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photo4u.it - Interviste
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Le parole sanno essere immagini.....
" Ero bambino e sbattevo velocemente le palpebre per imprimere scene, cose, nuvole, raggi, oggetti in movimento, volti: le mie boccacce multiformi, quando quel gioco era fatto allo specchio e lo specchio era ancora scoperta e non motivo di preoccupazione, vanità, tristezza."
.... e le immagini parole.
Come quelle che abbiamo appena letto, parole di Fabio Pollio, per tutti noi fabiopollio27, utente di photo4u dal 2019 con all'attivo più di 300 fotografie e oltre 50 riconoscimenti tra foto della settimana e vetrine.
Ma ciò che ci ha profondamente colpiti di Fabio è la sua introspezione, evidente non solo nelle sue immagini ma anche nelle descrizioni con le quali a volte ama accompagnarle e spiegarle.
Littlefà e rrrrossella lo hanno intervistato per noi.
Buona lettura a tutti
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Ciao Fabio, prima di tutto grazie per la tua disponibilità a rivelarci qualcosa di te. Iniziamo quindi, come di consueto, col chiederti di raccontarci qualcosa in più sulla tua persona e sui tuoi interessi e di come è nata e si è sviluppata la tua passione per la fotografia.
Ciao a tutti! Premetto che per me è stata una gradita e inaspettata sorpresa questa intervista. Ed è per questo che vorrei, prima di ogni altra cosa, portare un ringraziamento allo Staff, a chi ne ha curato la redazione e a chi dedicherà qualche minuto per leggerla.
Sono Fabio e ho 44 anni.
Vivo il Forum dal 2019, con qualche fisiologica pausa legata, per lo più, a momenti di letargo che mi concedo spesso per indole o bisogno.
Sono originario di Piano di Sorrento (Na) sebbene abbia trascorso un lungo periodo della mia infanzia nel nord del Lazio.
Come moltissimi sorrentini, seguendo le orme di padre ( Cfr foto a lato), nonno e bisnonni, ho fatto studi tecnici nautici e professionalmente nasco come macchinista di nave.
Per scelta di vita ho però, dopo appena due anni di navigazione, abbandonato la via del mare per fare un’intensa esperienza di terra: tre anni da vignaiolo in Salento, esperienza che mi ha lasciato moltissimo e durante la quale ho iniziato a giocare con la fotografia più assiduamente.
Infine, la migrazione e il definitivo radicamento al nord, in Lombardia: qui da vent’anni circa mi occupo di manutenzione delle reti del gas con una lunga e intensa esperienza parallela di cooperazione sociale.
Condivido la mia esistenza con la mia famiglia, composta dalla mia compagna Anna Rita, la piccola Irene, Zivago che è gatto e soprattutto padrone di casa.
Amo la fotografia (ma dai?), la lettura, la poesia, la musica.
Ma di tutto non sono certamente un esperto.
Amo disordinatamente, consumo voracemente senza aver sviluppato nel tempo sicure o approfondite competenze.
Sono una persona semplice che predilige la solitudine e il silenzio, molto dedito al lavoro, che cerca bellezza nelle piccole cose, che forse cura un po’ troppo l’intimo e il rapporto interiore e trascura le apparenze e la dimensione sociale.
Motivo per cui dal vivo, e quindi in fotografia, non mi piace apparire poi molto.
Mi piace mostrare e non mostrarmi.
Trasparire senza apparire.
La passione per l’immagine è nata con i giochi degli occhi. Ero bambino e sbattevo velocemente le palpebre per imprimere scene, cose, nuvole, raggi, oggetti in movimento, volti: le mie boccacce multiformi, quando quel gioco era fatto allo specchio e lo specchio era ancora scoperta e non motivo di preoccupazione, vanità, tristezza.
Lo abbiamo fatto un po’ tutti, credo.
Ricordi di giochi visivi che ancora porto nel cuore, quelli che tornano alla memoria e che spesso ricerco negli sguardi odierni.
Fotografie interiori che ognuno di noi vorrebbe non smarrire mai, pensarle eterne, ancora vive, rinnovate nelle corrispondenze e nelle coincidenze del nostro fotografico presente girovagare.
Credo di aver iniziato in quel momento a fotografare.
Più precisamente a inquadrare.
La postproduzione si manifestava nella fantasia, nella mente, nell’evolversi dell’immaginazione.
Credo che da bambini siamo stati grandi direttori della fotografia, grandi registi.
Del nostro film, s’intende.
Potremmo riferirci a te come “Poeta della quotidianità” o anche “Esteta della quotidianità”… le tue immagini, infatti, non sono mai banali, riesci a suscitare sensazioni ed emozioni da situazioni ordinarie e quotidiane; questo è un grande pregio… vuoi parlarcene?
