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Turisti nel salotto più bello del mondo di thom_ commento di compagno.sir |
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Già il fatto che ce li fai vedere di spalle, e immersi in questo grigio scuro, non aiuta certo ad esserne attirati. Inoltre mi sembra che nulla di quello che facciano sia particolarmente interessante...
la domanda che mi e ti pongo è: cosa volevi dirci con questa foto? volevi attirare l'attenzione sulla coppia, d'accordo... ma per quale motivo? cosa ti ha colpito?
Capisci anche tu che voler porre l'attenzione su una cosa piuttosto che su un'altra, e decidere poi di mettere in luce la seconda e in ombra la prima contraddice le intenzione e indebolisce tutto quanto.
un salutone  |
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ll bel pensiero di compagno.sir commento di compagno.sir |
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Intimità è quotidianità, intimità è familiarità. E’ un mondo piccolo, davanti ad un essere umano in miniatura, nei gesti lenti e a volte incerti di tutti i giorni mentre la sua grande storia si racconta. Il sollievo di avere degli occhi, dei corpi, colori e luoghi dentro i quali sai che puoi ritrovarti. In qualsiasi momento. Un sorriso sbuffato, un po’ di incredulità per la fortuna che m’è capitata, e col bel pensiero le giornate cominciano benissimo. |
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Centro Lungo Savio - Vittorio Gregotti di HiGiò commento di compagno.sir |
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HiGiò ha scritto: |
Quello che oggi viene tristemente conosciuto come "effetto modellino" (poi lo saprai benissimo) in realtà si chiama basculaggio ed è stato usato più volte nella storia della fotografia e quasi mai come un inutile virtuosismo.
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Su questo si può essere tranquillamente d'accordo, ma la mia non era diciamo una contestazione di metodo quanto di merito. Trovo stridenti i due stili, tutto qui. Anche la vignettatura in passato non era un virtuosismo ma un difetto degli obbiettivi, ma non per questo se vedo un portfolio con metà foto affogate in vignettature selvagge e l'altra metà no qualche dubbio mi viene  |
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Centro Lungo Savio - Vittorio Gregotti di HiGiò commento di compagno.sir |
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C'è una certa ripetitività nelle geometrie (tra la 3050 e la 3051 una delle due è di troppo) e, scusa se lo dico un po' brutalmente, ma non capisco il senso di quell'effetto tilt-shift in alcuni scatti (che sia posticcio o meno cambia poco): una scelta creativa che mal s'accoppia con la ricerca di pura documentazione prevalente nel corpo del lavoro.
C'è comunque un occhio rigoroso che merita d'essere coltivato
un saluto,
Niccolò |
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Post-it Berlinesi di compagno.sir commento di compagno.sir |
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Ciao Pio, devo dire che hai colto in pieno il gusto che ho cercato di mettere in queste fotografie. Non posso che rallegrarmene! Grazie.
un caro saluto,
Niccolò |
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"A forza di essere vento" di HiGiò commento di compagno.sir |
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La 2874 è l'unica dove riesco a vedere in pieno l'idea che mi son fatto del tuo lavoro (nulla toglie che abbia capito male io). Quei panni appesi a una terrazza e la giacca fuori dal finestrino del caravan, le due "architetture" sovrapposte... quell'analogia nella diversità di cui parli al termine della tua introduzione la vedo ben riportata in questo scatto. Nelle altre è molto flebile, per via di una quasi totale assenza di tracce di umanità; pur seguendoti nella tua scelta - o necessità? - di non voler mostrare le facce di queste persone è dura prescindere dai segni dell'uomo se si vuol raccontare l'uomo in sua assenza. Anche facendo astrazione, e immaginando caravan e camion come palazzi di un paese, tra viottoli, piazze e vicoli, pur approcciando il lavoro col rigore di un'analisi architettonica l'uomo deve apparire, nel momento in cui mi si vuol raccontare la sua condizione.
Ovviamente piglia tutto con la massima benevolenza, ho detto la mia, quindi vale quello che vale!
un caro saluto,
Niccolò |
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Ora di cena di compagno.sir commento di compagno.sir |
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Webmin ha scritto: | ... che il lavoro proposto presenta numerosi spunti positivi è innegabile: tuttavia avendo conosciuto la cifra stilistica dell'autore attraverso queste pagine, nutro il fondato dubbio che sia dell'opinione d'approfondire ulteriormente questo tipo di ricerca nella quale non ha, dal mio personale punto di vista, ancora dato il meglio di sè.
Infatti, molto dell'enfasi del racconto è demandata alla scelta della focale, che restituisce prossimità, ed una generalizzata vignettatura, che di rimando richiama l'idea dell'intravisto.
Empatia in progress.
Mario |
Ciao Mario, questo lavoro è ovviamente legato ad un altro che ho postato su queste pagine qualche mese fa (QUI), che penso sia quello a cui ti riferisci.
Nella realtà la cronologia dei due lavori è invertita, quello di cui parliamo ora è del 2011, mentre l'altro è del 2013.
Nel 2011 ero all'inizio della mia esperienza fotografica, e queste foto sono frutto di un workshop di "storytelling" che avevo frequentato all'epoca. Vedendole ora mi dico anche io che, oggi, non affronterei mai un racconto del genere a 17 mm, conla vignettatura così estrema etc... ma 3 anni fa, vassapere... Trovo ad esempio che il secondo racconto abbia uno stile, come possiamo dire.. più maturo? Son cresciuto io, ho studiato e visto fotografie ed è cresciuto anche lo sguardo forse.
Purtroppo questa storia si è ormai interrotta, ad Ottobre il nonno ha deciso che bastava così. Ma gli "affetti" sono per adesso il mio unico campo di indagine fotografico: sotto le mie grinfie c'è passato mio fratello ed ho appena concluso un lavoro lungo un anno su mia figlia. Insomma l'indagine non è ancora finita
Approfitto anche per ringraziare chiunque abbia commentato e visto questo foto.
Sul dubbio riguardo al titolo, confermo proprio che trattasi di ora di cena, come testimonia l'orologio. Era una bella giornata di tardissima primavera, e i vecchietti si sa che non mangiano proprio ad orari mediterranei
un caro saluto,
Niccolò |
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Ghirri? di Cube commento di compagno.sir |
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Personalmente trovo che, per quanto il soggetto sia in tema, nell'atmosfera generale manchino quella poesia, quella sospensione onirica, quella carezza tipica degli scatti di Ghirri.
Senza nulla togliere allo scatto in oggetto che mi piace assai.
un caro saluto,
Niccolò |
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