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Commenti da surgeon
Commenti alle foto che gli utenti sottomettono alla critica
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Commenti
Pipe
Pipe di bikeyz commento di surgeon

Capita spesso di vedere a posteriori nelle nostre fotografie, accostamenti o contenuti che al momento dello scatto non erano stati visualizzati in maniera consapevole. In questa istantanea di bikeyz il collegamento introdotto dall'ancoraggio del titolo non riesce ad avere un forte impatto. Non vi è una somiglianza netta fra la pipa del signore che scende le scale ed i supporti del corrimano. Le loro forme sono diverse, specialmente se si prende in considerazione il legame che questi instaurano con il corrimano stesso e con le rispettive ombre. La mia opinione è che non funziona. Solo perchè tu abbia un ulteriore feedback. La resa generale della fotografia è bassa.
Cinquanta
Cinquanta di caracol commento di surgeon

Quando il motore di uno scatto street è presente nell'istantanea è come se si aprisse un nuovo livello, una nuova dimensione, in cui la rappresentazione della realtà fenomenica diventa un pretesto per raccontare qualcosa di diverso. E' il caso di questa fotografia di Caracol, dal sapore artigianale, abbozzata ma genuina. L'autore avrebbe dovuto dedicare più attenzione alla fase di realizzazione cercando di far intuire visivamente meglio il concetto di Metà: aspettando che la figura ignara si spostasse con uno sguardo sull'asse, per poi tagliarla impietosamente. Molto più difficile realizzativamente e spurio come risultato, sarebbe stato il suggerimento di Belgarath perchè il concetto di "metà" presuppone due identiche e complementari unità, due parti uguali che compongono un intero. Qui abbiamo una figura quasi a metà: il volto non rispetta l'essenza e viene a rappresentare una semplice porzione di un viso ripreso di profilo, tagliato a livello degli zigomi e dela fronte in maniera non proporzionale.
Vorrei che l'autore continuasse a stimolare questo modo di vedere.
Life sei
Life sei di Ueda commento di surgeon

Citazione:
mi chiedo: "ma come possiamo anche solamente credere di riuscire a capire ciò che questa foto suscita in chi l'ha prodotta?"


inizio con il commentare la fotografia di Ueda stimolato dall'interrogativo del commentatore Sisto Perina.

