ci illustrano in questo articolo che segue cosa è la Macro fotografia, l'attrezzatura necessaria, come si prepara la scena e i fondamenti della tecnica che sono alla base di questa affascinante e difficile Sezione della fotografia, molti spunti per iniziare questa avventura, buona lettura...
Cos’è la fotografia Macro
Ci sono due correnti di pensiero per la definizione di Macro fotografia.
La prima afferma che si parla di fotografia Macro quando il rapporto di riproduzione del soggetto ripreso è pari o superiore ad 1 (≥ 1:1), cioè quando le dimensioni dell'immagine su pellicola o sensore sono uguali o superiori a quelle del soggetto su scala reale.
Un'altra definizione, meno accreditata della prima, identificherebbe invece la macrofotografia come la foto il cui soggetto si trova ad una distanza inferiore a 20 volte la lunghezza focale dell'obiettivo in uso.
Attrezzatura
La fotografia macro richiede l’utilizzo di una particolare attrezzatura:
Obiettivo Macro dedicato - gli obiettivi macro propriamente detti sono quelli che consentono un rapporto di riproduzione 1:1, cioè ogni particolare del soggetto sarà riprodotto esattamente con le stesse dimensioni sul sensore. Questo fa si che poi il dettaglio sia particolarmente incisivo.
La caratteristica fondamentale di un obiettivo macro è quella di riuscire a mettere a fuoco su una distanza molto più breve rispetto a quella di un obiettivo normale. Inoltre un obiettivo macro privilegia la nitidezza dell’immagine e la riduzione della distorsione introdotta dalla lente.
Reflex possibilmente dotata di funzione di alza specchio - la dotazione della funzione cd “alza specchio” (Mirror-Up) è fondamentale per questo tipo di fotografia dove la minima vibrazione potrebbe influire in maniera pesantemente negativa sul risultato finale. Perché è
così fondamentale questa funzione? In fase di ripresa alla prima pressione del pulsante di scatto lo specchio si solleva mentre alla seconda pressione avviene lo scatto evitando così vibrazioni dovute al movimento meccanico dello specchio.
Collarino per obiettivo - ci permette di ruotare con grande facilità la macchina digitale da posizione verticale a orizzontale passando per tutte le posizioni intermedie senza dover tutte le volte agire sulla testa del cavalletto.
Slitta micrometrica - molto utile in fase di composizione per eseguire piccoli aggiustamenti, per perfezionare la messa a fuoco e, soprattutto, quasi indispensabile per effettuare il focus stacking.
Scatto remoto - preferibilmente a distanza (telecomando ML-L3) oppure con il filo, anche se il filo potrebbe comunque causare delle vibrazioni alla macchina fotografica a causa di eventuali oscillazioni.
Treppiedi - nella macro fotografia si utilizzano in genere dai due ai tre cavalletti. In particolare quello su cui va posizionata la macchina fotografica deve essere stabile per non avere vibrazioni; ne possiamo portare un secondo sul quale posizioniamo i plamp in modo che quando muoviamo la macchina per i vari aggiustamenti non andiamo a modificare la posizione del soggetto e viceversa ed, in genere, se ne usa un terzo per i pannelli riflettenti o diffusori e per posizionare eventuali elementi di sfondo.
Plamp - indispensabili per sorreggere posatoi e pannelli oscuranti e/o riflettenti.
Pannelli riflettenti: per illuminare eventuali zone in ombra del soggetto, vanno benissimo anche i coperchi delle vaschette da forno.
Pannelli diffusori: per attenuare eventuali fonti luminose che colpiscono il soggetto.
Diffusore flash: per attenuare e schermare la luce del flash.
Lampadina: utile per la ricerca dei soggetti in scarse condizioni di luce.
Forbici: indispensabili per recidere i posatoi.
