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photo4u.it - Interviste
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Dopo una piccola pausa, la redazione di p4u torna con una delle rubriche più importanti del nostro portale.
La famiglia di p4u nasce dall'interazione tra tante persone che si confrontano virtualmente, si scoprono e si conoscono tramite i loro lavori e i loro commenti. Dietro ogni parola, dietro ogni immagine, non c'è però solo un nick, ma una persona e il suo essere. Cosa c'è di meglio di andare a scoprire cosa o meglio chi si nasconde dietro un nick che incontriamo quotidianamente?
Alcuni dei componenti della nostra Community ci aprono le porte del loro mondo e grazie alle domande della redazione raccontano il loro vissuto, il loro modo di vivere la fotografia dentro e fuori p4u e tanto altro.
Questa volta è il turno di un utente che è con noi da anni, fotografo preparato e versatile, nonché ottimo e presente commentatore.
Giuseppe - "gfalco" - si racconta agli amici di p4u...buona lettura a tutti !
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Ciao Giuseppe, prima di tutto grazie per la tua disponibilità a rivelarci qualcosa di te. Partiamo quindi dagli inizi, oltre a qualche informazione sulla tua persona e sui tuoi interessi, raccontaci come è nata e si è sviluppata la tua passione per la fotografia.
Cominciamo con un saluto agli amici di p4u e un grazie allo staff, in particolare a Rossella e Fabiana, per questa opportunità, a mio avviso importante in una comunità virtuale per potersi conoscere meglio.
Sono nato a Mantova nel 1962, ma ho trascorso i primi 13 anni della mia vita a Terracina, sul litorale pontino, dove mio padre lavorava in Polizia Stradale. Alla sua improvvisa e prematura scomparsa, mia madre, mantovana doc, decise di tornare al nord con noi tre fratelli (io sono il maggiore) e dal 1975 vivo nella mia città natia. Sono sposato e ho tre figli; ho studiato come perito commerciale, ma fin dai primi mesi di lavoro, sono stato catapultato nell’allora emergente mondo dell’informatica aziendale e tutt’ora, con la pensione inquadrata nel mirino, ma ancora puntata da un medio tele, mi occupo di analisi e sviluppo software applicato alla logistica di magazzino e di trasporto.
Dei tanti hobby e passatempi avviati nel periodo dell’adolescenza, mi porto dietro la passione per la lettura e la musica ascoltata (prevalentemente anglofona) e soprattutto per la fantascienza, scritta e filmata. La passione per la sci-fi è nata leggendo i romanzi di Isaac Asimov e guardando per la prima volta le puntate di Star Trek trasmesse da Telemontecarlo e visibili solo grazie ad una antennina portatile orientabile. La fantascienza che amo di più non è quella splatter alla “Independence Day” o quella distopica alla “Blade Runner”, che ho comunque visto, letto e spesso apprezzato, ma quella psico-sociologica che immagina una evoluzione positiva, quasi utopica, dell’umanità verso qualcosa di meglio rispetto a quanto essa non sia oggi. Una speranza che il mio avatar, il vulcaniano Spock, non condividerebbe poiché la specie umana è, secondo il suo metro, totalmente illogica.
Alla fotografia sono arrivato relativamente tardi, con gradualità e interamente da autodidatta.
Fin da bambino sono stato affascinato dalle fotografie. Sfogliavo libri, riviste, album di famiglia guardandole e riguardandole, soprattutto dopo aver realizzato, chissà per quale processo mentale, che una fotografia permette di vedere oggi come erano le cose e le persone in passato. Una ovvietà, ma che ha stimolato la mia curiosità di bambino. Non ho però iniziato a fotografare da piccolo, anzi nemmeno ci pensavo, perché in casa non c’era una fotocamera (almeno così credevo, vedi più avanti) e i miei genitori non fotografavano, nemmeno i piccoli eventi di famiglia lasciando questo compito al “fotografo”, un amico di mio padre, proprietario di un negozio/studio che era sistematicamente invitato a compleanni e ricorrenze varie.
