Quentin Tarantino è tornato!

[bigiagia]

Exploitation, B-movie, trash, pop, ultracool, citazionismo, riciclo: che roba è Deathproof? È ancora cinema, o un divertissement per cinefili stracult che passeranno serate a confrontare Zoe Bell e Tura Satana, a riconoscere la suoneria di Kill Bill, a rivangare i "tempi d’oro" di Milano calibro 9? Se si entra in questo trip non se ne esce più. E Quentin ci conta. Distribuito in maniera suicida, orfano del suo gemello Planet Terror di Rodriguez, privato dei già leggendari falsi trailer ad opera di Rob Zombie, Eli Roth e Edgar Wright (niente male!), Deathproof potrà facilmente irritare i fans meno ortodossi, per la sua sciatteria narrativa, per gli interminabili dialoghi demenzialpop, per il girato finto-sporco , per l’infantile autocompiacimento del suo autore e, in ultima analisi, per l’assoluta mancanza di senso dell’operazione.

Ma le medesime caratteristiche manderanno in sollucchero gli amatori che troveranno un Tarantino totalmente astratto, sfacciatamente disinteressato alla "storia", ai nessi, alla verosimiglianza, alla caratterizzazione dei personaggi, ma che porta la sua idea di cinema alle estreme conseguenze. Proprio la sua natura di goliardico progetto corale, il non essere un film "ufficiale" di Tarantino, rendono Deathproof la materia perfetta per plasmare le proprie ossessioni, senza preoccuparsi troppo del resto.

E allora piedi in primissimo piano, canzoni e birra, pipette e chiappone, sesso, violenza e motori rombanti. E chiacchiere, estenuanti, una logorrea inarrestabile che ripete se stessa, ossessiva, nelle cui pause irrompe l’azione frenetica, la violenza efferata e gratuita, senza scopo né causa. Quentin compone il suo mostro di Frankenstein assemblando pezzi di un cinema ormai cadavere, cui riesce ad infondere nuova vita con il fulmine dell’ironia e della passione e, alla fin fine, Deathproof va preso per quello che è: un film di pupe sexy e uomini pericolosi, di macchinoni e gran bevute ed anche un ennesimo atto d’amore di Tarantino per le donne, autentiche protagoniste del suo immmaginario. Belle, sboccate, in carne, le pupe di Deathproof sono quelle con cui ci piacerebbe tirare tardi al bar, magari assistendo ad una lap-dance privata, come quella, straordinaria, di Vanessa Ferlito in hot-pants ed infradito, torrida e morbida, finalmente libera dal gelo asettico di C.S.I. N.Y..