Iniziamo dal “cosa”: abbiamo un pubblico ben vestito prevalentemente rappresentato da bambini e ragazzi, maschi e femmine, seduti su eleganti poltrone bianche, di fronte ad un presentatore e alla sua scarna scenografia di tavolini, tovaglie colorate e valigie, che sembra impegnato ad intrattenere i suoi spettatori con una qualche forma di spettacolo. Nel mezzo della scena, fra presentatore e pubblico è presente una fanciulla che cammina verso sinistra. Sulla destra abbiamo una figura femminile che riprende lo spettacolo con una telecamera portatile. Non vi è una partecipazione immersiva del pubblico, in quanto la gente sembra svogliata: le loro posture e le loro espressioni sono distratte, annoiate. I loro sguardi sono diretti in direzioni alternative al presentatore e molti hanno le mani a sorreggersi il mento. Aleggia un’atmosfera di noia, di stanchezza. Più interessante è il “come” il nostro autore riprende l’intera scena. Utilizza un’inquadratura anomala, obliqua dall’alto verso il basso. Questa comporta una serie di considerazioni degne di attenzione: innanzitutto lo schiacciamento prospettico delle figure con lo sfondo ne impedisce un loro approfondito studio posturale ed espressivo, venendo a mancare l’esatta anatomia dei loro linguaggi non verbali e soprattutto della mimica facciale. La prospettiva dall'alto nega allo sguardo la possibilità di interagire con i volti. Si possono analizzare invece gli spazi vitali intorno a loro, le loro posizioni all’interno di questo schema sociale di relazione ma non molto di più. Non erano i visi e le loro emozioni al centro dell’attenzione dell’autore ma ben altro. L’inquadratura zenitale ha il pregio di aver risolto una scena dove le singole comparse umane riempiono la scena insieme alle superfici colorate e agli oggetti di una scenografia improvvista, tutto in maniera equilibrata, senza sovrapposizioni fastidiose. Degna di interesse è anche l’utilizzo di un tempo di scatto che congela una giovane ragazza in una buona estensione di passo al centro della scena, creando una sorta di contrasto fra l’immobilità della relazione pubblico-presentatore e la dinamica camminata, fornendo anche all’osservatore, un percorso di lettura temporaneo. Ma al di là di queste puntualizzazioni, la vera essenza di questa inquadratura strana è la creazione di un senso di "distacco", di una "distanza", non intesa come separazione. E’come se si stesse osservando questa scena semplicemente senza esservi immersi, il che permette allo spectator una visione (ed un vissuto) completamente diversi di tutta la rappresentazione. Si ha la sensazione che questa fotografia, pur presentata come scatto life, in realtà sia uno “sguardo verso qualcosa di interiore”. Trasmette un senso di consapevole distacco, di solitudine intesa non in senso negativo, ma di una solitudine positiva, una sorta di stare raccolti, estraniati per un attimo, da soli con sé stessi, consapevoli degli "altri" che passano eppure nello stesso tempo "da una parte", fuori dal movimento. Uno"sguardo da lontano e dall'alto", un momento di insight psicologico, in cui si vede qualcosa di sè e della propria vita perché in quel momento non si é "dentro" a ciò che si osserva. Una sorta di essere“testimone” della propria vita. La sensazione di "intimità" è molto marcata, mentre si osservo la foto.
Un'immagine che va direttamente a far vibrare le corde dell'inconscio. Ho sempre creduto che quando si legge una fotografia, in realtà a qualche livello si sta leggendo anche il fotografo. E questa immagine di Ueda può essere un buon esempio. Non è nuovo l’autore nel proporre inquadrature strane, e soprattutto “punti di vista obliqui dall’alto verso il basso” . Sempre cerca lo straniamento, di “tirarsi fuori dalla storia”, di allontanarsi dagli avvenimenti per guardarli dall’alto e da una certa distanza, per darne un giudizio intimo e per farne nascere implicazioni simboliche. Una tendenza iniziata con life, life 2, life 4 per arrivare all’esemplare “Luglio 2010” e a questa "life sei".
In quel momento intimo l’autore non si preoccupa di contenere geometricamente teste e braccia, o di catturare qualche espressione o qualche dinamica particolare, ma cerca semplicemente di rispondere ad una visione interiore che fa vibrare le corde del suo inconscio. Ferma fotograficamente qualcosa che "rispecchia", anche se "solo" metaforicamente, quello che lui "è" (o sente di essere, o vorrebbe essere...). Ha voluto trasmettere un fotogramma di vita che scorre... , la sua consapevolezza, poiché è questo che aveva dentro. Entra in risonanza con questa scena di vita : in quel momento è "volutamente solo in un mare di persone", le contempla dall’alto (e cioé in pieno contatto con se stesso e con le sue emozioni e rappresentazioni interiori). Ha scattato, in un certo senso, una foto a se stesso.
INCREDIBLE INDIA 15
INCREDIBLE INDIA 15 di aldo feroce commento di surgeon

Una fotografia decisamente sopra le righe.

