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Commenti da civ833
Commenti alle foto che gli utenti sottomettono alla critica
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Commenti
SAYOKO ONISHI ED ENZO CARUSO
SAYOKO ONISHI ED ENZO CARUSO di gbellomarephoto commento di civ833

Luci forse di gestione non banale, ma le bruciature accecano un po' troppo e tolgono rotondità alle figure. Il taglio al piede destro toglie un po' di respiro, e quel chiarore sul piede, contrastando con lo scurore ed il nero sovrastanti, rende l'immagine forse un po' troppo bidimensionale e piatta, stilizzata e indefinita, quasi chiazzata. Idea interessante, con un bianco e nero che non mi convince del tutto.
Silver Print 14
Silver Print 14 di mrgilles commento di civ833

Il viraggio tutto sommato è delicato, certo mi cade l'occhio su quella gamba sinistra (la sua sinistra, eh), quel nero accecante che finisce su quel dettaglio grigio della maglia ha qualcosa che non mi convince del tutto. Non so, al centro è molto grafica, sarà il contrasto con l'alone chiaro a sinistra. Composizione indubbiamente interessante, mi affascina ma sento qualcosa che non va come vorrei che andasse (ma non il viraggio, no). Chiaramente da vedere stampata.
il tassista di hammamet
il tassista di hammamet di joeroller commento di civ833

Gradevole, si sente un po' di compressione dovuta all'inquadratura e l'attenzione rischia di finire più sugli elementi tagliati a sinistra che sullo sguardo sullo specchio retrovisore. Un po' piccina per dire di più, specie sulla messa a fuoco.
Non entrate in quella casa !!
Non entrate in quella casa !! di chord commento di civ833

chord ha scritto:
Sono estremente curioso: come avresti titolato ???


La foto non l'ho fatta io, solo tu sai cosa volevi trasmettere.
Il titolo, se lo dai, non darlo a caso. Applica al titolo e all'eventuale cornice la stessa cura che applicheresti alla foto prima di pubblicarla: non c'è niente che autorizzi a fare il contrario, nemmeno il fatto che cambiare una parola o stringere una cornice sia "più facile" da fare, o peggio "si possa fare in qualsiasi momento".
Detto questo, per me questa foto sta bene senza titolo, o al limite con una didascalia (intendo per didascalia quello di cui parlavamo qui). Non escludo altre soluzioni, per ora comunque mi sembra la scelta più equilibrata.
S.T.
S.T. di ale80 commento di civ833

Provo a tradurre.

civ833 ha scritto:
Scatto classico,

Idea non originale.

civ833 ha scritto:
reso tuttavia con un bianco e nero egregio

Questo è quello che si dice un buon bianco e nero, equilibrato, ben fatto.

civ833 ha scritto:
e una composizione dall'espressività molto buona,

Ne esce fuori una foto espressiva, che trasmette qualcosa.

civ833 ha scritto:
forse un po' avversata dal taglio sulla destra che comprime dalla parte dello specchio retrovisore,

Il taglio a destra, che posiziona il lato destro dello specchietto proprio all'estremità della foto, tuttavia secondo me toglie qualcosa a quell'espressività.

civ833 ha scritto:
che piacerebbe vedere ridimensionato a elemento minoritario della scena


Se lo specchietto fosse collocato diversamente, e quindi staccato dal margine destro, esso diverrebbe un elemento come un altro dell'immagine, e non un "elemento terminale" (nel senso che sta all'estremo destro del fotogramma),

civ833 ha scritto:
(e di qui la contrapposizione tutta espressiva tra questo ridimensionamento e la forza dello sguardo che vi è intrappolato)


perché il punto di forza di questo scatto, il punto che lo rende espressivo, il punto che caratterizza gran parte di queste variazioni sul tema "occhi che si intravedono dallo specchio retrovisore", è che quello sguardo è intrappolato in un oggetto altrimenti piccolo e insignificante (lo specchietto, appunto), che però a causa di quello sguardo viene letto in maniera diversa. C'è contrapposizione tra il ridimensionamento che ti suggerisco del ruolo dello specchietto, e lo sguardo fortemente espressivo che vi è imprigionato, che va nella direzione di una forte espressività, che carica anche emotivamente la foto.

