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Ieri a Garbatella di pacship commento di Tropico |
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pacship ha scritto: | Uno scorcio inusuale se associato al nome di un quartiere romano, ora più celebre che in passato ... Un grazie a Francesco, nostro amabilissima guida locale, e genius loci, per lo spirito e la voglia, in questa passeggiata insieme a Giovanni, Mauro e Lodovico |
Ormai Garbatella è un must di questo forum!
Un abbraccio caro, lieto di averti conosciuto, sei una gran bella personcina... |
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Ieri a Garbatella di pacship commento di lodovico |
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Klizio ha scritto: | Ma sei tu ?!!
Non avrei mai e poi mai pensato che fossi attirato anche da dettagli architettonici !
Visto che questa è una "precision-zone" e io dentro di essa sarei un immigrato clandestino (ma qualcosina nella parte sinistra forse è un di più)... mi limito a dirti che mi piacciono molto le gradazioni cromatiche e la perfetta gestione della luce (scattata all'alba ?)
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Ehhh Nicola, alle 8 del sabato mattina non è che ci fosse molta vita biologica da fotografare alla Garbatella!
Ci siamo dedicati alle strutture ed ai particolari...
Poi abbiamo fatto un incontro con un signore gentilissimo ed il suo cane obeso, un gabbiano, e decine di gatti!!! |
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Ieri a Garbatella di pacship commento di Klizio |
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Ma sei tu ?!!
Non avrei mai e poi mai pensato che fossi attirato anche da dettagli architettonici !
Visto che questa è una "precision-zone" e io dentro di essa sarei un immigrato clandestino (ma qualcosina nella parte sinistra forse è un di più)... mi limito a dirti che mi piacciono molto le gradazioni cromatiche e la perfetta gestione della luce (scattata all'alba ?)
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Ieri a Garbatella di pacship commento di pacship |
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Uno scorcio inusuale se associato al nome di un quartiere romano, ora più celebre che in passato ... Un grazie a Francesco, nostro amabilissima guida locale, e genius loci, per lo spirito e la voglia, in questa passeggiata insieme a Giovanni, Mauro e Lodovico |
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Spensieratezza di pacship commento di -Max- |
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Bello il gioco che si sviluppa e visivamente quella ruota a sinistra fa anch'esso gioco e la trovo quasi essenziale. Trovo l'accoppiata luce/tinte un po' pop. |
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C H U K U D U ! di pacship commento di nerofumo |
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Miseria allo stato puro. Loro non sembrano patirne, almeno non troppo, ma a noi foto del genere appaiono nella loro crudezza soprattutto quando non si utilizzano certi formalismi o filtri. E tu sembra che di formalismi non ne hai usati. La luce è ottima, buona anche la composizione, la terz'ultima è un pò fuori dal coro ma ha un suo perchè. Mancano dei ritratti più ravvicinati e a mio avviso l'incedere su quelle strane biciclette risulta un pò eccessivo nell'economia generale del reportage. |
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Un pugnale come Rito di Passaggio di pacship commento di lodovico |
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In parte Nicola e Giovanni hanno ragione. Degli scatti yemeniti fin qui mostrati questo è forse il più debole.
Tuttavia qui non si tratta di scattare foto durante un viaggio di piacere.
Tu stavi là per lavoro (e pure delicato) in un paese che aveva già chiuso le porte al turismo per i noti problemi che poi si tradurranno nell'odierna guerra civile.
Questa foto è solo documentaria... non c'è approfondimento... ma sarebbe stato in verità difficile nella tua situazione instaurare un qualsiasi dialogo con il tuo soggetto!
Un saluto |
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Un pugnale come Rito di Passaggio di pacship commento di GiovanniQ |
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il problema per scatti di questo tipo e' quello di registrare a livello "turistico" usi e costumi tradizionali del luogo, non entrando a diretto contatto con le persone, il rischio e' appunto questo, a me arriva solo uno scatto preso al volo durante un viaggio, troppo poco, per me. |
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Un pugnale come Rito di Passaggio di pacship commento di Klizio |
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Come al tuo solito ti sei concentrato sul "cosa" raccontare, meno sul "come". Però qui, a differenza delle altre tue proposte, il significato sfugge ad una lettura non supportata dalla didascalia.
Il momento colto - mano sulla bocca - l' espressione del soggetto, la scritta sulla fiancata della macchina, la non perfetta messa a fuoco del coltello, in generale non aiutano a capire il / un racconto preciso.
Certo, va ammesso però che con il supporto della didascalia tutto cambia e assume connotati diversi, facendoci capire la tua sensibilità di attento osservatore e narratore.
Mi perdonerai Marco se questa volta ti esprimo qualche perplessità.