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lamedelcaos | lamedelcaos | lamedelcaos |
Pontia edusa | Controluce | Polyommatus icarus |
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lamedelcaos | lamedelcaos | lamedelcaos |
Vanessa cardui | Argynnis | Bruco di macaone |
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lamedelcaos | lamedelcaos | lamedelcaos |
Argynnis paphia | Vanessa cardui | Ischnura elegans |
Preparazione della scena
Rispetto ad altri generi fotografici, la macro è probabilmente quella che richiede più pazienza e passione. La prima cosa da tener conto è l’avere rispetto per gli animali che andremo a trovare e fotografare.
L’
Orario ideale per recarsi sul posto è la mattina prima dell’alba ed iniziare a cercare anche con l’ausilio di lampadine tascabili; a tal proposito la luce non deve essere forte per non disturbare l’apparato visivo degli animali.
Una volta individuati i soggetti con le forbici (le migliori sono quelle che si utilizzano per fare le unghie ai gatti) si recide il posatoio e lo si posiziona sulla pinza del plamp. Il consiglio è quello di continuare a cercare finchè il sole non fa capolino e, solo dopo che la sua luce inizia ad illuminare la scena, iniziare a fotografare. Dico questo per due motivi: una luce migliore presente sulla scena al momento dello scatto e possibilità di incontrare più soggetti ancora “congelati” dalla temperatura notturna.
Per quanto riguarda la
disposizione dell’attrezzatura ci si posiziona con la reflex sul cavalletto in un zona all’ombra, posizionando gli altri due treppiede in modo da scattare in favore di luce, ovvero con il sole alle spalle. E’ importante che la reflex ed il soggetto siano in ombra, la prima per non falsare la misurazione dell’esposizione, il secondo per non far “svegliare” il soggetto una volta che viene colpito dai raggi solari.
L’eventuale posizionamento dello sfondo è indifferente e varia a seconda dei gusti: se vogliamo uno sfondo caldo e luminoso poniamo il terzo cavalletto al sole, viceversa all’ombra. Analogamente, anche senza posizionare il terzo treppiede, se vogliamo uno sfondo caldo puntiamo una zona di sole, altrimenti una all’ombra.
E’ bene ricordare che lo sfocato dello sfondo varia la sua intensità in maniera correlata alla distanza dello sfondo dal soggetto e del soggetto dal PDR: più lo sfondo è lontano dal soggetto e più verra sfocato nell’immagine finale, così come più ci avviciniamo con la macchina fotografica al soggetto e più otterremo uno sfondo uniforme.
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Mausan | Mausan | Mausan |
Papilio-machaon_DSC4364 | Macaone-con-la-girella_DSC3563 | Macaone vs Colias crocea |
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Mausan | Mausan | Mausan |
Licenide_DSC4740 | Colias-crocea_DSC4390 | Ischnura elegans e i suoi amichetti |
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Mausan | Mausan | Mausan |
hipparchia-statilinus-x-2_DSC7802 | Argynnis-niobe_DSC5210 | Vanessa-cardui_DSC4436 |
Tecnica
Per la macro fotografia i settaggi a cui bisogna prestare attenzione sono i seguenti:
- disattivazione dello
stabilizzatore (per le ottiche che ne sono provviste)
- impostazione del valore di
diaframmi abbastanza chiusi
- attivazione della funzione alza specchio
M-UP
- scatto con
telecomando remoto possibilmente
ML-L3
- modalità di scatto a
priorità di diaframmi
-
messa a fuoco in modalità manuale
-
sensibilità iso più bassa possibile
E’ inutile sottolineare quanto sia importante evitare movimenti anche minuscoli della macchina fotografica durante la fase di ripresa. Questo è importante anche nella fotografia paesaggistica e lo diventa ancor più nella fotografia macro a causa la ridotta distanza tra corpo macchina ed il soggetto (un movimento di 1 mm su una montagna distante 4 km si nota meno dello stesso movimento su un soggetto posto a meno di 20 cm).
Ciò premesso passiamo a vedere tecnicamente come si realizza una fotografia macro.
Innanzitutto, scattando con la fotocamera posizionata sul treppiedi, la prima cosa da fare è togliere lo
stabilizzatore della lente (per le ottiche che ne sono provviste).
