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sulla fotografia in bianco e nero: Paul Strand

 
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claudiom
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Iscritto: 05 Lug 2004
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MessaggioInviato: Mer 10 Dic, 2008 3:04 pm    Oggetto: sulla fotografia in bianco e nero: Paul Strand Rispondi con citazione

rimosso

Ultima modifica effettuata da claudiom il Ven 25 Giu, 2010 10:29 am, modificato 1 volta in totale
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norman900
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Iscritto: 29 Ott 2004
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MessaggioInviato: Gio 11 Dic, 2008 9:56 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Ogni quesito sui "motivi" del bianconero credo sia così saziato, abbondantemente.
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Filippo Secciani
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Località: Provincia di Siena

MessaggioInviato: Gio 25 Dic, 2008 6:55 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Un'altra citazione per sottolineare la completezza del bianco e nero... Un'altra volta che mi chiedo: "quando mai riprenderò la camera oscura?". Vabhè...

Virrei far notare che questa citazione è da considerare in un ben preciso momento storico. Il dibattito "pittura morta..." la fotografia che nasce... chi pensava che con la fotografia si fanno le stesse cose... chi diceva che la pittura era un'arte nobile e la fotografia no... era forte e sentito in quei momenti. Sostanzialmente i pittori cercavano strade diverse: si iniziava a vedere che l'iconicità non era tutto e molti fotografi pittorialisti, tendevano a seguire determinate idee, con lo scopo di emulare con la fotografia le stesse immagini della pittura... ma non solo...

Paul Strand, fu il padre della fotografia moderna e la citazione che hai riportato ne è la prova. Non è un vero e prorpio inno alla fotografia in bianco e nero: sì anche quello, ma di più è un'inno alla fotografia in genere, che poi ha aperto la strada ideologica a personaggi mitici dell'immaginario collettivo, tipo gli f64ini, i fondatori della Magnum...

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Tanti mettono in firma la propria attrezzatura. A me piacerebbe metterci la mia voglia di far belle fotografie. Forse non mi basterebbe il posto.
Parafrasando Andy: "oltre la foto, nulla"
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claudiom
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Iscritto: 05 Lug 2004
Messaggi: 5459

MessaggioInviato: Ven 02 Gen, 2009 10:52 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Interessante che la parola "onestà" lasci quasi ammutoliti gli astanti.

Interessante o raggelante?

buon anno claudiom
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katia82
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Iscritto: 12 Gen 2007
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MessaggioInviato: Ven 02 Gen, 2009 3:25 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Leggiamo .. interessante questo dibattito sull'onestà..
A quella ci si arriva piano piano, con il tempo e con l'esperienza. Mentre nella vita si impara ad essere scaltri, nella fotografia si apprende l'onestà.
La cosa grave è rimanere "falsi" nel tempo; ed oggi, a differenza del 1917, la "sincerità" fotografica, visti gli innumerevoli mezzi a disposizione, è una strada lunga, tortuosa, faticosa, molto più di allora.
Per chi ha raggiunto la vetta, come te, Claudio, è "facile" guardarsi dietro, ad obiettvo raggiunto, e "rattristarsi" per gli altri. Ma semplice non è, e tu lo sai.

Ciao
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claudiom
non più registrato


Iscritto: 05 Lug 2004
Messaggi: 5459

MessaggioInviato: Ven 02 Gen, 2009 3:40 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Domattina sveglia alle 6 per la punta Surela, due passi da Torino, quota della vetta indomita: 1800 metri scarsi, spero no nebbia e sci che facciano le curve da soli.
Ecco le mie vette raggiunte.

Very Happy ciao claudiom
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sulfurea
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Iscritto: 22 Ago 2008
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MessaggioInviato: Ven 02 Gen, 2009 3:43 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

io non ho capito (come mi capita spesso) in questo contesto, il peso della parola onestà.
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katia82
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Iscritto: 12 Gen 2007
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MessaggioInviato: Ven 02 Gen, 2009 3:49 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

sulfurea ha scritto:
io non ho capito (come mi capita spesso) in questo contesto, il peso della parola onestà.


Credo si parli di "onestà intellettuale", intesa come rispetto dei soggetti che si fotografano e soprattutto delle condizioni in cui si scatta, senza artefatti o manipolazioni a posteriori.
(Credo Very Happy )
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sulfurea
sospeso


Iscritto: 22 Ago 2008
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MessaggioInviato: Ven 02 Gen, 2009 3:51 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

no, non credo si parli di soggetti.
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claudiom
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Iscritto: 05 Lug 2004
Messaggi: 5459

MessaggioInviato: Ven 02 Gen, 2009 3:52 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Il contesto era allora quello del furioso tentativo di molti fotografi di far diventare le loro foto , mediante pesante lavoro di post produzione, delle pseudopitture.

Esattamente come oggi, esattamente.

L'onestà sta per Strand nell'usare la fotocamera per quello che è, un metaforico registratore (nella qualità della metafora sta l'arte).

