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... di enzo penna commento di caracol |
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Quoto i complimenti, anche per me un gran ritratto.
Forse si poteva abbassare un po' il chiarore del rettangolino sul parabrezza?
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... di enzo penna commento di Mario Zacchi |
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Da copertina. E' difficile imbattersi in un ritratto più esauriente di questo. Considerato che si tratta (probabilmente) di uno sconosciuto merita davvero complimenti. Inoltre, almeno per me, nonostante l' inquadrato sia ridotto ai minimi termini la foto ha un potere narrativo unico.
Ciao  |
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... di enzo penna commento di Enfil |
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Bella anche per me
il parabrezza costituisce una cornice che fa sembrare un ritratto ambientato più che una street , credo
Bravo
Enrico |
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preghiere di enzo penna commento di enzo penna |
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surgeon ha scritto: | Un altro ottimo lavoro del nostro Enzo Penna
Incominciamo il commento della fotografia con la lettura delle informazioni materiali: si identificano concettualmente sei figure umane, cinque donne ed un uomo. Abbiamo la presenza di un muro grezzo, dove sono impresse le spatolate del cemento e sullo sfondo la porta d’entrata di una unità abitativa. L’autore scatta da vicino, ad altezza occhi, frontalmente ai personaggi, che appaiono ripresi in modalità "mezzo busto": quattro donne superiori dietro il muro di cemento spatolato, e l’uomo inferiore, ripreso con un "primo piano", creato dal taglio fotografico. Sull’estremità sinistra dell’inquadratura appare un emivolto di donna, che si trova su di una linea posteriore ai quattro mezzi busti di donne. Tutte e quattro le mezze figure vengono riprese con il gesto comune delle braccia appoggiate con i gomiti al piano del muro e delle mani raccolte. Tre delle donne vengono riprese di tre quarti, mentre guardano verso il lato sinistro dell’inquadratura verso qualcosa di non visibile. La donna con il vestito a righe e l’uomo del piano inferiore guardano in camera ed attivano un fuori campo speciale che interroga lo spettatore. Ed è proprio da questa traccia evidente dell’enunciazione fotografica che parte la lettura dell’istantanea. Un’interrogazione pressante che chiama in causa l’autore e sembra domandargli un perché. I due individui riescono a magnetizzare l’attenzione dello spectator che li studia e cerca di estrapolarne i caratteri fisiognomici, le singole identità. Così come vengono passati in rassegna anche i volti delle altre figure, alla medesima ricerca di tratti specifici, fisiognomici, ancora di identità singole. Ma è proprio in questo lavorio psicologico continuo che affievolisce progressivamente l’idea delle singole identità a favore della nascita di una nuova e più pregnante “identità collettiva”. Si respira una sorta di dialettica fra i singoli volti ed un soggetto fotografico che appare invece “collettivo”. Le pose ritmiche e le attitudini corporee cercate dal nostro Penna, la comunione di gesti, amalgamate alle connotazioni di un titolo aperto, regalano i segni di questa “identità di gruppo”. Utile in questo senso, viene la definizione che gli psicologi sociali danno dei “gruppi”, coniata da Karl Polanyi, che distingue due tipi di aggregazione: il “gruppo” vero e la “comunità”. Un gruppo si costituisce quando gli individui che si congregano hanno interessi uguali, ma valori etici diversi. Una comunità si costituisce quando gli individui che si congregano hanno valori etici uguali, ma interessi differenti. Quelle mani unite in preghiera sono il segno di una comunità unita e tutto questo “soggetto collettivo” appare come un unum intorno a quel muro spatolato, all'interno di questo spazio intimo davanti alla porta di casa, esprimendo un valore per sé e per tutta la collettività cui fa parte, un valore religioso e sociale dal quale tutti gli appartenenti sembrano essere investiti. Ed è proprio quel doppio debrayage enunciazionale che domanda allo spettatore se vuole far parte di questa comunità, se vuol condividere gli stessi valori, le stesse tradizioni, di invocare le stesse “preghiere”. Il nostro Penna, sensibile all’alterità del momento, si presenta con atteggiamento umile, per porsi in ascolto. Ancora una volta il fotogramma dell’autore rivela un desiderio profondo di entrare in contatto con altre identità, consapevole che attraverso questo profonda curiosità , oltre a sviluppare maggiore coscienza della sua identità, diventerà più ricco, delle alterità riconosciute. Davvero un buon lavoro. L’unica nota tecnica è il taglio a sinistra, con la presenza di quell’emivolto di donna che lascia un senso di incompiuto.
