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vittosss nuovo utente
Iscritto: 21 Set 2010 Messaggi: 18
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Inviato: Mer 04 Apr, 2012 10:07 am Oggetto: Obiettivo Leica M 35 |
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Ciao a tutti,
sto navigando da giorni alla ricerca di informazioni per farmi una mia idea in merito a: quale obiettivo montare su leica m6 di lunghezza focale 35mm.
Restiamo in casa Leica:
Summilux
Summicron
Summaron
Pre Aspherico o non?
Rivolgendomi al mercato dell'usato direi che, per ragioni squisitamente economiche, io possa considerare un summicron aspherico o un summilux pre-aspherico.
senza poi considerare il numero di lenti e versioni per ciascun modello all'interno dle quale, francamente, ancora mi perdo.
confrontandomi con persone ed utenti di altri forum pare che il giudizio tenda sempre verso il summilux pre-asph. certo, 1.4 è comodo, ma non indispensabile. l'occhio invece mi cade maggiormente sulla compattezza.
per il momento escluderei i voigtlander invece non sento in alcun modo parlare degli zeiss zm 2.8 o 2 che sia.
insomma, se avete voglia, datemi gentilmente i vostri pareri!
grazie
Vittosss |
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TestaPazza utente attivo

Iscritto: 07 Ott 2006 Messaggi: 11514 Località: Nicolosi (CT)
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fede utente

Iscritto: 12 Ott 2005 Messaggi: 318 Località: Roma
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alesoli utente
Iscritto: 14 Ott 2009 Messaggi: 207 Località: Livorno
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Inviato: Ven 06 Apr, 2012 4:00 pm Oggetto: |
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Buona Pasqua!
SUMMARON 35/3,5
dal 1954 al 1960.
Ottica a sei lenti, prima evoluzione rispetto al vetusto Elmar a 4 lenti, che per un ventennio circa sottorappresentò la produzione Leica in questa focale così cruciale, il Summaron rappresentò un autentico balzo qualitativo in avanti. Le sue prestazioni, non disprezzabili neppure oggi, all'epoca rasentavano il massimo livello possibile. Dotato di buon contrasto (anche se oggi molti esemplari andrebbero puliti internamente per ricondurli agli antichi fasti), esibisce una nitidezza più che discreta ai diaframmi maggiori, e ottima a quelli centrali. Disponibile anche in versione con occhiali per M3, al modesto costo odierno può ancora equipaggiare degnamente e filologicamente (specie con il BN) una M2 o una M3.
SUMMARON 35/2,8
dal 1958 al 1974
Aggiornamento del vecchio 3,5, il Summaron 2,8 ne spinge sensibilmente in alto le prestazioni, grazie anche a vetri ricchi di lantanio, una terra rara che permette di ottenere mescole ad alto indice di rifrazione (e lenti conseguentemente meno curvate).
Tuttora un buon performer, il Summaron nuova versione è a tutti gli effetti un vice Summicron; meno nitido di quest'ultimo ai due diaframmi maggiori (specie ai margini), raggiunge una sostanziale parità da f:5,6 in poi, su un livello oggettivamente molto alto.
SUMMICRON 35/2
prima versione ad otto lenti.
La leggenda nasce nel 1958. Otto lenti a schema simmetrico di tipo Gauss, vetri arricchiti da terre rare, ed ecco sua maestà Summicron 35 insediarsi stabilmente su un trono che non ha più ceduto a tutt'oggi.
Finalmente la focale 35mm conquista con questo obiettivo dignità pari a quella dei vezzeggiati 50mm.
Straordinaria tridimensionalità, resa di tipo tradizionale, che gradisce un paio di stop di chiusura per raggiungere il massimo di nitidezza, colore saturo ma mai aggressivo.
Globalmente una spanna al di sopra del Summaron, e almeno un paio rispetto alla concorrenza.
SUMMICRON 35/2
seconda e terza versione;
Nel 1969, dopo undici anni di onorato servizio, lo schema a otto lenti del primo Summicron va in pensione, rimpiazzato da una versione alleggerita a sei lenti, sempre a schema Gauss simmetrico. La seconda e terza versione (rispettivamente dal n. 2.316.001 e dal 2.646.001) condividono ufficialmente lo stesso schema ottico. Tuttavia la resa cambia in modo molto evidente tra le prime generazioni e le ultime.
Più precisamente, nelle prime serie, le prestazioni lasciano piuttosto perplessi: da una qualità molto omogenea e sana del vecchio modello a otto lenti, si precipita a un livello sensibilmente più basso, in particolare per la correzione piuttosto approssimativa della curvatura di campo, con conseguente disomogeneità di resa tra le varie aree dell'immagine, specie alle aperture maggiori. Anche il contrasto non entusiasma, se non a partire dalla apertura di f:5,6, che per un Summicron è una bella sconfitta. Forse è con questo passo indietro che comincia a fiorire il tormentone dei leichisti: "era meglio il tipo precedente"...