Citazione:
e non legato al lato destro della foto, come fosse un elemento terminale e non accidentale delle geometrie dello spazio rappresentato.


Così com'è, invece, lo specchietto si colloca come elemento terminale delle geometrie dello spazio che rappresenti, cioè sta alla fine di un gioco di linee e profondità (penso alle linee dolci e curve della parte bassa della foto, che dal volante portano a uno spazio libero, o alla diagonale decrescente descritta dai tetti sullo sfondo) su cui l'occhio tende a farsi condurre. Però lo specchietto, per il fatto di essere al termine della foto, non è immerso in uno spazio circostante (e quindi ridimensionato, nell'accezione di cui sopra), ma di questo spazio circostante è l'elemento finale. A destra non c'è nulla, così l'occhio finisce lì e tutto sembra inevitabile, mentre se lo specchio fosse stato un elemento come un altro della scena (quindi non attaccato al margine destro) maggiore sarebbe stato il contrasto espressivo fra la limitatezza dell'oggetto "specchietto" e lo sguardo che contiene, e forse più armonica la resa della scena.


Riassumendo, fai spazio a destra ed è perfetta.
Non entrate in quella casa !!
Non entrate in quella casa !! di chord commento di civ833

Titolo orribile per uno scatto compositivamente interessante, dal bianco e nero espressivamente adeguato. Perché titolo orribile? Perché rischia di trasformare un interessante squarcio cittadino, sovrastato da nubi drammatiche e ben inquadrato in un contesto spaziale teatralmente scandito da quella gru così scura e lontana e dal chiarore delle nuvole sulla destra, in uno scatto mediocre, in un semplice accostamento (arguto quanto banale) tra un'immagine e un'idea dell'autore, forzato ed eclatante. Ma così non è e così non deve essere, perché è uno scatto di città che vive autonomamente grazie a un gioco di geometrie e luci che accompagnare ad un titolo del genere è quantomeno riduttivo. Tanto che aprendo la foto mi aspettavo un'immagine tanto enfatica quanto banale e puerilmente mediocre, ma così non è stato. Mentre, ripeto, non riesco a trovare (nell'immagine, non nell'accoppiata immagine-titolo che è cosa sola nel momento in cui li associ, e che dunque ti contesto) nessun elemento fuori posto, né tantomeno i problemi che solleva pex85 e che invece ritengo sintomo di un racconto non banale, che rifugge la facilità di contrasti del cliché e vive piuttosto di un'armonia di linee e contrasti tutta sua.
S.T.
S.T. di ale80 commento di civ833

Scatto classico, reso tuttavia con un bianco e nero egregio e una composizione dall'espressività molto buona, forse un po' avversata dal taglio sulla destra che comprime dalla parte dello specchio retrovisore, che piacerebbe vedere ridimensionato a elemento minoritario della scena (e di qui la contrapposizione tutta espressiva tra questo ridimensionamento e la forza dello sguardo che vi è intrappolato) e non legato al lato destro della foto, come fosse un elemento terminale e non accidentale delle geometrie dello spazio rappresentato.
incantevole
incantevole di Desaparesida_Lùthien commento di civ833

Credo che il principale punto negativo dello scatto, oltre all'appiattimento dovuto alla lunghezza della focale dell'obiettivo, sia quell'accoppiata tra la slavatura dei toni e il bruciato del cielo che non riesce a rendere un senso di sospensione e delicatezza senza tempo, ma che piuttosto attira l'attenzione di chi osserva sulla zona bruciata, attenzione che si sposta solo in un secondo tempo sul "soggetto" della foto, trovandolo di un'etereità tutto sommato disarmonica. Mantenendo la scelta espositiva, forse una diversa gestione del contrasto, unita a un diverso respiro e quindi a un'inquadratura più ampia e meno compressiva, meglio renderebbe il (probabile) significato dello scatto.
Al di là dei vari elementi di disturbo indotti dal taglio (principalmente quella striscia di bianco in basso a destra, e il taglio di quella
"griglia" sul muro), che risultano elementi di disturbo e non semplicemente dettagli proprio a causa della scarsa comunicatività dell'immagine indotta dai problemi di cui più sopra, trovo che la scelta di una cornice così ampia e nera non faccia che, rispettivamente, sottolineare una geometrizzazione e una compressione già forse un po' eccessiva, e rimarcare l'entità della slavatura con quel contrasto tra il nero assoluto della cornice e le tonalità più scure del fotogramma (giacca).
Lavorerei anzitutto sul taglio e sulla resa prospettica.
...
... di pettirosso commento di civ833

