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Commenti
via del corso
via del corso di nino67 commento di surgeon

Una fotografia life dal sapore di "già visto". Abbiamo la rappresentazione di un artista di strada, mentre sta realizzando la sua opera sul lastricato, con intorno una serie di figure intente ad osservarlo con interesse. Sullo sfondo la vista in prospettiva di uno scorcio della famosa strada romana con suoi numerosi passanti. Viene realizzata una ripresa ravvicinata ad altezza occhio, con un'inclinazione verso il basso in direzione dell'opera disegnata e dell'artista di strada, situato centralmente e ben a fuoco. L'artista è ripreso quasi di spalle senza poter vedere per intero il volto. Nel primo piano quindi ci sono i soggetti principali dello scatto, ovvero l'opera e l'artista di strada che si impongono con forza anche a causa delle figure degli astanti. Una scena ordinaria e debole nei contenuti rappresentati che soffre di una inclinazione dell'inquadratura verso sinistra. Lieve sfuocatura sul margine sinistro del frame.

ne aspetto altre nino67
Mexico City 8153770
Mexico City 8153770 di alxcoghe commento di surgeon

Inizio il mio commento su questo scatto dell’amico Alessio Coghe iniziando da una frase di Ueda.

Citazione:
concentrarmi sul doppio cappio non ci sarei arrivato, ma perché?




