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davidevalle nuovo utente
Iscritto: 09 Apr 2006 Messaggi: 35
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Inviato: Gio 01 Giu, 2006 12:13 pm Oggetto: Senza titolo |
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Suggerimenti e critiche sempre ben accetti
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Gino Quattrocchi utente attivo

Iscritto: 05 Giu 2004 Messaggi: 3785 Località: Torino
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Inviato: Ven 02 Giu, 2006 10:16 am Oggetto: |
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la questione è difficile
o si è molto sensibili o indifferenti
sia come passanti che come fotografi
cosa documenti?
degrado ed abbandono ?
spesso sono scelte quasi volute dai soggetti e ci si domanda se è giusto o sbagliato fotografare
Sono dell'idea che si può fare tutto se le scelte iniziali sono fortemente emotive ed hanno un fine
Così è troppo poco
non si sa cosa dirti
ci fossereo elementi di contorno come per esempio il passare indifferente di altri soggetti allora...anche se già molto molto visto e fatto,,,,oppure tu avesssi avuto il coraggio di avvicinare parlare entrare in contato per poi fare un riytatto condapevole con la sua partecipazione...forse
così è poco secondo me e vale per tutte le immagini di questo tipo
Per la tecnica direi buona in ripresa ma forse un po penalizzata dalla compressione
ciao
_________________ Fotografare è porre sulla stessa linea di mira
la mente gli occhi ed il cuore
è un modo di vivere"HCB. |
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davidevalle nuovo utente
Iscritto: 09 Apr 2006 Messaggi: 35
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Inviato: Ven 02 Giu, 2006 1:45 pm Oggetto: |
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Questa foto ha due fini; il primo, quello originale, derivato dallo sviluppo di un tema ("Il lavoro") a cui in seguito ho rinunciato e il secondo, involontario all'inizio, sulla dimostrazione dei limiti della fotografia senza l'accompagnamento della parola. Ho postato la foto omettendo il titolo pensando che qualsisi frase avrebbe banalizzato la situazione drammatica di quest'uomo. Subito pero' ho intutito che chi la avesse vista non avrebbe saputo che dire. Sarebbe stato tutto piu' facile con un titolo, "Miseria" ad esempio oppure come doveva essere in origine "Il lavoro" e la stessa immagine avrebbe avuto una "luce" completamente differente anche se, concordo, vista gia' tante volte. Invece cosi, muta, un po' disorienta, un po' intimorisce.
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Gino Quattrocchi utente attivo

Iscritto: 05 Giu 2004 Messaggi: 3785 Località: Torino
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Inviato: Ven 02 Giu, 2006 2:29 pm Oggetto: |
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davidevalle ha scritto: | Questa foto ha due fini; il primo, quello originale, derivato dallo sviluppo di un tema ("Il lavoro") a cui in seguito ho rinunciato e il secondo, involontario all'inizio, sulla dimostrazione dei limiti della fotografia senza l'accompagnamento della parola. Ho postato la foto omettendo il titolo pensando che qualsisi frase avrebbe banalizzato la situazione drammatica di quest'uomo. Subito pero' ho intutito che chi la avesse vista non avrebbe saputo che dire. Sarebbe stato tutto piu' facile con un titolo, "Miseria" ad esempio oppure come doveva essere in origine "Il lavoro" e la stessa immagine avrebbe avuto una "luce" completamente differente anche se, concordo, vista gia' tante volte. Invece cosi, muta, un po' disorienta, un po' intimorisce. |
mi dispiace ma non sono d'accordo,sostengo da sempre il contrario
le foto devono parlare da sole quello che hanno da dire lo fanno col loro contenuto
Diverso è un progetto di testo ed immagini per creare emozioni o dare messaggi ma è un altra cosa e spesso a mio parere le parole hanno il sopravvento La scrittura è uno degli strumenti espressivi più formidabili
La potenza delle parola scritta non ha eguali a mio avviso
La fotografia se ha bisogno di parole, fosse,anche,un titolo per essere compresa è fallita in partenza
_________________ Fotografare è porre sulla stessa linea di mira
la mente gli occhi ed il cuore
è un modo di vivere"HCB. |
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davidevalle nuovo utente
Iscritto: 09 Apr 2006 Messaggi: 35
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Inviato: Ven 02 Giu, 2006 5:00 pm Oggetto: |
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Citazione: | La fotografia se ha bisogno di parole, fosse,anche,un titolo per essere compresa è fallita in partenza |
Non voglio assolutamente paragonarmi a nessuno ed essere irriverente, è solo per far capire il concetto: se ad una persona che non ha mai visto la seguente foto non venisse spiegato niente la capirebbe?