Un caro saluto
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Un pugnale come Rito di Passaggio di pacship commento di pacship |
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La Janbya جمبية è un pugnale caratteristico dello Yemen che si regala agli adolescenti come rito di passaggio per segnare il passaggio all'età adulta. Lo si indossa ancora oggi (a Sana'a ne ho visti moltissimi, quasi nessuno ad Aden). Il signore di passaggio lo indossava, com'è uso locale, alla cintola. |
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C H U K U D U ! di pacship commento di pacship |
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Flavia Daneo ha scritto: | Mi unisco ai complimenti per questo efficace reportage. Qualche lavorazione in pp a mio modo vedere eccessiva in alcuni scatti, ma per il resto la restituzione della dura realtà locale è resa senza retorica e senza inutili fronzoli.
Ciao
p.s. vedo che sono più avanzati che non in Etiopia: il trabiccolo ha le ruote, in Etiopia i trabiccoli del genere non hanno nemmeno quelle, sono trascinati a forza di braccia |
Grazie, Flavia. L'ingegnosità leonardesca del (per me) ignoto inventore del Chukudu ha giustamente meritato alla sua invenzione una statua in una delle rotonde principali della città di Goma, come peraltro si vede nel filmato il cui link su Youtube, potete trovare nella mia descrizione iniziale. Mi sono chiesto cosa avrei fatto con la vecchia e paterna Leica M3 . . . forse nemmeno uno scatto, vista ormai la mia congenita incapacità di maneggiare il mezzo analogico, e, tuttavia, sarei stato curioso di sapere cosa ne avrei tratto. Chissà, magari, una prossima volta . . .
Marco |
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C H U K U D U ! di pacship commento di pacship |
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littlefà ha scritto: | Mi hai condotta per mano in una realtà lontana,raccontata con onestà , partecipazione, senza mai affidarti ad una descrizione cruda e nuda ma arricchendola di sensibilità,la tua,evidente nel tuo modo di rappresentare dei luoghi che senza dubbio ti hanno toccato nel profondo. Scene di un quotidiano in cui la ricchezza degli sguardi della gente che lo vive, stride con la povertà e la difficoltà urlata dai luoghi e i contesti. Certo da affinare qualcosa a livello tecnico e di "struttura"nel reportage, ma la tecnica passa in secondo piano davanti a messaggi efficaci.Bel lavoro Marco |
Grazie, Fabiana. Rivedendo queste foto a distanza di quasi cinque anni (anche se sono poi tornato più volte, negli stessi luoghi fino al 2016) mi sono chiesto quale fosse (e se ci fosse per me) il senso del modo di dire "mal d'Africa". Non saprei: c'è qualcosa di essenziale nella vita e nelle persone che riconduce ad uno stato di natura, nel senso che siamo costretti a spogliarci di tante sovrastrutture, ma non ho nostalgia dei luoghi, quanto dell'atmosfera umana ed il rammarico, in quei tre anni di frequenza, di non aver mai visitato il Parco Nazionale dei Monti Virunga e aver cercato di incontrare i mitici Gorilla di montagna (che rimandano alla naturalista Diane Fossey, tragicamente uccisa dai bracconieri ed interpretata sul grande schermo da Sigourney Weaver)
Marco |
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C H U K U D U ! di pacship commento di pacship |
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Klizio ha scritto: | I bimbi che trasportano l'acqua è un' immagine che resta impressa, da lì inizia questo piccolo viaggio tra paesaggi sconvolti e sconvolgenti, case di tenda, umanità colta nel suo quotidiano, per noi lontanissimo, stile di vita. Protagonista è questa specie di via di mezzo tra un monopattino e uno scooter:che vediamo utilizzato come carrello per il trasporto merci.
Marco, l' importante qui era non superare una linea sottilissima, quella della retorica, dell'osservazione pietosa, volta a creare la commozione verso il meno fortunato. Dovevi limitarti a cogliere e rispettare la loro vita, questa loro quotidianità, e lo hai fatto. Qui si sostanzia la tua capacità fotografica, che non è precisione compositiva, sfruttamento dei punti luce, attenzione ai tagli etc. etc. .... ma scelta consapevole di cosa voler raccontare.
Tutta la serie, infatti, ci mostra attività di lavoro quoridiano di queste persone, chi trasporta l' acqua, chi altre merci, oppure le abitazioni di tenda o comunque altri aspetti che ci fanno cogliere una dimensione reale. La linea narrativa per questo è omogenea.
La mia preferita resta la prima, ma è il lavoro nel suo insieme che è straordinario.
Per me tutti i dettagli tecnici, che pure sono importanti, qui hanno una rilevanza secondaria, perchè il racconto è così vero e genuino che i vari difetti, che pur ci sono, non mi arrecano alcun disturbo.
Stellizzo senza pensarci un attimo.
Complimenti sinceri.