Mi rende felice questa definizione che mi avete affibbiato. Felice perché me la sento addosso, per come vivo la mia esistenza e quindi questa passione.
Colleghi ben più preparati hanno citato il grande Ghirri e i suoi proverbiali “viaggi domenicali minimi”.
Io, umilmente, per carenze di preparazione, di tempo, di risorse, ma soprattutto per innato bisogno di una vita tranquilla e appagante nel suo svolgersi quotidiano, coniugo questa passione ancora più semplicemente, inserendola come abitudine nei momenti di vita, ordinaria, feriale.
Conservo l’idea che la fotografia sia nata per salvare un ricordo e che il concetto di ricordo, almeno con noi stessi, debba restare il più possibile autentico.
La fotografia utile a preservare il trascurato e quindi il dimenticabile più che l’indimenticabile.
Ecco, chiedo pubblicamente scusa alla Fotografia: perché non la elevo, non la valorizzo ad arte.
La uso, la riduco a strumento.
A pratica di protezione e cura del ricordo.
Come un esercizio per curare un male diffuso e cronico: il guardare altrove mentre il treno della vita scorre, il male della distrazione.
E’ vita che si sfalda quella del dettaglio non colto, degli appuntamenti mancati con la luce mentre sei intento a vivere ogni giorno.
Porto la mia macchina dietro, in ogni situazione di vita semplice.
Durante il lavoro è sul sedile del passeggero del furgone (da molti anni lavoro pressoché da solo).
Mi accompagna, spesso prende polvere per giorni.
Osservo molto, guardo, non è detto che a ogni sguardo corrisponda uno scatto.
A volte mi fermo e lascio andare.
Sono una macchina perennemente lasciata accesa che spesso, poi, non scatta mai o, quando occorre, magari non si accende.
Di quelle a cui la batteria, anche della motivazione, si scarica sempre troppo facilmente.
C’è sicuramente molta malinconia nel mio sentire e quindi nel guardare e fotografare.
È una malinconia che nasce nel mio essermi sradicato così presto dalla mia terra, dai miei amici del cuore, dal mare che amo profondamente.
Dal non sentirmi più a casa in nessun luogo.
Ma è una malinconia con cui convivo felicemente e che, anche in fotografia, molto spesso ritorna senza troppo dolore.
E’ l’urgenza a ridarmi entusiasmo.
Il sentire che nulla, nessun dettaglio amato e cercato, la foglia, lo spicchio di luna, lo sguardo assorto della mia bimba, l’ombra di un albero, la pianura al tramonto, nulla è per sempre.
Per quanto sia difficile attribuirti un genere fotografico specifico che ti identifica, abbiamo avuto modo nel tempo di rimanere colpiti dall’ originalità e dalla profondità dei tuoi ritratti che vedono spesso come protagonista tua figlia, cosa indice di un rapporto speciale tra voi, ma anche indice di sensibilità nel raccontare le sensazioni e le persone. Cimentarti nei ritratti di altre persone, magari anche sconosciute, è un campo che ti stimola o che senti lontano da te?
Mia figlia è la mia cavia fotografica.
Il motivo è fondamentalmente pratico: è la mia unica modella.
Ma è anche coerente con quello che sono, col mio modo di stare nel mondo e, quindi, di agire anche quando fotografo.
Osservo, cerco di cogliere scene spontanee, riconducibili a momenti autentici.
E i bambini sanno essere autentici sempre, anche nel più preparato dei ritratti.
Quanto agli altri…sono una persona abbastanza schiva, che ama avvicinarsi in punta di piedi, che ama mimetizzarsi per non dare nell’occhio.
Timido anche.
Sogno l’invisibilità, mi perderei a guardare e fotografare anche gli altri se non fosse che difficilmente mi sento a mio agio quando avverto il fastidio dell’introdurmi furtivamente nella vita degli altri.
E quando ho avuto qualcuno disposto a farsi fotografare, soprattutto consapevole di esser modello, è finito l’incanto.
A parte i limiti estetici, tecnici, di conoscenza dell’arte del ritratto, in quei rari frangenti mi sono sempre chiesto: Che cosa sto ritraendo? Che cosa aggiungo? Che cosa racconto?
Ecco, ammetto di essere lontanissimo dall’idea di fotografo professionale, che sa curare la scena, il soggetto, la composizione.
Che sa concepirla e costruirla e, successivamente, valorizzarla.
Se non ho trasporto emotivo ritrovo tutta la mia impreparazione di fondo.
Da dilettante allo sbaraglio.
E nel genere street, che amo, sono sempre troppo distante e ansioso di non dare nell’occhio.
E così fotografare mia figlia, o addirittura me stesso, diventa la via più semplice per non stravolgermi.
