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Ieri a Garbatella
Ieri a Garbatella di pacship commento di pacship

Uno scorcio inusuale se associato al nome di un quartiere romano, ora più celebre che in passato ... Un grazie a Francesco, nostro amabilissima guida locale, e genius loci, per lo spirito e la voglia, in questa passeggiata insieme a Giovanni, Mauro e Lodovico
Spensieratezza
Spensieratezza di pacship commento di pacship

Altri tempi, a Sana'a, quando il paese non era in guerra
Un pugnale come Rito di Passaggio
Un pugnale come Rito di Passaggio di pacship commento di pacship

La Janbya جمبية è un pugnale caratteristico dello Yemen che si regala agli adolescenti come rito di passaggio per segnare il passaggio all'età adulta. Lo si indossa ancora oggi (a Sana'a ne ho visti moltissimi, quasi nessuno ad Aden). Il signore di passaggio lo indossava, com'è uso locale, alla cintola.
C H U K U D U !
C H U K U D U ! di pacship commento di pacship

Flavia Daneo ha scritto:
Mi unisco ai complimenti per questo efficace reportage. Qualche lavorazione in pp a mio modo vedere eccessiva in alcuni scatti, ma per il resto la restituzione della dura realtà locale è resa senza retorica e senza inutili fronzoli.
Ciao Ciao
p.s. vedo che sono più avanzati che non in Etiopia: il trabiccolo ha le ruote, in Etiopia i trabiccoli del genere non hanno nemmeno quelle, sono trascinati a forza di braccia Triste


Grazie, Flavia. L'ingegnosità leonardesca del (per me) ignoto inventore del Chukudu ha giustamente meritato alla sua invenzione una statua in una delle rotonde principali della città di Goma, come peraltro si vede nel filmato il cui link su Youtube, potete trovare nella mia descrizione iniziale. Mi sono chiesto cosa avrei fatto con la vecchia e paterna Leica M3 . . . forse nemmeno uno scatto, vista ormai la mia congenita incapacità di maneggiare il mezzo analogico, e, tuttavia, sarei stato curioso di sapere cosa ne avrei tratto. Chissà, magari, una prossima volta . . .

Marco
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littlefà ha scritto:
Mi hai condotta per mano in una realtà lontana,raccontata con onestà , partecipazione, senza mai affidarti ad una descrizione cruda e nuda ma arricchendola di sensibilità,la tua,evidente nel tuo modo di rappresentare dei luoghi che senza dubbio ti hanno toccato nel profondo. Scene di un quotidiano in cui la ricchezza degli sguardi della gente che lo vive, stride con la povertà e la difficoltà urlata dai luoghi e i contesti. Certo da affinare qualcosa a livello tecnico e di "struttura"nel reportage, ma la tecnica passa in secondo piano davanti a messaggi efficaci.Bel lavoro Marco Ciao


Grazie, Fabiana. Rivedendo queste foto a distanza di quasi cinque anni (anche se sono poi tornato più volte, negli stessi luoghi fino al 2016) mi sono chiesto quale fosse (e se ci fosse per me) il senso del modo di dire "mal d'Africa". Non saprei: c'è qualcosa di essenziale nella vita e nelle persone che riconduce ad uno stato di natura, nel senso che siamo costretti a spogliarci di tante sovrastrutture, ma non ho nostalgia dei luoghi, quanto dell'atmosfera umana ed il rammarico, in quei tre anni di frequenza, di non aver mai visitato il Parco Nazionale dei Monti Virunga e aver cercato di incontrare i mitici Gorilla di montagna (che rimandano alla naturalista Diane Fossey, tragicamente uccisa dai bracconieri ed interpretata sul grande schermo da Sigourney Weaver)

Marco
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Klizio ha scritto:
I bimbi che trasportano l'acqua è un' immagine che resta impressa, da lì inizia questo piccolo viaggio tra paesaggi sconvolti e sconvolgenti, case di tenda, umanità colta nel suo quotidiano, per noi lontanissimo, stile di vita. Protagonista è questa specie di via di mezzo tra un monopattino e uno scooter:che vediamo utilizzato come carrello per il trasporto merci.
Marco, l' importante qui era non superare una linea sottilissima, quella della retorica, dell'osservazione pietosa, volta a creare la commozione verso il meno fortunato. Dovevi limitarti a cogliere e rispettare la loro vita, questa loro quotidianità, e lo hai fatto. Qui si sostanzia la tua capacità fotografica, che non è precisione compositiva, sfruttamento dei punti luce, attenzione ai tagli etc. etc. .... ma scelta consapevole di cosa voler raccontare.
Tutta la serie, infatti, ci mostra attività di lavoro quoridiano di queste persone, chi trasporta l' acqua, chi altre merci, oppure le abitazioni di tenda o comunque altri aspetti che ci fanno cogliere una dimensione reale. La linea narrativa per questo è omogenea.
La mia preferita resta la prima, ma è il lavoro nel suo insieme che è straordinario.
Per me tutti i dettagli tecnici, che pure sono importanti, qui hanno una rilevanza secondaria, perchè il racconto è così vero e genuino che i vari difetti, che pur ci sono, non mi arrecano alcun disturbo.

