---

[Mario Aliberti]

Suggerimenti e critiche sempre ben accetti

[Mario Aliberti]

..continua

[huncke]

Mario, le immagini più grandi !!così non si riescono ad apprezzare
ciaoo

[nerofumo]

Piccole, grige, approssimative, banali.....il continuo è di troppo !!

[Mario Aliberti]

[Mario Aliberti]

[filippo1978]

Ma sopratutto perché?

[Mister Solo]

Questa tua proposta mi ha fatto tornare alla mente un "reportage" che vidi nei primi anni '80 (mi pare) in cui 2 ragazzi viaggiando in autostrada dall'Italia alla Cecoslovacchia (mi pare) realizzarono una lunga serie di scatti attraverso il parabrezza dell'auto. Il filo conduttore, a differenza del tuo che mi sembra sia il cielo, nel loro caso era che in tutte le foto si vedeva il retro di un camion ogni volta diverso.

Ciao


P.S. scusa per i "mi pare" ma alla fine l'unica cosa che ricordo con certezza sono i camion

[Liliana R.]

Non mi dire che non sapevi che le foto erano piccole e che i commenti sarebbero stati indirizzati al piccolo formato e non alla sostanza.
Ad una prima lettura, per quel poco che sono riuscita a vedere, dalla 4 in poi mi sembrano ripetive.

[silma]

Mario...tu provochi!!!!
potrei dirti che il lampione nella 5 e' storto, ma non te importrebbe nulla, vero?
Un viaggio in auto puo' capitare che sia noioso (se vuoi davvero il top ti consiglio la Lomellina), ma non vedo in qesto reportage quel quid che mi e' capitato di scovare nelle tue immagini. A volte, lo confesso, mi si materializza in testa un enorme punto interrogativo, questa e' una di quelle.




Idea: non e' che volevi esattamente questo? (e si ritorna al punto di inizio...)

[Mario Zacchi]

Non vorrei dare l' impreresione di fornire un appiglio o una giustificazione di fronte a critiche che hanno tutte le ragioni per apparire e anche per essere sensate. Ma la "ripetitività", che è del punto di vista soprattutto, è talmente evidente, ma allo stesso tempo coerentemente omogenea per come è posta, da diventare il soggetto della serie e quindi del racconto che Mario aveva in mente di imbastire. Tuttavia questo è vero, per me, solo nelle sue mani (o in quelle di chi ragioni eventualmente come lui); perché nelle mani di uno che cerca la sequenza a modino, tale da non incappare nelle critiche ovvie e sensate appena menzionate, questo sarebbe un lavoro non riuscito, proprio perché lo scopo sarebe stato un' altro e non raggiunto.

Resta comunqe il fatto che deve riuscire a raccontare qualcosa, a prescindere da come è stato pensato. Personalmente il qualcosa ce lo trovo ed è sostanzialmente quel che ho scritto sopra. Aggiungo che mi colpiscono sia la dimensione, che aiuta a sottolineare una visione anonima, sia gli squarci di cielo che più o meno cadono sempre nella medesima posizione, nonostante i cambi di orientamento del quadro; un qualcosa che crea un ritmo a sé stante, che non dipende strettamente dai vari scorci e che li accomuna.

La dimensione, una volta che dovessero diventare di carta, le foto, andrebbe ricalibrata su una distanza di osservazione diversa da quella del video, ma senza esagerare per mentenere questa sostanziale impressione. Poi penso che dovrebbero mantenere la sequenza: una foto dopo l 'altra, distanze uguali, perché non si perda "il soggetto" d' insieme. Diversamente le singole foto non varrebbero nulla (il che potrebbe anche essere un "eretico" complimento ad un lavoro imbastito a partire dal presupposto che sia o tutto o niente).

