctona” per evidenziare l’appartenenza storica dell’anziana signora a quelle mura di paese. Mura che le appartengono e che sembrano della stessa pasta iconica del personaggio. Mura che l’autore afferma appartenere a Scanno ma con questo non mi sento legittimato a parlare della Storia della Fotografia Mondiale e delle gesta fotografiche di Giacomelli, Cartier Bresson, Scianna etc. Non la sento come una connotazione prevalente. Sono state fatte fotografie memorabili e nessuno lo nega ma non mi sembra che il testo visivo abbia bisogno di questa connotazione. Non penso che l’autore volesse portarci su quel piano mentale: su quei luoghi in cui sono state scattate le Fotografie Cardine della Storia, quei “Luogi di Pellegrinaggio di generazioni di fotografi”. Ho ritenuto più sensato mettere in evidenza invece la disposizione di Rampi a guardare la vita con “partecipazione e attenzione”: la sua volontà di leggere ed interpretare gli aspetti di quell’universo intimo e personale che la figuratività dell’anziana signora sulle scale, veicolava. La vedo bene inserita in ambito Street: c’è ricerca di sintonia con la vita rappresentata su quelle scale, voglia di percepirla, assorbirne gli umori. Lo scatto contiene dei buoni ingredienti che sono l’“attenzione” e la “partecipazione”, aspetti di una stessa capacità di guardare con il cuore e non soltanto con gli occhi, per riuscire a cogliere il carattere, la personalità, le sfumature, in una parola l’ “anima” di chi abbiamo di fronte. Anche se l’anziana potrebbe essere stata la modella di Cartier Bresson o di Giacomelli nei tempi passati e anche se questi sono stati fondamentali nella Storia della fotografia Mondiale non mi interessa: sono interessato a quel “debrayage enunciazionale visivo” che si instaura fra Rampi e la sua modella. Quell’unico rapporto significativo vale per me e di cui cerco le coordinate di un guardare modalizzato secondo il volere. Ho considerato che l’anziana signora fotografata è il soggetto di un guardare sia attivo che passivo: infatti al tempo stesso può sia guardare Rampi o l’osservatore di turno, sia essere guardata da loro. Ho lasciato un breve riassunto semiotico alla vecchia maniera (Omar Calabrese “ La macchina della Pittura” 1985 : non voler essere guardata e non voler non guardare: l’anziana guarda verso lo spectator ma il suo sguardo è debole, quasi assente, uno sguardo spento,flemmatico, un ritmo visivo lento (non cerca attivamente di non guardarlo ma non lo guarda neanche) e manifesta una “distanza” nei confronti dello spettatore (non vuole non essere guardata). L’anziana è indifferente allo spettatore, però è disponibile tanto a lui quanto per lui. Ho cercato di integrare questa modalizzazione dello sguardo con” la comunicazione non verbale” della figura sottolineando la messa in scena di una postura che tradisce un dissimulato e fine “gesto di barriera” introducendo ulteriori ed interessanti connotazioni psicologiche dell’anziana nonché dell’interazione fra lei e l’autore Rampi. Questo mi sembra molto più attinente al testo visivo in questione rispetto ad una connotazione che riporti il discorso su di un piano più linguistico, su di un contesto storico che ha il sapore di “implicazione”. Non vi è dubbio che l’immagine fotografica intesa in senso generale, va raccogliendo i propri significati nel tempo passato: le implicazioni, ovvero quei contenuti di cui la fotografia (come più di tutte le altre forme di comunicazione) si carica nella sua durata e nella sua circolazione. Queste implicazioni hanno però un sapore soggettivo, una specie di punctum privato per dirla alla Barthes. Forse, questa signora anziana “ricorda”, a qualcuno di forbito, le famose anziane modelle delle grandi e storiche fotografie di Scanno di Bresson, Giacomelli e di altri Maestri tanto da sentire la necessità di farne un lecito paragone intellettuale ma c’è il pericolo di andare a proporre una lettura del testo visivo personale e soggettiva, quelle che precedentemente definivo pericoli di integrazione psicologica (Nazareno Taddei “Educazione all’immagine e con l’immagine” CISCS 1976).
