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di Liliana R.
Ven 14 Mar, 2014 3:52 pm
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Max080
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MessaggioInviato: Ven 21 Mar, 2014 2:22 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Già, un grazie allo staff per averla riacchiappata Very Happy Me l'ero persa. Forse dirò una baggianata, ma quanto mi piace in questa il rumore dello sfocato
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aerre
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MessaggioInviato: Ven 21 Mar, 2014 6:30 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Arrivo sempre tardi nelle foto di Liliana, ...ma era doveroso aggiungermi al plauso generale.

Ha la leggerezza di uno sguardo di infinita dolcezza e insieme tutta l’intensità di un’empatia sincera, questo scatto che pare aprirsi come “scenario” reale e contingente agli occhi dello spettatore e di cui egli pare fare diretta esperienza, per poi creare i presupposti di una suggestione di più ampio respiro.

E’ un dialogo indiretto e silenzioso che la nostra Liliana tesse a distanza, …dalla discreta e privilegiata posizione di un punto di vista defilato e nascosto cioè, come trama del racconto di una umanità …colta nella sua disarmante e disarmata verità ma capace di riaffermare la sua quotidianità pur nell’immediata contingenza di una situazione di disagio evidente. Un dialogo sostenuto dalla “leggerezza” di uno sguardo a distanza dal quale discende quel coinvolgimento profondo e altrettanto sincero che alimenta, agita e scuote un’emozione profonda nell’osservatore.

Un racconto dalle trame ora serrate come nodi che trattengono il fiato sospeso …ora rade quasi fossero sul punto di dileguarsi e sciogliersi nel carattere sospeso di una atmosfera che pur mantenendo l’aggancio con la realtà (con la sua determinazione di tempo e di luogo, la sua contingenza insomma) assume un carattere di universalità che ci commuove e coinvolge: quella di una infanzia che ci sforziamo di riconoscere nei suoi valori di innocenza e di incanto a dispetto di quei contorni di degrado e di disagio che definiscono la cornice formale del nucleo narrativo dello scatto.

Il punto di ripresa è certamente condizionato dall’esigenza di inquadrare la scena all’interno dei massicci stipiti ( …come in una sorta di composizione nidificata all’interno del frame, collocando il gruppo sul primo terzo a sinistra) ma consente tra le altre cose di cogliere in scorcio laterale la prospettiva della pesante quinta muraria e sfruttare il gioco del disegno pavimentale come veloce via di accesso all’interno della scena che acquista così spessore, profondità, consistenza e tridimensionalità …grazie allo sfondamento del piano di immagine.

Ma è proprio questo muro a fare da architrave a tutta la composizione connotandosi come spartiacque formale e narrativo della scena: taglia in due il frame ed è capace di definire e mantenere distinti (per quanto strettamente connessi) il nostro spazio e quello dei piccoli soggetti.
Ed è bene allora che si mantenga “ ingombrante”, con un peso figurativo ….una fisicità e una matericità che sono prima di tutto narrative oltre che formali.

E’ uno “scenario” infatti che l’occhio “inconsapevole” ma squisitamente sensibile della nostra Liliana coglie …ma sarebbe più opportuno dire “costruisce”, per porre meglio l’accento scenico sul gruppo dei bambini in secondo piano.

Molta di questa strategia compositiva è in quella scelta iniziale di porsi quasi al margine della scena. Viene cioè mantenuta una consapevole “distanza” dai soggetti, tradotta formalmente proprio dal diaframma della massiccia quinta muraria che si frappone tra noi ed il gruppo.

Ma è una “distanza” solo fisica e che si fa presto espressione di un coinvolgimento emozionale profondo che vibra nella discrezione di uno sguardo leggero e intenso al tempo stesso, come una carezza quasi …sussurrata da lontano ed in segreto.

E’ insomma proprio questo traguardare, complice l’ingombrante presenza dello stipite sfuocato in primo piano e di quello sulla destra che insieme inquadrano ed incorniciano la scena, a suggerire tutta la suggestione narrativa dello scatto, …a creare nell’osservatore la sensazione di avvicinarsi al limite di uno spazio che si “fa” intimo e privato.
Ma insieme diviene forte anche la consapevolezza della sua inaccessibilità: …quella di un frammento di un universo infantile destinato a restare comunque immaginifico, intimo ed inviolabile ….e capace proprio per questo di imporsi con la sua disarmante dimensione di umanità e dolcezza al di sopra di tutto, …al di sopra dell’evidente degrado cioè che caratterizza la scena nella sua dimensione di forma e di contenuto, …quasi fosse capace in altri termini di riacquistare il senso di una quotidianità e di una normalità perduta, attraversata dall’incanto dell’istante di un gioco.