Cose inanimate e paesaggi, soprattutto di pianura, addirittura si fanno rifugio.
Sei un fotografo dalle cui opere emerge spesso un profondo senso di introspezione e intimità. Questo ci fa immaginare un approccio alla fotografia molto personale, solitario e riservato. Le tue uscite fotografiche sono sempre in solitaria o ci sono occasioni e situazioni in cui ti piace condividere il momento con altre persone o altri appassionati?
Amo la solitudine creativa, spiritualmente ed emotivamente ricaricante.
Amo poggiare l’attenzione sulla pelle del mondo, a volte guardando, a volte ascoltando, a volte semplicemente perdendomi.
Negli anni al nord ho imparato che guardare è esercizio di amore, di gratitudine, di radicamento.
Conosco pochi lombardi, tra i miei contatti, innamorati quanto me, che sono campano, di pianura, di nebbia, di fiume, di rogge, cascine, di paesaggio piatto.
Stare in pianura è forse il modo più intimo che conservo di desiderare il mare, perdermi in pianura è quanto di più simile al navigare che io ricordi.
Ho amato “Verso la foce” di Gianni Celati.
Ha cambiato il mio approccio con la pratica fotografica degli ultimi tempi.
" In certi momenti ho voglia di fotografare tutto, tutto quello che vedo mi sembra interessante. Poi però guardo nell'obbiettivo, e tutto mi sembra ovvio. Ma mi sembra ovvio per gli stessi motivi per cui prima volevo fotografarlo. Se mi distraggo dall'idea di dover fotografare, invece, a momenti succede il contrario: una cosa mi colpisce isolatamente, senza pensarci troppo la inquadro e vedo che riesco a farla giocare bene nell'inquadratura. E’ soprattutto un problema di inquadratura. E’ anche una questione di stati d'animo."
(Gianni Celati – Verso la foce, 1989)
Stare da solo con la macchina fotografica è la pratica che più mi fa bene.
Che più si avvicina alla meditazione, alla contemplazione, alla connessione col mistero del mondo.
Non vorrei usare paroloni, sono una persona che nella sua sensibilità ha un cuore semplice.
Con poche certezze, moltissimi dubbi.
Ma ammetto che perdermi a due passi da casa, con la macchina fotografica, un libricino con qualche poesia, è sicuramente il mio modo più vicino al pregare e al connettermi con l’invisibile.
“Non si è mai estranei a niente di ciò che accade intorno, e quando si è soli ancora meno. Il corpo è un organo per affondare nell'esterno, come pietra, lichene, foglia.”
(Gianni Celati – Verso la foce, 1989)
Talvolta faccio uscite Street con il mio amico Stefano, l’unico con cui condivida fisicamente questa pratica.
Sono uscite diverse dal mio solito.
Ci si diverte, guardiamo mostre.
Facciamo collezione di aperitivi più che di scatti.
In quei frangenti ritrovo anche l’aspetto più giocoso della fotografia che pure considero molto importante.
Divertirsi, “cazzeggiare con la macchina al collo”, non prendersi sul serio, fare duecento strafalcioni e portare a casa una foto appena decente è pur sempre leggero e fa stare con i piedi per terra.
Non frequento gruppi.
Ho partecipato dal vivo soltanto a un incontro di un gruppo fotografico e mi sono immediatamente defilato.
Ho colto troppa idea scolastica e competitiva del gruppo.
Forse troppa diversità umana che la passione comune non sempre colma.
La fotografia come pretesto per far conoscenza.
Ho troppo poco tempo da dedicare alla fotografia, forse anche molta passione, per perdermi nel contorno.
È un limite, lo so.
Non costruisco contatti, non cresco, non mi confronto.
Cerco di compensare con la lettura, le mostre e…questo bellissimo Forum!
Ma non è detto che non cambi atteggiamento in futuro.
Un’altra cosa che non si può non notare nel tuo universo espressivo, è che il racconto per immagini è molto spesso accompagnato da un racconto fatto di parole, talvolta di musica, in un equilibrio simbiotico tra le varie forme espressive. Quanto è importante questa interazione tra immagini e parole per te? Come avviene il flusso comunicativo, scegli le parole per accompagnare le tue immagini in base alle sensazioni che queste racchiudono, o sono le parole che ti accompagnano nella ricerca di un soggetto?
Qui rinnovo le mie scuse a questa magnifica arte.
Non sempre la fotografia, come forma espressiva, mi soddisfa in pienezza.
Non di rado cerco un equilibrio con la parola, con le parole un completamento.
Molto spesso è dalle parole che parto e finisco.
Molte volte è la fotografia che è didascalia dello scritto.
