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verlan di teresa zanetti commento di Clara Ravaglia |
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Una foto che mi colpisce molto. Completamente concentrata su di uno schema geometrico, eppure in grado di presentare un concetto preciso che esce completamente dalle traiettorie prestabilite e dalle gabbie più rigide. E le linee prendono delle libertà di tragitto, diciamo che riescono a farlo grazie al punto esatto di scatto e non, ad esempi, avvantaggiandose della eventuale fluidità regalata da un riflesso o una duplicazione specchiata. E non aggiungo altro perché sinceramente opeio ha descritto perfettamente, prima di me ,il come e il perchè. Mi permetto di dire che , per quanto ho imparato a conoscerlo, pur con interazioni a distanza, che il laconico e rapido commento di Cesare non é stato sarcastico. Semplicemente talvolta arriva per via visiva una impressione complessa, e qualcuno prima di noi la traduce in parole. Come per intendere : ecco cosa volevo dire.
Dopo un primo intervento in cui ,per deformazione professionale, aveva comunque messo un puntino sulle iiii del non convenzionale incontrarsi delle linee. Ma talvolta quando si veste una tutina colorata bisognerebbe evitare al massimo ogni rischio di fraintendimento, per cui sono certa che faremo tutti attenzione, a costo di essere addirittura troppo ingessati... eheh , in futuro. Mi scuso con Cesare per essermi un poco messa al suo posto ,senza permesso, e con te, opeio, se hai avvertito una nota stonata ,dallo staff ,qui o altrove, e scusa a Teresa, per essere un poco uscita dai binari, sotto un suo ottimo post....
Ciao
Clara  |
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verlan di teresa zanetti commento di opeio |
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Un moderatore che ironizza su di un commento opinabile naturalmente ma dove stiamo arrivando  |
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verlan di teresa zanetti commento di opeio |
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Ecco che cio che non si vede si rivela attraverso la fotografia e quello che è tetto diventa pavimento dove poggiano i piedi di una creatura antropomorfa che cammina e tutto sotto lo sguardo imponente e severo dei grattacieli simbolo di una società moderna si ma distante dal reale . |
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verlan di teresa zanetti commento di teresa zanetti |
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Suggerimenti e critiche sempre ben accetti
Le leggi esistono per regolare i rapporti all'interno dei gruppi sociali.
Norme di comportamento, regole grammaticali e sintattiche ...
Ma, quando ci si muove in un campo che è strettamente correlato con l'espressione del proprio personale sentire, è possibile pensare di trasgredire le leggi?
Verlan (ovvero "l'envers", il contrario) è il modo di parlare, posponendo le sillabe, dei ragazzini francesi che sovvertono l'ordine costituito del linguaggio, per non farsi capire dagli adulti.
Buon tutto a tutti
Tere |
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concetto spaziale - esasperazione di teresa zanetti commento di Ettore Perazzetta |
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teresa zanetti ha scritto: | @Ettore: grazie delle tue osservazioni.
Posso dirti qual è stato il mio percorso, per questa fotografia, non posso parlare per altri, naturalmente.
Ho pensato il manufatto appositamente per fotografarlo e poi disfarlo.
Non volevo rivederlo, una volta che il processo fosse terminato.
Mi intrigava l'idea della "Fontana" di Duchamp fotografata da Stieglitz e poi andata perduta, ma in fondo (in quanto oggetto industriale di serie) apparentemente ripetibile.
E scelgo con consapevolezza il termine "apparentemente", perché in realtà nemmeno i manufatti prodotti in serie sono davvero tutti uguali.
Così la "Fontana", la prima (l'originalissimo, se vogliamo) che Duchamp ideò, è rimasta solamente nelle fotografie che ne fece Stieglitz, ambientandola in un giardino, con luci e ombre gestite con grande maestria.
Povero Duchamp, lui che detestava la fotografia e si era sempre rifiutato di impararne i segreti (e si era sempre servito dell'amico Man Ray per i suoi scopi fotografici).
Anche il mio foglio di carta è apparentemente ripetibile. Ci sono tutte le istruzioni per l'uso.
Ma solo io ho provato quelle sensazioni, nel costruirlo, nel fotografarlo e nel disfarlo. Rivederlo nella sua "realtà", probabilmente mi avrebbe rievocato il ricordo di quelle sensazioni, mediandolo però attraverso quelle provate nel momento della nuova visione. Così corrompendo quel ricordo. Una cosa che con una fotografia non può accadere, perché è solo un'immagine bidimensionale, che nemmeno rende l'idea delle dimensioni, del colore, della fisicità di quell'oggetto.