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Gino Quattrocchi utente attivo

Iscritto: 05 Giu 2004 Messaggi: 3785 Località: Torino
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Inviato: Ven 02 Giu, 2006 5:15 pm Oggetto: |
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davidevalle ha scritto: | Citazione: | La fotografia se ha bisogno di parole, fosse,anche,un titolo per essere compresa è fallita in partenza |
Non voglio assolutamente paragonarmi a nessuno ed essere irriverente, è solo per far capire il concetto: se ad una persona che non ha mai visto la seguente foto non venisse spiegato niente la capirebbe? |
sei fuori tema sto argomentando "altro"
non è in questione un falso o meno
ma il fatto che le foto spieghino se stesse da sole senza il bisogno di parole
la foto di Capa mostrata a mia madre che non sa nulla di lui e della fotografia in generale
le fa intuire l'unica cosa che c'è da capire in quell'immagine il dramma della morte nel momento in cui arrva....quela foto è straordinaria
poi cè di tutto e di più su cui disquisire
ma rimane in assolto il fatto che le immagini se devono essere spiegate o la loro lettura guidata sono un insuccesso in partenza
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davidevalle nuovo utente
Iscritto: 09 Apr 2006 Messaggi: 35
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Inviato: Sab 03 Giu, 2006 2:38 pm Oggetto: |
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Mi dispiace ma non sono certamente io fuori tema, forse mi sono spiegato male, forse non comprendi. La questione del falso non c'entra nulla e nemmeno ne ho fatto cenno. Provo allora a riportare un passo tratto da una rivista in edicola in questi giorni sul linguaggio fotografico (se vuoi ti posso dare il nome in privato, è una lettura molto utile):
“.... A rigore, però, l'osservazione diretta della foto ci mostra delle linee e dei rapporti tonali che ci richiamano l'esperienza percettiva di un uomo che sta cadendo all'indietro, mentre la sua mano – probabilmente – abbandona un fucile. Questo è il significato 'primo' del segno fotografico che abbiamo davanti agli occhi, che non ha bisogno di essere appreso e imparato, dal momento che appare immediatamente evidente.
'Proprio questo significato primo', tuttavia, diventa una occasione per comunicarci il senso figurato che vi è legato: la guerra di Spagna, la crudeltà di una lotta civile, una delle prime esperienze di fotogiornalismo moderno, la vicenda di Capa e di Gerda Taro, ecc. Sono tutti significati che è possibile leggere dietro l'immagine e che sono prodotti dalla convenzione storico-culturale creata intorno a questa immagine. ....” .
Cio che si intuisce con la sola osservazione dunque, il dramma della morte nel momento in cui arriva, è un po' superficiale rispetto a tutto cio che ha dirci questa immagine e che solo le parole possono spiegare.
Se non bastasse c'è l'esempio della pittura, di cui la fotografia può essere considerata parente stretta; ebbene secondo te qualsiasi persona è in grado di comprendere qualsiasi quadro con tutti i suoi simbolismi, metafore ecc o c'è necessità di parole che dicano cosa sta dietro?
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davidevalle nuovo utente
Iscritto: 09 Apr 2006 Messaggi: 35
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Inviato: Sab 03 Giu, 2006 3:07 pm Oggetto: |
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Ancora due parole e chiudo. Prendo come esempio la tua foto "Viva la primavera", ebbene senza questo titolo chi avrebbe capito quello che volevi esprimere? Stesso discorso per "Le due sorelle". Ne "L'inquilino del lampione e l'ubriaco" c'è pure il commento per spiegare la funzione dell'ubriaco. Ora e' davvero tutto.
Ciao.
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Gino Quattrocchi utente attivo

Iscritto: 05 Giu 2004 Messaggi: 3785 Località: Torino
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Inviato: Sab 03 Giu, 2006 5:44 pm Oggetto: |
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davidevalle ha scritto: | Ancora due parole e chiudo. Prendo come esempio la tua foto "Viva la primavera", ebbene senza questo titolo chi avrebbe capito quello che volevi esprimere? Stesso discorso per "Le due sorelle". Ne "L'inquilino del lampione e l'ubriaco" c'è pure il commento per spiegare la funzione dell'ubriaco. Ora e' davvero tutto.