E non di rado sul Forum farne a meno è stato un argine al mio entusiasmo.
Forse per quella innata e indelebile insicurezza di fondo che mi fa sentire talvolta inesplicabile e tremendamente poco comprensibile.
È chiaro che questo mi porta molto spesso a intendere la fotografia in maniera sminuente per i puristi, i professionisti, i competenti.
Personalmente è nel connubio parola/immagine che mi sento più felice e coinvolto.
Anche se ammetto che sto esercitandomi, da qualche tempo, a esprimermi solamente nell’immagine.
“Stai nell’immagine “ è diventato il mio piccolo motto.
A volte ci credo, talvolta me lo impongo ancora controvoglia.
Abbiamo detto che per te l’aspetto compositivo/emozionale sembrerebbe contare più di quello tecnico, che comunque ha la sua importanza… Di quale attrezzatura disponi? E, inoltre, quanto conta la post produzione?
Sono sincero (e probabilmente da qualche mio strafalcione è evidente): trascuro da sempre l’aspetto tecnico.
Sebbene sia anche evidente qualche passo in avanti. Direi che ho una preparazione abbastanza di base, un’abitudine ormai abbastanza acquisita di fotografare sempre in M.
L’ attrezzatura è all’altezza di quello che faccio. Ho una mirrorless Nikon Z6 con un set di ottiche abbastanza di base e che vorrei integrare con uno zoom “tuttofare” di qualità superiore a quelle di cui dispongo.
Mi piace usare spesso ottiche fisse, soprattutto un 85 mm f/1.8 Viltrox e un 50 mm economico ma con cui mi diverto.
Normalmente monto un 24-70 f/4, un tuttofare duttile e dignitoso ma con evidenti limiti in condizione di luce carente.
Amando molto le atmosfere con luce rarefatta, il mio piccolo sogno è dotarmi di un 24-70 f/2.8
Dispongo di un paio di reflex Nikon, piuttosto basilari e che sogno di passare a mia figlia per qualche prima uscita insieme.
La post produzione è il mio limite, il mio tallone d’Achille.
Ma faccio un piccolo preambolo che ho tralasciato nelle risposte alle precedenti domande.
Amo la fotografia a caldo, considero ogni passaggio produttivo una dispersione della parte emotiva generata alla fonte.
Amo la filosofia della fotografia istantanea, le vecchie polaroid da attaccare al frigorifero, al muro, a una mensola.
Detesto stare al pc a sistemare una fotografia, mi sembra quasi una pratica cruenta, la vivisezione dell’emozione da cui è scaturita l’immagine.
Pertanto fotografo tutto in jpg, faccio modifiche minime, piuttosto rapide, basilari, molto spesso su programmini per smartphone (Snapseed, Adobe Photoshop Express) con funzioni basilari poiché non ho neanche abbonamenti.
Tutto ciò so che è un grandissimo limite che in futuro proverò a ridurre.
Con qualche investimento tecnologico che però non stravolga la filosofia che a me piace.
Inoltre il non avere molte chance post produttive ha certamente aumentato il rapporto con la mia macchina, la mia attenzione agli aspetti sul campo.
Anche la rivista Fotocult ha scelto una tua foto per la rubrica Palco, una bella gratificazione… Hai mai partecipato a concorsi fotografici o comunque hai ricevuto riconoscimenti più o meno inaspettati?
Su invito di un amico ho partecipato a un concorso indetto da un comune Friulano vincendo il primo premio con tanto di premiazione e di targa. Ma ammetto che sono restato sorpreso perché non consideravo la foto così straordinaria (la pubblicherò sul Forum per chiedervene un parere).
Ho partecipato a qualche altro concorso con premi economici con la speranza di migliorare l’attrezzatura.
Ma è quel genere di concorsi dove i partecipanti sono agguerritissimi, attrezzatissimi, talentuosissimi.
La competizione è divertente ma deprime anche il confronto.
La pubblicazione di un mio scatto su Fotocult è stata una soddisfazione enorme.
La grande diffusione di smartphone sempre più sofisticati sta facendo aumentare a dismisura il numero di scatti effettuati… Secondo te è un bene o un male per la fotografia? E conseguentemente cosa ne pensi dei suoi aspetti social? Contribuiscono all’affermazione della fotografia o ne sminuiscono il valore?
Io ho profondo rispetto del gesto fotografico aldilà del mezzo usato
Anch’io ho spesso proposto fotografie scattate con smartphone che, anche su questo Forum, per il loro discreto valore compositivo hanno avuto un buon gradimento.
Lo smartphone ha consentito a chiunque di approcciarsi alla pratica fotografica e di fare esercizio.
Di iniziare, di scoprire, di passare poi oltre.