Lo scatto di alxcoghe mi permette di riflettere su alcune questioni di carattere fotografico particolarmente interessanti. Ho sempre cercato nei miei commenti, di “vestire i panni” del fotografo di turno, cercando di assimilare e condividere la stessa sensibilità percettiva che lo ha portato a scattare, la sua idea. La fotografia la intendo semplicemente come uno dei “mezzi di comunicazione” che l’uomo possiede. Per giungere a quell’idea cerco di analizzarne di volta in volta, le scelte tecniche e compositive che l’hanno generata. Non sempre ci riesco.. Per poter “leggere” quella comunicazione, occorre sforzarsi di interpretare un linguaggio fotografico. Non vi è dubbio che, la trasmissione di un messaggio fotografico, dall’emittente (il fotografo) al ricevente (l’osservatore di turno), dipende sia dalle capacità di lettura di quest’ultimo, sia dalle capacità di scrittura del primo. La fotografia , oltre ad essere una “impronta” è anche un “segno” portatore di significati, di messaggi. In una foto c’è sempre “l’idea dell’autore”. Questa di Alessio ne è un esempio: e’ egli che ha scelto di fotografare, isolandolo da un contesto illimitato nello spazio e nel tempo, il soggetto che lo ha colpito. Mediante la scelta del punto di vista, della composizione, del tempo e della profondità di campo, del momento dello scatto, delle polarità o convergenze cromatiche di chiaro e scuro, della luce, e di una infinità di altre variabili, rappresenta quella scena “in un certo modo”. E’ quello che chiamiamo “linguaggio fotografico”. Attraverso l’analisi del “cosa” e del “come” è possibile risalire al “perché”, al contenuto della comunicazione. E questo ribadisco è tanto più facile quanto più l’autore sa “scrivere” fotograficamente ed il lettore sa “leggere” un tale tipo di linguaggio. Allora vediamo che cosa abbiamo qui: una coppia di giovani seduti al tavolino di un bar all’aperto, sotto alcuni ombrelloni, che si stanno baciando ad occhi chiusi. Sulla sinistra, sempre seduti al tavolo all’aperto, sotto gli ombrelloni, abbiamo altri consumatori. Nei piani successivi sulla destra abbiamo un muretto con una siepe di piante che delimita il locale pubblico con la strada urbana che recede nei piani posteriori, con altre presenze umane a passeggio lungo la medesima ed altri edifici sullo sfondo. L’autore rappresenta tutto questo con un inquadratura ravvicinata, con un punto di vista ad altezza occhi, che comprende nel primissimo piano il bordo di una sedia di plastica su cui è attaccato un adesivo che sembra raffigurare un sole, ponendo al centro la coppia che si bacia. Questa prossimità alla coppia oltre a darle importanza visiva, stimola l’osservatore ad indagare i loro attributi e il loro indumenti. Entrambi hanno una maglietta sulle spalle ma quella del ragazzo si evidenzia subito per la sua caratteristica ed insolita posizione. Ci propone una versione in bianco e nero che oltre a rendere essenziale la scena, mette particolarmente in risalto i piani posteriori, con i loro vari ed eterogenei componenti umani e architettonici, i quali, a causa della loro estrema luminosità, sembrano avvicinarsi verso l’osservatore. Adesso viene lecito domandarsi “il perché” il nostro autore ha effettuato questa istantanea, la sua idea. Alxcoghe lo conosciamo bene fotograficamente, uno dei più esperti streepher che abbiamo la fortuna di avere in sezione e risulta quindi naturale scoprire le sue predisposizioni allo scatto di tipologia street pura. Quindi l’idea era proprio quella di evidenziare un aspetto insolito e particolare della scena urbana, una particolarità che solo l’ occhio allenato di uno strettarolo poteva scoprire. Alessio parla di associazione fra "cappi e coppia di giovani che si bacia" e ne dà una valenza simbolica. Di squisitamente street purtroppo io leggo solo quel maglione legato addosso al giovane in maniera bizzarra. Questa è l’unica nota street che riesco a rinvenire, una nota che suona da sola.. Questa soltanto la “devianza", lo “scarto” dalla normale visione della scena life rappresentata. Non mi ritrovo nella percezione, lecita per carità, che dice di aver avuto sulle orme del commento di Liliana. Quel cappio sulla destra proprio non mi arriva alla lettura e tanto meno alla significazione suggerita. Non riesce ad essere percepito come decisivo nel testo rappresentato. Me ne sono accorto solo perché ho letto il commento di Liliana. Poi, certo, una volta che so che c'è lo vedo sempre ed è possibile farne un interpretazione ma sicuramente al pari di tante altre ugualmente plausibili e probabili. Il fatto é che, per dimensioni, collocazione, situazione di luce, esso si perde nel contesto. E' come "una parola sussurrata nel mezzo del passaggio di un treno in stazione". Anche solo per poter fare l’ associazione che descrivi, occorrerebbe prima di tutto vedere il cappio sulla destra in maniera più evidente, e percepirne il ruolo di soggetto al pari della coppia che si bacia al centro. Questa associazione simbolica fra “cappi” e “coppia che si bacia” che è stata, è troppo soggettiva e poco probabile; non è oggettiva nel "testo" della foto. Quello che mi rimane è solo quel maglione indossato in maniera strana dal ragazzo che si sta baciando ad occhi chiusi. Non vi è dubbio che nella tua fotografia, queste cose ci sono ma non sono evidenti, non si realizza un reframing percettivo univoco ed oggettivo, sono, come dicevo, sussurrate, presenti in maniera del tutto simile ad altri stimoli visivi, forse meno. Ci sono svariate aree molto chiare nei piani che recedono con un’elevata predisposizione ad attirare attenzione visiva. Ponete attenzione specificatamente a quella massa bianca dell’edificio sullo sfondo a destra, sopra l’ombrellone, accanto al tuo cappio di destra e guarda come è più evidente visivamente. Sembra addirittura più vicino allo spettatore rispetto al cappio. Il cappio sulla destra che ha visto Liliana, è letteralmente, "sommerso" dal "rumore di fondo" costituito dal resto della fotografia... se non sai che c'é, te lo devi proprio CERCARE, ed è difficile a queste condizioni considerarlo qualcosa di più di "un qualsiasi elemento del paesaggio urbano". Ci sono altri elementi di disturbo che complicano ulteriormente la lettura: quel simbolo di sole tagliato nel bordo inferiore del fotogramma assume un grosso peso visivo. Viene normale interrogarsi sul perché lo hai voluto includere: è successo a me, a Ueda ed anche all’utente Silvsrom, esperto streepher anch’egli. E naturale è anche mettere in relazione visiva l’altra coppia di consumatori seduta a sinistra, che la tua inquadratura ha voluto a tutti i costi includere in maniera forzata, creando un vuoto a destra. Per non parlare della tua firma bianca su sfondo scuro nell’angolo inferiore destro, che fai partecipare a pieno diritto nella lettura strutturale del testo visivo.
Questa tua idea esplicita di associazione fra “cappi” e “coppia che si bacia” può nascere o meno, vedi l’esempio di Liliana, in maniera lecita, ma non viene espressa, "linguisticamente", nella fotografia... o almeno questo è il mio opinabile parere. Nel rappresentarla fotograficamente fai apertamente riferimento ad informazioni che fanno parte della TUA esperienza percettiva di quel momento ( e che noi, osservatori, NON abbiamo) ma non riesci a ri-contestualizzarla, ad eseguire quel reframing visivo ordinato strutturalmente.
Se non ci dai modo di evincerle dalla fotografia, diventa difficile per il fruitore indovinarle.
Insomma, una foto dal contenuto street debole, più life verosimilmente, pensata per descrivere quella precisa associazione visiva che affermi con le parole ma non per comunicarla effettivamente ad altri. Perché se così fosse stato, avresti dovuto tener conto di un aspetto importante per la comprensione : un codice di comunicazione condiviso, più ordinato nei suoi elementi significativi.

