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Centro Lungo Savio - Vittorio Gregotti di HiGiò commento di HiGiò |
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compagno.sir ha scritto: | C'è una certa ripetitività nelle geometrie (tra la 3050 e la 3051 una delle due è di troppo) e, scusa se lo dico un po' brutalmente, ma non capisco il senso di quell'effetto tilt-shift in alcuni scatti (che sia posticcio o meno cambia poco): una scelta creativa che mal s'accoppia con la ricerca di pura documentazione prevalente nel corpo del lavoro.
C'è comunque un occhio rigoroso che merita d'essere coltivato
un saluto,
Niccolò |
Grazie Niccolò del commento e dell'incoraggiamento
Ero molto indeciso se inserire nel post la 3050 o la 3051 perché a mio avviso entrambe sono significative. Mi rendo perfettamente conto che si assomigliano ma in una viene valorizzato il ruolo della torre in fondo alla strada e nell'altra ho inserito la ciminiera (elemento caratteristico del progetto architettonico); così, nel incertezza, ho deciso di pubblicarle entrambe più che alto per voi utenti, per mostrarvi entrambe le questioni. Comunque mi aspettavo l'osservazione e infatti le ho messe vicine apposta
Infine lo sfuocato non lo vedrei tanto come una scelta creativa, l'ho utilizzato piuttosto per focalizzare l'attenzione in punti stabiliti, per guidare la visione. Ci sono degli scatti che non vi ho mostrato in cui per esempio compaiono elementi fastidiosi come macchine in primo piano, in questi scatti lo sfocato "selettivo" mi è stato molto utile per fare capire dove effettivamente guardare.
Quello che oggi viene tristemente conosciuto come "effetto modellino" (poi lo saprai benissimo) in realtà si chiama basculaggio ed è stato usato più volte nella storia della fotografia e quasi mai come un inutile virtuosismo.
Grazie ancora, mi hai permesso di chiarire delle questioni importanti.
Ciao |
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Centro Lungo Savio - Vittorio Gregotti di HiGiò commento di HiGiò |
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Mauroq ha scritto: | Come nella serie Villa Aosta, ho notato che scatti dal basso verso l'alto, sarà un mio limite oppure una fissazione, ma sento la mancanza di piu spazio in basso, praticamente di stare in bolla.
Le foto mi piacciono  |
Grazie Mario del commento.
Tutte le fotografie di questa serie (e anche della precedente) sono state realizzate con la macchina tenuta perfettamente in bolla, quello che tu noti potrebbe essere una conseguenza del decentramento utilizzato proprio per tenere il bolla la camera.
Ciao |
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Villa Aosta - Senigallia di HiGiò commento di HiGiò |
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Sisto Perina ha scritto: | Congratulazioni HiGiò , il tuo scatto è stato scelto per comparire In vetrina per la sezione Reportage & Portfolio nel mese di Marzo 2014.  |
Grazie ancora!!
Ciao |
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Villa Aosta - Senigallia di HiGiò commento di HiGiò |
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vLuca ha scritto: | Belle quelle con frammenti di vita come i panni stesi, le scie delle auto, le biciclette, le buche delle lettere, il triciclo (non ben sfruttato). Sono le ragioni per cui questo è un bel lavoro.
Ottima l'omogeneità di luce e colori che sono uno dei punti forti del reportage.
Ho letto le tue motivazioni e secondo me hai ben raggiunto il tuo obiettivo. In alcune foto però c'è qualche imperfezione formale, tipo qualche linea cadente qua e là (anche nell'apertura), qualche taglio azzardato... Visto le ragioni e l'impronta "architettoiche" delle tue foto, correggerei questi dettagli.
Ciao |
Grazie dei suggerimenti!
