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photo4u.it - Eventi
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Mostra Fotografica “Luci ed ombre” (VE)
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Mostra Fotografica “Luci ed ombre”
Presso Centro Culturale Candiani
Piazzale Candiani 7 - 30174 Mestre (VE),
Fino al 12 Maggio 2013
Sarà inaugurata venerdì 19 aprile alle ore 18.00 al Centro Culturale Candiani la mostra " Luci ed ombre", fotografie di Alberto Furlani, visitabile fino al 12 maggio 2013.
"Cosa dire di Alberto Furlani che non sottolinei la sua sconfinata passione per la fotografia, una passione che lo vede presenziare da decenni a tutti i principali avvenimenti ruotanti attorno alla fotografia in Italia e all'estero? Una presenza mai urlata, lontana anni luce da ogni esibizionismo.Spettatore sensibile ed attento ai lavori fotografici dei colleghi, Alberto è un eccezionale uomo d'ascolto ed è rimasto negli anni sufficientemente largo di vedute da rimettersi in discussione e passare al vaglio di quelle intoccabili "verità" che molti acquisiscono respingendo ogni diversità d'opinione al riguardo”
Così Roberto Salbitani - nel libro Pop City. Photo by Alberto Furlani - parla di Alberto Furlani, avvocato mestrino che, dimentico di tutto, si getta nella sua grande passione conversando e confrontandosi con gli altri con garbo, sapendo ascoltare e provando far suo il modus operandi dei grandi autori che lo entusiasmano.
Organizzatore: Centro Culturale Candiani
Inaugurazione: 19 aprile 2013 alle ore 18:00 presso Centro Culturale Candiani -Piazzale Candiani 7 - 30174 Mestre Venezia
Durata: dal 19 aprile 2013 al 12 maggio 2013
Orari: venerdì 15.30 - 19.30 sabato e domenica 10.30 - 12.30 e 15.30 - 19.30 dal lunedì al giovedì chiuso
Dove: Centro Culturale Candiani -Piazzale Candiani 7 - 30174 Mestre Venezia
Centralino 041.2386111 | candiani@comune.venezia.it
Questioni contemporanee, e non solo
"Cosa dire di Alberto Furlani che non sottolinei la sua sconfinata passione per la fotografia, una passione che lo vede presenziare da decenni a tutti i principali avvenimenti ruotanti attorno alla fotografia in Italia e all'estero? Una presenza mai urlata, lontana anni luce da ogni esibizionismo. Spettatore sensibile ed attento ai lavori fotografici dei colleghi, Alberto è un eccezionale uomo d'ascolto ed è rimasto negli anni sufficientemente largo di vedute da rimettersi in discussione e passare al vaglio di quelle intoccabili "verità" che molti acquisiscono respingendo ogni diversità d'opinione al riguardo.
Quante volte, lasciata l'improbabile toga da avvocato nel suo studio mestrino, l'ho visto, dimentico di tutto, proiettarsi verso qualche luogo dove era in programma un nuovo promettente evento fotografico ed andarsi ad abbeverare ad una fonte di nuove rigeneranti immagini? Per quel che riguarda direttamente, è sempre venuto ad un mio stage come se andasse, in un certo senso, in un convento, ad una riunione di puristi vegetariani o ad una congrega di "buddisti" riuniti dalla fede nella fotografia. Ma dove era vietata la cattiva tavola e sola ammessa la discussione allegra ma mai troppo presuntuosa: Alberto sapeva conversare con garbo e, cosa rara, ripeto, ascoltare.
Teso come uno scolaretto a far suo il modus operandi dei grandi autori che lo entusiasmavano, a fiutare una qualche rivelazione di un "segreto" di cui pochi erano a conoscenza - quella sconosciuta rotellina decisiva nel funzionamento dell'intero ingranaggio creativo - e ad illuminarsi della luce di questa supposta rivelazione. Una delle grandi questioni su cui ritornava sempre, non a caso, era proprio questa: in che misura è la personalità di un uomo, la sensibilità artistica che lui sviluppa nel corso della sua particolare vita, a spingerlo in alto nel percorso creativo e a rendere così intense e diverse le sue immagini? E quanto può in questo senso, in un processo di avvicinamento a tali alti risultati artistici, il prendere conoscenza del lavoro di questi grandi autori e dei loro capolavori - l'approfondimento culturale insomma - per prendere esempio da tali tipologie e modelli operativi e costruirsi dunque un background utile alla maturazione di un proprio personale percorso creativo?
Salta subito all'occhio che è dalla scelta delle tinte cromatiche e dal loro accostamento che si sprigiona tutta la carica espressiva di quest'autore (che sappiamo tuttavia dotato di una fine sensibilità anche per il linguaggio del bianconero o, per meglio dire, per quello che io preferisco denominare il linguaggio "luce ombra"). All'opposto della sfumatura scala aurea dei grigi qui è il registro cromatico, dalle individualità fortemente caratterizzate, esplosive direi, ad elettrizzare l'occhio. In sostituzione di una gradualità cromatica, del passaggio mixato dei colori così come lo sguardo li percepisce nel fluttuare della realtà, assistiamo allo spettacolo di una gamma di materie cromatiche potentemente strutturate, saldate tra di loro da una regia ben consapevole di tutti i passaggi e trasformazioni in cui i colori confluiscono dal momento della percezione dei materiali in ripresa fino alla produzione finale tramite la stampa digitale. Le scelte sono già mirate all'origine in previsione di quella data resa cromatica dalla saturazione spinta, di cui Furlani è indubitabilmente maestro.
In altre parole, non si tratta di una fenomenologia di colori che si effondono e si diffondono al ritmo cangiante di una trasmutazione continua, colori "in corso" o di passaggio determinati dalla situazione atmosferica: più che "colore", secondo un'accezione ormai quasi obsoleta del termine, qui credo sia più giusto parlare di "materia cromatica", che ha un suo peso ed un suo spessore tangibile, un suo peso specifico rilevante. Sembra quasi che il Furlani fotografo/stampatore - proprio nel senso in cui si diceva un tempo a proposito dei grandi autori del bianconero, quando non vi era soluzione di continuità tra il fotografo in ripresa e lo stampatore in camera oscura - sappia come scolpire direttamente sui materiali e sui corpi degli abitanti delle sue città quelle materie cromatiche a cui intende affidare il nucleo espressivo primario delle sue fotografie. Arrivato all'ultima tappa del processo di previsualizzazione cromatica lo stampatore Furlani, esperto di tecnologia digitale e degli annessi materiali di stampa, sa come apporre il suo sigillo digitale.
All'interno di questa cromolandia dall'architettura in apparenza futuristica circolano gli umori e le meraviglie di un "antico" umanista, che sa proporre l'ambiguo spettacolo della modernità ma fianco a fianco con le magie del circo che lui fa rinascere."
Roberto Salbitani
-Testo tratto dal libro Pop City. Photo by Alberto Furlani (Punto Marte Editore, 2010)-
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