ne aspetto altre Alessio Ciao
+..+
+..+ di le_pupille commento di surgeon

In molti sono passati su questo scatto e diversi pensieri sono stati espressi. Cerchero quindi di lasciare il mio contributo personale al fine di poter aggiungere una riflessione, si spera, costruttiva e utile. Se è vero che dietro ad ogni fotografia c'è sempre un "idea" è nostra responsabilità cercare l'interpretazione personale che l'autore vuole dare alla sua immagine, ovvero sia il suo significato. E' un pò come intuire i pensieri dell'autore, la sua psicologia, la sua esistenzialità, la sua soggettività. Ed è proprio quando c'è sintonia fra queste esistenzialità dell'autore e quelle del fruitore che si arriva a comprendere il significato della sua opera, o perlomeno si crea quell' ecoclima convergente. A me pare che la transfuocatura del primo piano sia il vero leit motiv dello scatto, il vero catalizzatore della reazione emotiva, il responsabile dello stato d'animo. Solo più tardi, fortunatamente, si arriva all'uomo, prendendone consapevolezza per un istante e abbandonandolo un attimo dopo, ripetutamente, in maniera silenziosa. Ancora una volta l'autore gioca sull'opacità della fotografia, sulla natura riflessiva del segno. L'istantanea non ci fa vedere qualcosa ma si presenta nell'atto di presentare qualcosa. In altre parole, quello su cui ci soffermiamo non è il soggetto umano o i poster nitidi dei piani che recedono ma il fatto che quello che ci troviamo davanti è un abile artificio visivo che ci proietta piuttosto in un nuovo stato mentale, un "fare marcia indietro".. Il portone sfuocato ci divide dallo spazio interno, crea una separazione mentale fra due spazi virtuali, quello che ospita l'uomo che dorme e quello altrettanto silenzioso dell'autore. Una specie di barriera, al di là della quale ci sentiamo a nostro agio, protetti, sicuri di non essere "interrogati". Una situazione psicologica che abbiamo trovato altre volte nel corpus fotografico di le_pupille: non si compierà mai il debrayage enunciazionale di uno sguardo in camera. Forse timidezza, forse un sano voyerismo, lo sguardo di le_pupille non è mai ricambiato, è sempre al sicuro, in una posizione privilegiata. In questa istantanea addirittura non c'è scambio, non c'è volontà da parte del soggetto umano sia di guardare sia di essere guardato, semplicemente dorme. Acuto e piacevole quindi il gioco che si crea fra i vari spazi divisi dal portone, un tentativo di conciliazione fra il piacere nascosto di guardare la scena che si presenta davanti agli occhi e l'introspezione opaca e riflessiva sulla natura testuale della fotografia. Un piacevole e silenzioso "effetto soggetto" che attribuisce al testo il ruolo e la legittimità del suo autore: firmato le_pupille.