Si ha la sensazione di trovarsi davanti a un mondo in miniatura, e questo è un punto interessante, forse sfruttato poco dal punto di inquadratura alto (che marginalizza i cani, l'elemento più concreto e meno "modellistico" del fotogramma) e dallo scarso respiro che dai all'ombra di sinistra, all'ombrello di destra e alla parte bassa della foto. Una buona idea su cui lavorerei, eventualmente sperimentando la resa spaziale che si otterrebbe impiegando focali diverse. Nitidezza e contrasti non sono troppo adatti ad una cornice del genere, che finisce per comprimere spazi che piacerebbe vedere liberi e sterminati, chiudendo linee (penso agli ombrelli, o al palazzo in alto a sinistra) in una maniera che fa percepire fortemente la compressione e la limitatezza dell'inquadratura.
Nata per la velocità
Nata per la velocità di torkio commento di civ833

Idea tutto sommato carina, con un punto di ripresa forse un po' troppo convenzionale per riuscire completamente. La parte in alto, sopra le luci della vetrina, rischia di contestualizzare un po' troppo, distraendo e creando spazi dove l'occhio indugia, anche a causa di quella tonalità inevitabilmente poco contrastante con le cromìe fredde e intense della parte sottostante del fotogramma.
destino di una mela cotogna
destino di una mela cotogna di iljap commento di civ833

Non so se espressivamente sarebbe stata più caratteristica, e meno palese ed esplicita (anche tenendo presente il titolo), più "arguta" diciamo, con una messa a fuoco selettiva sulla mela piuttosto che sul vasetto.
Così com'è trovo tre elementi di disturbo:
- la zona bruciata della mela, che richiama l'attenzione accecando, facendo poi spostare l'occhio verso
- la zona centrale, fuori dalla zona a fuoco, con quel bianco che chiude quel percorso dell'occhio alla ricerca delle zone luminose, occhio che quindi scende sbilanciato verso il basso, e la lettura dell'etichetta decentra notevolmente il contenuto della foto verso sinistra, forse un po' troppo, rischiando di trasformare l'accoppiata mela/vasetto in un "vasetto con sfondo di mela";
- la triplice cornice, quasi fastidiosamente pomposa, con quel bianco e quel nero che sottolineano lo scarso contrasto proprio della scena rappresentata, e il rischio slavatura dato dalle bruciature al centro e sulla mela e in basso sul panno.
C'è poi un quarto punto, quello della compressione data dalla lunga focale e dall'inquadratura di scarso respiro: la prima toglie profondità e appiattisce una spazialità già difficile per la composizione stessa della scena, la seconda crea ulteriori elementi di distrazione (la tangenza della mela al lato destro della foto) e marginalizza definitivamente quel frutto che invece a giudicare dal titolo dovrebbe essere, al pari dei vasetti del suo destino, soggetto e non contesto del fotogramma.
Lavorerei su questo, eliminando la cornice. Per quanto riguarda il titolo è sufficientemente azzeccato, ma chiaramente deve fargli da contraltare un'immagine in sé forte e incisiva. Un divertissement su cui non sarebbe male lavorare.
...
... di Giemme commento di civ833

Due cose mi infastidiscono: anzitutto il bianco bruciato, forte, prepotente, che ritaglia i contorni dell'uomo e crea un alone che finisce per sbilanciare l'attenzione più sul contrasto tra quel bianco e il nero orizzontale dello scaffale, che sul soggetto umano del fotogramma. La seconda cosa è la cornice, che trovo assolutamente non necessaria, penalizzante nella misura in cui completa e vìola quello sfocato irrinunciabile contornando e comprimendo, privando il non-a-fuoco di quella portata ampia in cui l'occhio altrimenti potrebbe piacevolmente disperdersi, nel confronto tra quell'indistinto e la concretezza di quello sguardo particolare. Idea interessante.
friday night
friday night di robina182 commento di civ833