Tutto questo parlare è finalizzato per l’utilità dell’autore Rampi con la sua prova e per gli utenti che hanno avuto il tempo e la pazienza di leggere. |
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Scanno di rampi commento di surgeon |
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La buona discrasia cromatica del bianco e nero presenta un bel ritratto ambientato dove la figura intera della donna si fa portatrice di un racconto. Un racconto delicato dove l'autore preferisce mantenere una certa distanza e dove lo sguardo in camera della donna rivela la sottile linea di empatia fra lei e il "nuovo". Non voler non essere guardata e non vuol non guardare: questa la modalizzazione del suo sguardo; quella mano destra trattenuta dalle dita della mano sinistra e la posizione lievemente ruotata del busto rivelano una leggera ansia, una insicurezza caratteristica verso gli estranei, un gesto non verbale molto sottile, di difesa, di barriera. L'autore lo intuisce e rispetta le distanze che non gli impediscono di catturare lo sguardo stanco ma fiero di questa anziana autoctona, quella pelle scavata che reca il racconto di una vita intera e che sembra risuonare con la matericità dei muri antichi. E' presenta una lieve inclinazione del fotogramma verso sinistra.
un buon lavoro rampi |
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madonnaro di il signor mario commento di surgeon |
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Ricorda che i 200 mm del tuo obiettivo diventano 300 mm se hai un corpo macchina con un ingrandimento 1,5x...
Non esistono regole inviolabili sulle focali da utilizzare nella Street Photography anche se la storia è stata fatta sul 35 mm e sul 50mm. Se per il momento ti piace l'utilizzo del tele, se ti regala emozioni, ti consiglio di continuare ad utilizzarlo. Per fare un esempio che ti possa aiutare nella comprensione ti posso far conoscere Beat Streuli e la sua fotografia di strada: http://www.beatstreuli.com/ Streuli utilizza un lungo tele che gli consente di rilevare i personaggi di strada senza che essi si accorgano della sua presenza. In questo egli si differenzia dai fotografi di strada come Bresson o Winogrand, i quali ricorrevano ad obiettivi con focale ridotta ( Henry-Cartier utilizzava un 50mm mentre Gary usava un 28 mm) per avere una forte interazione con i loro soggetti. Benchè questa impressione non traspaia dal lavoro di Streuli, vi è in compenso una notevole grazia. Le sue istantanee sono prive di ironia: egli non enfatizza gli attimi in cui i suoi soggetti sono goffi o ridicoli ma piuttosto mette in evidenza quei momenti in cui le persone sono sicure di sè, si muovono naturalmente con la loro compostezza, cercando di renderli eleganti.
ciao signor mario |
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madonnaro di il signor mario commento di surgeon |
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La lunghissima focale utilizzata nell'istantanea produce un buon fotogramma, ben composto, dove l'intera inquadratura viene riempita in maniera armoniosa. A causa della ridotta profondità di campo si realizza una gerarchia di fuoco che funge da linea guida per la lettura dell'immagine: un avambraccio, il polso e l'intera mano ripresa per 3/4, insieme ad una porzione di dipinto raffigurante un volto umano rappresentano il centro d'interesse dell'istantanea. Alla prima ed essenziale domanda sul "di che cosa si tratta" a cui il lettore si interroga, risponde in maniera esplicita l'ancoraggio del titolo: è semplicemente la mano di un artista di strada che viene ripresa nell'atto di dipingere, e la raffigurazione parziale dell'opera. Il testo visivo, sotto un'ottica street and life, appare debole, decontestualizzato, cioè concentrato su di un gesto umano senza avere la possibilità di arricchire narrativamente il momento con le informazioni che possono scaturire dall'ambiente intorno all'inquadratura. Hai utilizzato molto probabilmente un 200 mm o addirittura un 300 mm: per creare un'atmosfera silenziosa dove quel gesto possa acquistare un valore significativo, addirittura "poetico" come scrive giustamente Ueda. Sento molto la mancanza della vita che scorre su quell'asfalto dove l'artista ha deciso di intrattenere la città; sento molto la mancanza fisica del madonnaro stesso di cui posso intuire oltre al sesso, ben poco, se non quell'epidermide sporca, le unghie piene di colore e quell'anello al mignolo. Il volto disegnato in primo piano, schiacciato prospetticamente cattura debolmente l'attenzione, senza intrattenere lo spettatore nè chiamarlo in causa: forse sono proprio quegl'occhi senza pupille che determinano questo risultato. La restante parte dell'inquadratura, lievemente e volutamente sfuocata lascia intuire l'opera dell'artista senza riuscire bene a capirne disposizione e orientamento spaziale: si passa ad un livello diverso di lettura del testo visivo per approdare ad un livello più propriamente plastico, alla Greimas per intendersi, fatto di linee, forme, colori, organizzazioni spaziali variamente combinati per creare un sistema di rimandi e opposizioni. L'idea di Ueda di poter avere una visione più chiara visivamente di quella mano disegnata a sinistra poteva essere uno spunto a creare una connessione di senso con il tuo gesto: in questo senso si sente la necessità di allargare l'inquadratura fotografica per includere elementi con cui poter instaurare nuovi reframing di senso. Nella Street Photography allargare la visione paga sempre..