Il vero male degli smartphone è l’abuso social delle fotografie prodotte.
Il gesto fotografico che è meramente teso alla condivisione, a una rappresentazione posticcia e finta.
A un abuso della realtà, che non è più osservata, meditata, raccontata artisticamente ma che è soltanto manipolata e scimmiottata e messa in vetrina con lampeggianti e richiami che ne attirino lo sguardo..
Nei giorni scorsi ho letto una frase bellissima e che io ho fatto mia, probabilmente decontestualizzandola.
“Osservare attentamente significa spezzare”
Herta Müller
Io credo che osservare, che per me è radice del fotografare, significhi spezzare l’apparente per cogliere essenza, profondità, verità.
Come quando spezzi il pane per sentirne l’odore e il sapore, la fragranza.
Che fotografia è se non spezzi niente?
Che condivisione è?
Il termine condivisione pure è abusato.
Condividere è verbo altruistico.
Ma sui social c’è molto egocentrismo.
Sui social per la fotografia c’è poco rispetto.
Ma c’è molto da salvare, molto che facilita vera condivisione, cultura della fotografia e racconto.
Io sui social, con gli smartphone, con l’aiuto della fotografia ho costruito ponti bellissimi.
Tutti autentici.
Ti piace tenerti aggiornato sulle novità che riguardano il mondo della fotografia? Questo sia da un punto di vista tecnologico, novità nei mezzi e nei software, sia da un punto di vista più teorico e generale, dalla storia della fotografia, autori storici o emergenti, mostre ecc. Quali canali utilizzi, ti lasci travolgere dalla modernità o sei più tradizionalista?
Come detto trascuro l’aggiornamento tecnologico.
Leggo libri sulla fotografia, amo quelli piccoli da portarmi dietro e sfogliare quando possibile.
Quelli poetici che, attraverso la fotografia, toccano punti nevralgici dell’esistenza .
Adoro il podcast di Valerio Cappabianca (“Le forme della luce”), il suo modo di raccontare la fotografia attraverso la voce, poeticamente.
Guardo mostre.
L’ultima è stata Amazônia di Salgado che ho trovato emozionate e a tratti commovente.
Da qualche anno non mi perdo il Festival della Fotografia Etica di Lodi e altri eventi di simile valore che si svolgono a Brescia, Padova, Parma, Milano.
Ho tantissimi libri, alcuni fondamentali, che vorrei leggere e che per ora restano intatti in libreria.
I libri comprati e non letti per me sono una spina nel fianco.
Un potenziale Fabio nuovo che tradisco.
Riguardo invece i forum di fotografia li ritieni utili come luogo di scambio, mezzo di divulgazione di informazioni? Pensi che aiutino a crescere o che siano soprattutto canali di visibilità e/o affermazione personale?
Domanda non semplice.
Io frequento solo Photo4U e trovo che l’ambiente generale, a parte qualche personalismo evidente che a volte sconforta, sia molto costruttivo, coinvolgente, di gentilezza diffusa, di rispetto reciproco.
È chiaramente gradita a tutti la visibilità e il conforto rispetto alle proprie proposte.
È un po’ tutti siamo stati irritati e irritabili alle critiche degli altri.
Tuttavia credo che, come per molti aspetti, la chiave stia nel proprio equilibrio, nel proprio modo di porsi.
Capire che si è profondamente diversi rispetto ad alcuni, valorizzare le sinergie e le sensibilità comuni, tentare il confronto dove ci sono distanze.
Lasciare perdere (dispiace) se sono incolmabili.
L’umiltà e il rispetto sono alla base di un positivo confronto.
Come sempre, chiediamo quali siano aspetti positivi e negativi, aree di miglioramento, iniziative di interesse o suggerimenti in generale.
In parte ho già risposto.
Io trovo Photo4U ben gestito, graficamente ben organizzato, accogliente, soprattutto grazie alla presenza, competente, cordiale, rispettosa , di alcuni membri dello staff e di alcuni partecipanti molto attivi e altruisti.
Io credo vada implementata l’attività di commento alle foto altrui.
Trovo mortificante il fatto che qualcuno disattenda costantemente quella parte.
Lo trovo profondamente egoistico.
E anche immaturo da un punto di vista fotografico.
È osservando, provando a “spezzare “ le fotografie degli altri che ho affinato lo spirito critico e quindi migliorato anche la pratica fotografica.
Mi sento molto spesso banale e ridicolo quando non so scrivere che facili complimenti.
Ho ancora il timore di portare una critica, un suggerimento.
Sento l’esigenza di crescere nello sguardo, dell’immedesimarmi nell’attimo del collega fotografo, nel cogliere la bellezza del suo gesto, aldilà del mero risultato proposto.
Riuscire a distinguere il risultato dall’intento.