Congratulazioni ancora, aldo feroce , il tuo scatto è stato scelto per comparire In vetrina per la categoria street & life nel mese di Gennaio 2011
INCREDIBLE INDIA 10
INCREDIBLE INDIA 10 di aldo feroce commento di surgeon

Congratulazioni aldo feroce , il tuo scatto è stato scelto per comparire In vetrina per la categoria street & life nel mese di Gennaio 2011
new york 04 - manhattan 2009
new york 04 - manhattan 2009 di menkesh commento di surgeon

Congratulazioni menkesh , il tuo scatto è stato scelto per comparire In vetrina per la categoria street & life nel mese di Gennaio 2011
in fumo...
in fumo... di simone.dambrosio commento di surgeon

Congratulazioni simone.dambrosio , il tuo scatto è stato scelto per comparire In vetrina per la categoria street & life nel mese di Gennaio 2011
celesti dimore
celesti dimore di spelafili commento di surgeon

Passo su questo scatto di spelafili per dare un ulteriore opinione al lavoro presentato che sia fruttuoso per l'utente.

Iniziamo dal cosa vediamo: qui abbiamo verosimilmente una suora ripresa di spalle, che si incammina lungo una strada in salita circondata da alberi e vasi di piante, in direzione di una cancellata che immette in un'area antistante, ai piedi di una imponente struttura architettonica di tipo classico con statue e simboli religiosi cristiani. Accanto a questa troviamo altri agglomerati architettonici seminascosti dalle fronde degli alberi. L’area antistante agli edifici vede la presenza di una automobile parcheggiata, di cui si percepisce la ruota. La suora, almeno si ipotizza che lo sia, poichè è voltata, è simbolicamente accompagnata da un piccione dal dorso chiaro, che si trova sulla strada alla stessa altezza della figura. L'autore scatta la fotografia da lontano, con un'angolazione obliqua decisamente verso l'alto e lievemente da sinistra, tagliando verticalmente la scena e includendo un'ampia porzione di cielo. Utilizza un diaframma eccessivamente aperto che provoca un’ evidente sovraesposizione a triangolo inverso che occupa metà del fotogramma, deteriorando la resa generale dell'intera scena. L'esposizione sballata produce dei difetti di tipo flare di cui se ne può vedere uno perfettamente intero ai piedi della figura umana, sulla parte bassa e a sinistra del fotogramma e le traccie maldestre di un'altro che è stato elaborato in post-produzione sul capo coperto e sulla spalla destra della suora. La conversione in bianco e nero cerca di mascherare la resa generale modesta della rappresentazione, senza aggiungere niente al racconto e non pare congrua con l’idea di partenza. Parlando proprio dell’idea tematica narrativa esplicitata dal titolo questa è in forte dissonanza con la rappresentazione che vede la presenza di molti elementi oggettivi non congruenti. Se la volontà era quella di far emergere il collegamento fra la figura religiosa con l’essenza del divino non vedo perché far partecipare il piccione, la macchina parcheggiata e le palline colorate dovute al flare, riprendere da tanto lontano e includere tante fronde di alberi e ripetizioni di vasi di fiori. Inoltre, nella presentazione di un bianco e nero, portare una così evidente bruciatura ai margini dell'inquadratura, che occupa metà fotogramma in altezza, mi sembra eccessivo per qualsiasi idea interpreativa. A me pare che complice la strada in salita, l’inquadratura verticale eccessiva dell’autore e l’ errata scelta esposimetrica della probabile compatta abbiano regalato uno scatto banale sul quale si è cercato di dare un significato “a posteriori”. Non c’è male di nulla sia chiaro, ma è bene rimarcare in fotografia la necessità di un coerente impegno comunicativo fin dall’inizio, affinchè il linguaggio visivo possa agire nelle sue più forti capacità di comunicazione di un messaggio. Se invece l’intento era proprio quello fin dall’inizio, di creare un’interpretazione suggestiva vorrei che l’autore si soffermasse sulla critica che, alla fine, vuole rendere solo migliore le sue capacità: il significato che emerge dall’immagine non è uguale a quello che era il suo intento originale, poiché le informazioni visive oggettive non sono congruenti. Il titolo è l’unica cosa che cerca di far lavorare in maniera proiettiva il lettore facendogli immaginare quello che oggettivamente non c’è. Il fatto di "vedere a posteriori" nell’immagine qualcosa che non avevamo visto al momento dello scatto è potenzialmente molto utile per imparare. Serve per capire come costruire a priori le nostre immagini quando vogliamo esprimere una data cosa. Il che significa fare un attento lavoro di analisi sulle proprie immagini, o quelle di altri per scoprire quali fattori concorrono a trasmettere un certo tipo di significato . Ricordiamoci che il significato di una comunicazione è l'effetto che produce, e il comunicatore è responsabile al 100% dell'effetto della sua comunicazione. Regola che vale per il linguaggio scritto quanto per la Fotografia. E ricorda che un meccanismo come quello fornito da P4u aiuta a raggiungere quest’obiettivo.

