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edgar amministratore

Iscritto: 15 Dic 2003 Messaggi: 6378 Località: Milano
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Inviato: Ven 30 Gen, 2004 6:08 pm Oggetto: Valorizzare l'immagine (Prima puntata) |
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Questo documento, sicuramente noioso, ma scritto con 22 anni di passione fotografica alle spalle, si rivolge con umiltà a tutti coloro che amano esprimersi attraverso le immagini, e in particolare a chi è agli inizi in questa meravigliosa avventura espressiva.
Si propone di mettere l’accento su alcuni semplici punti di base, a cui è bene prestare attenzione, per valorizzare il più possibile le immagini che realizziamo, in modo che esse riproducano al meglio possibile le emozioni che ci hanno spinto a scattarle.
Fa parte di quasi tutti noi il desiderio di fermare in una immagine la magia di un paesaggio, di un luogo, di una situazione che ci ha colpito. Soprattutto quando viaggiamo e visitiamo luoghi che ci attraggono con il loro fascino o quando viviamo esperienze indimenticabili.
E’ qualcosa di umano e di assolutamente positivo, che costituisce per molti di noi una potente molla a cercare di raffinare la nostra capacità espressiva.
Però non sempre questo cammino espressivo è semplice e lineare e istintivo. Spesso tra l’istinto dello scatto, la volontà di condividere con altri la nostra emozione e la sua realizzazione finale convincente (cioè lo scatto significativo), c’è una distanza più o meno grande da colmare.
Quante volte abbiamo atteso con trepidazione la stampa delle foto del nostro viaggio, desiderosi di mostrarle e di suscitare negli osservatori le stesse emozioni che abbiamo provato al momento dello scatto? E quante volte siamo rimasti delusi, perchè la reazione degli altri non è stata entusiastica come invece noi ci aspettavamo?
E’ certamente umano voler condividere emozioni, ma quando ci rendiamo conto che non siamo riusciti a trasmetterle fino in fondo, è bene che ci chiediamo il perchè.
A volte può essere semplicemente perchè chi osserva è dotato di una sensibilità molto diversa dalla nostra, oppure perchè non ha alcuna sensibilità (ci sono indubbiamente anche gli insensibili totali sapete!), ma spesso dobbiamo essere sinceri e ammettere che non siamo riusciti a trasferire in modo davvero compiuto le nostre emozioni nelle fotografie che abbiamo scattato. In poche parole, spesso le nostre immagini non sono significative.
Attenzione NON ho detto BRUTTE, ho detto volutamente NON SIGNIFICATIVE. Non è la stessa cosa. Tante volte vediamo o produciamo fotografie che non possono essere definite brutte, anzi a volte addirittura “belle” da un punto di vista strettamente estetico e compositivo, ma NON sono significative. Perchè non riescono a trasmettere l’emozione e la magia di un momento come noi lo abbiamo vissuto.
NON si staccano dalla qualità media di tanti altri scatti fatti a quel certo luogo.
Allora concentriamoci di più su questo concetto: l’immagine che riprendiamo e che riproporremo nella stampa finale, per centrare davvero lo scopo per cui è stata scattata, deve essere SIGNIFICATIVA. Ciò vuole dire che dovrà avere qualcosa di più che la faccia spiccare tra le tante e che la renda diversa da una semplice “fotocopia” della realtà, esprimendo quello che noi abbiamo provato al momento dello scatto.
Quindi dobbiamo accettare anche il fatto che non è sufficiente riprendere qualcosa o qualche luogo o qualche persona “bella”, perchè la fotografia che ne risulta sia significativa.
Non basta riprendere “senza errori” un bel panorama, per poter contare su una foto significativa. Avremo la foto corretta di un bel panorama, ma non è detto che avremo un’immagine da “Photo Contest Internazionale”.