Vorrei che l'autore frequentasse maggiormente la sezione..
duble
duble di enricogori commento di surgeon

Il testo presenta pur nella sua semplicità visiva delle notevoli contraddizioni. Subito da rilevare la non corrispondenza fra il titolo, di per sè errato, e il testo visivo. Forse l'autore voleva scrivere "double" , ossia "doppio", per indicare le due aperture, oppure le due fonti di luce che filtrano dai vetri, oppure la doppia presenza donna-ombra, oppure tutte insieme... Si respira un'aria di confusione dove l'inquadratura con i suoi tagli, le sovraesposizioni, la prospettiva, il taglio dell'ombra, lo sguardo in camera, il bianco e nero, etc. rendono anarchica la lettura visiva. Forse l'autore può aiutarci a capire le sue intenzioni.
S. T.
S. T. di Piotre commento di surgeon

Una buona scena candid quella di Piotre, che soffre, come hanno già rivelato, di alcune sovraesposizioni. Il ragazzo non sembra proprio preso di sorpresa, ma si ha l'impressione che stesse giocando intorno al getto d'acqua: quindi avresti potuto prenderti un attimo di tempo per esporre meglio e per inquadrare la scena. Rimane comunque un buon momento street. Il consiglio di Salvatore di effettuare un taglio per eliminare la zona sovraesposta a destra e mantenere il formato non mi convince: la composizione risulterebbe sbilanciata troppo a destra, con un vuoto a sinistra. Si ritorna sempre al principio: meglio inquadrare ed esporre subito bene..
fontana di trevi
fontana di trevi di nino67 commento di surgeon

L'ancoraggio del titolo mette in evidenza il luogo dove è avvenuta la scena: una giovane modella in posa, con un sorriso appena accennato, e un fotografo amatoriale che inquadra con la sua compatta digitale. Sullo sfondo altre figure non ben identificate. Un contenuto life debole per questo fotogramma con problemi di resa generale a causa delle condizioni di luce scarse dovute alle ore notturne. Sono presenti aree di sovraesposizione sopra la fotocamera digitale del fotografo rappresentato e sopra la nuca della sua modella. Sul bordo destro del fotogramma è presente un fastidioso contorno scuro di un'altro personaggio.
inverno
inverno di ksenija commento di surgeon

L'istantanea presenta, in primo piano, un uomo vestito con indumenti invernali e ombrello, a passeggio, lungo una via di città non identificata, ricoperta di neve. Sullo sfondo sono presenti i portoni e le finestre di unità abitative. Le scelte tecnico espressive messe in atto dall'autrice scongiurano il pericolo di una scena banale riuscendo a connotare bene la street-scene e a donargli un carattere opaco, tutto particolare: sensazioni di freddo pungente, monotonia, tristezza, malinconia, etc. Un fotogramma semplice negli elementi rappresentati, che presenta alcuni difetti di lettura visiva, già in parte rilevati dall'acuto Ueda. Il soggetto principale della fotografia, ripreso mentre passeggia, viene a confondere i propri bordi con quelli dello sfondo creando un'interferenza percettiva, un disturbo. In altre parole il normale rapporto figura /sfondo viene reso complesso: il contesto intorno a questo personaggio invece di valorizzare ed evidenziare l'enunciato, i suoi limiti figurali, i suoi toni, tende a soffocarlo e a confonderlo. Buona la scelta di presentare la scena in bianco e nero, enfatizzando l'atmosfera incolore di un inverno apatico, anonimo, meno la sua realizzazione: manca un piede scuro alla fotografia. Una delle regole principali di un buon bianco e nero è proprio quella di organizzare il fotogramma affinchè abbia un supporto, un piede, cioè che il lato inferiore dell'inquadratura sia marcato e più scuro. L'ancoraggio del titolo non è necessario alla fruibilità dell'immagine.
eyewitness
eyewitness di ksenija commento di surgeon