Ciao. |
La spiegazione alla foto del geco e al solo uso e consumo degli amici fotografi come anedoto divertente della sua genesi non la "spiega"
chi la guarda vede la sola cosa che cè da vedere cioè la stranezza di un geco dentro ad un lampione solo quello....null' altro le due sorelle potevo titolarle 2 bimbe...era lo stesso o anche solo "2"
Ripeto le foto devono parlare da sole
non vanno spiegate
sono per l'abolizione dei titoli e per la sola numerazione delle immagini (estremizzo ovviamente )
Se le foto corredano parole racconti o articoli allora va bene Il soldato che cade colpito è una immagine ottima per il contesto che citi per raccontare fatti e periodi atroci e le immagini hanno da semprecompletato corredato articoli o racconti
Ma non il contrario
"Viva la primavera" è un saluto al forum non la spiegazione di quella foto
La postai una volta nel contesto "felicità" in altro sito e senza titolo
ma sarebbe ottima come "viva la vita" o "vitalità" etc etc
Ma senza titolo quella foto dice ......e a seconda di chi guarda dal suo grado di cultura o consapevolezza o se vuoi esperienza ciascuno raccoglie più o meno il messaggio che però è univoco
Il titolo può servire
ma se diventa necessario
ripeto la foto fallisce il suo intento
e ora direi di smetterla di tediare il nostro prossimo
ciao e grazie per lo scambio di opinioni sempre gradito
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Derby non più registrato
Iscritto: 02 Ott 2004 Messaggi: 7688 Località: Roma
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Inviato: Lun 05 Giu, 2006 2:51 pm Oggetto: |
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Ciao Davide
devo dire che sono fondamentalmente d'accordo con Gino.
Il titolo di una foto non può (non deve!) cambiarne la modalità di lettura. La foto deve parlare da sè.
La tua foto, in questo caso, non va oltre ciò che è normalmente la rappresentazione di un soggetto indifeso (anche di fronte alla macchina fotografica) in cui sembra che tu non ci abbia messo molto del tuo, non abbia aggiunto una visione più personale. Non mi sembra particolarmente drammatica, nè particolarmente efficace.
Aggiungere una visione personale non può essere demandata alla scelta di un titolo, piuttosto che un altro, piuttosto che un "senza titolo" Credo che Gino intendesse sottolineare questo.
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Gino Quattrocchi utente attivo

Iscritto: 05 Giu 2004 Messaggi: 3785 Località: Torino
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Inviato: Lun 05 Giu, 2006 7:49 pm Oggetto: |
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Derby ha scritto: | Ciao Davide
devo dire che sono fondamentalmente d'accordo con Gino.
Il titolo di una foto non può (non deve!) cambiarne la modalità di lettura. La foto deve parlare da sè.
La tua foto, in questo caso, non va oltre ciò che è normalmente la rappresentazione di un soggetto indifeso (anche di fronte alla macchina fotografica) in cui sembra che tu non ci abbia messo molto del tuo, non abbia aggiunto una visione più personale. Non mi sembra particolarmente drammatica, nè particolarmente efficace.
Aggiungere una visione personale non può essere demandata alla scelta di un titolo, piuttosto che un altro, piuttosto che un "senza titolo" Credo che Gino intendesse sottolineare questo.
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Gesù quanto invidio il dono della sintesi............................sig Pagani mi da qualche lezione...?????
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Derby non più registrato
Iscritto: 02 Ott 2004 Messaggi: 7688 Località: Roma
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Inviato: Lun 05 Giu, 2006 9:44 pm Oggetto: |
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Gino Quattrocchi ha scritto: | Gesù quanto invidio il dono della sintesi............................sig Pagani mi da qualche lezione...?????  |
Gino, io penso di essere logorroico, altro che dono della sintesi
Scusate l'OT
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davidevalle nuovo utente
Iscritto: 09 Apr 2006 Messaggi: 35
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Inviato: Mar 06 Giu, 2006 10:52 am Oggetto: |
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Vista l'insistenza consiglierei nuovamente un po' di cultura fotografica con la lettura di un volume ancora in edicola (non so se posso farne il nome qui, se me lo richiedete ve lo fornisco in privato), 110 pagine fitte fitte, senza pubblicità, sul tema del linguaggio fotografico.