Grazie ancora e buona serata.
Tere |
Pensandoci bene è un'operazione che potrei fare anch'io se una volta scansionata una mia stampa analogica andassi a distruggere l'originale, ancor meglio se bruciassi anche il negativo. Però ritengo tutto ciò una gratuita forzatura concettuale che porta un pò fuori dalla specificità della fotografia che alla fin fine realizza tutto ciò senza ricorrere a strane teorie. Un dato momento, quando si chiude l'otturatore, non è più lo stesso di quando si è premuto il pulsante di scatto, di quel momento resta: Citazione: | solo un'immagine bidimensionale, che nemmeno rende l'idea delle dimensioni, del colore, della fisicità di quell'oggetto. | Resta poi da chiarire il bisogno di creare un manufatto per esprimere un concetto già presente nella semplice realtà.  |
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concetto spaziale - esasperazione di teresa zanetti commento di quelo |
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..finchè qualcos'altro rendera' insopportabile...
Comunque ho avuto modo di rivedere la foto in un secondo momento,andrei ad interpretare il messaggio,tutto sommato in senso positivo.
Quante opere vanno perse, per quello che ci fa vedere la tela,ehm la foto.
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concetto spaziale - esasperazione di teresa zanetti commento di teresa zanetti |
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@Ettore: grazie delle tue osservazioni.
Posso dirti qual è stato il mio percorso, per questa fotografia, non posso parlare per altri, naturalmente.
Ho pensato il manufatto appositamente per fotografarlo e poi disfarlo.
Non volevo rivederlo, una volta che il processo fosse terminato.
Mi intrigava l'idea della "Fontana" di Duchamp fotografata da Stieglitz e poi andata perduta, ma in fondo (in quanto oggetto industriale di serie) apparentemente ripetibile.
E scelgo con consapevolezza il termine "apparentemente", perché in realtà nemmeno i manufatti prodotti in serie sono davvero tutti uguali.
Così la "Fontana", la prima (l'originalissimo, se vogliamo) che Duchamp ideò, è rimasta solamente nelle fotografie che ne fece Stieglitz, ambientandola in un giardino, con luci e ombre gestite con grande maestria.
Povero Duchamp, lui che detestava la fotografia e si era sempre rifiutato di impararne i segreti (e si era sempre servito dell'amico Man Ray per i suoi scopi fotografici).
Anche il mio foglio di carta è apparentemente ripetibile. Ci sono tutte le istruzioni per l'uso.
Ma solo io ho provato quelle sensazioni, nel costruirlo, nel fotografarlo e nel disfarlo. Rivederlo nella sua "realtà", probabilmente mi avrebbe rievocato il ricordo di quelle sensazioni, mediandolo però attraverso quelle provate nel momento della nuova visione. Così corrompendo quel ricordo. Una cosa che con una fotografia non può accadere, perché è solo un'immagine bidimensionale, che nemmeno rende l'idea delle dimensioni, del colore, della fisicità di quell'oggetto.
Grazie ancora e buona serata.
Tere |
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concetto spaziale - esasperazione di teresa zanetti commento di Ettore Perazzetta |
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teresa zanetti ha scritto: | Grazie Quelo (non riesco a fare a meno di pensare alla facciona di Corrado Guzzanti ogni volta che ti leggo) per il tuo commento, articolato e approfondito.
E mi fa piacere che tu mi abbia detto senza falsa cortesia che lo scatto non ti entusiasma. Perché me ne hai spiegato la ragione.
Io lavoro alle mie cose. A volte piacciono, altre no. A me dicono sempre qualcosa, ma è più che normale, sono mie! Per questo mi preme che non lascino indifferenti.
Buona serata Tere |
E' certamente un mio limite, ma in casi come questo non so a chi attribuire il significato, se alla creazione manuale, o alla riproduzione fotografica. Non riesco a percepire chiaramente se l'espressione risieda nello scatto o se questo sia solo un modo per divulgare l'intuizione primigenia. La foto fatta ad una scultura, se ripresa e/o fatta riprendere dall'artista sarà forse per riprodurre l'opera a fini di pubblicazione, lo stesso scatto fatto da un fotografo assurge ad un significato interpretativo che va oltre le stesse intenzioni dello scultore. In questo passaggio rischio sempre di perdermi qualcosa.  |
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concetto spaziale - esasperazione di teresa zanetti commento di teresa zanetti |
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Grazie Quelo (non riesco a fare a meno di pensare alla facciona di Corrado Guzzanti ogni volta che ti leggo) per il tuo commento, articolato e approfondito.