Difficile che esca dalla sezione di appartenenza per commentare una fotografia. Questa volta lo faccio volentieri per questo intrigante scatto dal sapore life. Tema ricorrente nella fotografia di ksenija è lo sguardo con le sue implicazioni. La scienza interpreta lo sguardo in tre modi (combinabili); in termini di informazione (lo sguardo insegna), in termini di relazione (gli sguardi si scambiano), in temini di possesso (attraverso lo sguardo tocco, raggiungo, colgo, sono colto). ...Sempre, lo sguardo cerca: qualcosa, qualcuno. E' un segno inquieto: dinamica singolare per un segno: la sua forza lo deborda. "Dritto negli occhi" in L'ovvio e l'ottuso" Roland Barthes. Un fotogramma denso, ricco di elementi, enigmatico; un testo visivo che rivendica ancora una volta l'attività del suo autore, l'auto-riflessività. Il primissimo piano di quegl'occhi, proiettato sulla struttura interna viene ad innestare come un intarsio una cornice più che significativa. Un debrayage potente, autonomo che magnetizza lo spettatore e lo interroga. Partendo dalla considerazione che quegl'occhi sono un soggetto di un guardare sia attivo che passivo, ovvero sia ci può guardare sia essere guardato lui, la modalizzazione secondo il volere evidenzia uno schema molto particolare. Non vogliono non essere guardati e al tempo stesso non vogliono non guardare. Una specie di primissimo piano all'autoritratto di Durer in forma di Cristo. Gli occhi guardano verso di noi spettatori ma sono assenti. Uno sguardo senza volontà. Lo spettatore ne prende consapevolezza, riflette e poi viene proiettato verso il basso con un campo lungo ed una tipica inquadratura grandangolare dall'alto, a mirare un gruppetto di osservatori intenti a fruire di alcune opere. Una visione molto simile a quella di una telecamera a circuito chiuso con un sentimento misto fra straniamento e controllo esterno. Una sorta di panopticon visivo: l’idea alla base del Panopticon (“che fa vedere tutto”) è quella che un unico guardiano può osservare (optikon) tutti (pan) i prigionieri in ogni momento, i quali non devono essere in grado di stabilire se sono osservati o meno, portando alla percezione (sempre da parte dei detenuti) di un'invisibile onniscienza, che li avrebbe condotti ad osservare sempre la disciplina. Un nuovo modo per controllare, per ottenere potere mentale sulla mente, in maniera quasi invisibile. Sotto questa connotazione, delle relazioni di potere, attraverso l'invisibilità del controllo, il Panopticon si ricollega anche all' oggetto magico di Platone, l'Anello di Gige oppure al Grande Fratello orwelliano, di Oceania, oppure ancora, all'omonimo show televisivo dei giorni nostri a cui l'utente rosario aveva brillantemente suggerito. Prima il filosofo Bentham e le sue applicazioni carcerarie, poi Michael Foucault nel suo libro "Sorvegliare e punire", fino ad arrivare ai giorni nostri con gli innumerevoli show televisivi, tutti hanno proposto lo stesso concetto: la consapevolezza di essere costantemente osservati è diventata una certezza della nostra vita quotidiana. Le telecamere di controllo sono ubiquitarie: senza fare nessuna verifica, senza più farci caso, date per scontato che qualcuno vi osservi... è la vita.

ancora un ottimo lavoro che vedrei bene nella sezione Street and Life.
Alien invasion
Alien invasion di Gabronski commento di surgeon