Poco dopo il trasloco a Mantova conosco un ragazzo poco più grande di me, figlio di un fotografo. Un giorno si presenta in parrocchia con una biottica al collo. Sono curioso, gli chiedo di spiegarmi come funziona e lui, gentilissimo, mi fa anche fare due scatti in cortile (solo due… la pellicola costa). Interessante e divertente. Mi piacerebbe scattare ancora.
Combinazione, poco tempo dopo, spacchettando scatoloni, mi ritrovo in mano una Bencini Comet II nella sua custodia in similpelle. Quindi la fotocamera in casa c’era, ma inutilizzata da anni e segregata in un armadio. Ricevuto il permesso di usarla, corro al negozio del mio amico. Controllo veloce, sembra funzionare, acquisto un rullino (formato 127) e scatto le mie prime foto con questa macchinetta degli anni ’50 ritrovata per caso. Devo averle ancora da qualche parte. Compatibilmente con le mie scarse disponibilità economiche, condivise anche con altri interessi, consumo un rullino dopo l’altro: è iniziata l’era della fotografia.
Il Natale successivo ricevo in regalo una Kodak Instamatic 255x. Il mio interesse per la fotografia si amplia, leggo riviste (“Fotografare” e “Tutti Fotografi” su tutte), mi studio “Il Libro della Fotografia” di Andreas Feininger. La Kodak è limitata, ma per il momento non posso permettermi di più.
La prima reflex nel 1982, pochi mesi dopo aver iniziato a lavorare: una Fujica STX 1 che verrà sostituita dalla Nikon FM2 dopo alcuni anni, causa rottura improvvisa dell’otturatore.
Ho affinato la tecnica, ma continuo a scattare solo per diletto personale, per la famiglia, qualche volta per gli amici. Non penso mai di andare oltre: frequentare corsi, iscrivermi ad un circolo, partecipare a concorsi o ad altre iniziative, men che meno esporre le mie foto in pubblico. Gli unici scatti di questa epoca usciti dalle mura di casa li ho pubblicati poco tempo fa qui su p4u.
Tutto cambia con il passaggio al digitale e non solo in senso tecnologico.
Nel 2009 acquisto una piccola compatta per l’occasione di una vacanza in Scozia. Sperimento la camera chiara e prendo contatto con la postproduzione. All’inizio del 2011 acquisto una Nikon D70 usata, prima reflex digitale. Comincio a bazzicare online e mi iscrivo a diversi forum tra cui p4u, l’unico in cui sono poi diventato utente attivo. Inizio ad interagire con altri appassionati di fotografia, anche se solo virtualmente. Alla fine dello stesso anno, quasi per scherzo, partecipo al mio primo concorso fotografico, spinto da una collega, socia del piccolo circolo di paese che organizza la competizione. Ho una foto segnalata. Sull’onda dell’entusiasmo partecipo ad altri concorsi nazionali e internazionali, trovo l’attività divertente e stimolante per il fatto, dopo tanti anni di pratica autoindulgente, di poter sottoporre le mie immagini alla prova di un giudizio esterno.
I risultati generali non sono eccelsi, ma confortanti e ottengo diverse soddisfazioni. Finora mi sono preoccupato solo di tecnica, ma questo nuovo stimolo mi spinge a dedicarmi allo studio più approfondito della parte compositiva, del linguaggio fotografico e delle opere dei maestri.
Nel frattempo mi associo anche a FIAF, UIF e PSA. Nel 2015 la UIF mi seleziona come autore per il proprio Circuito, mostra itinerante annuale presso i circoli affiliati in tutta Italia. Con UIF partecipo anche, come fotografo e come selezionatore di immagini per la Lombardia, alla preparazione di un libro sui paesaggi e le feste tradizionali italiane, interamente realizzato con foto e commenti dei soci.