Ciao |
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Villa Aosta - Senigallia di HiGiò commento di HiGiò |
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Staff Photo4U ha scritto: | Complimenti HiGiò, la tua foto e' stata scelta dallo Staff come Foto della Settimana dal 17 al 23 Marzo 2014 della sezione "Reportage e Portfolio"
Potrai vedere tutte le altre Foto della Settimana delle varie sezioni, cliccando sulla miniatura della Foto della Settimana ospitata in Home Page, oppure dalla pagina Le migliori della settimana.
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Grazie mille!!
È sempre un graditissimo riconoscimento  |
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Villa Aosta - Senigallia di HiGiò commento di HiGiò |
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frank66 ha scritto: | Come é stato giustamente sottolineato, una serie di scatti a carattere rigorosamente descrittivo. Pur riconoscendo la coerenza interna de lavoro in questo senso, cosí come un'omogeneitá sul piano formale (resa cromatica), faccio un po' fatica a coglierne appieno il significato, in altre parole lo scopo del rerportage. In altre parole non sono sicuro di comprendere il punto di vista dell'autore rispetto a quello che mi sta mostrando. |
Grazie del commento frank.
Colgo la palla al balzo per dirvi i motivi che mi hanno spinto a fotografare.
Come molti di voi hanno giustamente notato, lo scopo del progetto è prevalentemente analitico-descrittivo. Questo quartiere chiamato Villa Aosta è stato costruito intorno al 1930 e mi ha da subito incuriosito per il suo rigore compositivo e le sue geometrie tipicamente fasciste. Sono stato anche colpito da come non si relazionasse affatto con l'esterno assumendo dunque più il carattere di "villa" che di quartiere vero e proprio. Una cittadella introversa e geometricamente perfetta, divisa dal contesto urbano. Un posto in cui apparentemente tutto sembra funzionare. Rappresentare queste osservazioni di natura architettonica è stato il motivo che mi ha spinto a fotografare.
Spero di essere stato abbastanza sintetico perché in realtà ci sarebbero altre cose da dire ma non vorrei tediarvi con noiosi sermoni d'architettura.
Ciao a tutti |
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Villa Aosta - Senigallia di HiGiò commento di HiGiò |
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Sisto Perina ha scritto: | concordo pienamente con l'analisi di Alessandro...
Sono particolarmente attratto dalla resa cromatica; sembra una desaturazione tenue in stile cartoline da route americane
ciaoo |
Grazie Sisto! |
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"A forza di essere vento" di HiGiò commento di HiGiò |
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Mario Zacchi ha scritto: | Se ho inteso bene il principio.
I connotati della ripresa architettonica si perdono, tranne che nella foto d' apertura, nella 2881 e nella 2839, per me. E' un' idea interessante, ma non so quanto facile da realizzare in concreto, mantenendosi coerenti. Mi pare che debordi rapidamente su sbirciate fugaci o su foto-confronto un po' ovvie (lo sfondo delle case). L' effetto drammatico suggerisce più l' idea di una condizione subita che dell' adesione ad uno stile di vita che sarebbe addirittura una sorta di religione. Tante volte questo tono drammatico è surrogato a mancanza di idee. In questo caso l' idea c' è; del mood drammatico non afferro un senso che non sia, appunto, abitudine. |
Grazie tanto, Mario, del commento.
Quello che dici è vero, spostarsi continuamente per loro è un abitudine e mi piaceva che questo venisse percepito guardando le fotografie. Questa è la loro vita ed anche se è precaria e in movimento non può fare a meno di essere almeno in minima parte abitudinaria, questo paradosso dell'abitudine al cambiamento è uno dei motivi che mi ha spinto a fotografare. Non sbagli nemmeno quando dici che questa condizione è subita. Il discorso è molto complesso perché la scelta di questa vita è in parte voluta e in parte subita. Mi spiego meglio, potrebbero decidere di vivere diversamente ma non è facile rompere una tradizione culturale e soprattutto economica molto antica che fin da bambino ti ha abituato ad un determinato stile di vita. Loro non sono felici della vita che fanno ma non fanno niente per cambiarla, la accettano.