Ci sono molti elementi di disturbo (i flare un po' disordinati, l'elemento in basso a destra, il mosso delle persone al centro e la linea di luce descritta poco più a destra, la forte profondità di campo), ma sono elementi di disturbo più alla staticità della scena, del "paesaggio", piuttosto che al soggetto della foto. Perché si fatica a intuire un soggetto, a causa dei tanti (troppi?) elementi anche cromatici che dividono la lettura in "zone" che paiono poco legate (il verde in alto, lo sfondo, la linea prospettica della pavimentazione a destra, e al centro l'umanità in movimento e quella ferma): il fotogramma indugia un po' su troppe cose, e giocando su quelle linee di fuga tutte violentemente da sinistra verso destra (più o meno seguendo quel "lungofiume" di auto parcheggiate) risulta confuso, nella misura in cui raffigura dall'alto una scena che però non vive, una umanità che è di plastica prima che di carne. Lavorerei su tutte queste cose, ma più che altro (forse a causa di quelle luci non proprio facili da gestire) scenderei in piazza, al livello di quella gente, e raffigurerei quella gente e non solo il mondo che la circonda.
::: IN ATTESA DELL'ESTATE :::
::: IN ATTESA DELL'ESTATE ::: di BIANCOENERO commento di civ833

Molto gradevole, un istante classico ma ben colto con un bianco e nero tutto sommato convincente (forse ci sono margini di lavoro sul cielo, che nella parte centrale in alto non riesce a raggiungere quella quasi-sovraesposizione armonica che permetterebbe un contrasto più delicato e corposo col resto del cielo stesso). La parte in basso, diciamo approssimativamente il primo quarto della foto, insieme sottolinea la vastità del terreno, riduce la portata espressiva della barca (la cui ombra non occupa tutto ciò che è visibile all'occhio, come si sarebbe avuto con un taglio diverso) e - mi verrebbe da dire - attrae e distrae, facendo il paio con quella parte alta del cielo per nitidezza, diciamo per concretezza. E' una zona con messa a fuoco e contrasti non esattamente al livello della parte centrale (e più espressiva, quella che a mio avviso è il "soggetto" dello scatto), e che per questo attira l'attenzione forse ripagandola non completamente.
La scelta della doppia cornice (ma poi perché una cornice? e soprattutto perché non semplicemente nera?), presente poi solo ai lati, attira prepotentemente la mia attenzione, amalgama la foto in un indistinto gioco di nero e bianco privandola di quel necessario "sapore di distanze", di quella costitutiva capacità di aleggiare su dimensioni (spaziali ma non solo) vaste e sterminate. Un buono scatto, forse avrei scattato con un filtro per il cielo.
skater solitario
skater solitario di ozio bao commento di civ833

PredatorHunter ha scritto:
Io avrei solamente tagliato dall'angolo in alto a destra quel pezzetto di marciapiede che si intravede. Secondo me avrebbe aumentato l'idea di desolazione togliendo un limite finito all'estensione della strada.


Stavo per scriverlo. Io lo trovo quasi necessario, quel pezzo di marciapiede, perché fa da contraltare alle geometrie dell'angolo in basso a sinistra mantenendo lo sbilanciamento da quel lato, ma equilibrandolo con una leggerezza sfuggente (è solo un pezzo, appunto) che contestualizza in punta di piedi uno scatto emozionalmente, anche se non spazialmente, vasto.
Chiaramente sono opinioni. Wink
====
==== di stopwhaling commento di civ833

Interessante esempio di come la simmetria di una prospettiva possa essere piacevolmente rotta da quel dettaglio in alto a sinistra, e quindi impreziosita da quelle figure umane quasi artificiali, sospese e inesorabili verso un orizzonte negato e numerato, avvolte dalla geometria prepotente delle luci e delle ombre. Forse una diversa gestione dell'esposizione, specie nella fascia centrale, avrebbe evitato quegli aloni che, assieme alla bruciatura della lampada quasi in primo piano, attirano l'attenzione un po' di più di quanto si sarebbe preferito, distogliendo leggermente dal gioco di linee del resto della scena. Non convenzionale il taglio ai lati, nella parte bassa, contribuisce alla focalizzazione dell'attenzione sul punto di fuga centrale ma forse rischia un po' di comprimere e togliere un po' di respiro. Interessante.
skater solitario
skater solitario di ozio bao commento di civ833