Riuscire a stare nell’approccio dell’altro col dovuto rispetto.
Perché per me fotografia è innanzitutto pratica, oltre che risultato artistico.
Vorrei davvero che il Forum dedicasse una vetrina al commento più bello, più articolato, più generoso (in termini di attenzione) della settimana.
È ciò di cui abbiamo veramente bisogno.
È la pratica per cui il Forum conserva il senso e che a me ha fatto crescere.
Ringrazio i generosi, quelli che alle fotografie, mie e degli altri, un occhio lo buttano spesso.
Ringrazio chi ha sempre un suggerimento.
Ringrazio chi trova spesso un difetto: il fastidioso pelo nell’uovo a volte è soltanto un districato e non scorto ago nel pagliaio.
Per finire, come di consueto, ti chiediamo di scegliere cinque foto dalla tua galleria, quelle che ti piacciono di più o comunque cui sei più legato, corredate da una breve descrizione e spiegazione.
Tra le fotografie della galleria a cui sono più legato, e che mi emoziona come scena viva, c’è sicuramente “ nascondino per principianti”.
È una fotografia molto semplice, scattata con uno smartphone, ma che conserva un ventaglio di sensazioni felici per me indimenticabili.
Sono seduto su una terrazza di un b&b di Massa Lubrense, ha appena albeggiato, ho davanti a me un paesaggio meraviglioso: l’isola di Capri, il mare, una distesa di ulivi accarezzati dal vento.
Osservo rapito il mare e il suo contorno, come Ulisse con le sirene.
D’un tratto sento una voce sussurrata, un “papaaaaà” canzonato, di chi gioca a chiamare e a nascondersi.
Mi volto a fatica, quasi irritato per l’incanto spezzato.
Scorgo i ditini di mia figlia, nascosta dietro la persiana verniciata di bianco.
Mi chiama ancora, convinta di non essere visibile, sorrido per la sua ingenuità, faccio uno scatto e gioco a cercarla.
C’è tutta Irene in quell’immagine, più che nei tanti ritratti che le ho fatto: tutta la sua innocenza di bimba.
C’è anche molto destino di padre, che del figlio non vede mai chiaro ma che cerca e al limite scorge.
La seconda fotografia che scelgo è, neanche a dirlo, ancora per ragioni del cuore più che per motivi di estetica dell’immagine .
È “ Ieranto”,
mio luogo del cuore, baia meravigliosa, incastonata nella zona più intatta della Penisola Sorrentina.
Un’altra fotografia a cui tengo moltissimo è “ io resto qui “.
Vago per la pianura padana, è un giorno di duro lavoro e di freddo.
Di furgone che slitta, di clienti che aspettano che faccia ripartire i loro impianti termici, ancora più impazienti visto il freddo.
Costeggio il nulla, sotto una copiosa nevicata, d’un tratto mi accorgo di quella casetta.
Accosto, tiro fuori la macchina, abbasso il vetro e faccio qualche scatto.
Resto in silenzio.
A volte guardare è entrare dentro, rifugiarsi.
Ora sono seduto su una poltrona, davanti a un fuoco, senza tempo.
Una piccola parte di me è ancora lì dentro.
La quarta fotografia (“ pianura in tempesta “) ha una prospettiva simile ma, dal punto di vista delle emozioni, totalmente opposta.
Sempre dal furgone, da una strada di pianura, questa volta d’estate.
Un’estate pazza, quella del 2023, sferzata da tempeste di grandine e pioggia che si abbattono sulla bergamasca da giorni.
Io vengo colto di sorpresa, il furgone rimbomba, di ghiaccio e di pioggia, le sospensioni ballano come fossi su una barca.
Non ho ripari, per chilometri è soltanto distese di campi di granoturco.
Accosto, inserisco le luci di emergenza sebbene sappia di essere solo e che non ci sia automobilista che non sia come me bloccato e inerme sotto la tempesta.
Scatto una foto, regolo i tempi, ne faccio altre.
Voglio salvare questa ira del cielo, questo attimo di apocalisse.
L’ultima che scelgo è recente.
È un mix di emozioni tra tempesta e rifugio.
Sono sulla sponda del lago d’Iseo, sul mio tratto di riva preferito da cui molto spesso mi affaccio.
C’è una pioggia battente, una coltre di foschia che nasconde le sponde.
Il paesaggio non è più luogo geografico, potrebbe essere ovunque.
La panchina è un concentrato di assenze e di malinconie che mi porto dentro.
Cerco linee, simmetrie, giuste pendenze.
Sto tutto nell’inquadratura mentre “piove (sui miei silenzi)”
GRAZIE INFINITE!