Penso che ci sia stata solo dell'incomprensione signor mario: alcune volte la fotografia e il suo commento sfugge involontariamente e se ne perde le traccie nel tempo di pochi giorni. Considero Ueda uno dei più acuti e forbiti commentatori su questa piattoforma virtuale..
una buona foto... ne aspetto altre  |
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... di Hero commento di surgeon |
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Le intenzioni dello scatto si possono intuire bene ma purtroppo come ha già suggerito Katia, la lontananza, le ridotte dimensioni e il mancato stacco sfondo/ figura del piccolo centauro diluiscono molto la felice intuizione. Lo avrei aspettato avvicinare...
ciao Hero  |
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Zona portuale di Istanbul di Maverick commento di surgeon |
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L'inquadratuta molto ampia dello scatto ( che cosa avevi un 14mm?) e il punto di vista sopraelevato mettono in evidenza la componente paesaggistica del luogo, in tutta la sua trasparenza mimetica. La componente umana presente assume un ruolo per lo più compositivo. Siamo molto lontani dai gesti e dalle espressioni dei personaggi umani: la vita che scorre sembra non toccare lo spettatore che vaga con lo sguardo per la persuasiva rappresentazione cittadina perfettamente restituita dal bianco e nero. |
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altri tempi!!! di MaxiII commento di surgeon |
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I suggerimenti ricevuti dall'utente Mauroq sintetizzano molto bene gli errori di scatto. La carrozza con il cavallo, il vero centro d'interesse della fotografia fa fatica ad essere contenuta nell'inquadratura e passa in secondo piano rispetto all'effetto straniante dell'inclinazione e della massa triangolare sovraesposta.
ne aspetto altre MaxiII |
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m.c. di stefant commento di surgeon |
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L'incorniciamento della scena, enfatizzato dal forte contrasto di luce, attira piacevolmente l'attenzione dell'osservatore che si lascia accompagnare verso l'nterno dell'immagine per godere delle sue caratteristiche transitive e di colore. La coppia di personaggi ripresi seduti, in posizione speculare con le gambe incrociate, dona un sapore turistico all'istantanea. |
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Central Park n'4 di Patrizio Battaglia commento di surgeon |
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Uno scatto interessante di Patrizio Battaglia
L'autore mette in scena la luce con una buona grammatica visiva: la polarità del chiaro e scuro, perfettibile nei toni, rappresenta l'elemento principale per lo scansionamento dell'immagine e per la creazione di forme. L'enfasi di un' inquadratura attiva, sottolineata dal basso punto di vista e dall'ampia focale utilzzata, dona alla vista l'amplificazione delle forme che inonda tutto il fotogramma orizzonatale. L'epizeusi di luce rappresenta il fulcro dell'istantanea e viene a rimare con le innumerevoli forme circolari dell'archittetura. All'autore va il merito di aver catturato un momento significativo, ben incorniciando nei petali di luce le figure umane, anch'esse dipinte e avvolte dalla stessa magia di fotoni: le loro sagome lucenti fanno ancora il verso alle stesse forme circolari. I personaggi, con i loro attributi da viaggio, si ritrovano inglobati all'interno, contenuti, significativamente accolti, dopo il loro arrivo dal chiarore dei piani che recedono.
un buon lavoro.. |
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Roma 066 di alxcoghe commento di surgeon |
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Un bianco e nero poco convincente quello presentato dall'istantanea: salta subito all'attenzione l'entropia visiva dell'intera scena complici i neri molto chiusi che tendono a massificare le forme e le evidenti sovraesposizioni sulle facciate retrostanti e sulle vie di fuga fra i palazzi. La scena è piuttosto banale: l'artista di strada che fa l'uomo invisibile è ormai anacronistico e l'averlo ripreso mentre un uomo gli paga la performance non aggiunge niente di nuovo. L'unica a salvarsi è la figura dell'uomo che guarda la scena ma rappresenta piuttosto la figura dell'astante, di colui che introduce un ipotetico centro d'attenzione dell'istantanea. I motorini parcheggiati dietro le figure sopradette rendono la scena ancor più difficile da leggere. |
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Plaza de Toros di spelafili commento di surgeon |
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Il fotogramma verticale cerca di trovare un'armonia fra geometrie urbane e componente umana. Nonostante l'ottima intuizione la fotografia è penalizzata fortemente dalla distorzione, inclinazione delle linee. L'inquadratura verticale da prendere in considerazione era quella simmetrica con le giuste proporzioni di entrambe le arcate.
L'idea era buona.. |
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