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Bike Lessons
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di Il Pugile Sentimentale
Mer 16 Feb, 2011 9:55 am
Viste: 547
Autore Messaggio
Il Pugile Sentimentale
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Iscritto: 12 Dic 2007
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Località: Pietrasanta

MessaggioInviato: Mer 16 Feb, 2011 9:56 am    Oggetto: Bike Lessons Rispondi con citazione

Suggerimenti e critiche sempre ben accetti
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Ueda
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Messaggi: 6444

MessaggioInviato: Mer 16 Feb, 2011 8:22 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

La scelta del punto di ripresa è in assoluto l'elemento di forza di questa fotografia, oltre naturalmente a questa location fantastica, un gioco grafico che si presta perfettamente.
L'attimo dello scatto e' perfetto, in quanto la bicicletta si trova interamente giù, mentre il bimbo è riuscito a evitare la caduta, il padre poco lontano è ripreso in una posa molto indicata,
il punto d'ingresso (e l'enorme spazio che si prende!) alla foto contribuisce all'equilibrio compositivo dell'immagine, è uno di quei casi che il venir meno alle regole classiche, non infastidisce, secondo me almeno...

foto convincente Wink
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caracol
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Messaggi: 5532

MessaggioInviato: Mer 16 Feb, 2011 11:46 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Quoto Ueda, molto bella.
Il punto di presa rasoterra contribuisce a far spiccare il bimbo e ne sembra mostrare anche la "strada pedalata" - fino all'attimo immortalato.
Smile

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Il Pugile Sentimentale
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Iscritto: 12 Dic 2007
Messaggi: 864
Località: Pietrasanta

MessaggioInviato: Gio 17 Feb, 2011 9:21 am    Oggetto: Rispondi con citazione

grazie ad entrambi, mi spiace solo che si veda così scura, perché in realtà le figure sono più leggibili.. boh..
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surgeon
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Iscritto: 20 Lug 2008
Messaggi: 3002
Località: Pistoia

MessaggioInviato: Ven 25 Feb, 2011 12:20 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

Vorrei lasciare un ulteriore feedback all'autore affinchè possa diventare uno spunto di riflessione.

La fotografia presenta due dimensioni ben evidenti: una transitiva che ci regala un punto di vista originale su di una delle più famose terrazze marine, ed una fortemente opaca data dalla presenza massiccia di granulsosità e filamentosità sparse su tutta la superficie bidimensionale. Questo ultimo artificio è particolarmente evidente e costringe il lettore a soffermarsi sulla supericie dell'immagine a sancirne il suo carattere artificiale. Una sorta di esperimento sullo specifico fotografico che purtroppo viene a cozzare con l'evidente idea esplicitata dal titolo. Non entro nel merito se l'artificio è stato voluto o meno (anche se appare involontario) ma dico soltanto che il suo risultato si contrappone con l'altra naturale propensione dello scatto, quella narrativa, lasciando il lettore in una sorta di confusione interpretativa. Altro elemento su cui vorrei porre attenzione è sull'inquadratura che è stata cercata. Un punto di vista a livello del terreno, con una messa a fuoco sull'infinito. Un'inquadratura strana, a cui l'autore ci ha abituato spesso, che si fa portavoce dell'intera modalità di rappresentazione narrativa. Mentre l'ancoraggio del titolo introduce la storia e aiuta il lettore a cercare gli elementi per compiere il racconto la sensazione che rimane è quello della grande influenza di questa inquadratura che oltre a strutturare la finestra rappresentativa lascia delle sensazioni forti allo spettatore, che vanno al di là del "visivo" per sfociare nel cinestesico, nel tattile, e rischiano di divenire esse stesse il vero soggetto della fotografia. Si sente questo lastricato geometrico, che occupa da solo due terzi del frame, come se lo si avesse sul viso, sulla bocca, sul naso. Mi sembra che la sensazione di essere spalmato in terra, amplificata dalla granulosità artificiale sopramenzionata, sia più forte della lontana ed indistinta "lezione di bicicletta". Indistinta, perchè il buon attimo, nel suo momento durativo, non riesce a staccarsi dalle numerose sagome umane dei piani che recedono. In prima istanza perchè il rapporto figura-sfondo è un pò compromesso: la parte posteriore del ciclista in erba, la sua stessa bicicletta, fanno fatica ad emergere dalla ressa di gente dello sfondo e questo non aiuta nella lettura dell'attimo. Ed in seconda istanza, anche i toni del nero, eccessivamente rappresentati nella fotografia, contribuiscono alla medesima difficoltà interpretativa. In conclusione, anche se l'attimo colto è degno di nota, la rappresentazione specifica nel suo insieme non mi sembra funzionale al messaggio fotografico e all'idea tematico-narrativa esplicitata dal titolo.


ciao pugile Ciao
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Il Pugile Sentimentale
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Iscritto: 12 Dic 2007
Messaggi: 864
Località: Pietrasanta

MessaggioInviato: Ven 25 Feb, 2011 4:13 pm    Oggetto: Rispondi con citazione

surgeon ha scritto:
Vorrei lasciare un ulteriore feedback all'autore affinchè possa diventare uno spunto di riflessione.