E mi fa piacere che tu mi abbia detto senza falsa cortesia che lo scatto non ti entusiasma. Perché me ne hai spiegato la ragione.
Io lavoro alle mie cose. A volte piacciono, altre no. A me dicono sempre qualcosa, ma è più che normale, sono mie! Per questo mi preme che non lascino indifferenti.
Buona serata
Tere |
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concetto spaziale - esasperazione di teresa zanetti commento di quelo |
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Il concetto dello schermo bianco, è quello di lasciare lo spazio allo sguardo di spaziare,oppure all'immaginazione di muoversi all'interno della cornice.E' cio' che avrei voluto chiedere da spettatore all'immagine della barchetta,vista in precedenza,qualche velatura leggera.
Al primo sguardo l'immagine non mi ha particolarmento colpito,la lettura da parte dell'autore ha fatto, la sua parte, oppure probabilmente servono dei tempi di apporccio piu' lenti.Il senso di appagamento nella visione puo' essere estetico oppure concettuale,poi subentra il fattore originalita'.C'è una corrispondenza nei tagli,la figura complessiva è regolare.Ci sono alcuni elementi di disturbo come puntini scuri,diversi dalle altre macchie che mi distraggono,richiamando il sensore digitale.Le velature lasciano respirare i tagli e insieme riparano,allo stesso tempo richiamo i mestieri,per questo forse non destano il mio entusiasmo, anche se la struttura è molto leggera. |
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concetto spaziale - esasperazione di teresa zanetti commento di teresa zanetti |
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@Clara: sempre troppo generosa.
@Ettore:
Magari! Sarei un genio!
Pensa, realizzare qualcosa che lasciasse del tutto indifferenti visivamente. Non la maggior parte delle persone, ma tutti. Perché si può sempre avere una visualizzazione in più. Ma meno di zero non è proprio possibile, e basterebbe anche solo un curioso al mondo (e quello sarei io!), per rovinare tutto.
Delle teorie di Duchamp, questa è forse l'unica che non condivido. Ma qui mi fermo (altrimenti è la volta che ci mettono in castigo, e a ragione).
@Jus: mi lusinga che ti piaccia. Grazie.
Un'ultima riflessione: c'è davvero qualcosa di sacrale nel gesto di tagliare una pagina bianca. Se lo si fa consapevolmente. Un istante prima di procedere, si esita. Devo ancora metabolizzare questa esperienza.
Grazie ancora (anche questa volta non mi siete parsi visivamente indifferenti).
Buon tutto a tutti
Tere
PS: Qualcuno ha mai visto all'opera un maestro di shodo? |
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concetto spaziale - esasperazione di teresa zanetti commento di Ettore Perazzetta |
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teresa zanetti ha scritto: | @Tropico: facciamo che al posto di una premessa metto una postfazione.
@Opisso: leggi nella mente? Sono partita proprio da quelle considerazioni
A chi pungesse vaghezza ...
http://www.ugomulas.org/index.cgi?action=view&idramo=1110970150&lang=ita
@Ettore: realizzata integralmente da me. Ho montato il foglio sul telaio, sul retro del quale avevo in precedenza attaccato con delle puntine da disegno il velluto (che mi serviva per creare la tonalità grigia che vedi) e il tulle. Ho poi praticato tre tagli, con un rasoio a mano libera Dovo, non uno Stanley (e tengo a precisare che non è quello che uso per farmi la barba ;D ), uno dei quali non continuo (ho modificato la pressione della mano, al centro, per circa un terzo della lunghezza dell'incisione che avevo in mente, cosicché si possa vedere il solco, ma la carta non ne è stata aperta); ho infine estratto dai tagli il tulle, con una pinzetta per filatelici. Noterai che la carta non è perfettamente liscia. Anche quello è un effetto voluto.
La luce entrava da una finestra situata a sud ed era pomeriggio, intorno alle 16, ieri, giornata di sole smagliante.
Siccome non mi accontento mai di nulla, volevo la totale dematerializzazione del mio lavoro (ma qui si apre la voragine Duchamp, Stieglitz, "Fontana", inteso come ready made ...) mi sono goduta il momento in cui ho disfatto tutto quello che avevo fatto, per lasciarne traccia unicamente nel mio ricordo e nella fotografia. E qui un po' di responsabilità ce l'ha pure Opisso, perché mi ha messo la pulce nell'orecchio con le fotografie delle performance di Marina Abramovic.
Non credo che sia venuto in mente a qualcun altro di riempire i tagli e i buchi di Fontana, dai quali il maestro intendeva far passare la luce, l'infinito. Chiuderli significa, quindi, impedire il passaggio a un soffio vitale.