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Vogliamo ringraziare Fabio per la disponibilità manifestataci e per averci aperto le porte del suo mondo. Lo ringraziamo anche per la sua costante presenza attiva nei commenti fotografici, segnale di grande rispetto ma, prima ancora, di onestà e intelligenza.
Salutiamo Fabio invitando gli utenti della Community a visitare la sua gallery ed il suo profilo.
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Autore:
GiovanniQ -
Inviato:
Mer 15 Nov, 2023 8:22 am |
Ottima intervista, sia nelle domande che soprattutto nelle risposte. La sensibilità dell'autore che conosciamo attraverso le fotografie esce fuori alla grande, un saluto. |
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Autore:
Gianluca Riefolo -
Inviato:
Mer 15 Nov, 2023 8:49 am |
Ciao Fabio. Posso dirti che è stato molto bello conoscerti? Ho letto con molto interesse la tua intervista . Sei veramente talentuoso in fotografia. Approcci vari generi con ottimi risultati e con una grande sensibilità umana. Grazie a questa intervista ho potuto conoscere scatti che mi erano sfuggiti qui su p4u (in questi anni non sono più presente come prima) . Sei veramente bravo e talentuoso. Spero che riuscirai sempre di più a coltivare questa passione ma già è importante che tu porti con te sempre la macchina fotografica .
Non resta che salutarti calorosamente .
Un plauso come sempre allo staff che ci mette l'anima ed il cuore oltre che passione per tutte le iniziative del forum (tra cui questa intervista). |
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Autore:
lodovico -
Inviato:
Mer 15 Nov, 2023 10:23 am |
Conosco Fabio (per ora solo virtualmente e con lunghi messaggi vocali) da qualche mese. Ho subito apprezzato la sua profondità che si esplica attraverso la semplicità delle piccole cose e dei gesti minimi. Per questo ho imparato a rispettare i suoi tempi, le sue "assenze" ed i suoi silenzi che possono a volte raccontare più di mille parole.
Attendevo questa intervista e non mi ha deluso!
Ottimo lavoro di redazione e gradi risposte di Fabio!
E' stata una bella lettura. Grazie! |
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Autore:
BIANCOENERO -
Inviato:
Mer 15 Nov, 2023 10:38 am |
Felice di conoscerti più a fondo Fabio, abbiamo avuto molto in comune da piccoli, sbattevo le palpebre al ritmo della linea discontinua dell'autostrada da Milano a Loano, quella volta all'anno che si percorreva negli anni 70 durante i grandi esodi dal 1 al 31 agosto!
Era come ricostruire tutto il viaggio fotogramma per fotogramma...
Cioè, i malati mentali come noi vuol dire che ha la passione della fotografia innata e poi sfociata negli anni? Chissà...!
E come al solito non posso esimermi dal complimentarmi con la Redazione di cui da poco tempo a questa parte conosco alcuni retroscena, e vi assicuro che c'è tanto, tanto, tanto lavoro e tempo per imbastire una intervista del genere.
Grazie.
F. |
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Autore:
randagino -
Inviato:
Mer 15 Nov, 2023 3:28 pm |
Piacevolissima chiacchierata tranquilla.
Bravo con le foto e con le parole.
Grazie. |
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Autore:
1962 -
Inviato:
Mer 15 Nov, 2023 5:09 pm |
Ho letto con piacere questa tua intervista e mi complimento per come ti sai raccontare non solo fotograficamente ma anche verbalmente.
Complimenti anche alla redazione per la bella iniziativa e l'impegno.
Un caro saluto
Claudio |
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Autore:
onaizit8 -
Inviato:
Mer 15 Nov, 2023 7:05 pm |
Ciao Fabio, ho letto con piacere la tua intervista trovando conferma a quel profilo di personalità che ho riscontrato in te e nelle tue foto nonchè nei pensieri che scrivi nei commenti ecc.
Di fatto trovo che l'intervista che hai rilasciato appare quasi come una profonda autoanalisi sul tuo modo di essere, sul tuo modo di condurre la vita, sulla tua situazione sociale e affettiva e infine anche sul tuo modo di fotografare. Ne esce una disamina molto approfondita e consapevole e si sente chiaramente che non l'hai maturata nell'occasione della intervista ma ben prima e poco a poco stratificando le tue deduzioni e conclusioni. Si vede che ti interroghi spesso. Si vede che sei conscio dei tuoi punti di forza e di debolezza.
L'altra cosa che emerge è che sei davvero sincero e onesto con te stesso e di conseguenza anche con chi ti sta di fronte e questo al di là del punto di vista del fotografo in sè ti qualifica come persona e ciò ti fa apprezzare personalmente davvero non poco.