Verso la matricola 2.600.000 circa, il brutto anatroccolo diventa cigno: le pecche vengono mondate, e l'obiettivo diviene di colpo uno dei più soddisfacenti e ricercati tra i 35mm. Tuttora amato da molti per le ridotte dimensioni, oltre che per la resa, il 35/2 terza versione vede negli ultimi anni una vera e propria corsa all'accaparramento, specie, appunto, nelle matricole più alte.
SUMMICRON 35/2
quarta serie.
A partire dal n. 2.874.251 il Summicron perde qualche grammo e acquista una lente, passando a sette. La resa ottica si avvantaggia di una minor vignettatura, mentre l'alleggerimento avviene a spese della parte meccanica, dove nella montatura fanno comparsa materiali sintetici (policarbonato rinforzato con fibra di carbonio). Purtroppo, come dicevano vecchi saggi contadini, "chi lascia la strada vecchia...", e gli innovativi e futuristici materiali si rivelano nel tempo poco resistenti: con l'andare degli anni la plastica cristallizza e diviene fragilissima, soggetta a incrinature e perfino fratture. Sconsiglio pertanto vivamente l'acquisto di obiettivi della quarta serie di prima generazione, a favore della versione successiva dove il peso passa da circa 150 a circa 200 grammi, pur mantenendo lo stesso numero di catalogo. Non conosco la matricola da cui avviene la transizione, anche se l'ultima serie made in Germany appartiene per intero a quella buona. Spesso ho consigliato di pesare l'obiettivo, unica verifica certa se non si è in grado di stabilire da altri piccoli elementi di quale serie sia.
Tornando alla resa ottica, il sette lenti (detto anche preasferico) è un obiettivo molto buono pur se non privo di qualche pecca: la resa ai margini è eccellente solo da f:4, e al centro da f:2,8. La tutta apertura la riserverei a casi di necessità, per il moderato contrasto e brillantezza. In alcuni test casarecci trovai migliore un vecchio esemplare canadese di un più moderno Germany. Da 2,8/4 in poi l'obiettivo esibisce comunque una resa molto piacevole, molto Leica, preferita da qualcuno al più secco e inciso asferico. Secondo il competentissimo Giuseppe Ciccarella, dai 3.300.000 circa di matricola lo schema viene rivisitato, con correzione quasi totale dell'aberrazione sferica, e resa conseguentemente molto migliorata.
SUMMICRON 35/2 Asph
versione attuale.
Il punto di approdo di mezzo secolo di ricerca Leica in questa focale. Virtualmente siamo alla perfezione assoluta, con una resa di altissimo livello su tutto il campo e a tutti i diaframmi; contrasto molto alto fin dalla tutta apertura, con tutto ciò che questo può comportare di buono e meno buono. Bokeh (resa dello sfuocato) talvolta meno piacevole rispetto ai non asferici, pur nella soggettività della valutazione di detta prerogativa. Brillantezza e incisione che possono apparire eccessive ai cultori della impronta tradizionale Leica, e che si traducono in immagini graffianti, secche, un poco urlate. Dimensioni più importanti rispetto ai predecessori, cosa che penalizza la portatilità tradizionale delle M equipaggiate con questa focale. Tuttavia, nonostante i piccoli nei che si possono via via ravvisare in questo obiettivo, non si può non restare ammirati del lavoro dei progettisti. Una pietra miliare.
SUMMILUX 35/1,4
prima versione.
Obiettivo leggendario, sia da vivo che da morto. Si tratta dell'ottica Leica rimasta in produzione per il maggior numero di anni, circa quaranta. Definito all'epoca, in modo colorito ma efficace, giant of light (gigante di luce, ma l'Italiano non rende giustizia all'espressione originale), il Summilux 35 porta per la prima volta la propria focale al risultato straordinario, per l'epoca, di f:1,4.
Piccolissimo, molto leggero, le sue performances hanno del miracoloso; quando le ottiche nipponiche di luminosità f:2 balbettavano appena, sfoggiando risultati grigi e smorti, il nostro sbaragliava la concorrenza con prestazioni che conservano tuttora una validità a prova di vecchiaia.
Nitidezza ottima al centro fin dalla massima apertura, e ai bordi a partire da f:4; contrasto ottimo fin da f:2,8; resa generale di primissimo livello da f:5,6 in poi, range in cui non teme confronti con il meno luminoso Summicron. Grinta e incisività elevatissime ai diaframmi centrali. Tra i difetti possiamo annoverare una vistosa vignettatura alle massime aperture, un fastidioso coma, e una sensibile aberrazione sferica; proprio quest'ultima è responsabile di una sorta di velo che copre tutta l'immagine alla massima apertura, e che dona a questo obiettivo l'aspetto pittorico e sognante che tanto può piacere (o meno); non credo di sbagliare molto definendolo un Noctilux in 35mm. Per contro si registra una totale assenza di flare, che lo rende particolarmente indicato per fotografia notturna, di teatro, di scena.