Ti addentri nel campo della "street senza l'uomo", abbastanza difficile ma piena di soddisfazione. Purtroppo questa tua istantanea non riesce a creare quel reframing percetivo tale da presentare una visione alternativa della realtà. Dal titolo che hai usato si può intuire l'incipit ed il perchè della scelta di collocare questo scatto nella sezione. Purtroppo non funziona: sembra un semplice crop di un paesaggio. L'operazione di crop effettuata ha inficiato la resa generale dello scatto. Se hai voglia e tempo ti posso consigliare qualche lettura interessante sull'argomento. Una buona intuizione quella di Gabronski che avrebbe richiesto un maggior lavoro.

ne aspetto altre
Lo sposo immaginario
Lo sposo immaginario di teobonjour commento di surgeon

Non avevo dubbi..

complimenti ancora teobonjour
senza titolo
senza titolo di dedalo03 commento di surgeon

Il fotogramma presenta un bambino che attraversa le strisce pedonali di una strada urbana, correndo velocemente in direzione dell'istanza enunciativa fotografica. Sullo sfondo un marciapiede anonimo con due recessi strutturali di un edificio. L'autore mette il soggetto centralmente, e scatta con un tempo molto lento ad altezza occhi. Il risultato è una scena priva di essenza street e dal contenuto life debole. Il primo piano vuoto delle strisce pedonali, il soggetto troppo centrale che viene contrastato su uno sfondo chiaro, un mosso che non aggiunge nulla alla normalità della scena se non quello di sovraesporre la figura del bambino, complicano la lettura di questa istantanea. Il volto del fanciullo è pergiunta ad occhi chiusi. Le aperture architettoniche in fondo alla strada sono completamente inghiottite dai neri e non lasciano spazio all'immaginazione. Siamo molto lontani da quel tuo piccolo capolavoro "primi baci"..

ne aspetto altre dedalo03..
La vita degli altri
La vita degli altri di essecento commento di surgeon

Il tema centrale della fotografia è sicuramente molto abusato. Ormai è diventato quasi un divieto assoluto per lo streepher smaliziato. Ma l'istantanea life di essecento ha il pregio di presentare un buon linguaggio fotografico. La gerarchia dei piani riesce a convincere, rafforzata dalla composizione degli elementi e dall'ottimo bianco e nero. Un motivo in più per continuare su questa strada e proporre qualcosa di più gustoso..
...
... di olad commento di surgeon

L'istantanea ci rappresenta una pista da pattinaggio in primo piano, con i suoi tipici disegni a linee spiraliformi. Sulla staccionata che delimita i confini della suddetta pista, si trova una figura umana, non identificata, ripresa di spalle, che guarda i piani retrostanti. Sullo sfondo un paesaggio marino ed un'ampia porzione di cielo. L'autore taglia dal vivo un inquadratura ben equilibrata per mettere in scena un campo lunghissimo, scattando da una posizione sopraelevata rispetto al piano della pista e includendo tutto lo spazio fino all'orizzonte, tutto perfettamente a fuoco. La luce naturale della fredda giornata è diffusa, senza creare ombre. L' ombra della figura umana che si rileva è per via della natura trasparente della pista da pattinaggio. L'autore sceglie di lasciare i colori, donando un grande peso visivo a quelle linee a spirale rosse ed al giallo della staccionata. La scena presentata assume un aspetto dilatato, vuoto, senza tempo. In esse predomina l'assenza di vita proprio a partire dalla presenza di quella piccola figura umana, e si percepisce un marcato silenzio generale. Un silenzio opprimente, reso meravigliosamente bene da quel cielo scialbo e da quel primo piano chiaro della vecchia pista, che sembrano simultaneamente schiacciare questo non- luogo, comprimerlo in una spirale spazio-temporale, lui e la misera figura umana. Una figura emblematica quella umana, di uno stato di solitudine, di oppressione, di prigionia. Nette sono infatti le barriere che impediscono fisicamente di oltrepassare la dimensione. E lo sguardo mira lontano, all’orizzonte, ricerca verso un nuovi limite. Un’ orizzonte però lontano, proprio perchè guardato con gli occhi e non con il cuore. Una visione metafisica quella di olad, una visione enigmatica della realtà, una partecipazione silenziosa di inquietante estraneità.

