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Autore Messaggio
Francesco Ercolano
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Iscritto: 26 Giu 2008
Messaggi: 13332
Località: Piano di Sorrento (Na)

MessaggioInviato: Gio 29 Gen, 2009 3:14 pm    Oggetto: .... Rispondi con citazione

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Ueda
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Iscritto: 13 Dic 2007
Messaggi: 6444

MessaggioInviato: Ven 30 Gen, 2009 4:25 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Trovo questa Franco, una delle immagini più interessanti che hai presentato, non segue la moda di questo periodo, di presentare foto altamente perfette, con una composizione pulita e dal mio punto di vista anche un pò false come rappresentazione. A vederla da la sensazione di movimento, aiutato anche dal taglio verticale, che di suo ha quella caratteristica di aggiungere più vigore alla scena.
Ottimo lavoro Wink

Colgo l'occasione,visto che sei alla ricerca di qualche testo per migliorare la tua conoscenza fotografica, di darti un titolo, che sono sicuro attirerà la tua attenzione, aggiungo un passo, molto attinente con questa tua foto, il libro è ll paesaggio nel cinema italiano di Sandro Bernardi :

''Nel cinema, paesaggio significa non solo rapporto fra personaggio e spazio, fra uomo e mondo, ma anche rapporto fra diversi livelli di sguardo; c'è l'osservatore, che è un personaggio, e la cinepresa, che osserva l'osservatore. Si articola un gioco più complesso di punti di vista, e quando tale rapporto si propone come confronto fra due sguardi, fra due punti di vista, il paesaggio cinematografico diventa punto di partenza per una riflessione non solo sul cinema, ma implicitamente anche sull'atto del guardare inteso come atto conoscitivo. Dietro l'osservatore e dietro la cinepresa però un altro sguardo sta in agguato, nell'ombra, quello dello spettatore, che organizza e struttura il suo rapporto con il film secondo codici e modelli culturali sempre diversi, nello spazio e nel tempo: la ricezione delle opere cambia sempre. La stereoscopia di questi sguardi, la dislocazione reciproca di questi punti di vista non va trascurata; riflettere sul paesaggio significa anche riflettere su tre esperienze visive: lo sguardo dei personaggi dentro il film, lo sguardo del film, lo sguardo dello spettatore sul film. Sono tre differenti atti di cultura che vanno confrontati e distinti e che la critica o anche l'analisi del film a volte hanno confuso in un unico livello, attribuendo al testo ciò che appartiene spesso al personaggio o allo spettatore, al critico, all'analista, ruoli che solo in tempi più recenti sono stati studiati nella loro correlazione autonoma.

A questa molteplicità di sguardi va aggiunto ciò che caratterizza il cinema, la sua struttura tecnica. Il cinema è un sistema di rappresentazione che funziona nello stesso modo della mente umana, come diceva Münsterberg; ma si può aggiungere che è potenzialmente uno strumento per ripensare il mondo attraverso lo sguardo, poiché il cambiamento dei punti di vista (montaggio) e il loro slittamento (movimenti della cinepresa) incarnano tecnicamente il movimento dello sguardo e del pensiero, la possibilità di guardare una cosa da molti lati, di avvicinarsi e allontanarsi, di allontanarsi anche da se stessi e di guardarsi attraverso il rapporto fra le immagini. Questo movimento è il lavoro stesso della filosofia, una continua uscita da se stessi, dal proprio punto di vista, per studiarsi dall'esterno. Possiamo guardare o guardarci dal punto in cui poco fa stava un oggetto, oppure una parete, o una roccia deserta. Eppure, lo stupore di queste prime esperienze è stato ben presto dimenticato e il cinema è stato usato solo per raccontare storie, per intrattenere, per costruire spettacoli. Niente di male, anzi spesso il cinema pensa attraverso lo spettacolo, ne fa un sistema di rappresentazione di secondo, terzo o quarto livello, sfidando anche i pensieri più complessi.

E appunto questa stratificazione, questo complesso gioco dei punti di vista che mette in luce, nella nostra esperienza visiva, la dialettica di due movimenti simultanei: quello del vedere e quello del guardare. In un film di François Truffaut, Il ragazzo selvaggio (1970), il dottor Itard che ha in cura il piccolo Victor, trovato nella foresta, lo visita, si accorge che non reagisce alle voci umane e dice: "Ci sente senza ascoltarci, come guarda senza vedere. Noi gl'insegneremo ad ascoltare e a vedere" ("Il nous entend sans nous écouter, de même qu'il regarde sans voir. Nous lui apprendrons à écouter et à voir"). Questo è il compito del sapere, della cultura. La nostra capacità di vedere, infatti è strettamente collegata al nostro sapere, l'uomo vede ciò che sa, vede e nomina cose, luoghi o altri uomini. Il vedere è collegato al mondo dei fini, al valore d'uso delle cose. Ma c'è nell'esperienza visiva qualcos'altro, il guardare, ovvero la possibilità di spingersi oltre il sapere. Forse, il piccolo Victor vedeva qualcosa di meno e qualcosa di più del dottor Itard, così almeno sembra pensare Truffaut. L'invisibile è parte costituente e determinante del visibile, come ha mostrato Merleau-Ponty.

Il cinema, come le altre arti, quando è un'arte, ci insegna non solo a vedere, cosa che fa parte della nostra istruzione, ma a guardare e a vedere insieme, cioè a ricuperare quella ricchezza e apertura sui possibili che sta nel guardare, senza perdere le conoscenze altrettanto importanti che stanno nel vedere. Le scene di paesaggio, in cui un uomo guarda il mondo, diventano spesso esperienze-limite, soglie che ci trascinano al di là della cultura, del nostro modo di vedere il mondo, senza comunque abbandonare questo modo; c'invitano ad andare oltre noi stessi senza per questo scivolare in una perdita completa d'identità. ''


...è sottointeso che la fotografia per me, da le stesse sensazioni Wink
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Francesco Ercolano
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Iscritto: 26 Giu 2008
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MessaggioInviato: Ven 30 Gen, 2009 9:21 pm    Oggetto: .... Rispondi con citazione

Beh, caro ueda...
Mi hai lasciato un commento a questa foto particolarmente articolato...
Te ne sono infinitamente grato per la straordinaria, bella e interessante citazione...Non mi resta che acquistare il libro e scoprire il resto...
Mi permetto di farti i complimenti...per la generosità con cui ti dedichi al forum, agli utenti, alle foto che guardi...
Un grazie infinito...
Franco
Smile

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