Grazie alle costanza nelle ammissioni nei concorsi, soprattutto internazionali, ricevo le onorificenze QPSA (2018) , AFIAP (2019) e BFA** (2022).
Pochi giorni fa mi sono iscritto al laboratorio del dipartimento cultura FIAF a tema “Confini”, con l’obiettivo di migliorare il linguaggio fotografico personale, parte ancora quasi inesplorata del mio percorso, e di lavorare in un progetto condiviso che, nelle intenzioni, mi terrà fotograficamente impegnato per i prossimi mesi.
Ecco, ho finito…
(ndr Liddesdale - Highland - Scozia)
Le tue foto sembrano essere tutte abbastanza naturali… Di quale attrezzatura disponi? Quanto conta per te l’aspetto tecnico rispetto a quello compositivo/emozionale?
Tecnica e composizione devono necessariamente convivere per poter ottenere delle buone fotografie ed è bene cercare sempre di migliorare in entrambe. Personalmente però tendo a dare più importanza all’aspetto compositivo che sintetizza il proprio modo di vedere il mondo attraverso l’obiettivo. La padronanza tecnica, in funzione dello strumento utilizzato, è importante per raggiungere un livello qualitativo accettabile, ma senza idee e senza una personale visione delle cose è una pratica sterile che produce immagini omologate.
Non essendo uno che rincorre la tecnologia, ho una attrezzatura piuttosto datata: una reflex APS-C Nikon D300 (ogni tanto ancora affiancata dalla “nonnina” D70), tre lenti fisse luminose 35-50-85, un wide-zoom 11-16, un tele-zoom 70-210, un tele catadiottrico 500, uno zoom tuttofare 18-105 che è l’obiettivo che uso più frequentemente. So che le reflex non sono più di moda e probabilmente spariranno dal mercato di fascia medio-bassa nel giro di 10 anni, ma sono abituato ad avere in mano una fotocamera “consistente” e a guardare in un mirino che mi permetta di vedere le cose come sono, senza intermediazioni. Pur rispettando chi la pensa in altro modo non credo cambierò.
Come già detto, la tua produzione è caratterizzata da un approccio sempre molto genuino, una rappresentazione della realtà che a volte descrive, ma spesso vuole stupire non con artefatti, bensì mostrando punti di vista diversi, insoliti, non scontati. Questo porta la tua produzione lontana da forme estreme di post-produzione. In un mondo dove filtri, artwork, magheggi con Photoshop, son all'ordine del giorno in una disperata ricerca del bello o dell'effetto wow, la tua è una scelta che sottintende una disapprovazione di questi aspetti?
Prima di tutto ti ringrazio per la descrizione che hai dato della mia produzione, mi lusinga molto.
Disapprovare è un termine troppo perentorio, diciamo che non condivido un certo uso che viene fatto della postproduzione, che poi è quello che hai descritto molto bene. Apprezzo però le opere ottenute con una post estrema, compresi gli artwork, se il lavoro è fatto bene ed ha un senso riguardo al contenuto e al messaggio oltre che alla pura estetica.
Per ciò che riguarda la mia fotografia, non mi cimento. Ho provato, ho gli strumenti software per poterlo fare, in parte so anche usarli e potrei approfondirne la conoscenza, ma non sono interessato all’argomento, preferisco concentrarmi sull’osservazione e sul momento dello scatto e limitare la post a quanto può correggere i piccoli errori di ripresa e superare i limiti fisici del sensore.
(L'altra Mantova)
Nella tua galleria ci sono molte immagini della tua città viste con occhio ironico e disincantato, spesso associate a titoli arguti e che suggeriscono letture inconsuete e originali; da dove deriva questa inclinazione? Hai anche dei ruoli divulgativi sul territorio?