Stellizzo senza pensarci un attimo.
Complimenti sinceri.


Ciao



Ciao Nicola, grazie per il generoso giudizio: si, ammetto anche io di avere una predilizione per la foto dei giovani portatori d'acqua, perché sintetizza un dramma quanto mai attuale. L'oro blu, di cui noi godiamo (fatti salvi gli inverni siccitosi) senza renderci conto della fortuna che abbiamo, con la nostra acqua corrente e potabile . . . la giovinezza di un continente e di un paese che potrebbero essere degli autentici paradisi in terra, ma che per molti dei loro abitanti sono altrettanti inferni . . . Meriterebbe poi di essere raccontata la storia del cuoco Isidore, che ho conosciuto in loco, a Goma, ma al quale non ebbi mai - ed ora me ne rammarico - la sfrontatezza di chiedere un ritratto.

Marco
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Antonio Mercadante ha scritto:
Posti così lontani dalla nostra vita quotidiana ci trasmettono uno stupore che va al dilà della tecnica fotografica. Le scene e i soggetti che hai scelto di ritrarre sono molto interessanti, avrei cercato però maggiore omogeneità nella post. Ci sono scatti come il primo che trovo troppo lavorati (il cielo per esempio presenta aloni e/o artefatti a mio avviso dovuti ad una post troppo spinta). Anche la 9 è una scena a mio avviso dal forte potenziale dove però trovo una forte bruciatura in alto a destra oltre ad un riflesso strano in alto a sinistra. In somma, hai scelto bene le tue scene, il contenuto c'è ma ti raccomando maggiore uniformità e pulizia. Un caro saluto Ciao


Grazie, Antonio. Ho scelto volutamente di ritrarre vite di scena quotidiana, dal "negozietto" di telefonia, alla signora che guarda da fuori "casa sua" passando per i bambini che si fanno i chilometri per portare l'acqua a casa, camminando su strade fangose e dissestate con poveri sandaletti ai piedi. Il Chukudu fa un po' da filo conduttore, ma ho voluto immortalare anche l'Ufficio delle imposte e ricordarmi lo stridente contrasto tra la pubblicità "arancione" di benvenuto e gli sguardi smarriti delle donne locali.

Marco
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Bruno Tortarolo ha scritto:
Praticamente l'invenzione della ruota 2.0, foto estremamente emblematiche, alcune struggenti e talmente al di fuori dagli usi europei da lasciare allibiti.
Alcune veramente belle, mi piace molto "shoppers" dalla fortissima contraddizione, un piccolo suggerimento potrebbe essere quello di usare più omogeneità nella lavorazione, la visione ne risulta assai più gradevole.
Molto interessante, se ne vorrebbero vedere di più una volta alla fine.


Grazie, Bruno delle osservazioni e del commento. Il mio primo impatto a bordo di un mezzo dell'ONU con il quale visitai la prima volta la città di Goma, fu per me sconcertante. Mi raccomandarono di non abbassare mai i finestrini e tenere rigorosamente chiuse le portiere del mezzo 4x4. Sul momento, rimasi perplesso, poiché pensavo (ingenuo!) che le auto dell'ONU fossero viste dai locali come il bianco destriero dei paladini della Tavola Rotonda di Re Artù . . . Ma Goma non è Camelot e poco tempo dopo ho capito perché mai le grandi organizzazioni internazionali non godano sempre di chiara fama. Ecco allora che la disomogenità dei miei scatti (più che ad una PP ondivaga) è dovuta alla disomogeneità stessa della materia prima, cioè al modo stesso con cui sono stati fatti gli scatti, con la fretta ed il timore di "non abbassare" i finestrini. Ammetto di essermi sentito in una colpevole bolla ideale, ma ho tentato ugualmente di catturare il genius loci e qualcosa, spero, sono riuscito a restituire.