[huncke]

volendo ritornarci.
a questo punto questa serie diventa composta come delle miniature giapponesi, piccoli frammenti, che contengono in sé, una ricchezza di segni, che proprio, lo sforzo di ricercarli, una volta trovati, li rende preziosi.
In questo caso la ripetitività, diventa il ritmo cadenzato, e il suono, quasi ipnotico della certezza del divenire, viene spiazzato in realtà dalle curve, sommerse da un cielo inquieto e apocalittico, direzione interiore.
I lampioni, non illuminano il percorso, sono presenze, ritorte, che controllano con il loro occhio cieco, lo sguardo é altrove o comunque verso l'alto, verso la fine, tra figure di alberi, e filari elettrici sorretti da pali sghembi.
Non é un film, ma un videoclip, Third Eye Foundation
ciaoo

[Perretta Giuseppe]

Il cielo che fa da palcoscenico a questi frammenti
di un viaggio, anonimi e ridotti nelle dimensioni
affinchè nessuno di essi possa avere qualcosa per fermare
lo sguardo durante il percorso. Una rappresentazione
più che mai riuscita, di una monotonia visiva e non solo.
Incontri dettagliati di una mente che osserva, assimila e
costruisce e si sforza di uscire da quella stessa monotonia
con estremo coraggio e tanta passione. Qualche giorno
fa lessi che a Mario si consigliava di tenerle nel
cassetto certe foto...Non sia mai che tale voglia
di essere e di esserci rimanga in un cassetto, che
questo suo dire coraggioso si fermi prima ancora di aver
cantato.
Ho percorso tante volte queste immagini.Senza mai fermarmi...
Le ho percorse tante volte guardando solo il cielo.
Complimenti Mario.
Un saluto.

[Mario Aliberti]

Grazie a Tutti per gli interventi...i perchè di Filippo.....perchè?....formalmente il formato piccolo Ti fa vedere meglio ciò che hai fatto e senza diventare pretenzioso, spesso inutilmente...... perchè?........la casualità apparente di ripresa, in fotografia, ci rende partecipi di visioni uniche, irripetibili e ci fa scoprire particolari, luoghi e punti di vista che non potranno mai essere resi in altro modo.....perchè?.......la ripetitività e la progressione dinamica con uno sfondo che varia di poco, simula una condizione teatrale di stasi apparente nonostante il movimento e il cambio degli attori sulla scena e in questo Mario ha visto bene......perchè?......perchè il "luogo" prescelto è anonimo, diffuso, riconoscibile e difficilmente desta stupore...ed è un luogo che attraverso e vivo costantemente ma che non avevo "immortalato" così fino ad ora.

Sia Huncke che Giuseppe hanno colto dei particolari che mi hanno entusiasmato per capacità analitica e introspettiva.

Mario, a cui devo molto in termini di "guida severa" e concreta, è stato perfetto nella sua analisi, evidenziando soprattutto quell'aspetto della "ripetitività" (apparente) che ha rappresentato uno dei "pretesti" della pubblicazione. Questo concetto che in architettura, generalmente, delinea una visione armonica e compiuta di una immagine, riferito ad una "sequenza" di immagini, assume un connotazione ossessiva, provocatoria, disturbante al fine di evidenziare, di ribadire incessantemente una contraddizione, una condizione di sospensione visiva, uno stato di quiete apparente....ma che mano mano involve.

Mister Solo...i cielo è lo scenario fisso ma cerca di essere solo un pretesto formale narrativo......

Liliana R...sapevo che correvo questo rischio, e come al solito prima di postare, i dubbi sono stati tanti...senza una spiegazione, senza un titolo.....ma certe cose, alla fine, le decidi....ti butti, non alla cieca, perchè una spinta emotiva, il mettersi alla prova e rischiare su qualcosa di cui a volte puoi non essere consapevole dell'effettivo riscontro, è la molla che ti spinge ad interagire e a confrontarti con gli altri.

Silma....provocazione intesa nel senso di cui ho parlato in precedenza ma che spero che possa essere valutata in senso costruttivo e dialettico.

[Mario Aliberti]

[Mario Aliberti]

[filippo1978]

Ma....secondo me ci sono un po' troppo pippe mentali e poca fotografia. Secondo me non basta l'idea che può anche essere buona, ci vuole anche il saperla realizzare.

[Mario Aliberti]

[Sisto Perina]

[filippo1978]

beh, il consiglio è rifarlo, prestando attenzione alla composizione, luce, soggetto, bianco e nero, insomma un po' tutto