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Ciao Nicola, grazie per il generoso giudizio: si, ammetto anche io di avere una predilizione per la foto dei giovani portatori d'acqua, perché sintetizza un dramma quanto mai attuale. L'oro blu, di cui noi godiamo (fatti salvi gli inverni siccitosi) senza renderci conto della fortuna che abbiamo, con la nostra acqua corrente e potabile . . . la giovinezza di un continente e di un paese che potrebbero essere degli autentici paradisi in terra, ma che per molti dei loro abitanti sono altrettanti inferni . . . Meriterebbe poi di essere raccontata la storia del cuoco Isidore, che ho conosciuto in loco, a Goma, ma al quale non ebbi mai - ed ora me ne rammarico - la sfrontatezza di chiedere un ritratto.
Marco |
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C H U K U D U ! di pacship commento di Flavia Daneo |
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Mi unisco ai complimenti per questo efficace reportage. Qualche lavorazione in pp a mio modo vedere eccessiva in alcuni scatti, ma per il resto la restituzione della dura realtà locale è resa senza retorica e senza inutili fronzoli.
Ciao
p.s. vedo che sono più avanzati che non in Etiopia: il trabiccolo ha le ruote, in Etiopia i trabiccoli del genere non hanno nemmeno quelle, sono trascinati a forza di braccia |
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C H U K U D U ! di pacship commento di littlefà |
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Mi hai condotta per mano in una realtà lontana,raccontata con onestà , partecipazione, senza mai affidarti ad una descrizione cruda e nuda ma arricchendola di sensibilità,la tua,evidente nel tuo modo di rappresentare dei luoghi che senza dubbio ti hanno toccato nel profondo. Scene di un quotidiano in cui la ricchezza degli sguardi della gente che lo vive, stride con la povertà e la difficoltà urlata dai luoghi e i contesti. Certo da affinare qualcosa a livello tecnico e di "struttura"nel reportage, ma la tecnica passa in secondo piano davanti a messaggi efficaci.Bel lavoro Marco |
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C H U K U D U ! di pacship commento di Klizio |
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I bimbi che trasportano l'acqua è un' immagine che resta impressa, da lì inizia questo piccolo viaggio tra paesaggi sconvolti e sconvolgenti, case di tenda, umanità colta nel suo quotidiano, per noi lontanissimo, stile di vita. Protagonista è questa specie di via di mezzo tra un monopattino e uno scooter:che vediamo utilizzato come carrello per il trasporto merci.
Marco, l' importante qui era non superare una linea sottilissima, quella della retorica, dell'osservazione pietosa, volta a creare la commozione verso il meno fortunato. Dovevi limitarti a cogliere e rispettare la loro vita, questa loro quotidianità, e lo hai fatto. Qui si sostanzia la tua capacità fotografica, che non è precisione compositiva, sfruttamento dei punti luce, attenzione ai tagli etc. etc. .... ma scelta consapevole di cosa voler raccontare.
Tutta la serie, infatti, ci mostra attività di lavoro quoridiano di queste persone, chi trasporta l' acqua, chi altre merci, oppure le abitazioni di tenda o comunque altri aspetti che ci fanno cogliere una dimensione reale. La linea narrativa per questo è omogenea.
La mia preferita resta la prima, ma è il lavoro nel suo insieme che è straordinario.
Per me tutti i dettagli tecnici, che pure sono importanti, qui hanno una rilevanza secondaria, perchè il racconto è così vero e genuino che i vari difetti, che pur ci sono, non mi arrecano alcun disturbo.
Stellizzo senza pensarci un attimo.
Complimenti sinceri.
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C H U K U D U ! di pacship commento di pacship |
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Antonio Mercadante ha scritto: | Posti così lontani dalla nostra vita quotidiana ci trasmettono uno stupore che va al dilà della tecnica fotografica. Le scene e i soggetti che hai scelto di ritrarre sono molto interessanti, avrei cercato però maggiore omogeneità nella post. Ci sono scatti come il primo che trovo troppo lavorati (il cielo per esempio presenta aloni e/o artefatti a mio avviso dovuti ad una post troppo spinta). Anche la 9 è una scena a mio avviso dal forte potenziale dove però trovo una forte bruciatura in alto a destra oltre ad un riflesso strano in alto a sinistra. In somma, hai scelto bene le tue scene, il contenuto c'è ma ti raccomando maggiore uniformità e pulizia. Un caro saluto |
Grazie, Antonio. Ho scelto volutamente di ritrarre vite di scena quotidiana, dal "negozietto" di telefonia, alla signora che guarda da fuori "casa sua" passando per i bambini che si fanno i chilometri per portare l'acqua a casa, camminando su strade fangose e dissestate con poveri sandaletti ai piedi. Il Chukudu fa un po' da filo conduttore, ma ho voluto immortalare anche l'Ufficio delle imposte e ricordarmi lo stridente contrasto tra la pubblicità "arancione" di benvenuto e gli sguardi smarriti delle donne locali.
Marco |
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