Vorrei che l'autore continuasse a postare nella sezione..
Lo sposo immaginario
Lo sposo immaginario di teobonjour commento di surgeon

L'istantanea è talmente riuscita che non si pone il dubbio "palo si o palo no".
Il palo è una parte importante del discorso visivo e fondamentale nel creare i presupposti al verificarsi dello scarto concettuale dalla norma, che poi è il fine ultimo di una street che funziona. Avevo già espresso il mio pensiero nel precedente commento alla fotografia.
l'occhio
l'occhio di ksenija commento di surgeon

Non è semplice iniziare un commento sull'istantanea di un autore avendo a disposizione pochi esempi visivi a lasciare una sorta di traccia. Un fotogramma non propriamente street, non perlomeno nelle sue vesti classiche ma che si fa guardare molto volentieri. Ed è per questo che mi soffermo volentieri su di esso, esulando da quella che potrebbe essere una lettura street classica dove uomo e ambiente convivono in giuste proporzioni. Un primo piano ravvicinato dove l'ambiente è ridotto a pochissimi elementi, la cui disposizione è particolarmente ricercata e densa di significato. Una preterizione visiva, un voler nascondere parte di un discorso che in realtà viene ulteriormente focalizzato. Un sottile meccanismo psicologico che solletica la nostra curiosità. Un fotogramma quindi, profondamente riflessivo, quello di ksenija che vuole mettere in evidenza le traccie dell'enunciazione fotografica. L'occhio in camera sveglia lo spettatore, lo chiama in causa. E' magnetico il fuori-campo che viene ad instaurarsi: diventiamo noi stessi protagonisti di questa reticenza visiva, di questo gioco a nascondino. Ecco che le barriere del tempo e dello spazio vengono come abbattute. Sembra proprio che quest'occhio commenti l'atto che l'ha prodotto. Lo sguardo dell'occhio osservato, ci rinvia all'origine che lo prende di mira e lo trasporta in un nuovo spazio, uno spazio meta-semiotico, della condizione di ricezione dell'immagine. Una riqualificazione dello sguardo curioso dello spettatore.

interessante
Torino. 25-07-10
Torino. 25-07-10 di Marco Petrino commento di surgeon

Mi soffermo volentieri su questo piacevole fotogramma di Malko al fine di discutere con voi su quello che si può definire un buon linguaggio fotografico. L’istantanea si contraddistingue per la sua polarità topologica dei piani prodotta da una messa a fuoco selettiva. Questa stabilisce una gerarchia di lettura del testo, definisce ciò che viene “prima” e ciò che deve venire “dopo”. L’attenzione dell’autore divide la scena e ci presenta il suo soggetto principale: una forma antropomorfa all’interno di una gabbia con un lucchetto(forse un manichino..). Solo dopo l’attenzione si porta sullo sfondo a trovare la nuova figura di una donna, con la borsa sulla spalla, a passeggio, lungo una via di città non ben identificata. Questo, lo scheletro fondamentale della fotografia, reso essenziale dalla scelta di convertire l’immagine in bianco e nero. Qualsiasi interpretazione che ne può derivare dell’immagine non può desimersi dall’utilizzare questo modus operandi di lettura. Non è univoca l’interpretazione di questa polarità di piani: essa rappresenta un contenitore di significato,una sintassi, uno spazio astratto, entro cui può prendere vita , reificandolo, qualsiasi tipo di contenuto soggettivo. Ecco che allora calza decisamente bene l’interpretazione dell’utente Silvsrom: “un'oscuro figuro che potrebbe minacciare l'ignara donna in arrivo..” Ma allo stesso modo potrebbe essere valida anche una nuova versione: “l’oscura identità che aspetta in silenzio che la donna lo venga a liberare dalla sua prigione, aprendo quel dannato lucchetto che blocca la serratura”. In entrambe le versioni la lettura coinvolge gli stessi elementi visivi, e lo stesso “come”: questa lettura partirà sempre dalla figura di destra, quella dove l’autore pone la sua attenzione, cioè sul “soggetto principale”, l’attore, il protagonista. Successivamente ognuno è libero di trovare l’interpretazione che più sente: si cercherà quindi di “vestire i panni” del fotografo di turno, cercando di assimilare e condividere la stessa sensibilità percettiva che lo ha portato a scattare, in poche parole la sua “idea”. Quello che rimarrà invariato nel commento di ciascun fruitore sarà però la grammatica dell’immagine , ovvero sia il modo di iniziare e veicolare il messaggio. Non vi è dubbio che, la trasmissione di questo messaggio fotografico, dall’emittente (il fotografo) al ricevente (l’osservatore di turno), dipenderà sia dalle capacità di lettura di quest’ultimo, sia dalle capacità di scrittura del primo, quindi sarà tanto più facile quanto più l’autore sa “scrivere” fotograficamente ed il lettore sa “leggere” un tale tipo di linguaggio. E il nostro malko sa scrivere bene..
Per tornare agli aspetti puramente tecnici dello scatto, vorrei far rilevare all’autore solo le sovraesposizioni della parte alta del fotogramma , quelle eccessive bruciature, che, in un tale tipo di testo specifico di bianco e nero, non può che distogliere l’osservatore, slittando lo sguardo fuori dell’inquadratura.