soltanto un parere..
new york 04 - manhattan 2009
new york 04 - manhattan 2009 di menkesh commento di surgeon

Uno scatto del valido menkesh passato in sordina all'interno della sezione che merita un pò di attenzione.
Un'intelligente inquadratura verticale che mette in scena un campo lunghissimo dove una strada newyorkese a scorrimento veloce si fa largo tra gli altissimi grattacieli della Grande Mela. L'autore coglie un buon attimo congelando un passante mentre attraversa la strada. Non un passante qualunque ma un vecchietto dolicocurvo meravigliosamente di colore rosso, che trasporta una busta bianca. Busta e linea divisoria della strada, entrambe bianche, quasi della stessa pasta iconica, che agganciano l'evidentissima figura ricurva a testa abbassata e la proiettano in antitesi con le altezze degli skyscrapers. Un contrasto concettuale favoloso reso benissimo dal formato verticale ben curato, dalla buona luce di mattina che esalta i colori di questo scorcio cittadino americano. E sono proprio i colori a farla da padroni, donando tantissime e gustose informazioni, mettendo in relazione tutti gli elementi della scena. Ecco che quel meraviglioso rosso della vecchietto gobbo dialoga con il semaforo rosso, con i fari dei taxi fermi, le scritte sugll'asfalto in primo piano, etc., il celeste del cielo rima con i bluejeans del vecchietto, le scritte dei cartelloni e i passanti dei marciapiedi, i gialli squillanti formano un nucleo denso al centro del fotogramma e i bianchi che funzionano da guida e legano la parte alta della composizione con quella bassa. Un attimo di vita acutamente ripreso che ci fa respirare l'atmosfera cittadina di questa città lontana, a cui il lettore sensibile non mancherà la possibilità di proiettare ulteriori commenti sui contrasti di luce e ombra, per far nascere nuove simbologie.

una prova riuscita
Giocatore di carte
Giocatore di carte di grunland commento di surgeon

L'inquadratura di grunland è troppo stretta su questo giocatore di carte nepalese. La lunghissima focale tele riesce ad estrapolare in maniera forzata il ritratto di questo uomo non senza elementi di disturbo che sporcano la scena. Transfocature assolutamente non funzionali alla rappresentazione. Una focale più normale o addirittura grandangolare avrebbero raccontato molto di più di questa lontana partita a carte, liberando dall'ambiguità quegli splendidi colori dello sfondo che non aspettano altro che di richiamare tutta una cultura.