Riporto inoltre un altro passaggio dal sopracitato volume:
“Il messaggio visivo, del resto, è estremamente limitato. Non solo perchè esso è insufficiente ogni volta che si tratti di affrontare approfondimenti complessi. Ma anche e sopratutto perchè esso stesso ha necessariamente bisogno della integrazione della parola. Mostriamo questa immagine, così com'è ,senza aggiungere nulla e senza spiegare niente, ad uno qualsiasi dei nostri amici che non la conosca già. Che cosa gli dirà? Probabilmente molte cose, o poche. Ma il nostro amico sarà mille miglia lontano dal 'leggere' in questa immagine una madre spagnola che sta vivendo attimi di terrore durante il bombardamento di Barcellona negli anni della guerra civile spagnola. Certo tutto è chiaro quando si legge la didascalia. Ma la didascalia è essenziale.Senza l'intervento verbale dell'autore della fotografia, questo tanto decantato sistema 'universale' di comunicazione crolla assai miseramente” .......
La foto è di David Seymour.
Piu' chiaro di così.... E sono parole di fotografi professionisti quelle sopra riportate.
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Gino Quattrocchi utente attivo

Iscritto: 05 Giu 2004 Messaggi: 3785 Località: Torino
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Inviato: Mar 06 Giu, 2006 11:42 am Oggetto: |
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davidevalle ha scritto: | Vista l'insistenza consiglierei nuovamente un po' di cultura fotografica con la lettura di un volume ancora in edicola (non so se posso farne il nome qui, se me lo richiedete ve lo fornisco in privato), 110 pagine fitte fitte, senza pubblicità, sul tema del linguaggio fotografico.
Riporto inoltre un altro passaggio dal sopracitato volume:
“Il messaggio visivo, del resto, è estremamente limitato. Non solo perchè esso è insufficiente ogni volta che si tratti di affrontare approfondimenti complessi. Ma anche e sopratutto perchè esso stesso ha necessariamente bisogno della integrazione della parola. Mostriamo questa immagine, così com'è ,senza aggiungere nulla e senza spiegare niente, ad uno qualsiasi dei nostri amici che non la conosca già. Che cosa gli dirà? Probabilmente molte cose, o poche. Ma il nostro amico sarà mille miglia lontano dal 'leggere' in questa immagine una madre spagnola che sta vivendo attimi di terrore durante il bombardamento di Barcellona negli anni della guerra civile spagnola. Certo tutto è chiaro quando si legge la didascalia. Ma la didascalia è essenziale.Senza l'intervento verbale dell'autore della fotografia, questo tanto decantato sistema 'universale' di comunicazione crolla assai miseramente” .......
La foto è di David Seymour.
Piu' chiaro di così.... E sono parole di fotografi professionisti quelle sopra riportate. |
scusa ma ma continui a non capire
qualsiasi sia il testo che leggi e suggerisci ( sereno puoi fare pbblicità) non fa altro che confermare quello che tento di dirti
Se racconti il bombardamento di Barcellona ci metti anche una foto a corredo.....................e completi il racconto e rendi più tangibile ed emotivo ciò che scrivi
Se racconti il terrore l'angoscia e la disperazione quella foto da sola dice tutto e parla propio il linguaggio universale vale anche per Sarajevo i territori palestinesi le bombe umane in Isdraele e l'angoscia per le strade di N Y l'undici di settembre
in effetti se la usi per qualsiasi altro contesto simile va bene lo stesso...o no ??
Non è mancanza di cultura fotografica di cui ti fai premura di colmare le nostre lacune...
e che continui a non voler capire la differenza dei due discorsi il tuo e il mio
io a questo punto non so più che dirti.........