Non so con quali risultati possa evolversi il tuo mondo e modo fotografico ma una cosa è certa per me, almeno. Prosegui nel cercare di esprimerti con autenticità come hai fatto finora senza intaccare la purezza e sincerità del tuo sguardo con troppi tecnicismi e pretenziosa ricerca di qualità estetica perchè come già da te intuito nuocerebbe al tuo slancio e alla tua voglia creativa e non condizionata di fotografare anche se a tratti incostante e randagia ma certo sempre in compagnia e aderenza almeno e sicuramente con la parte più bella, intima e vera di te stesso. Magari non finirai per diventare "famoso" ma almeno troverai soddisfazione e continuerai ad offrirci foto che apprezziamo un po' tutti noi di Photo4u.
Concludo dicendo che anch'io come te ritengo che il nostro Portale dovrebbe valorizzare maggiormente e dare più peso alla parte scritta degli interventi sulle foto dei membri che lo frequentano perchè è davvero la linfa vitale per un interesse e uno scambio reciproco che travalica la messa in mostra delle immagini e tesse rapporti e scambi anche profondi fra tutti i frequentatori delle nostre pagine. E questo l'ho sempre sostenuto dai tempi dei tempi.
Buona serata e complimenti. Tiziano
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Autore:
Klizio -
Inviato:
Mer 15 Nov, 2023 8:44 pm |
La penso proprio come Tiziano.
Mi piacerebbe un sacco uscire a fare "aperifoto" con te e il tuo amico Stefano
Complimenti, sei speciale ! |
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Autore:
ant64 -
Inviato:
Mer 15 Nov, 2023 10:38 pm |
Bella intervista, grazie Fabio, complimenti a te e alla Redazione.
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Autore:
littlefà -
Inviato:
Gio 16 Nov, 2023 12:52 am |
Sono davvero felice che tu ci abbia aperto le porte del tuo mondo e ci abbia permesso di entrare. Un mondo fatto di emozione, introspezione, un viaggio dove razionalità e istinto si susseguono e si amalgamano. Un bellissimo racconto il tuo, coinvolgente e non scontato. Ci hai parlato di un modo di intendere la fotografia che apprezzo e ammiro, un modo non per tutti ma che sa arrivare a tutti. La sensibilità che denotano le tue fotografie l'ho ritrovata tutta nelle tue parole e nella tua persona. Affascinante il modo in cui sai usare le parole, il modo in cui riesci a far convivere varie forme d'arte. E' da ammirare l'umiltà e la semplicità che ti caratterizzano. Non dubitavo che fossi
una bella persona oltre che un bravo fotografo.
A nome della redazione e di tutto lo staff ti ringrazio per questa intervista e per la tua presenza gentile sul forum.
Complimenti Fabio |
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Autore:
fabiopollio27 -
Inviato:
Gio 16 Nov, 2023 3:55 am |
Leggo commenti bellissimi e generosi.
Non posso che ringraziarvi e dedicarvi un abbraccio: l'auspicio è che un giorno possa essere anche reale.
Non vi ringrazio uno ad uno perché rischierei di essere troppo sentimentalista e autocelebrativo, ma vi garantisco che l'attenzione e l'affetto che mi avete dedicato mi hanno commosso.
Ringrazio ancora lo Staff e chi ha curato con cura e attenzione l'intervista: Fabiana, Rossella, Nicola.
Ora immaginatemi come un Massimo Troisi - Rocky Balboa che dopo aver urlato "Adrianaaaa" fa il suo breve discorso.
Più o meno questo :
https://youtu.be/4wturxu5Juc?si=mGXw1Rdb3h6Elm_Q
Ciao a tutti e ancora grazie
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Autore:
Antonio Mercadante -
Inviato:
Gio 16 Nov, 2023 8:35 am |
Un'intervista bellissima che trasuda passione e sensibilità, vai amico mio, continua così e non ti fermare mai |
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Autore:
gfalco -
Inviato:
Gio 16 Nov, 2023 3:10 pm |
Ciao Fabio, mi sono preso tutto il tempo necessario per leggere con attenzione la tua intervista, davvero bella e sincera, e riguardare con calma la tua galleria.
Devo dire che la tua personalità che hai così bene espresso, emerge anche decisa dalle tue immagini, segno che il tuo linguaggio fotografico è personale e consolidato.
Abbiamo diversi punti di vista comuni e abitiamo tutto sommato abbastanza vicino... ho visto anche una tua foto di Mantova... chissà, magari un giorno ci incontreremo...
Un caro saluto. |
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Autore:
rrrrossella -
Inviato:
Gio 16 Nov, 2023 9:37 pm |
Una bellissima intervista, Fabio, grazie a te e al tuo essere entusiasta, sensibile, intenso, sincero… un vero “poeta della quotidianità”
Un abbraccio |
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