ne aspetto altre..
+..+
+..+ di le_pupille commento di surgeon

La fotografia di le_pupille ci presenta un contenuto debole: una suora con cappotto e sciarpa che scende le scale di quello che sembra essere un luogo di culto cristiano, trasportando un piccolo sacchetto di carta. Le condizioni di luce particolari, la conversione del bianco e nero, cercano di creare una suggestione particolare. La testa abbassata e protetta dalla sciarpa, verosimilmente per vedere gli scalini, permette di scorgere solo gli occhiali della lontana suora senza che si possa leggere nessuna espressione del suo viso, e dar vita ad una storia. La scena viene ripresa in maniera frettolosa, con un'angolazione anomala, obliqua dal basso verso l'alto e da destra, con l'effetto di esasperare un cielo abbondante nelle proporzioni e già oltre i limiti della sovraesposizione, e di fissare la figura sopra i limiti del muretto di sinistra che avremmo voluto vedere per intero. In effetti sarebbe bastato un passo a sinistra dell'autore per avere la figura della suora equidistante fra la fine del muretto citato e l'inizio della croce, perfettamente in contrasto con lo sfondo chiarissimo che avrebbe esaltato la figura stessa. Altro elemento espressivo che mal si adatta alla rappresentazione è l'inclinazione di ripresa verso destra: questo provoca una sensazione di fastidio. Questo perchè viene meno quella congruenza visiva fondamentale fra lo spazio rappresentato e lo spazio di rappresentazione. In conclusione ci sforziamo percettivamente di raddrizzare questo fotogramma verticale e di cambiare la composizione per annullarne un senso di disorientamento e combattiamo con un cielo eccessivamente presente. L'idea tematica narrativa che l'autore aveva in mente risulta di per se debole anche se l'atmosfera generale fissata aveva qualche possibilità di trasporto. Tralascio la conversione del bianco e nero che soffre di mancanza di contrasto.

ne aspetto altre le_pupille
always malaise
always malaise di masce74 commento di surgeon

L'inquadratura di masce74 si fa guardare con piacere per via del taglio ordinato e della composizione curata. Sfrutta bene la legge gestaltica di figura/sfondo creando un buon punto di interesse che si stacca bene dallo sfondo. Un buon stratagemma per introdurre l'uomo, figura qui emblematica, dal carattere universalizzante. Uomo che si inserisce in un contesto molto più ampio di lui, ben riconoscibile, ma che non chiede di essere interrogato, ma si impone semplicemente per le sue geometrie. Notevole l'impatto compositivo sullo spettatore che si trova a percepire un paesaggio dinamico e quasi aggressivo: quella serie di angoli e linee di strutture creano tensione ed in particolare il triangolo che parte dall'uomo vede una particolare disposizione con il vertice in corrispondenza dello spettatore quasi ad indicarlo, ad interrogarlo. La piccola figura umana si fa portavoce di un equilibrio precario, di una tensione, forse di un malessere che vuole contagiare anche lo [i]spectator[/i] come recita il titolo dell'immagine e come rimanda la melodia triste della omonima canzone. La scelta espressiva di convertirla in bianco e nero la trovo funzionale al messaggio e ben realizzata.

una prova interessante
Firenze011.1
Firenze011.1 di compagno.sir commento di surgeon

Mi fa molto piacere avere a che fare con persone umili, aperte al confronto e desiderose di imparare. La verità è che non c'è niente da imparare, a maggior ragione nella fotografia street che deve essere quanto più libera da condizionamenti e idee preconcette. Nel caso specifico la tua fotografia è banale. Riprendi da distanza ravvicinata una figura voltata di spalle per sfruttare la sua ombra riflessa sul muro. Questo tuo tentativo ben evidente, al di là che non produce un significato interessante, contrasta anche con il titolo che vuole parlare di un luogo di cultura e di storia. Molti gli elementi di disturbo in un formato verticale affogato sul soggetto in primo piano: le opere raffigurate dei comunissimi e numerosi artisti di strada, le macchine ed i furgoni parcheggiati nei piani che recedono. Oltremodo sbagliata è la scelta dell'esposizione, forse dovuta ad un diaframma troppo aperto, che ha generato una marcata sovraesposizione con il suo culmine sul cappuccio della felpa della figura voltata di spalle e dei colori alterati nei toni.
Passeggia ancora un pò, senza preoccuparti di fare fotografie, sintonizzati sui ritmi della città e poi vedrai che le cose nascono per incanto.. Wink

alla prossima
st
st di davide molteni commento di surgeon

Citazione:
mi chiedo in quale foto l'effetto rovinato non avrebbe più importanza della foto stessa


Ci sono fotografie dove quest'effetto rappresenta il vero ed unico scopo del fotografo, quello di parlare dello specifico fotografico, del mezzo e non del soggetto. Altre fotografie in cui prevale la componente realistica dell'immagine e il rimando ai referenti. Se hai voglia e tempo ti posso consigliare una lettura della recensione di un libro di Mario Costa che puoi trovare qui sul portale di P4u alla sezione "libri" in home page.

ciao e alla prossima
st
st di davide molteni commento di surgeon

Citazione:
non ho capito che centra l'espo con la narrativa dei piani dei contesti... bah?