Non ho ruoli divulgativi sul territorio anche se Mantova è il teatro principale delle mie fotografie. Amo la mia città, mi piace rappresentarla ed è anche una questione di comodità, essendo in perenne lotta con il tempo: se ho mezz’ora che posso passare con la fotocamera in mano, una breve passeggiata è la via più spedita per portare a casa qualche scatto. E’ una città molto fotografata, alcuni scorci sono inflazionati, ma è anche piccola e questo mi permette di conoscerla a fondo e di cercare un po’ di originalità negli angoli da riprendere e in situazioni che mi si presentano sul momento. Capita anche spesso che, dopo aver visionato una foto, decida di ritornare alla prima occasione nello stesso punto con una idea o una luce diversa.
Per risponderti sui titoli, premetto che sono una persona fondamentalmente ottimista che tende a trattare i piccoli problemi della vita quotidiana con ironia e un pizzico di sarcasmo. Questo lato del mio carattere mi induce a cercare questi aspetti nelle mie immagini e sintetizzarli nel titolo che per me non deve mai mancare quando si pubblica una fotografia. Non sono d’accordo con chi sostiene che il titolo indirizzi a priori la lettura: se un’immagine è ben riuscita, parla da sola, non ha bisogno di intermediari.
- " Green Pass(age)" -
A parte le foto della tua città, qual è il tuo genere preferito? Cosa ti piacerebbe fotografare e non ti è mai capitato di realizzare?
Ho sempre fotografato molto paesaggio, in particolare urbano e antropico, mi piace cogliere scorci, dettagli architettonici e geometrie. Mi piace anche la foto di viaggio che però, purtroppo, posso praticare poco.
Difficilmente fotografo persone, se non come parte di una composizione più ampia. In famiglia naturalmente sì, ma in pubblico non ho l’empatia necessaria per le foto posate e non ho la faccia tosta per rubare immagini alla luce del sole.
Ho fotografato per un paio d’anni la squadra di basket giovanile di mio figlio e nonostante i servizi fossero molto apprezzati da ragazzi, genitori e staff, ho concluso che non mi piace fare foto sportiva.
Mi piacerebbe molto fare della buona street, ma non ne sono capace.
Ultimamente sono anche attirato da macro e still-life che, attrezzatura a parte, penso sia più alla mia portata… ci sto lavorando.
Per ultimo, come ho accennato in precedenza, vorrei migliorare il mio linguaggio, renderlo più personale, passare dalla foto singola al portfolio e alla narrazione fotografica: è un percorso che mi piacerebbe portare avanti.
Cosa pensi degli aspetti Social della fotografia? Contribuiscono alla sua affermazione o ne sminuiscono il valore?
Difficile rispondere senza cadere in luoghi comuni.
Fiume incontrollato di immagini? Vero. Qualità media bassissima, in particolare sui contenuti? Vero. Utenti che al decimo like si considerano fotografi navigati? Vero. Certamente non si possono definire fattori positivi.
Si tratta però di considerazioni superficiali, secondo me c’è qualcosa di più importante. Se mettiamo da parte professionisti, artisti e fotoamatori “evoluti” che nei social hanno trovato un efficace veicolo di diffusione delle loro opere e dei loro servizi, per i fotografi “della domenica” (passami il termine) lo sviluppo delle piattaforme social ha cambiato radicalmente la motivazione per cui scattare foto. Prima si faceva per avere un ricordo, conservare un album da sfogliare ogni tanto, tenere una slide-show sul proprio PC.
Le immagini non si buttavano.
Oggi molte, moltissime immagini vengono prodotte solo per postarle il più velocemente possibile per poi dimenticarle, a causa anche del meccanismo stesso delle piattaforme, dopo pochissimo tempo.
Quindi per rispondere alla seconda parte della domanda, dipende dall’uso che si fa del social o meglio dal perché si fotografa. Chi fa vera fotografia, perché ci vive o perché ne vuole diffondere la cultura o perché la ama, ha nei social un potente strumento di diffusione e visibilità e credo che per la fotografia in generale sia un aspetto più importante rispetto alla quasi assenza di qualità e di necessità della maggior parte di immagini che vediamo scorrere continuamente sui nostri telefoni.