Marco
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Anna Marogna ha scritto:
Un interessante reportage ai ‘confini del mondo’ in cui tutte le nostre percezioni di povertà sono annullate. Non manubri,comodi sellini o freni efficienti ma la sola forza delle braccia e delle gambe. Lessi che rappresentano una sorta di emancipazione della donna,anche, sfruttate come bestie da soma oltre che una fonte di ‘benessere’ per una famiglia.
Foto ben fatte con la tua caratteristica post. Non tutte della stessa valenza e composizione ma in tutte una narrazione che fila fino alla fine. Complimenti per aver focalizzato un aspetto poco conosciuto.
Buona serata,Anna


Grazie, Anna del passaggio e del commento. In effetti ho capito e percepito l'orgoglio delle persone del posto, riguardo al Chukudu: perché, ancora nel 2013 (ora la situazione da questo punto di vista è migliorata) molte delle strade di Goma erano ridotte in uno stato spaventoso, come risultato della colata lavica del 2002. Tentate di immaginare tutto questo, con l'aggiunta degli effetti di torrenziali piogge equatoriali e capirete allora come sia possibile che, un mezzo - solo in apparenza primitivo (che può fa sorridere e pensare ai Flintstones) - sia in realtà un colpo d'ala e un autentica manna dal cielo.

Marco
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GiovanniQ ha scritto:
Gran buon lavoro, sentito con il cuore e tradotto con la tecnica, grazie per aver condiviso e per aver corredato il tutto con questo breve racconto, molto interessante e istruttivo, il video su YT e' una chicca.

Very good. Smile


Grazie, Giovanni. La tecnica, purtroppo, è quella che è: carente e lacunosa per mia stessa ammissione e risultato della mia pigrizia nell'affrontare il "mezzo" espressivo. Mi fa piacere, tuttavia, essere riuscito a trasmettere qualcosa di quello che ho visto e che quelle persone vivono nel quotidiano.

Marco
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Reportage Congo
Sei mai stato in Congo? mi venne chiesto . . . prima di partire per una trasferta di lavoro. No, e dirò di più: mai stato in Africa. È così che tutto inizia per me nel 2013. E che posto è il Congo? Dopo 5 anni ed altrettante missioni (brevi), ancora non lo so. A malapena, ho capito qualcosa di Goma (capoluogo del Nord Kivu) e del suo figlio più illustre, che non è un concittadino, ma un mezzo di trasporto partorito dalla mente di un genio: il mitico Chukudu. Chiunque l’abbia inventato era un genio come il nostro Corradino D’Ascanio quando creò la Vespa. Il Chukudu è un mezzo di trasporto scolpito nel legno e spinto dalla forza motrice umana di gambe e braccia. Guardare per credere https://www.youtube.com/watch?v=M4E8K1mh7js
Qualcuno si ricorderà di aver sentito parlare del genocidio del Ruanda nel 1994 . . . beh, ecco, quella parte del Congo (nazione che, da sola, è grande quanto la nostra Europa Occidentale . . .) che confina con il Ruanda, ai tempi del genocidio venne completamente destabilizzata da un esodo biblico di più di un milione di profughi . Come se non bastasse, nel 2002, a meno di dieci anni dalla tragedia, la natura pensò che fosse il suo turno ed il Vulcano Nyragongo con una catastrofica eruzione distrusse gran parte della città di Goma e fece altri trecentomila profughi.
La vita umana, ha un altro valore, laggiù. Tutto, è ridotto all’essenziale, come capita quando il problema non è nemmeno vivere, quanto sopravvivere. Le mie modeste foto, vogliono tradurre in immagini questo concetto. E tuttavia, nella ironica e struggente tenerezza di alcune di queste foto, non posso fare a meno di percepire una grande dignità d’animo ed una capacità di sopportazione che nemmeno possiamo immaginare. Condivido con voi questo piccolo reportage, perché il Congo mi è rimasto nel cuore.
C H U K U D U !
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Suggerimenti e critiche sempre ben accetti
s.t.
s.t. di Dario_db commento di pacship

San Paolo Apostolo, incombe "fuori quadro", ma la sua presenza marmorea e stauaria, accoglie benevolmente (almeno, questo è ciò che immagino io) il giovane suonatore di Fisarmonica posto davanti al Duomo di Siracusa. L'Apostolo delle Genti avrebbe certo apprezzato che qualcuno suonasse per lui . . . era diretto a Roma e non avrebbe fatto più ritorno a casa. Chissà quale sarà il rapporto del ragazzo che suona con l'apostolo, che pare dirgli "vieni, ragazzo". Ma al di là delle fantasiose suggestioni religiose, la foto, nella sua semplicità, racconta qualcos'altro. Sole, marmi, fede popolare (quanto era popolare una volta la fisarmonica) fanno pensare - anche se non lo sapessimo - che siamo in un'ambientazione mediterranea, e - salvo per alcuni dettagli - la foto esprime un'atmosfera atemporale: meno male che non si intravvedono smartphone, automobili, antenne o altre modernità.