Impossibile trarre conclusioni oggettive: si tratta di un vetro che ammalia e delude allo stesso tempo, fa innamorare e arrabbiare, seduce e abbandona. Tante buone qualità e tanti difetti che il successore cancellerà di colpo: i difetti, soprattutto; ma anche qualche pregio che non smette di farsi rimpiangere...
SUMMILUX 35 1,4 ASFERICO
prima versione, con due superfici asferiche.
Intorno al 1989 la Leica annunciò l'intenzione di mettere in commercio una serie limitata di obiettivi asferici da 35mm 1,4; per assicurarsene uno, al prezzo annunciato di 4.500.000 lire, era necessario prenotarsi. Quantità prevista, se la memoria non mi inganna, duemila pezzi (ma poi la produzione aumentò fino ad esaurire tutte le prenotazioni). Siamo ancora nell'epoca in cui le lenti asferiche a Solms si facevano a mano, molando progressivamente la lente fino ad ottenere il profilo stabilito, con costi (e scarti) altissimi. Solo successivamente, e in particolare a partire dal 35/1,4 asferico attuale, la Leica brevettò il metodo tuttora utilizzato di iniettare il vetro ottico fuso in stampi ceramici ad altissima precisione, risparmiando tutta la fase di sbozzo delle lenti. Le prestazioni fecero sensazione. Tutti i difetti del predecessore scomparvero di colpo: coma, aberrazione sferica, vignettatura; tutto ciò rimaneva soltanto un lontano ricordo, per lasciare spazio a un vetro capace di lasciare a bocca aperta per trasparenza, plasticità, luminosità dell'immagine. Il primo vero obiettivo moderno della linea M.
Oramai entrato nel gotha dei pezzi più pregiati e ricercati del catalogo Leica, il Summilux asferico prima versione è anche protagonista di un culto specifico, dove chi lo ha provato lo definisce capace di una qualità di immagine sconosciuta al successivo modello (contraddicendo le affermazioni della Casa, che definiva i due obiettivi capaci di identiche prestazioni), in particolare per una maggior vicinanza al tradizionale spirito Leica, fatto anche di dolcezza e levigatezza, e non solo di correzione e perfezione ottica.
SUMMILUX 35/1,4 ASFERICO
versione attuale.
Al celebre e celebrato Summilux 35/1,4 con due superfici asferiche molate manualmente, seguì, agli albori degli anni '90, un vetro che inaugurava il nuovo corso Leica che vede l'utilizzo diffuso della tecnologia asferica. Ciò fu reso possibile da una nuova metodologia produttiva che prevede l'iniezione del vetro fuso in stampi ceramici di altissima precisione, così da modellare in modo automatico e ripetibile gli sbozzi delle lenti. Una lente asferica riduce enormemente il carico di aberrazioni connaturato ai grandangoli (che per natura utilizzano lenti molto curve, molto sferiche, appunto); è un rimedio infallibile contro distorsione, vignettatura, coma, curvatura di campo. In passato la Leica ne aveva fatto sempre uso parsimonioso per gli enormi costi di produzione, e pur essendo suo il primo obiettivo di serie asferico (il famoso Noctilux prima maniera), successivamente aveva cercato di superare i problemi di progettazione attraverso altre strade. Ma una volta superato l'ostacolo produttivo, ecco che una nuova era si apre all'ottica di consumo.
Il 35/1,4 asferico crea immediata sensazione. Risoluzione, brillantezza, incisione, tutti parametri straordinari fin dalla massima apertura. Distorsione perfettamente corretta, solo un residuo di vignettatura che non scompare completamente neanche ai diaframmi centrali.
Finalmente è possibile immergersi negli ambienti più bui e grigi, senza il velo tipico degli ultraluminosi. Immagini ariose, trasparenti, perfettamente scandite.
Davvero una nuova epoca. La sensazione di libertà dai limiti abituali galvanizza i fotografi, e porta al trionfo la fotografia in avalaible light. National Geographic e simili riempiono paginoni di crepuscoli di entusiasmante nitore.
Ma poi, lentamente, qualcosa si incrina nel rapporto tra alcuni fotografi Leica e questa nascente tipologia di vetri...
Qualcuno inizia un po' a stancarsi di tanta perfezione, e, sommessamente prima, alzando un po' di più la voce successivamente, inizia a rimpiangere pubblicamente qualche "bel difetto di una volta"; oggi non sono in pochi a dire che forse quel pizzico di aberrazione sferica scaldava l'immagine, e facilitava non poco il compito di quanti ritraggano la figura umana per lavoro (cerimonie e simili). Di lì a poco sorgeranno le perduranti opposte fazioni di ultras della nitidezza assoluta o della magica atmosfera del passato...
Che vogliamo farci, è la nostra natura: non siamo mai soddisfatti! _________________ http://www.flickr.com/photos/alesoli/ |
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