Bravo Enzo |
ti ringrazio......molto |
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preghiere di enzo penna commento di wilduck |
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Decisamente efficacie...lo scatto funziona in maniera egregia...
e riconosco anch'io che gran parte del merito vada alla composizione e soprattutto al gioco di sguardi che hai saputo cogliere. |
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preghiere di enzo penna commento di surgeon |
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Un altro ottimo lavoro del nostro Enzo Penna
Incominciamo il commento della fotografia con la lettura delle informazioni materiali: si identificano concettualmente sei figure umane, cinque donne ed un uomo. Abbiamo la presenza di un muro grezzo, dove sono impresse le spatolate del cemento e sullo sfondo la porta d’entrata di una unità abitativa. L’autore scatta da vicino, ad altezza occhi, frontalmente ai personaggi, che appaiono ripresi in modalità "mezzo busto": quattro donne superiori dietro il muro di cemento spatolato, e l’uomo inferiore, ripreso con un "primo piano", creato dal taglio fotografico. Sull’estremità sinistra dell’inquadratura appare un emivolto di donna, che si trova su di una linea posteriore ai quattro mezzi busti di donne. Tutte e quattro le mezze figure vengono riprese con il gesto comune delle braccia appoggiate con i gomiti al piano del muro e delle mani raccolte. Tre delle donne vengono riprese di tre quarti, mentre guardano verso il lato sinistro dell’inquadratura verso qualcosa di non visibile. La donna con il vestito a righe e l’uomo del piano inferiore guardano in camera ed attivano un fuori campo speciale che interroga lo spettatore. Ed è proprio da questa traccia evidente dell’enunciazione fotografica che parte la lettura dell’istantanea. Un’interrogazione pressante che chiama in causa l’autore e sembra domandargli un perché. I due individui riescono a magnetizzare l’attenzione dello spectator che li studia e cerca di estrapolarne i caratteri fisiognomici, le singole identità. Così come vengono passati in rassegna anche i volti delle altre figure, alla medesima ricerca di tratti specifici, fisiognomici, ancora di identità singole. Ma è proprio in questo lavorio psicologico continuo che affievolisce progressivamente l’idea delle singole identità a favore della nascita di una nuova e più pregnante “identità collettiva”. Si respira una sorta di dialettica fra i singoli volti ed un soggetto fotografico che appare invece “collettivo”. Le pose ritmiche e le attitudini corporee cercate dal nostro Penna, la comunione di gesti, amalgamate alle connotazioni di un titolo aperto, regalano i segni di questa “identità di gruppo”. Utile in questo senso, viene la definizione che gli psicologi sociali danno dei “gruppi”, coniata da Karl Polanyi, che distingue due tipi di aggregazione: il “gruppo” vero e la “comunità”. Un gruppo si costituisce quando gli individui che si congregano hanno interessi uguali, ma valori etici diversi. Una comunità si costituisce quando gli individui che si congregano hanno valori etici uguali, ma interessi differenti. Quelle mani unite in preghiera sono il segno di una comunità unita e tutto questo “soggetto collettivo” appare come un unum intorno a quel muro spatolato, all'interno di questo spazio intimo davanti alla porta di casa, esprimendo un valore per sé e per tutta la collettività cui fa parte, un valore religioso e sociale dal quale tutti gli appartenenti sembrano essere investiti. Ed è proprio quel doppio debrayage enunciazionale che domanda allo spettatore se vuole far parte di questa comunità, se vuol condividere gli stessi valori, le stesse tradizioni, di invocare le stesse “preghiere”. Il nostro Penna, sensibile all’alterità del momento, si presenta con atteggiamento umile, per porsi in ascolto. Ancora una volta il fotogramma dell’autore rivela un desiderio profondo di entrare in contatto con altre identità, consapevole che attraverso questo profonda curiosità , oltre a sviluppare maggiore coscienza della sua identità, diventerà più ricco, delle alterità riconosciute. Davvero un buon lavoro. L’unica nota tecnica è il taglio a sinistra, con la presenza di quell’emivolto di donna che lascia un senso di incompiuto.
Bravo Enzo |
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preghiere di enzo penna commento di Clara Ravaglia |
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Lo sguardo di lui è quasi un romanzo....
Davvero molto valida, e, a mio parere, più bella di quanto appaia al primo sguardo veloce.
Ciao
Clara  |
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preghiere di enzo penna commento di Liliana R. |
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Quanto è bella quest'immagine !
Quei due sguardi in camera catalizzano l'attenzione dell'osservatore.  |
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preghiere di enzo penna commento di alxcoghe |
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Piace anche a me, composizione insolita e per questo vincente: la cosidetta forza dell'autore. Buona, Enzo.  |
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preghiere di enzo penna commento di sullerive |
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Curiosa.
la composizione con le quattro figure allineate e il signore in basso, la suddivisione del fotogramma, gli sguardi e la mani.
mi piace |
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Processione di Palazzolo Acreide di enzo penna commento di Ueda |
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Mi accodo ai complimenti.
E' uno scatto composto con cura ed in grado di descrivere bene il momento.
fortuna che non hai tolto i colori, molto meglio cosi...
la sua funzionalità sta nel fatto che trasformi la realtà visiva in un'originale visione artistica.
Gran lavoro Bravo  |
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.. di enzo penna commento di EOSman |
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alxcoghe ha scritto: | E questa è un'altra delle mie previsioni, di solito non sbaglio un colpo: vetrinetta per questo scatto.  |
Hai perfettamente ragione Alessio, se la meriterebbe tutta la vetrinetta, soprattutto per come l'autore è riuscito ad "entrare" completamente nell'evento. Anche io ho notato la simiglianza con la foto di Scianna.
Bellissima.
Ciao,
Felix.
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