Grazie, Dario, di aver voluto condividere questa foto con noi.
Marco
Dignità Yemenita
Dignità Yemenita di pacship commento di pacship

Dario_db ha scritto:
Quoto in toto Klizio
E' vero non è scattata secondo i canoni, ha compositivamente delle imperfezioni ma chi se ne frega direi, racconta, ci parla, ci rappresenta l'aridità e le difficoltà della vita in quei luoghi ma allo stesso tempo ne esprime una persona fiera,consapevole del proprio valore e della propria dignità
Trovo un delitto che sia stata così poco apprezzata, siamo spesso troppo presi a cercare l'estetico, il bello e futile e talvolta nemmeno poi così bello, basta che sia accondiscendente alla massa "fotograficamente corretta"
Molto ben fatta i miei complimenti
Ciao


Grazie, Dario. Quando ho inquadrato ho avuto poco tempo perché come forse si capirà da altre foto, ero tutt'altro che isolato e e sebbene mi trovassi in un contesto "favorevole", non conoscevo, né potevo prevedere quale sarebbe stata la reazione della persona, se vistasi ripresa. Mi fa riflettere con un retrogusto amaro il solo pensiero che queste persone vivano nei miei ricordi, ma io ora non so cosa sia stato di loro, perché la guerra spazza tutto e cancella cose, persone e mondi in modo che a noi pare inconcepibile, ma che è purtroppo connaturato alla natura (dis)umana.

Marco
Dignità Yemenita
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Klizio ha scritto:
Secondo me una foto meritevole qualcosa in più di un solo commento...
Vero che non c'è una qualità dati alla Steve McCurry ma qui siamo davanti ad uno scatto che, per valore storico e il momento colto, costituisce un documento preziosissimo e il forum dovrebbe, anzi, essere lunsingato dal poterlo detenere in galleria.
L'espressione di quest'uomo merita un'attimo di osservazione in più, molte le sensazioni e le riflessioni che quella faccia trasmette.
La postura del corpo sa esprimere tensione e tristezza ed è singolare come l'uomo sia rimasto fermo, lasciandosi fotografare in questo modo, senza alterare quell'espressione così cupa nel suo volto.
C'è verità quasi silenziosamente urlata in questa foto.
Forse guardo all'immagine con gli occhi di un "facile" osservatore occidentale che non può capire l'orrore di questa assurda guerra civile che sta sconvolgendo questo paese, nel silenzio internazionale, ma la scarsa qualità di questo file non intacca neppure di un semipixel la sua capacità di saper raccontare.

Davvero complimento Marco

Me la porto tra le preferite



Grazie Nicola. La foto che hai commentato ha anche un piccola retroscena che merita di essere raccontato e prelude ad un'altro paio di foto della stessa "missione". Dovevo sceglierne una di copertina da utilizzare sulla prima pagina del mio resoconto in cui avrei raccontato il "mio" Yemen e stavo per scegliere questa foto, ma finii con il preferirne un'altra, decisamente più . . . inquietante e che nelle mie intenzioni avrebbe dovuto trasmettere un misto tra curiosità e inquietudine, un senso di minaccia latente, con un'atmosfera sospesa. A tra poco, quindi.

Marco
Dignità Yemenita
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littlefà ha scritto:
Una gran foto Marco per quello che mostra,ma soprattutto per ciò che questi occhi silenziosamente raccontano.Dignità si, fierezza e tanta tanta storia in quel viso dallo sguardo vigile e pacato. Forse migliorabile compositivamente ,non lasciandolo così centrale ma facendo spaziare il suo sguardo, e purtroppo non eccelsa la resa (probabilmemte non il device più adatto) ma questa foto colpisce,arriva e questo è ciò che conta. Ciao


Grazie del commento Fabiana: in effetti ora che me lo fate notare, in più di una persona, ero talmente preoccupato della reazione dei locali ad una mia intenzione di scatto, tanto da non essermi nemmeno portato la macchina fotografica in Yemen per timore che desse troppo nell'occhio e venisse malvista. Questa foto è stata fatta (mi rendo conto rivedendo i dati di scatto) con un semi-preistorico BlackBerry. Per carità: bontà sua anche il solo fatto di averlo avuto e di non esser troppo vistoso. Però, talvolta, la limitatezza dei mezzi espressivi ci costringe a concentrarci su cose più essenziali.