Sul cavalletto infatti l’utilizzo dello stabilizzatore è inutile dal momento che l’apparato macchina/lente è fermo; al contrario lo stabilizzatore attivo, continuando a lavorare, potrebbe generare lui del movimento.
E’ consigliabile inoltre togliere la cinghia a tracolla perché, penzolando dalla macchina fotografica posizionata sul cavalletto, potrebbe generare delle oscillazioni che andrebbero ad inficiare sulla qualità dello scatto.
Impostare dei
diaframmi abbastanza chiusi per ottenere un PDC ed una nitidezza maggiori, in genere per la macro si utilizzano valori che vanno da f/8 a f/18: valori più bassi potrebbero portare ad ottenere immagini “morbide”, cioè con dettaglio poco incisivo mentre diaframmi troppo chiusi potrebbero causare l’effetto diffrazione.
Per le macchine fotografiche che ne sono provviste attivare la funzione
M-UP e, possibilmente scattare con
telecomando ML-L3 per cercare di ridurre a zero le vibrazioni.
E’ consigliabile impostare la modalità di scatto in
priorità di diaframmi e lasciare che il
tempo di scatto sia gestito automaticamente dalla macchina fotografica; trattandosi in linea di massima di soggetti fermi il tempo di scatto non risulta così rilevante come invece lo sono i diaframmi per ottenere una foto nitida e dettagliata.
In situazioni particolari, come ad esempio la presenza di brezza o di soggetti che iniziano a muoversi, quando cioè occorrono tempi piuttosto rapidi per evitare il mosso, si può agire sulla
sensibilità ISO aumentandola per diminuire i tempi di scatto. Il valore degli iso è consigliabile tenerlo più basso possibile perché, come noto, aumentando questo valore aumenta anche il rumore digitale.
La
messa a fuoco nella fotografia macro è sicuramente la parte a cui si deve dedicare più attenzione.
Innanzitutto si agisce ruotando l’anello di messa a fuoco fino ad ottenere un rapporto di riproduzione 1:1 visibile sul barilotto e si scende o ci si allontana da esso se il soggetto è troppo grande da poter essere inquadrato per intero. Una volta inquadrato per bene si agisce sull’anello di MAF e/o con la slitta micrometrica per i piccoli aggiustamenti.
In questa fase ci si può avvalere dell’ausilio del Live View con ingrandimento massimo per verificare la MAF.
Essendo molto vicini al soggetto, anche utilizzando un diaframma chiuso, la profondità di campo sarà minima e sbagliare la messa a fuoco sarà molto facile. In tal senso lavorare con il fuoco in automatico ci potrebbe creare non pochi problemi, soprattutto perché la peluria che spesso ricopre i soggetti potrebbe ingannare il meccanismo della macchina fotografica.
E’ consigliabile di passare sempre alla messa a fuoco in manuale. A questo punto dobbiamo concentrarci sulla parte che sappiamo essere quella più importante, solitamente gli occhi (o magari le ali) del nostro insetto e porre la nostra totale attenzione nel cercare un parallelismo perfetto tra sensore e soggetto in modo da averlo tutto a fuoco.
Essendo una questione di millimetri è consigliabile agire sulla slitta micrometrica piuttosto che sull’anello di MAF per la regolazione fine della MAF.
Una volta soddisfatti dell’
inquadratura scattare nelle modalità prima descritte ovvero priorità di diaframmi e con comando a distanza in funzione alza specchio. Prima di scattare, serrare bene le viti della testa del cavalletto, della slitta micrometrica e del collarino in modo da immobilizzare completamente la macchina fotografica evitando così possibili micro movimenti.
Controllare l’
esposizione dell’immagine ottenuta innanzitutto visivamente dall’anteprima dell’immagine e poi sia consultando l’istogramma che la schermata contenente l’informazione sulle alte luci, giocando, qualora si renda necessario, con la compensazione dell’esposizione per gestire la luce presente sulla scena.
Qualora non si fosse soddisfatti dell’esposizione dell’immagine ottenuta, anziché variare i valori della terna tempi-diaframmi-iso, agire sulla compensazione dell’esposizione.