Ecco perché è fondamentale che l’inquadratura si mantenga ampia e “distante”, tanto cioè da sottolineare sino ad amplificarlo il salto di scala tra l’enorme, ….massiccia, …pesante e degradata quinta architettonica e il minuto e fragile gruppo dei piccoli in secondo piano.

E’ del resto la stessa struttura formale del frame a lavorare per contrasti.
L’impianto è rigido, secondo l’ordito che detta la scansione ritmica degli elementi verticali di primo e secondo piano, ed accoglie …quasi vi si “incastonasse”, quel piccolo frammento di vita ( …l’accenno di un sorriso, …l’inizio di un gioco, …la rilassata familiarità) …con tutta la vibrante tensione di una pausa, di un istante di sospensione che interrompe la rigida sequenza formale della scena da sinistra a destra e ha tutta la forza di una nota capace di spezzare il silenzio.

Ed è proprio questo che ci fa apparire quel “frammento di vita” che osserviamo a distanza, ancora più inaccessibile e privato.
Una centralità narrativa e formale sottolineata anche dal contrasto tra la nuda e piatta figuratività della solida quinta muraria e quel brulicante e discontinuo spaccato di “vita”, frastagliato nella molteplicità di migliaia di particolari che paiono addensarsi e animarsi in un continuum grumoso e caotico.

Un’inquadratura dal taglio più serrato e ravvicinato sui ragazzini avrebbe sicuramente allentato la tensione e diluito il “punctum” scenico e narrativo di tutta la composizione.

Questo sguardo a distanza invece, che isola nell’intimità di uno spazio privato il gioco e lo stare dei bambini ha il potere di astrarre lo scatto dalla superficie narrativa oltre che formale della contingenza della scena ripresa, ….di rarefare in qualche modo lo spessore di una atmosfera che a dispetto di tutto acquista il calore di una familiarità e di una quotidianità reinventata e quindi recuperata, che ci commuove e coinvolge …come parte di una esperienza universale.

Un abbraccio
Giuseppe Smile

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Liliana R.
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MessaggioInviato: Sab 22 Mar, 2014 12:40 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

@ frank66 Grazie per il tuo sincero supporto.
@ Max080 Grazie per l'attenzione.
@ aerre Questo commento così sentito e ricco di emozioni mi onora e lo conserverò gelosamente come quegli oggetti cari che si ripongono in uno scrigno.
Grazie mille Giuseppe.
Ringrazio tutti gli intervenuti. Ciao

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gparrac
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MessaggioInviato: Mer 26 Mar, 2014 11:47 am    Oggetto: Rispondi con citazione

Ok! Non commento molto ... ma avevo messo in conto di cercare di esaminare e commentare questa immagine come meglio posso.

Mi è piaciuta subito proprio per quel muro a sinistra, onestamente non mi sono chiesto se lo spazio occupato sul fotogramma fosse o meno eccessivo (per me non lo è, ma se una fotografia mi piace veramente mi sento bloccato nel vedere o suggerire dei miglioramenti).

Poi proprio sul muro si è cominciato a discutere ... meglio non intervenire!

E l'ultima volta che l'ho vista ho trovato nei commenti e nelle risposte già tutto quello che pensavo di scrivere.

Adesso ... scrivo solo per congratularmi con te!

Smile Un saluto.

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Antonio Conti
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MessaggioInviato: Gio 27 Mar, 2014 2:42 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

gran bello scatto,mi limito ad ammirarlo

ciao
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Liliana R.
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MessaggioInviato: Gio 27 Mar, 2014 9:39 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

@ marinaio Ho apprezzato l'espressione: uno scatto fatto in "punta di piedi"
@ gparrac Grazie Giovanni per l'attenzione prestata.
@ foto apprendista Grazie Antonio. Sono contenta che l'immagine sia piaciuta. Ciao

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