All’inizio dell’attività fotografica la gioia e l’entusiasmo per i primi scatti rende non facile distinguere tra una foto corretta, ma banale e uno scatto significativo. Anche perchè, per affinare la necessaria capacità critica, è fondamentale aver visto, analizzato e “metabolizzato” tante immagini significative di grandi fotografi e costruirsi una vera a e propria cultura dell’immagine.
Ciò non puo essere che un fenomeno graduale, che necessita in parallelo di cultura (conoscere le immagini dei grandi maestri) e di lavoro di apprendimento e sperimentazione pratica (fotografare con la coscienza di quello che stiamo facendo e che vogliamo ottenere).
Non pretendo di riuscire a elencare delle regole che permettano di raggiungere lo scopo: è semplicemente impossibile. Penso solo che valga la pena di ricordare alcuni punti, ai quali è utile e opportuno prestare attenzione quando si fotografa, per valorizzare al meglio le nostre immagini e riuscire a trasmettere con esse ciò che ci eravamo proposti.
Il primo punto essenziale è AVERE UN RIFERIMENTO. Qualsiasi sia il genere di fotografia che si pratica, è necessario conoscere un buon numero di opere di fotografi che di quel genere siano maestri indiscussi. Questo ci aiuterà a costruirci una indispensabile cultura dell’immagine e al tempo stesso a creare i PARAMETRI DI RIFERIMENTO, rispetto ai quali poi potremo VALUTARE la significatività e la qualità del nostro lavoro. Paragonare i nostri scatti a quelli dei grandi fotografi, ci aiuterà a “prendere le misure” del divario che ci separa dalla perfezione. Non certo per autoumiliarci, ma per avere sempre ben presente davanti a noi dove è posizionato il TRAGUARDO da raggiungere. E magari ogni tanto per poter apprezzare in modo oggettivo i nostri miglioramenti, quando osserviamo che il divario diminuisce.
Un altro punto essenziale è fotografare con la COSCIENZA di quello che stiamo facendo. Se ad esempio ci entusiasmiamo per un meraviglioso panorama, non limitiamoci a OBBEDIRE PASSIVAMENTE alla voglia di fotografarlo, scattando con approssimazione dal primo punto di vista che ci si propone. Così di solito otterremo solo una discreta e corretta “fotocopia” di un bel panorama, il che il più delle volte sta per una immagine banale e non significativa.
Cerchiamo di capire PERCHE’ questo panorama ci colpisce così tanto, quali sono i punti chiave che lo DIFFERENZIANO da un panorama qualsiasi e che ce lo fanno rendere così degno di essere ripreso: potrà essere a volte il COLORE del cielo, o dell’acqua o delle piante; altre volte la particolare LUCE che colpisce la scena, oppure ancora il SOVRAPPORSI DI PIANI SUCCESSIVI, o la presenza di RIFLESSI nell’acqua o i GIOCHI DELLE NUVOLE in cielo. E allora valorizziamo questi particolari, questi punti di forza, che, nell’immagine finale, costituiranno il “centro d’interesse” della nostra fotografia.
Se la particolarità di quel certo paesaggio che stiamo ammirando è data dai giochi delle nubi nel cielo, diamo loro lo spazio che meritano nell’inqudratura, rubandone alla terra e alle montagne.
Se sappiamo che in quella certa valle, a una certa ora del mattino o della sera c’è una luce magica che trasforma la valle in una magia di colori fiabeschi, non scattiamo a mezzogiorno con il sole a picco solo perchè È PIÙ COMODO. Aspettiamo con pazienza l’ora giusta e immortaliamo l’atmosfera “significativa”. Se no avremo soltanto un mediocre scatto di quella valle, più o meno simile a miliardi di altri scatti già fatti e ai quali non aggiunge proprio nulla di nuovo.
Certo, si può benissimo vivere anche solo con foto ricordo di qualità banale, ma chi ha detto che una foto ricordo non possa essere fatta bene?
(continua) EDgar |
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