Ciao davedamato

qui abbiamo la rappresentazione di tre ragazze divertite, con delle espressioni peculiari: due interagiscono fra di loro e sono in complicità ed una sulla destra presenta un'espressione di stupore con un forte richiamo fuori campo. Questo trittico di volti e sorrisi rappresenta un primo centro d'interesse che attira l'osservatore e lo intrattiene. Contemporaneamente si è attratti dal trattamento della superficie dell'immagine con le striature verticali e con le marezzature che opacizzano la rappresentazione realistica che ti ho descritto precedentemente, donando un sapore artificioso e rimandando l'attenzione dell'osservatore alle decisioni e all'opera del fotografo. Quindi si è come in contrasto: da una parte si è proiettati nella rappresentazione realistica della scena e dall'altra siamo attratti dal linguaggio fotografico in se stesso. Questa sensazione non è piacevole e sarebbe stato meglio prendere una delle due decisioni. Spero di averti chiarito le idee.
Hai usato dei particolari procedimenti in post produzione oppure l'immagine delle tre ragazze è stata ripresa genuina dietro una superficie?
st
st di davide molteni commento di surgeon

La scena poteva essere potenzialmente interessante: vengono colte delle espressioni divertite, dei sorrisi pieni di allegria che innescano una istantanea risposta emotiva. La forte sovraesposizione dei piani che recedono e le marcate traccie enunciative che dipingono la superficie dell'immagine deviano la buona rappresentazione di fondo donando all'istantanea il gusto dell'artificiale. I due filoni narrativi tendono a stonare fra loro senza che nessuno dei due possa emergere in maniera univoca.
Grafton Street
Grafton Street di rubens23 commento di surgeon

Lo scatto di rubens23 propone una scena di strada vista e rivista: un' artista di strada fermo in posa con al seguito i passanti incuriositi. Il formato quadrato propone unicamente una visione compressa nei piani dove l'artista rappresenta il soggetto principale ed occupa metà del fotogramma, precludendo ogni possibilità allo spettatore di riconoscere veramente "Grafton Street". La sovraesposizione nell'angolo in alto a destra e la resa generale bassa dell'immagine rendono difficile la lettura. All'autore è richiesta maggiore curiosità.
Mexico City 000
Mexico City 000 di alxcoghe commento di surgeon