Grazie ancora del commento
Ciao |
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"A forza di essere vento" di HiGiò commento di HiGiò |
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Alessandro Signore ha scritto: | Ho guardato le foto in sequenza, senza leggere il testo per evitare di farmi influenzare dalle tue parole.
La prima impressione è stata quella di un campo in cui si fermano gli artisti circensi o di un luna park, anche per via di quella struttura circolare che si vede in alcune foto, che pare proprio una giostra.
L'altra cosa che ho notato è che alcune foto si somigliano: cambiano le inquadrature e i relativi punti di vista, ma i camper e le roulotte effettivamente appaiono simili, come pure le scene ritratte, e ciò si ripercuote inevitabilmente (e negativamente) nella lettura del portfolio, dando un senso di ridondanza.
In giro non si vede un'anima, ma ci sono flebili e sporadiche tracce di vita nonostante le porte chiuse e le finestre sbarrate. Non so dire se questa scelta, voluta o subita, sia determinante, sta di fatto che si può rappresentare la vita anche senza ritrarre esseri umani, a patto di curare bene questo aspetto.
Successivamente ho letto il testo, senza trovare in verità molti collegamenti nelle foto. Hai scritto di aver "scelto l'architettura come soggetto delle fotografie", ma io come soggetti identifico le roulotte, i camper, mentre palazzi e case, (mi pare di aver capito che tu abbia inteso fare un parallelo tra abitazioni "immobili" e "mobili"), appaiono ripresi solo in pochissime foto e in maniera marginale. Se con "architettura" hai inteso le roulotte, (ma personalmente non condivido questa tua categorizzazione), non vedo comunque il collegamento con le abitazioni in cemento, avendo le tue foto, nella maggior parte di esse, caratteristiche analitico\descrittive di quello che mostrano chiaramente, mancando quindi del dualismo che era nelle tue intenzioni, non so se mi sono spiegato bene.
Vedi Giorgio, come ho scritto qui e in altri luoghi, spesso il confine tra il provare emozioni e sensazioni, (le differenti condizioni di vita, il sentiero che ti ricorda strade percorse quotidianamente, la necessità dei propri spazi ecc), e il riuscire a trasmetterle fotograficamente non è così semplice da varcare, anzi.
Le tue foto, seppur ben eseguite dal punto di vista tecnico, non riescono a trasmettere quanto riportato nella descrizione, o almeno non così chiaramente.
Il tema è molto interessante e meritevole: credo tu abbia la sensibilità giusta per approfondirlo e integrarlo a dovere.
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Grazie tanto Alessandro del tuo esaustivo commento.
Hai mosso molte questioni interessanti che scaturiscono dal tuo personale punto di vista e per questo te ne sono grato. Vista la ricchezza dei tuoi argomenti risponderò solamente a quelle critiche in cui mi è sembrato tu chiedessi ulteriori spiegazioni e chiarimenti.
Ebbene si! Quando dico che le architetture sono il soggetto di queste fotografie per architetture intendo proprio le roulotte e da studente di Architettura non mi vergogno affatto di questa "categorizzazione". Infatti il sottotitolo che ho scelto per il progetto, qui non riportato, è proprio "Architetture nomadi". Per quanto riguarda il confronto con l'edilizia tradizionale non sempre è manifesto ma questo non significa che non ci sia.
Quando ci si accorge che le roulotte non sono disposte a caso ma seguono uno schema razionale che scaturisce da banali necessità ci si accorge anche che in questo campo c'è una piccola città mobile che si pone inevitabilmente in relazione con le città in cui siamo soliti vivere. È vero, ritraggo il campo, le roulotte, i sentieri ma lo faccio in modo tale da permettere di riconoscere in questi elementi le analogie e le differenze con quelli delle nostre città; è qui il confronto quando non si vede.
