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Messaggio |
winkaro utente
Iscritto: 22 Mar 2013 Messaggi: 55
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Inviato: Ven 05 Apr, 2013 4:32 pm Oggetto: |
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confermo, io ho provato un 400 f2,8 e devo dire che realizzi foto a mò di miniatura..
con il classico f5,6 vengono normali..
se volete recuperare un po' di pdc usate esposizioni lunghe, in particolare nelle macro un scatto da 1/4000 non serve a nulla |
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elfoleo79 utente
Iscritto: 29 Mgg 2010 Messaggi: 166 Località: Torino
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Inviato: Lun 22 Apr, 2013 3:06 pm Oggetto: |
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Citazione: | Citazione:
Fattori che incidono sulla profondità di campo.
Ci sono molti fattori che incidono sulla profondità di campo in uno scatto. I più importanti sono la lunghezza focale, la distanza del soggetto, e l'impostazione del diaframma della fotocamera.
Lunghezza focale.
Si usa dire che obiettivi con lunghezza focale maggiore (come i teleobiettivi) hanno una PdC minore, e viceversa. In effetti, questa affermazione richiede una precisazione, in quanto il rapporto fra PdC e focale consegue più dall'uso tipico che si fa delle focali di diversa lunghezza (focali lunghe per riprendere oggetti distanti, corte per soggetti vicini) che non da proprietà fisiche delle lenti. Questo concetto può essere chiarito con un esempio. Si consideri un fotografo che usa una focale a 400 mm (nel caso di digitale sensore Full-Frame) per riprendere un uccello a 10m di distanza. Con un'apertura di diaframma di f/2,8, la PdC risulta essere di 10 cm. Se lo stesso fotografo cambiasse obiettivo passando a un 50 mm, la PdC passerebbe a 7,62 m, "confermando" la menzionata affermazione sul rapporto fra PdC e lunghezza focale. Tuttavia, se il fotografo volesse ricomporre l'immagine in modo che l'uccello occupi lo stesso spazio di prima nel fotogramma, dovrebbe avvicinarsi al soggetto fino a una distanza di 1,25 m. A questo punto, la PdC tornerebbe a essere (quasi) esattamente come prima, ovvero 10 cm.
In realtà influisce sulla PdC la struttura dell'obiettivo e, precisamente, la collocazione del diaframma e quindi della "pupilla di uscita" rispetto al secondo "piano principale": nei grandangolari "retrofocus" (chiamati anche "teleobiettivi invertiti") la pupilla di uscita è diversamente spostata, rispetto al secondo piano principale, rispetto a quanto avviene nei "teleobiettivi"; pertanto risulta che, a pari ingrandimento e pari apertura relativa, la PdC è addirittura leggermente minore con un grandangolare retrofocus che con un teleobiettivo. |
Scusate ma alla fine lunghezza focale, distanza dal soggetto e profondità di campo non sono 3 misure tutte legate fra loro a parità di apertura.
Questo significa che posso ottenere lo stesso PdC con differenti ottiche, basta avvicinarmi o allontanarmi dal soggetto. Il punto (in ambito NON prettamente macro) è quale soggetto devi fotografare e cosa vuoi ottenere. Un grandangolo ha una distanza di messa a fuoco di qualche centimetro, potrei ottenere lo stesso sfocato di un tele dove la distanza di messa a fuoco è dell'ordine del metro, ma se fotografo un viso.... con il grandangolo sarà deformato.
Quindi un 50 macro avrà una resa differente dal 180 macro anche se avranno lo stesso ingrandimento e la stessa PdC. Con i 2 obiettivi lavori ad una distanza di messa a fuoco molto differente. Forse (confermatemelo) il risoltato non è così differente perché i macro sono progettati per evitare deformazioni e distorsioni sui bordi. Ma immagino che l'appiattimento dei piani di un 180 macro non si può ottenere con il 50 macro. |
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