In fase di scatto è particolarmente importante, dopo aver composto e controllato la MAF, coprire il mirino per non farvi passare all’interno la luce che andrebbe a falsare il valore misurato dall’esposimetro, restituendoci quindi una foto sovraesposta rispetto a quella che avremmo ottenuto con i parametri di scatto da noi impostati.
Per quanto riguarda la presenza dello
sfondo c’è da tenere in considerazione quanto detto prima circa le distanze dello stesso dal soggetto e di quest’ultimo dal sensore ed inoltre che la scelta dello sfondo non è sicuramente un fattore di secondaria importanza.
In genere si sconsiglia la scelta di uno sfondo troppo complesso e dai colori troppo vivaci per evitare di spostare l’attenzione dell’occhio da quello che è il soggetto della fotografia.
Avvalersi dei
pannelli diffusori o riflettenti per gestire al meglio la luce presente nella scena, i primi per attenuare le luci i secondi per illuminare le zone in ombra.
Per congelare maggiormente il soggetto ed evitare ogni eventuale micromosso, e in presenza di leggera brezza, per avere una fonte di luce aggiuntiva, anche se preferibile la luce naturale, ci si può avvalere dell’ausilio del
flash, sia esso quello incorporato che esterno alla macchina fotografica
Anche in questo caso la luce del flash va regolata come intensità e potrebbe avere bisogno di essere schermata. Il flash è particolarmente importante in caso di presenza di vento. Il flash ci permette di avere una PDC maggiore perché, aumentando la luce, possiamo ottenere la stessa esposizione scattando con diaframmi più chiusi.
Il
bilanciamento del bianco conviene lasciarlo su automatico perchè tanto le correzioni di questo parametro possono essere tranquillamente regolate in post produzione.
Focus Stacking
Nelle fotografie macro la profondità di campo è sempre molto ridotta e, anche se utilizziamo diaframmi chiusi, al massimo possiamo contare su una zona a fuoco che si estende per poco più di mezzo centimetro.
Tale condizione risulta essere utile nel caso in cui vogliamo che la parte di maggior interesse del soggetto si stacchi in maniera netta dallo sfondo, ad esempio una farfalla ripresa lateralmente, ma ci sono situazioni in cui è preferibile che quanto stiamo riprendendo sia totalmente a fuoco; per queste casistiche possiamo utilizzare la tecnica del
Focus Stacking.
Questa tecnica del Focus Stacking consiste nello scattare una serie di foto modificando progressivamente la messa a fuoco tra l'una e l'altra. Successivamente, in fase di elaborazione si uniranno gli scatti sfruttando di ciascuna immagine solo quelle parti che risultano essere a fuoco: questo processo viene svolto automaticamente dai software quali ad esempio Adobe Photoshop.
Come già detto in precedenza, esistono due possibilità per
variare il piano di fuoco: agire sulla ghiera di messa a fuoco dell'obiettivo o modificare la distanza della fotocamera rispetto al soggetto mediante l’utilizzo della slitta micrometrica.
A differenza di quanto detto precedentemente circa l’impostazione del bilanciamento del bianco, in questo caso l’impostazione automatica non va bene (così come non va bene per le riprese panoramiche in cui uniamo più scatti) perché durante la fase di ripresa tra uno scatto ed un altro potrebbe variare la condizione della luce presente sulla scena (ad esempio il passaggio di una nuvola) e ci ritroveremo ad avere degli scatti uniti con temperature colore diverse (ad esempio una porzione più gialla, una più blu) il che, oltre a non essere bello da vedere, renderebbe difficoltoso eliminare dominanti in post produzione. Per ovviare a questo occorre impostare un valore di temperatura colore per il bilanciamento del bianco che poco importa se è corretto al 100% dal momento in cui la
temperatura colore si può facilmente variare in post produzione.
Legenda: MAF=messa a fuoco – PDR=punto di ripresa – PDC=profondità di campo
a cura di Giuseppe Zizzi (lamedelcaos), in collaborazione con
Mauro Santucci (mausan)