| L'ultimo stop prima di Chernobyl |
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| L'ultimo stop prima di Chernobyl |
| di Novecento |
| Dom 16 Nov, 2008 7:19 pm |
| Viste: 103 |
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| Autore |
Messaggio |
Novecento
utente attivo
Iscritto: 31 Dic 2005
Messaggi: 1226
Località: Genzano di Roma
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gparrac
utente attivo
Iscritto: 11 Mgg 2006
Messaggi: 5822
Località: Genova
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 Inviato: Gio 20 Nov, 2008 10:40 am Oggetto: |
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Perché fermarti? Dovevi andare avanti, adesso è molto facile farlo.
http://www.ukrcam.com/tour/tour_3.html
ad esempio ... ma anche
http://www.ukrainianweb.com/chernobyl_ukraine.htm
ed a volte trovi notizia di tour organizzati anche su
http://pripyat.com/
fra l'altro a prezzi più ragionevoli.
Ma forse hai fatto bene a fermarti: la zona di esclusione si è ridotta nel giro di pochissimi ad un grande parco di divertimento per gli amanti di sensazioni "forti", l'asilo di Pripyat ha i set fotografici già pronti per la classica foto della bambola rotta e prossima alla calvizie (anche la plastica invecchia ... radiazioni a parte).
La tua foto? Bella, enigmatica, curata.
Ti confesso che non so esattamente dove è stata scattata, ma non inporta certamente questo.
Sempre che ricordi bene il testo la tua fotografia mi ricorda Antoine De Saint-Exupéry ed il Piccolo principe: anche la fotografia si arresta a far vedere soltanto il contenitore esterno, una cassa rettangolare con tre buchi per respirare.
A chi osserva immaginare cosa c'è dentro ... forse anche cercare di capire un incidente sul quale si è detto e scritto tutto ed il contrario di tutto ... ma in particolare quasi nulla di vero.
La costruzione, attraverso tutto il fotogramma, chiude come una barriera lo sguardo, impedisce la vista "oltre la siepe".
E prima di questa altri ostacoli: una rete, in primo piano, un tratto pieno di pozzanghere che, anche per la scelta delle tonalità di stampa, appare minaccioso come un torrente in piena.
"Non aprite quella porta" ...
Non andate avanti. Fermiamoci qui, ognuno è libero di immaginare quello che vuole ... e se va avanti lo fa a suo rischio e pericolo, perché potrebbero venir meno le certezze, sia in un senso che nell'altro.
La realtà è quasi sempre molto più complessa di come sembra a prima vista ...
Credo che il messaggio che la fotografia cerca di comunicare sia essenzialmente questo ... se ho correttamente inteso ciò che il fotografo vuol dire lo scopo è raggiunto, nella sua apparente calma la fotografia colpisce. Duro.
Un saluto.
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d.kalle
moderatore
Iscritto: 29 Mgg 2008
Messaggi: 20489
Località: Thiene
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| Inviato: Gio 20 Nov, 2008 11:04 am Oggetto: |
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L'immagine ha un suo senso solo se inserita in un contesto piu' ampio di racconto/reportage.
Altrimenti a me sembra una banale foto (poco curato il b/n) di una Z.I. periferica di una delle ns. citta'.
Il titolo giustifica (solo in parte) il significato dello scatto. IMO 
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 davide
(so contare solo fino a 2,8)
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gparrac
utente attivo
Iscritto: 11 Mgg 2006
Messaggi: 5822
Località: Genova
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| Inviato: Gio 20 Nov, 2008 9:35 pm Oggetto: |
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| d.kalle ha scritto: | | Il titolo giustifica (solo in parte) il significato dello scatto. |
Torniamo un po' sui titoli: a mio avviso (posizione un po' estremista, lo ammetto) quando vogliono forzare una chiave di lettura, quando vogliono invadere il campo emotivo, o sono fuorvianti (una foto, a rigori, non dovrebbe mai avere bisogno di un titolo) o sono inutili (se quello che il titolo esprime salta già fuori dalla foto stessa).
Restando sull'argomento proposto dalla foto, una immagine di Pripyat potrebbe sembrare quella di una periferia urbana degradata (e non è necessario andare nei paesi dell'ex Unione Sovietica per trovarne, ce ne sono anche da noi ...) mentre se la località è inserita come titolo è subito chiaro il riferimento.
Puà essere che in questo caso sia necessaria anche una didascalia ... alcuni possono ignorare che Pripyat, città modello all'epoca, con i suoi 47.500 abitanti si trovava a pochissimi chilometri dal reattore 4 di Chornobyl ed è stata evacuata, sia pure con un certo ritardo, dopo lo storico incidente e da quel tempo abbandonata.
Mentre Chornobyl è oggi abbastanza popolata ed anche relativamente "sicura", almeno per soggiorni non troppo lunghi.
Se penso ai posti di controllo intorno alla zona interdetta la fotografia mi comunica molto, credimi!
Se però non ci fosse quel titolo credo che ben poche persone riuscirebbero a collegare l'immagine alla situazione in cui è stata realizzata, anche se personalmente credo sarei riuscito ad intuirlo o almeno ipotizzarlo.
Con l'aiuto (necessario, in questo caso) del titolo a mio avviso la fotografia comunica molto, forse decisamente di più dei troppi reportage sull'argomento, sempre così indirizzati verso la facile retorica della bambola o del lettino dell'asilo ...
Quindi trovo la fotografia di grande forza comunicativa, anche se presa da sola.
Naturalmente questa è solo un'opinone personale, forse dovuta alla mia "sensibilità" al problema ed anche al fatto che su Chornobyl si parla troppo ma quasi sempre per "sentito dire".
Scusami per la precisazione. 
_________________
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