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hamham utente attivo

Iscritto: 11 Dic 2005 Messaggi: 10088 Località: brianza - cesano maderno
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Inviato: Mar 06 Giu, 2006 1:05 pm Oggetto: |
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mi permetto d'intervenire dicendo una cosa piccola piccola che forse può aiutare a chiarire l'incomunicabilità che sembra si stia creando
all'inizio davide hai fatto un paragone molto consono: la fotografia è sorella della pittura.
va bene.
prendiamo ad esempio guernica di picasso.
senza titolo, didascalie e testi accessori il messaggio è: caos totale, tragedia, disperazione. il bn usato in pittura poi sottolinea questi sentimenti, che sono sentimenti universali.
se ci aggiungi il titolo, didascalie e testi accessori il messaggio è: caos totale, tragedia, disperazione in quel di spagna durante un bombardamento.
il messaggio è esattamente lo stesso.
un sentimento universale (come la tragedia della morte nella prima foto di capa e della disperazione nella seconda immagine che ci hai proposto) viene contestualizzato.
tutto qui. penso che gino e fabio abbiano voluto dire questo.
ciao
giuseppe
_________________
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davidevalle nuovo utente
Iscritto: 09 Apr 2006 Messaggi: 35
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Inviato: Mar 06 Giu, 2006 1:55 pm Oggetto: |
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Derby ha scritto: | Ciao Davide
devo dire che sono fondamentalmente d'accordo con Gino.
Il titolo di una foto non può (non deve!) cambiarne la modalità di lettura. La foto deve parlare da sè.
La tua foto, in questo caso, non va oltre ciò che è normalmente la rappresentazione di un soggetto indifeso (anche di fronte alla macchina fotografica) in cui sembra che tu non ci abbia messo molto del tuo, non abbia aggiunto una visione più personale. Non mi sembra particolarmente drammatica, nè particolarmente efficace.
Aggiungere una visione personale non può essere demandata alla scelta di un titolo, piuttosto che un altro, piuttosto che un "senza titolo" Credo che Gino intendesse sottolineare questo.
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Sarei allora curioso di conoscere cosa hanno di efficace e cosa ci ha messo di suo il fotografo nelle centinaia di foto di donne nude, tutte uguali, che si vedono qui, né piu' né meno espressive del mio soggetto.
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davidevalle nuovo utente
Iscritto: 09 Apr 2006 Messaggi: 35
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Inviato: Mar 06 Giu, 2006 2:02 pm Oggetto: |
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Gino Quattrocchi ha scritto: | davidevalle ha scritto: | Vista l'insistenza consiglierei nuovamente un po' di cultura fotografica con la lettura di un volume ancora in edicola (non so se posso farne il nome qui, se me lo richiedete ve lo fornisco in privato), 110 pagine fitte fitte, senza pubblicità, sul tema del linguaggio fotografico.
Riporto inoltre un altro passaggio dal sopracitato volume:
“Il messaggio visivo, del resto, è estremamente limitato. Non solo perchè esso è insufficiente ogni volta che si tratti di affrontare approfondimenti complessi. Ma anche e sopratutto perchè esso stesso ha necessariamente bisogno della integrazione della parola. Mostriamo questa immagine, così com'è ,senza aggiungere nulla e senza spiegare niente, ad uno qualsiasi dei nostri amici che non la conosca già. Che cosa gli dirà? Probabilmente molte cose, o poche. Ma il nostro amico sarà mille miglia lontano dal 'leggere' in questa immagine una madre spagnola che sta vivendo attimi di terrore durante il bombardamento di Barcellona negli anni della guerra civile spagnola. Certo tutto è chiaro quando si legge la didascalia. Ma la didascalia è essenziale.Senza l'intervento verbale dell'autore della fotografia, questo tanto decantato sistema 'universale' di comunicazione crolla assai miseramente” .......
La foto è di David Seymour.
Piu' chiaro di così.... E sono parole di fotografi professionisti quelle sopra riportate. |
scusa ma ma continui a non capire
qualsiasi sia il testo che leggi e suggerisci ( sereno puoi fare pbblicità) non fa altro che confermare quello che tento di dirti
Se racconti il bombardamento di Barcellona ci metti anche una foto a corredo.....................e completi il racconto e rendi più tangibile ed emotivo ciò che scrivi
Se racconti il terrore l'angoscia e la disperazione quella foto da sola dice tutto e parla propio il linguaggio universale vale anche per Sarajevo i territori palestinesi le bombe umane in Isdraele e l'angoscia per le strade di N Y l'undici di settembre
in effetti se la usi per qualsiasi altro contesto simile va bene lo stesso...o no ??