Giuseppe tu sei un autore presente su p4u da tanto tempo, si può dire un utente storico. Credi che in qualche misura il forum abbia condizionato la tua vita da fotografo? C'è qualche utente che puoi considerare una fonte di ispirazione, o perché no, da cui hai voluto "prendere le distanze" stilisticamente?
L’ha certamente condizionata, anche se non sulla produzione fotografica in sé e sullo stile, che erano già consolidati.
Come ho raccontato in precedenza, sono uscito dal guscio come fotografo con il passaggio al digitale e p4u è stato allora un importante aiuto per migliorare l’obiettività di giudizio delle mie immagini.
Ho iniziato postando timidamente qualche foto, nella sezione “Primi Scatti” (una grande idea questa sezione) avendo così la possibilità di interagire soprattutto con i membri dello staff che la curavano, poi ho provato a commentare a mia volta, affinando le mie scarse conoscenze sulla lettura delle immagini, e infine a postare foto nelle altre sezioni.
In un certo senso per me p4u è stato una sorta di “Circolo fotografico virtuale”, definizione che riportai in un post e che non piacque al compianto Tropico che mi elencò le differenze tra Circolo e Forum.
Per me che non ho mai frequentato ambienti fotografici e sono sempre stato un “solitario”, p4u rimane quanto di più vicino ad un Circolo possa esistere in rete. La recente uscita fotografica a Milano, cui purtroppo non ho potuto partecipare, ne è una prova tangibile.
Non mi sento di citare uno o più autori in senso positivo o negativo, qualche spunto l’ho preso qui e là, ma non posso dire di avere un autore di riferimento né di detestarne qualcun altro.
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Autore:
Marco Deriu -
Inviato:
Mar 08 Nov, 2022 10:13 pm |
Ho letto con profondo interesse l'intervista fatta a Giuseppe, interessante, curioso e preparato, bravissimi tutti anche gli autori, un ottimo lavoro.
Marco |
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Autore:
batstef -
Inviato:
Mer 09 Nov, 2022 7:25 pm |
Bellissima intervista da leggersi tutta d'un fiato. Ricca di informazioni, aneddoti e di spunti di riflessione da parte di un autore e commentatore che apprezzo moltissimo. Complimenti a te ed alla redazione |
Oggetto: Gfalco
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Autore:
pepsorb -
Inviato:
Ven 13 Gen, 2023 7:30 pm |
Grande Peppe!
Dopo aver letto anche i tanti commenti ed i messaggi dei tanti amici fotografi di P4U, cosa c'è da aggiungere?
Solo grazie di stare qui con noi!
Giuseppe |
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Autore:
fabiopollio27 -
Inviato:
Gio 16 Nov, 2023 7:01 am |
Ciao Giuseppe, ho letto i tuoi passaggi, tutti molto interessanti.
Dal link della discussione con Tropico, che ti ringrazio di aver menzionato, ho tratto più di uno spunto utile riguardo al mio modo di stare sul forum
Ad esempio ho fatto caso che mi hai commentato molto senza ricevere altrettanta attenzione in cambio: me ne scuso molto e ti ringrazio.
In realtà ricordo di aver guardato spesso le tue fotografie e di averle trovate sempre pulite, interessanti, molto spesso impeccabili.
Mi viene in mente che nel sistema di commento del forum si considera sempre il singolo scatto dimenticando, spesso, fattori altrettanto importanti come la coerenza con la propria impronta personale e la qualità complessiva del proprio percorso.
Dalla tua galleria, e da questa intervista, è evidente la capacità, il rispetto e la passione per la fotografia, l'indole a non strafare per stupire, a conservare equilibrio nel tuo sguardo preciso e attento.
Ammetto di aver sempre trascurato la sezione interviste che è invece un invito a tenere uno sguardo dedicato, e non come al solito trasversale, sul lavoro e il percorso degli altri
Vedrò di recuperare.
Intanto complimenti e grazie a te. |
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