Ha proprio ragione Tropico, ho contratto una gravissima forma di "pippite acuta".
Un caro saluto a tutti
La signora Teresa ( ) |
Citando, quindi la fotografia usata per riprodurre "l'indifférence visuelle" e non solo.  |
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concetto spaziale - esasperazione di teresa zanetti commento di teresa zanetti |
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@Tropico: facciamo che al posto di una premessa metto una postfazione.
@Opisso: leggi nella mente? Sono partita proprio da quelle considerazioni
A chi pungesse vaghezza ...
http://www.ugomulas.org/index.cgi?action=view&idramo=1110970150&lang=ita
@Ettore: realizzata integralmente da me. Ho montato il foglio sul telaio, sul retro del quale avevo in precedenza attaccato con delle puntine da disegno il velluto (che mi serviva per creare la tonalità grigia che vedi) e il tulle. Ho poi praticato tre tagli, con un rasoio a mano libera Dovo, non uno Stanley (e tengo a precisare che non è quello che uso per farmi la barba ;D ), uno dei quali non continuo (ho modificato la pressione della mano, al centro, per circa un terzo della lunghezza dell'incisione che avevo in mente, cosicché si possa vedere il solco, ma la carta non ne è stata aperta); ho infine estratto dai tagli il tulle, con una pinzetta per filatelici. Noterai che la carta non è perfettamente liscia. Anche quello è un effetto voluto.
La luce entrava da una finestra situata a sud ed era pomeriggio, intorno alle 16, ieri, giornata di sole smagliante.
Siccome non mi accontento mai di nulla, volevo la totale dematerializzazione del mio lavoro (ma qui si apre la voragine Duchamp, Stieglitz, "Fontana", inteso come ready made ...) mi sono goduta il momento in cui ho disfatto tutto quello che avevo fatto, per lasciarne traccia unicamente nel mio ricordo e nella fotografia. E qui un po' di responsabilità ce l'ha pure Opisso, perché mi ha messo la pulce nell'orecchio con le fotografie delle performance di Marina Abramovic.
Non credo che sia venuto in mente a qualcun altro di riempire i tagli e i buchi di Fontana, dai quali il maestro intendeva far passare la luce, l'infinito. Chiuderli significa, quindi, impedire il passaggio a un soffio vitale.
Ha proprio ragione Tropico, ho contratto una gravissima forma di "pippite acuta".
Un caro saluto a tutti
La signora Teresa ( ) |
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concetto spaziale - esasperazione di teresa zanetti commento di Ettore Perazzetta |
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teresa zanetti ha scritto: | Ma no Tropico...
Si tratta di un esercizio eminentemente semiotico: il mio intento era quello di rappresentare visivamente l'effetto prodotto dalla crusca cosparsa a piene mani da emuli di Poussin e telamoni dall'ego ipertrofico...
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Prima di avventurarmi su di un terreno scivoloso, vorrei conoscere le modalità di ripresa: è un particolare già esistente che ha risvegliato le voglie emulatrici, o è un mini set di ripresa preparato ad hoc per emulare?  |
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concetto spaziale - esasperazione di teresa zanetti commento di Tropico |
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teresa zanetti ha scritto: | Ma no Tropico...
Si tratta di un esercizio eminentemente semiotico: il mio intento era quello di rappresentare visivamente l'effetto prodotto dalla crusca cosparsa a piene mani da emuli di Poussin e telamoni dall'ego ipertrofico...
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Ah ora è tutto più chiaro....
( ) |
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concetto spaziale - esasperazione di teresa zanetti commento di teresa zanetti |
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Ma no Tropico...
Si tratta di un esercizio eminentemente semiotico: il mio intento era quello di rappresentare visivamente l'effetto prodotto dalla crusca cosparsa a piene mani da emuli di Poussin e telamoni dall'ego ipertrofico...
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concetto spaziale - esasperazione di teresa zanetti commento di opisso |
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A scuola sull'antologia di italiano avevo una piccola riproduzione (immagine) del famoso quadro. Non era molto dettagliata e per anni ho creduto che il taglio fosse in realtà una linea tirata col pennello
Sulla tua proposta non saprei cosa dirti...
Mi viene in mente Ugo Mulas ("conoscendoti" immagino tu lo conosca e lo apprezzi) che aveva ripreso* il gesto di Lucio in una serie di 4 foto. Ma lì, il mini reportage, anche se molto concettuale, era forse paradossalmente più semplice da giudicare "fotograficamente"...
*: In realtà il maestro non aveva voluto eseguire il taglio in diretta per cui era stata sfruttata una tela già incisa. |
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