Non è mancanza di cultura fotografica di cui ti fai premura di colmare le nostre lacune...
e che continui a non voler capire la differenza dei due discorsi il tuo e il mio
io a questo punto non so più che dirti......... |
Forse non ci capiamo a vicenda. Io sto dicendo che quella foto da sola non puo' stare, mentre se la si inserisce in un contesto verbale dice tutto. Ma se si prende la foto e solo lei non si capisce niente, non si sa che quelle persone stanno assistendo ad un bombardamento e sopratutto non si legge il terrore. La stessa espressione di quelle persone la si puo' fotografare all'esibizione delle Frecce tricolori o al raduno delle mongolfiere. Tu vedi il terrore in quei volti solo perchè ti hanno detto che stavano assistendo ad un bombardamento. Una foto fallita per dirla con le tue parole. Eppure non lo è, anzi. Ma ha bisogno di parole. Dimmi, se David Seymour avesse postato la foto su photo4u senza nessun titolo e commento cosa avresti detto?
Capisco il desiderio di dare importanza e prestigio al nostro bellissimo hobby e passione (e per qualche fortunato, professione) ma non dobbiamo sopravvalutarci troppo. Per i concetti piu' semplici può bastare un'immagine, ma quando diventano complessi non si puo' prescindere dall'uso della parola.
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hamham utente attivo

Iscritto: 11 Dic 2005 Messaggi: 10088 Località: brianza - cesano maderno
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Inviato: Mar 06 Giu, 2006 2:13 pm Oggetto: |
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davidevalle ha scritto: | Ma se si prende la foto e solo lei non si capisce niente, non si sa che quelle persone stanno assistendo ad un bombardamento e sopratutto non si legge il terrore. La stessa espressione di quelle persone la si puo' fotografare all'esibizione delle Frecce tricolori o al raduno delle mongolfiere. |
dimmi che non l'hai scritto sul serio... dimmelo.....
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davidevalle nuovo utente
Iscritto: 09 Apr 2006 Messaggi: 35
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Inviato: Mar 06 Giu, 2006 2:22 pm Oggetto: |
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[quote="hamham"]mi permetto d'intervenire dicendo una cosa piccola piccola che forse può aiutare a chiarire l'incomunicabilità che sembra si stia creando
all'inizio davide hai fatto un paragone molto consono: la fotografia è sorella della pittura.
va bene.
prendiamo ad esempio guernica di picasso.
senza titolo, didascalie e testi accessori il messaggio è: caos totale, tragedia, disperazione. il bn usato in pittura poi sottolinea questi sentimenti, che sono sentimenti universali.
se ci aggiungi il titolo, didascalie e testi accessori il messaggio è: caos totale, tragedia, disperazione in quel di spagna durante un bombardamento.
il messaggio è esattamente lo stesso.
un sentimento universale (come la tragedia della morte nella prima foto di capa e della disperazione nella seconda immagine che ci hai proposto) viene contestualizzato.
tutto qui. penso che gino e fabio abbiano voluto dire questo.
ciao
giuseppe[/quote
D'accordo, un messaggio che ha bisogno di parole ma solo per essere contestualizzato. Quello che voglio dire io invece e' che alcune volte e' il messaggio stesso che ha bisogno di parole. Per rimanere nel campo della pittura prendiamo "Il caffè di notte" di Van Gogh. Cosa ha voluto dirci? Qual è il significato simbolico delle sedie nel caffè? Non credo che qualsiasi persona sia in grado di intutirlo. D'altronde se esistono le scuole d'Arte e le Università e se gli autori stessi ci hanno lasciato lettere e scritti sulle loro opere un motivo si sara'.
Vogliamo ora terminare definitivamente questa discussione andata un po' troppo oltre?
Ciao a tutti.
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davidevalle nuovo utente
Iscritto: 09 Apr 2006 Messaggi: 35
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Inviato: Mar 06 Giu, 2006 2:31 pm Oggetto: |
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hamham ha scritto: | davidevalle ha scritto: | Ma se si prende la foto e solo lei non si capisce niente, non si sa che quelle persone stanno assistendo ad un bombardamento e sopratutto non si legge il terrore. La stessa espressione di quelle persone la si puo' fotografare all'esibizione delle Frecce tricolori o al raduno delle mongolfiere. |
dimmi che non l'hai scritto sul serio... dimmelo.....
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Questa e' la dimostrazione di quanto siano importanti le parole. Tu conosci il contesto della foto e provi orrore per quanto ho detto.
Fai la prova: mostra la foto a chi non la conosca senza spiegare niente e poi riferiscimi che emozioni leggono nei volti di quelle persone.
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