Gioco di linee, composizione, prospettiva, che restituisce un bel senso di spensierata desolazione, di silenziosa solitudine, che non vale la pena di rovinare con un commento più dettagliato. Bianco e nero praticamente perfetto, per una foto davvero molto gradevole.
Obiezione respinta
Obiezione respinta di .stefania. commento di civ833

Non è tanto il titolo ad essere predominante, ma piuttosto il significato che esso veicola. Mi spiego.
Molti dei commenti di questa sezione sanciscono la regola generale (che come tutte le regole generali lascia il tempo che trova) che una foto street non debba avere un titolo, o quantomeno che non debba avere un titolo che invochi esplicitamente una certa interpretazione, che imponga una lettura, che suggerisca una diversa visione dello scatto.
Non concordo con questa "regola generale". Anzitutto dividerei l'intitolazione di un fotogramma principalmente in due categorie:
- quella delle didascalie ("via Garibaldi, 25 giugno 2009"), che veicolano solo dati oggettivi che contestualizzano lo scatto;
- quella dei titoli propriamente detti ("San Gimignano, una sera", oppure "La città dolente", ), che assieme ad eventuali dati oggettivi ("San Gimignano") introducono una lettura soggettiva, sia essa "delicata" ("una sera") o "prepotente" ("La città dolente").
In fotografia ci sono "regole" che sanciscano il rapporto tra scatto e titolo? Nella fotografia "di strada", ce ne sono? E soprattutto, ha senso che esistano?

Tempo fa facevo l'esempio de "Il furto della sciabola" di Lebeck, che non è una didascalia perché connota l'atmosfera dello scatto (ma non la sua lettura, di per sé evidente) svolgendo la stessa funzione della didascalia ma in maniera più artistica, completando in un certo senso la foto.
Un altro esempio è "Porto di Leningrado con ala di aereo" di Ignatovitch, che rappresenta esattamente questo, il porto di Leningrado con lo scorcio di un'ala di aereo sulla destra: qua il titolo supera ancora una volta la didascalia, perché dice cosa c'è nella foto ma lo dice con una forma particolare, che fa intuire una composizione quasi demiurgica della scena, come fosse una natura morta. Ha un sapore pittorico, come titolo, come anche "Il furto della sciabola". Come "Strada di Buchara con cammelli" di Eremin.
Di diversa portata (forse non completamente fotografica) è "Gallina è e gallina rimane" di Moholy-Nagy: là il titolo ha ben poco di didascalico, ma carica fortemente di significato un'immagine soprattutto grafica, un'esperienza visuale, una composizione che diventa così una prepotente espressione del volere, della visualizzazione dell'autore.

Tutta questa digressione per dire cosa?
Che nel tuo scatto non trovo che sia sbagliato (né tantomeno che non si noti) un legame ermetico tra il titolo e il fotogramma. Che nel tuo scatto (ma non in generale, per i motivi di cui sopra) non ritengo che il titolo sia "troppo", che sia il vero soggetto e contesto del tuo lavoro e non già una componente dell'insieme titolo-fotogramma. Ma piuttosto che la predominanza di questo titolo sia tutta espressiva: sembri voler dire qualcosa di ermetico ed efficace, tramite quel titolo, che non trova riscontro (a mio avviso, ovviamente) nella foto-di-per-sé, nell'insieme di composizione ed espressività che traspare dallo scatto. E' più espressivo, cioè dice più cose, o meglio fa presagire che lo scatto dica più cose, di quanto non si riscontri (sempre a mio avviso) nella fotografia stessa.