Marco
Dignità Yemenita
Dignità Yemenita di pacship commento di pacship

2014. Una persona di modeste origini di una città costiera sul Golfo di Aden, mi colpì allora in questa posa, per la sua innata dignità. L'essere armato, non cambiava di una virgola, a mio parere, la circostanza: tutti lo erano, ora come allora.
Al Mercato di Sana'a (Yemen)
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littlefà ha scritto:
Una scena ricchissima,di colori,di elementi, di racconti..di vita. Mondi lontani che affascinano, che tu ci racconti non semplicemente descrivendoli ma partecipandoci,così che ogni cosa attira la nostra attenzione,dalle caratteristiche architetture dai colori pacati e terrosi alle esplosioni di colore qua e la,dalla frenesia di cui la scena si nutre,alle espressioni calme e vive di quelli seduti a vivere il mercato. Una proposta davvero interessante,forse si,si poteva migliorare qualcosa in fatto di pulizia ,senza tagli troppo bruschi, ma la genuinità del momento in parte giustifica il tutto. Bravo Ciao


Grazie, Fabiana. La cosa che mi colpì di quei posti (non parlo solo di Sana'a, ma certo la capitale con le sue architetture fatate aggiunge sempre qualcosa alla magia dei luoghi) era la commistione tra bellezza dei luoghi e bellezza spirituale delle persone, nelle quali ho sempre trovato, dalla più umile alla più altolocata, una grande dignità, quasi che fosse (e penso in parte che sia) l'espressione esteriore di un DNA interiore, fatto di consapevolezza di appartenere ad una storia e ad una cultura millenaria. Lo Yemen, che oggi ci colpisce per il suo "abbandono" e per il suo essere negletto, pare sia stato eclissato da Emirati, Sultanati e Monarchie, che quando lo Yemen splendeva di luce propria (e che luce!) non era nemmeno nati . . .

Un caro saluto
Marco
Al Mercato di Sana'a (Yemen)
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Klizio ha scritto:
Rieccoti !
Sempre grande purezza e verismo.
Il viaggio è uno stato d'animo, prima ancora che uno spostamento fisico da un luogo ad un altro.
Saper possedere lo spirito giusto per entrare in simbiosi con il "nuovo mondo" è cosa assai rara.
La tua capacità di cogliere la vita in questo straordinario Paese è palpabile.
Complimenti

ps forse un formato leggermente più stretto per evitare i tagli corporali laterali ?

Ciao


Grazie, Nicola. La foto in questione risente del fatto di non aver mai del tutto imparato a "selezionare" e "mettere a fuoco" in senso metaforico, un soggetto prevalente, quando scatto delle foto di assieme come questa. Tendo quindi un po' a perdermi e a perdere di coerenza. In fondo, la cosa più difficile da imparare per me è scattare con occhio "fotografico" cioè riuscire ad immaginare in fase di scatto quello che la macchina (e non l'occhio, mediato dal mio cervello) registrerà. Confesso di non averlo mai imparato, ma credo sia anche il risultato di una mia indolenza di fondo: sbagliando e confrontandosi, si impara.

Un saluto
Marco
Al Mercato di Sana'a (Yemen)
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Flavia Daneo ha scritto:
LO Yemen era sempre stato tra le mie priorità di viaggio, sempre rimandato per problemi lavorativi o familiari finchè la situazione non è precipitata. Guardo quindi con estremo interesse (e rimpianto) questi tuoi scatti che, piano piano, ci fanno penetrare in un mondo a mio avviso estremamente affascinante. Qui in uno scorcio di mercato, lì nel negozio del profumiere o in mezzo ai ragazzi che masticano qat. Mi pare che tu riesca a restituire con buon coinvolgimento situazioni e ambientazioni anche se, per mio gusto, con qualche eccesso di pp. Mi piacerebbe vedere anche qualche serie di scatti in modo da non frammentare troppo il racconto; se ne hai l'occasione e l'opportunità, nella sezione Reportage &Portfolio puoi infatti postare più scatti contemporaneamente ad illustrare un racconto per immagini. Sappi comunque che seguirò il tuo lavoro con interesse. Ciao Ciao


Grazie, Flavia del passaggio e dell'apprezzamento. In effetti la serie Yemenita poteva essere organizzata in un portfolio, ma l'iscrizione al sito e l'aver postato una prima foto, è stato tutto un po' frutto del caso. Io stesso, a distanza di quasi un lustro, mi meraviglio nel rivedere queste foto che non riaprivo più da tempo: un po' perché mi fa male, il solo pensiero che quei luoghi e quelle stesse persone possano ora non esserci più; un po' perché avevo perso l'abitudine a condividere i miei scatti in una community fotografica. Speriamo davvero che "scoppi" presto la pace in questi posti magici . . . .

Marco
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