La fotografia presenta due dimensioni ben evidenti: una transitiva che ci regala un punto di vista originale su di una delle più famose terrazze marine, ed una fortemente opaca data dalla presenza massiccia di granulsosità e filamentosità sparse su tutta la superficie bidimensionale. Questo ultimo artificio è particolarmente evidente e costringe il lettore a soffermarsi sulla supericie dell'immagine a sancirne il suo carattere artificiale. Una sorta di esperimento sullo specifico fotografico che purtroppo viene a cozzare con l'evidente idea esplicitata dal titolo. Non entro nel merito se l'artificio è stato voluto o meno (anche se appare involontario) ma dico soltanto che il suo risultato si contrappone con l'altra naturale propensione dello scatto, quella narrativa, lasciando il lettore in una sorta di confusione interpretativa. Altro elemento su cui vorrei porre attenzione è sull'inquadratura che è stata cercata. Un punto di vista a livello del terreno, con una messa a fuoco sull'infinito. Un'inquadratura strana, a cui l'autore ci ha abituato spesso, che si fa portavoce dell'intera modalità di rappresentazione narrativa. Mentre l'ancoraggio del titolo introduce la storia e aiuta il lettore a cercare gli elementi per compiere il racconto la sensazione che rimane è quello della grande influenza di questa inquadratura che oltre a strutturare la finestra rappresentativa lascia delle sensazioni forti allo spettatore, che vanno al di là del "visivo" per sfociare nel cinestesico, nel tattile, e rischiano di divenire esse stesse il vero soggetto della fotografia. Si sente questo lastricato geometrico, che occupa da solo due terzi del frame, come se lo si avesse sul viso, sulla bocca, sul naso. Mi sembra che la sensazione di essere spalmato in terra, amplificata dalla granulosità artificiale sopramenzionata, sia più forte della lontana ed indistinta "lezione di bicicletta". Indistinta, perchè il buon attimo, nel suo momento durativo, non riesce a staccarsi dalle numerose sagome umane dei piani che recedono. In prima istanza perchè il rapporto figura-sfondo è un pò compromesso: la parte posteriore del ciclista in erba, la sua stessa bicicletta, fanno fatica ad emergere dalla ressa di gente dello sfondo e questo non aiuta nella lettura dell'attimo. Ed in seconda istanza, anche i toni del nero, eccessivamente rappresentati nella fotografia, contribuiscono alla medesima difficoltà interpretativa. In conclusione, anche se l'attimo colto è degno di nota, la rappresentazione specifica nel suo insieme non mi sembra funzionale al messaggio fotografico e all'idea tematico-narrativa esplicitata dal titolo.


ciao pugile Ciao


Surgeon, ti ringrazio della tua analisi, come sempre molto attenta.
Per quanto riguarda la granulosità, non c'è niente di artificiale in quanto si tratta di una scansione da negativo. Avrei forse potuto clonare qualche difettuccio qua e là, ma ho preferito lasciar perdere.
Ciò che più conta è la fotografia in sé.
Ho voluto "costruire", o meglio "ambientare" quel piccolo evento, il momento fotografico, in una cornice geometrica per creare un'alchimia tra la staticità del luogo (che però prende quasi movimento grazie alle prospettive) e la mobilità del gesto del bambino e del padre che invece rimangono congelati dallo scatto, in una sorta di inversione dei ruoli.
E' vero, la scena non è purtroppo perfettamente leggibile a causa della pdc scelta (mi stavo esercitando sull'iperfocale) e dai toni scuri che però dipendono dalla scansione. Il mio scanner, poverino, fa quel che può.
Allego una seconda scansione effettuata qualche giorno dopo, un po' più leggibile per quanto riguarda i toni scuri, mentre niente si poteva ovviamente fare per la pdc.
Mi rode dirlo, ma in questo caso, se avessi avuto la digitale, avrei tirato fuori qualcosa di meglio...

ciao!



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