"Obiezione respinta" è un titolo secco, forte, breve, che (mi) fa aspettare una fotografia che dica qualcosa che bilanci (direi soddisfi, ma non è la parola giusta) quella secchezza e quell'incisività. Non è un titolo che sta lì per caso, o che sta lì "tanto perché fa effetto", altrimenti non saremmo stati qua a parlarne. E' un titolo che mi fa presagire che tu voglia dire qualcosa, non importa quanto ermeticamente, che però non riscontro nell'immagine che gli sta sotto (anche a causa della composizione "poco incisiva" e dei vari elementi di disturbo, come pure della raffigurazione sì interessante ma forse "incompleta" della scena, e per incompleta intendo che non completamente rende conto delle varie potenzialità espressive di ciò che hai raffigurato).
Per questo dico che trovo sbilanciato lo scatto: nel senso che si ha la percezione che tu non sia riuscita a dire completamente quello che volevi dire. E siccome è più facile "sbagliare una foto" (nel senso dell'incompletezza di cui sopra) che un titolo, questo "non essere riuscita a dire completamente quello che volevi dire" mi salta all'occhio proprio dal confronto titolo-fotografia.
Puoi vederlo anche (ma non è esattamente così, riassumo grossolanamente) come un problema di sbilanciamento tra un titolo che dice tanto in termini altisonanti e definitivi, e una fotografia che invece è più ermetica e minuta, più timida, forse pure un po' sottomessa a quel titolo così forte ed irruento.
tempi moderni
tempi moderni di sami commento di civ833

Una maggiore nitidezza, assieme a una maggiore vivacità dei colori, renderebbero lo scatto ancor più interessante. La centralità dell'insolito trio e lo sfocato dello sfondo portato dalla profondità di campo, inquadrano quest'inusuale quadretto di vita in maniera senz'altro gradevole, cogliendo in maniera piacevole un istante che forse sarebbe stato valorizzato diversamente (non necessariamente meglio) da un taglio orizzontale (a patto di non introdurre così eccessivi elementi di disturbo). E' uno scatto che nasce a colori (visto a colori, e quindi ogni post-produzione porterebbe al più un bel bianco e nero ma non un buon bianco e nero), e che nei colori ha insieme un punto di forza (concretizzano la figura contestualizzandola e rendendola variopinta e dunque più espressiva) e un punto debole (la scarsa nitidezza pesa molto, nella resa quasi slavata di questi contrasti cromatici altrimenti più equilibrati).
Un grosso appunto negativo merita il titolo, che finisce per svilire la particolarità e la vivacità di un'immagine che non necessita di introduzioni, o spiegazioni, o sottotitolature. Titolo che rende di banale lettura uno scatto altrimenti con una portata espressiva, e "quadrettistica", da reportage.
Obiezione respinta
Obiezione respinta di .stefania. commento di civ833

Bianco e nero gradevole, forse un po' penalizzato dall'inevitabile compressione che segue alla scelta di una focale e di un'inquadratura che appiattiscono e restringono.
Ci sono elementi di disturbo (il taglio al tappo del Ballantine's, l'elemento sulla spalla della figura a sinistra e il taglio sopra il naso della testa dell'uomo in primo piano) che da un lato attirano l'attenzione, dall'altro impediscono (anche insieme alla scelta della focale) una lettura limpida e geometricamente piacevole della scena: l'occhio cerca un soggetto sul tavolo da gioco (complice anche quella bruciatura del foglio e delle due carte sulla sinistra), e cerca nel ripiano del Ballantine's una via di fuga che porti a quel soggetto, ma si ritrova a cozzare contro una suddivisione dello scatto quasi a metà, percependo quindi compressione e appiattimento e scarso respiro.
Magari avrei scattato con una focale più corta, che includesse anche i volti dei giocatori, o mirando maggiormente al gioco di mani che caratterizza la partita a carte. Ma queste sono scelte espressive. Tuttavia così non si percepisce un legame bilanciato tra titolo e fotografia: carichi lo scatto di un significato di per sé non autoevidente (e non ci sarebbe niente di male), ma non evidente neanche ad uno sguardo più attento e reso consapevole dalla lettura del titolo. Quindi il rapporto tra l'espressione veicolata nella foto, e quella veicolata nel titolo, è sbilanciato prepotentemente verso la seconda: il che rende lo scatto forse un po' debole, in cui il significato e la collocazione espressiva si inquadrano a stento.
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