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Solitudine urbana di Alessandro13 commento di Alessandro13 |
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Ciao, grazie del commento. Sono anch'io un fotografo principiante. La componente rossa che intravedi e' il magenta, ne ho utilizzato un po' perché dava alla città un senso di umidità e freddezza. La luce sovraesposta e' anch'essa una scelta: per contrasto ha tirato fuori la sagoma dell'uomo con la sua ombra. Per quanto riguarda la questione se la foto sia dritta e' un concetto che non mi è ancora chiaro; se guardi il palo sulla sinistra, risulta essere in linea con il bordo della foto. Ti ringrazio ancora per l'attenzione. |
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così lontano, così vicino di Alessandro13 commento di Alessandro13 |
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Il titolo della foto è preso da un film di Wim Wenders del 93 sebbene non vi sia alcun legame tematico con l'opera cinematografica. Ad essere lontane sono le luci dei due lampioni, ma sono anche le stesse ad essere vicine nel pensiero, nel vivere la medesima condizione, bloccate senza potersi incontrare, una condizione espressa dal viso del lampione più vicino attinto a piene mani da Modigliani. La foto fa parte di una di quelle notti insonni, quando ti ritrovi una foto che stai per cestinare perché scura e sfocata sulla sinistra, ma qualcosa per caso viene fuori. Tutto qui. |
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Una giornata al mare anche per Te. di Michele58 commento di Alessandro13 |
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Credo che il titolo distrugga letteralmente la bellezza di questa foto. Vi è una concentrazione tra tutti gli elementi banalizzata da un titolo melenso che mi fornisce delle informazioni superflue, che non mi interessa sapere, perché l'immagine mi dice già tutto. Il senso di questa foto non è "una giornata al mare anche per te" ma è quel dialogo silenzioso che si stabilisce tra il soggetto seduto e ciò che gli sta davanti, un dialogo che nessuno di noi può sapere di che natura sia. Scusa se ci vado pesante, ma la foto è molto bella e quel titolo non lo sopporto.
Un saluto.  |
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st di Alessandro13 commento di Alessandro13 |
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All'inizio c'era anche quest'aspetto tra le mie sensazioni, un incubo legato ad un abbandono. Grazie del commento. Ciao. |
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st di Alessandro13 commento di Alessandro13 |
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Grazie intanto del commento. Mi occupo di fotografia da poco tempo (appena qualche mese) e mi rendo conto che la foto in questione è alquanto viziata da un'attitudine nel filtrare ciò che mi sta intorno che mi deriva dalla musica (di cui mi occupo). Da questa ho imparato la meravigliosa autosufficienza degli oggetti d'arte, forse perché nella musica spesso significato e significante coincidono nella bellezza di una frase, di una dissonanza, di un ritmo... Se la foto non ti piace perché non le trovi un senso ti posso capire, la foto in questione può non volere dire nulla, ma non completamente nulla. Non credo che esistano palme in regioni fredde, quindi essa potrebbe già richiamare un posto caldo, del sud, una bambina corre, tre persone in tandem che si allontanano, tutto ciò potrebbe evocare leggerezza, potrebbe evocare un luogo della memoria, potrebbe essere la descrizione (come disegnata a matita) di una pagina di una novella di Verga. Se poi la foto non ti piace e non ti evoca nulla allora potrebbe anche essere che la foto sia un enorme cesso e allora ti ringrazio per essere stato così discreto nel commentarla. Un saluto. |
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"Il sonno della ragione genera mostri" di Alessandro13 commento di Alessandro13 |
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Ho cercato limbo su google e sembra essere un video gioco, non lo conoscevo. La foto e' il risultato di un assemblaggio tra una mia foto e due immagini prese dalle immagini di google, il tutto poi elaborato con Photoshop per arrivare all'idea che ho descritto. Involontariamente avrò citato l'opera di cui parli. |
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"Il sonno della ragione genera mostri" di Alessandro13 commento di Alessandro13 |
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E' proprio così. Ciò che lega tutte le componenti che hai evidenziato (cielo, uomo e mostro) è un fragile senso di movimento (non so se ben realizzato), descritto dalla punta del piede dell'uomo, che non tocca del tutto il terreno e dalla sottile gamba posteriore del mostro che si sta per staccare o ha appena toccato terra. Quella descritta è una marcia funebre, la perdita di un tessuto razionale come condizione che opprime quel piccolo uomo da tempo indefinito. |
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