Mi dispiace molto che le foto non siano riuscite a trasmetterTI quanto dichiarato dalla descrizione e spero che con questi ultimi chiarimenti riescano a dirti qualcosina in più di prima.
Ti ringrazio ancora molto del tuo commento,
Spero di riceverne ancora molti altri così interessanti  |
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"A forza di essere vento" di HiGiò commento di HiGiò |
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compagno.sir ha scritto: | La 2874 è l'unica dove riesco a vedere in pieno l'idea che mi son fatto del tuo lavoro (nulla toglie che abbia capito male io). Quei panni appesi a una terrazza e la giacca fuori dal finestrino del caravan, le due "architetture" sovrapposte... quell'analogia nella diversità di cui parli al termine della tua introduzione la vedo ben riportata in questo scatto. Nelle altre è molto flebile, per via di una quasi totale assenza di tracce di umanità; pur seguendoti nella tua scelta - o necessità? - di non voler mostrare le facce di queste persone è dura prescindere dai segni dell'uomo se si vuol raccontare l'uomo in sua assenza. Anche facendo astrazione, e immaginando caravan e camion come palazzi di un paese, tra viottoli, piazze e vicoli, pur approcciando il lavoro col rigore di un'analisi architettonica l'uomo deve apparire, nel momento in cui mi si vuol raccontare la sua condizione.
Ovviamente piglia tutto con la massima benevolenza, ho detto la mia, quindi vale quello che vale!
un caro saluto,
Niccolò |
Prima di tutto volevo ringraziarti del commento, ho deciso di postare questo lavoro qui sul forum, nonostante io ne abbia già organizzato una mostra, proprio perché sono curioso di sapere cosa ne pensate voi utenti.
Cercherò di risponderti brevemente nonostante le cose da dire sarebbero molte. Quello che tu hai giustamente individuato nella 2874 è il tema principale del progetto e concordo sul fatto che questa fotografia lo rappresenti in modo esplicito, tuttavia essa non è sufficiente per raccontare il progetto in modo completo. Ogni scatto è stato scelto perché dice qualcosa e soprattutto perché dice qualcosa in più degli altri. Nessuno scatto è a mio parere superfluo e questo lo dico con la massima sincerità, l'errore che posso aver commesso è di non essere stato in grado di farvelo capire attraverso le fotografie.
Infine per quanto riguarda la presenza umana mi trovo in completo disaccordo con te. Non c'è bisogno della presenza fisica dell'uomo per raccontarne la sua condizione. La sua vita si manifesta, e non poco, nelle sue architetture e nei segni che lascia di se (abiti appesi, biciclette, fioriere, passerelle, tappeti...), quanti elementi ci sono in queste fotografie che dichiarano la presenza, la vita e la condizione di queste persone? Che bisogno c'era di inserire l'Uomo con la sua fisicità soprattutto se, come ho detto sopra, non vive questi luoghi e li lascia spesso così come ve li ho mostrati? Non è stata una necessità l'assenza di persone, avrei potuto fotografarle nonostante fossero schive ma non ho voluto. Mi interessava rappresentare il loro mondo e il loro mondo purtroppo è anche questo, la solitudine, la sofferenza e la sfiducia verso chi troppo spesso si è dimostrato ostile nei loro confronti.
Grazie ancora del tuo commento, magari riceverne molti altri così  |
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"A forza di essere vento" di HiGiò commento di HiGiò |
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nerofumo ha scritto: | Belle foto, bel bianco nero ma il popolo dov'è ?? |
Il popolo non c'è, è stata una scelta
Sono persone molto schive che tendono a nascondersi,
inserirle in queste immagini sarebbe stata a mio parere una forzatura,
fotograficamente parlando. "Costruiscono" questi spazi ma non li vivono,
credo che questo popolo venga rappresentato meglio dalla sua assenza.
Grazie del commento e della domanda.
Ciao |
| | br> |