Cool ciao claudiom
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sulfurea
sospeso


Iscritto: 22 Ago 2008
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MessaggioInviato: Ven 02 Gen, 2009 4:01 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

perché ci punti tanto il dito? era inevitabile allora e lo stesso è oggi.
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sfinge
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MessaggioInviato: Ven 02 Gen, 2009 7:28 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

.... Smile
... onestà può far rima con ... possibilità ?
....
.... no eh ?
....
.... e vabbè ... pace

Luca Smile
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Filippo Secciani
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MessaggioInviato: Sab 03 Gen, 2009 1:20 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Penso che chi non conosca il movimento del pittorialismo, si trovi un po' in difficoltà nel commentare questa affermazione. Claudiom, nell'ultimo intervento ha sintetizzato molto il succo. E comunque in quei tempi la cosa era un po più intrigata: c'erano di mezzo anche i pittori.

C'è da dire comunque tre cose. Per primo: non è detto che per rendere un'immagine "onestà", non si debba fare molta post produzione, ma non vorrei aprire un dibattito fuorviante: è solo per puntualizzare. Secondo, come ragguaglio storico-artistico, il pittorialismo non è mai andato in pensione, si è solo assopito. La terza: ma quelli che io chiamo i post pittorialisti... lo sanno di esserlo??? Cool

Ritengo pure che il senso di "onestà" dell'immagine sia estremamente differente da allora e la citazione è permeata di un'ancestrale dibattito, ma che si rinnova di generazione in generazione. Personalmente ne ho sempre partecipato e ne ho sempre seguito gli sviluppi. Il mio limite è quello di detestare il pittorialismo come idea, ma condividendone i mezzi.

Le foto pittorialistiche potevano sembrare quelle foto che possono essere accompagnate dal classico (e deprimente) commento: "sembra un dipinto" (giuro che quando me lo dicono mi verrebbe voglia di stracciare la foto!!!). Ma soprattutto sono immagini che rappresentano un mondo che non c'è, dove tutto è artefatto e finto. I primi pittorialisti si rifacevano alle tele di inizi '800, cercando di rielaborare nelle inquadrature, nell'utilizzo dei modelli e nella lavorazione dell'immagine, atmosfere e situazioni assolutamente improbabili. Queste sono le idee che detesto.

Il senso di "onestà" di Strand, va nella direzione opposta: l'immagine deve essere attinente alla situazione, la rappresentazione della realtà attraverso la verità del fotografo. E' questa la chiave di volta dell'opera di Strand, che ha poi rivoluzionato la fotografia.

I mezzi. Bhe il dibattito, anche tecnico, era decisamente acceso, ma poi nel corso degli anni c'è stato anche Adams, che ha fatto della fotografia naturalistica un monumento all'arte, ma il suo modo di interpretare le cose, per certi versi era molto pittorialista: tutta la tecnica, anche se in modo complesso o complicato, deve servire allo scopo. Contemporaneamente H.C.Bresson, Capa, Chim, armeggiavano con delle macchinette con un negativo piccolissimo, per l'epoca, raccontando una verità forse ancor più compiuta, sia pur con una nitidezza dell'immagine non propriamente fotografica per quei tempi. E si sa, i pittorialisti spesso lavoravano per togliere nitidezza alle foto affinchè assomigliassero alla non perfetta iconicità dei dipinti.

Detto questo: dove stà l'"onestà"? Quella che si intendeva nel 1917 è ovviamente abbondantemente superata, ma quella che serve adesso, è soltanto nella rettitudine, nel rigore e nell'onestà della persona che fotografa e usa Photoshop. Criticare chi crea immagini pittorialiste? Lo farò sempre e ci sono sempre stati, ma l'idea di lavorare sull'immagine, per esprimere attraverso di essa la mia visione della realtà, mi sembra una cosa assoluta e utile: ovvia direi.

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marco palomar
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Iscritto: 01 Ago 2004
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MessaggioInviato: Dom 04 Gen, 2009 12:36 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Se la fotografia è rappresentazione - e non può non esserlo - l'idea di una rappresentazione onesta è un ossimoro che contiene una buona dose di disonestà. Basta pensare che la fotografia condivide il termine "scena" (ad es. ri-prendere una scena) con il teatro, il cinema e la pittura e che anche solo ruotando di pochi gradi il nostro obiettivo, decidendo più o meno consciamente cosa includere e cosa escludere, il significato di una fotografia può cambiare drasticamente.
In questo senso le foto di Strand a Luzzara sono in ogni senso una messa in scena, o meglio la rappresentazione, nè onesta nè disonesta, di alcune cose o persone viste in un certo modo.
Se la fotografia è visione o memoria (non macchinica, che è una sciocchezza), cioè se la fotografia in definitiva è l'affermazione di un punto di vista, e non può non esserlo, il termine onestà assume un senso differente e a mio avviso più appropriato, sottointendendo l'impossibilità di scindere qualsiasi fotografia, come qualsiasi atto di attribuzione di senso, da un punto di vista specifico. L'onestà così intesa diventa l'onestà intellettuale dell'autore, la stessa che chiediamo a uno scrittore, a un giornalista o al calzolaio che ci realizza un paio di scarpe (ammesso che ne esistano ancora). Siamo necessariamente portatori di una visione che non è soltanto nostra personale ma è anche culturale e ideologica.
Senza questo atto di onestà-umiltà intellettuale da parte del fotografo è difficile anche per chi osserva una foto capire qualcosa: se vediamo una foto di guerra sapendo che è stata scattata da un fotografo embedded, cioè uno che per mesi ha vissuto fianco a fianco con un esercito in un teatro di guerra, abbiamo un buono strumento intellettuale per valutare le sue immagini e la loro attendibilità rispetto a quella di un fotografo freelance.