Mi inserisco fra i commenti di questo delizioso scatto di alxcoghe per mettere in luce una riflessione. In particolare vorrei far notare la sostanziale differenza che passa fra l’istantanea di Alessio e quella del Maestro, non per farne un confronto e stilare un giudizio comparativo ma per mettere in luce le sottili sfumature di significato che alcuni elementi della scena fanno sorgere. La fotografia di HCB è l’immagine eponima dell’intera sua pratica artistica: due uomini sono appostati di fronte a un telo di juta retto da sostegni lungo la pista di un ippodromo, dispositivo destinato come quello dell’istantanea di Alessio, ad escludere lo sguardo dei curiosi. Trasgredendo al divieto, essi approfittano degli interstizi per vedere qualcosa dello spettacolo. Questa immagine ha a che fare con il piacere di vedere e con il suo opposto, la curiosità, l’indiscrezione, persino il rimorso: sentendo confusamente alle proprie spalle la presenza del fotografo e temendo di essere sorpreso a sua volta da un altro sguardo, l’uomo in primo piano di Bresson si volta, mentre l’altro rimane immerso nel piacere di guardare pur non avendone diritto. Se l’uno è trattenuto da qualche scrupolo, l’altro è un voyer senza alcuna vergogna. Bresson mette in scena una mise en abime umoristica della posizione del fotografo, combattuto tra la morbosa curiosità e la discrezione. Come il telo di juta per questi due uomini, la macchina fotografica consente al fotografo di vedere una realtà considerata più densa, più preziosa. Il maestro non si vuole identificare con nessuno dei due uomini: interroga la realtà del momento e la riarticola. Non è un voyer e nemmeno un vojant, fa valere per sé un vero e proprio diritto allo sguardo. Come per Bresson, l’istantanea del bravo Alessio coglie in flagrante delitto le due donne messicane, fermando un buon momento street. Le due fotografie hanno in comune specificatamente quel dispositivo di cui parlavo precedentemente, che impedisce allo sguardo di esplicitarsi . Ma la significatività della scena cambia. Innanzitutto la donna che osserva nelle fessure del legno non mostra il volto, diminuendo l’elevata carica di curiosità che emana dalla fotografia di Bresson. In seconda istanza, la donna che guarda fuori campo, mostra tutta la sua figura, (a differenza del mezzo busto in primo piano dell'uomo con i baffi) offrendo il corpo intero allo sguardo dello spettatore. Sguardo che coglie una deliziosa espressività, un leggero divertimento che inizia piano piano fino a contagiare in maniera irresistibile lo spectator. Tutto merito di quel sorriso che è stato meravigliosamente congelato. Un sorriso denso che si offre come segno appartenente ad un codice di affettività, un enzima che prepara lo spettatore ad una forte interazione fatta di complicità e buon umore. La potenza di quel sorriso riesce a interagire con lo sguardo fuori campo, reclutando altre figure positive, anch’esse sorridenti incondizionatamente e stimolando l'immaginazione a creare scenari pieni di allegria. Due fotografie apparentemente simili che hanno in comune alcuni elementi ma che determinano significati diversi.
Valido il taglio e la conversione in bianco e nero.

Ben tornato.
INCREDIBLE INDIA 15
INCREDIBLE INDIA 15 di aldo feroce commento di surgeon

In ritardo, dopo un pò di tempo che la fotografia ha galleggiato in sezione, avvolta in un anonimato silenzioso, approdo piacevolmente al volto intenso di Aldo Feroce. Eppure lo sguardo della coppia è talmente coinvolgente da non poterne rimanere indifferenti. Intenso il rimando alla fonte dell'enunciazione, con un fuori campo prepotente di complicità. Non è sufficiente la preterizione delle sbarre a contenere l’energia positiva di queste due figure. Uno sguardo diretto, potenziato da un sorriso che diventa contagioso. Un contagio che è la premessa all’interazione, la porta d’ingresso di un’ empatia che non conosce barriere. Un filo conduttore fra culture diverse che hanno gli stessi identici codici genetici. Forte la presa del bambino su quelle sbarre, quasi a volerle dissolvere per protendere il cuore verso il nuovo. L’emozione nasce all’interno di un elegante debrayage compositivo, rappresentato dalla finestra di un vecchio treno, segnato e solcato dal tempo ma l’universo di sentimento esplode in tutto il suo splendore irradiando lo spectator che non può far altro che gioire di meraviglia.

Grazie Aldo Feroce
new york 08 - manhattan 2009
new york 08 - manhattan 2009 di menkesh commento di surgeon

Il modello generativo dell'istantanea di menkesh è valido sfruttando un'assemblaggio iconico e donando alla fotografia una connotazione street. Una mescolanza di segni che vorrebbe generare una nuova creatura antropomorfa. Non convince del tutto: la doppia presenza di gambe, le loro diverse proporzioni e la loro stretta vicinanza crea una complicanza nella lettura creativa. Sarebbe bastato un paio di gambe e basta..

ciao menkesh e grazie di essere così presente in sezione Wink
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