L'idea del primato del bianco e nero sul colore è una solenne, rassicurante sciocchezza, come lo sarebbe affermare che le pere sono migliori delle mele. Posso invece dire che personalmente preferisco la fotografia in bianco e nero, nell'ambito dell'espressione di un mio personale ed immanente punto di vista.
E' interessante notare la vicenda di un autore come il fotoreporter Carl De Keyzer, le cui foto non hanno perso un briciolo nè di intensità nè di onestà nel passaggio dal bianco e nero al colore.
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Filippo Secciani
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MessaggioInviato: Lun 05 Gen, 2009 1:24 am    Oggetto: Rispondi con citazione

marco palomar ha scritto:

Se la fotografia è visione o memoria (non macchinica, che è una sciocchezza), cioè se la fotografia in definitiva è l'affermazione di un punto di vista, e non può non esserlo, il termine onestà assume un senso differente e a mio avviso più appropriato, sottointendendo l'impossibilità di scindere qualsiasi fotografia, come qualsiasi atto di attribuzione di senso, da un punto di vista specifico. L'onestà così intesa diventa l'onestà intellettuale dell'autore, la stessa che chiediamo a uno scrittore, a un giornalista o al calzolaio che ci realizza un paio di scarpe (ammesso che ne esistano ancora). Siamo necessariamente portatori di una visione che non è soltanto nostra personale ma è anche culturale e ideologica.


Se quello che cerchi è un calzolaio capace di farti le scarpe su misura, io lo conosco, ma vuole un pacco di soldi.
A parte gli scherzi. Il discorso che stai inprontando è piuttosto complicato: bello, ma complicato.L'onestà intellettuale dell'autore è un'argomento importante, ma non so se se ne possa parlare, nel senso in cui affrontandolo si rischia di entre in un ginepraio piuttosto intrigato, per il quale si può tranquillamente entrare in argomenti giustamente non permessi su questo forum. Voglio dire, se apro una rivista e leggo un reportage foto-giornalistico, non è che posso interessarmi su come la vede tizio sull'argomento. Me lo leggo, guardo le foto, lo prendo per vero e faccio le mie considerazioni. E se l'articolo è una balla, le foto sono "montate"... bhe, qui si entra nel ginepraio che accennavo di sopra, si parla di case editrici, si ricorda il film de "Il quarto potere"... e andar anche oltre e si va anche di molto fuori dall'invito di riflessione di Claudiom.

Purtroppo non conosco De Keyzer, tuttavia personalmente ritengo che sotto un profilo generale, la fotografia in bianco e nero, oltre a essere migliore è anche molto, ma molto più onesta. La foto a colori è artisticamente più difficile da gestire e è uno strumento più utile che bello.

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Daniele Nesi
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MessaggioInviato: Mar 06 Gen, 2009 1:00 pm    Oggetto: Re: sulla fotografia in bianco e nero: Paul Strand Rispondi con citazione

claudiom ha scritto:
"...il problema del fotografo, quindi, è di vedere chiaramente i limiti e , al contempo, le qualità potenziali del suo mezzo, perchè è precisamente qui che l'onestà, non meno dell'intensità, della visione è un requisito indispensabile per un'espressione corretta. Questo significa avere un rispetto reale per la cosa che sta di fronte, espressa in termini di chiaroscuro (nulla hanno in comune il colore e la fotografia) attraverso una serie quasi infinita di valori tonali che vanno aldilà della destrezza della mano umana. La realizzazione più completa di tutto questo si ottiene senza trucchi di metodo o manipolazioni, attraverso l'uso di tecniche fotografiche dirette".

1917, altri tempi Triste ciao claudiom


>>Questo significa avere un rispetto reale per la cosa che sta di fronte, espressa in termini di chiaroscuro<<

se era l'inno della fotgrafia oggettiva che volevi intonare i miei complimenti. Bravo
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Daniele Nesi
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MessaggioInviato: Mar 06 Gen, 2009 7:19 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

rembrant>>>A parte gli scherzi. Il discorso che stai inprontando è piuttosto complicato: bello, ma complicato

se partiamo dall'idea che la fotografia non è riproduzione della realtà ma espressione di un punto di vista non c'è niente di complicato.
un punto di vista, giusto o sbagliato, è sempre onesto

se vogliamo parlare di furbi, di gente che ci prova, di gente che produce in funzione di cio che si vende...be, questo riguarda non solo la fotografia
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