Un buon lavoro
take a break
take a break di Antonio Mercadante commento di surgeon

Mi perdonerà pinolo ma trovo l'istantanea frettolosa ed un pò caotica. Non solamente sul taglio che l'acuto Ueda rivela ma sopratutto per via delle molteplici figure umane che si sovrappongono fra di loro. Il fuoco cade nei piani posteriori ed insieme al tunnel visivo, che dal primo piano si allunga centrale fino ai piani che recedono, conducono lo spettatore verso quella locomotiva in sosta. Anche se cerchi con l'aiuto del titolo di guidare le tue intenzioni, la donna che fuma non emerge in maniera ottimale. I toni chiari di questa sono in antagonismo visivo con quelli della borsa bianca della figura che stà uscendo a destra del fotogramma e con quelli della camicia bianca del passante con la cartella che si dirige verso sinistra. Una buona regola quando si sceglie di proporre fotografie in bianco e nero è quella di ottenere le estremità del frame più scuri e non interrotti da macchie bianche (il lato più chiaro, o con meno scuro, sarà quello verso il quale lo sguardo si proietterà). Il risultato finale è una scena imprecisa, troppo ricca di stimoli e quindi di difficile lettura.
Tre in moto
Tre in moto di centochili commento di surgeon

I sorrisi dinamici percepiti sui piani che recedono diluiscono il pericolo di una foto didascalica, dove l'intervento dell'autore risulterebbe ridotto al limite e la riuscita dello scatto si reggerebbe sulla semplice simpatia per un soggetto particolare. Bravo quindi a contestualizzare la scena e ha riprendere un soggetto particolare nonostante la sua elevata velocità. Il panning è risultato funzionale anche se sarebbe stato meglio evitare la sovrapposizione fra gli astanti e la motocicletta.

benvenuto in sezione centochili
Lo sposo immaginario
Lo sposo immaginario di teobonjour commento di surgeon

Un'altra istantanea di rilievo all'interno della sezione Street and Life. Per una volta vorrei iniziare il commento alla fotografia non dal “cosa” e dal “come” ma dal "perchè", il motivo per il quale questa istantanea risponde a tutti i requisiti d'idoneità street. A tal fine introduco volentieri il concetto di “causa ed effetto”, una relazione fondata su un' abitudine associativa di carattere psicologico che domina tutta la nostra esperienza. Se sperimentiamo, ad esempio, che la cera si scioglie sottoposta a calore, tendiamo a pensare, dalla ripetitività di questo fenomeno, che ci sia appunto, un rapporto di causa-effetto. Se vediamo un'ombra riflessa ci aspettiamo di vedere la forma originale che l'ha generata. Quindi il rapporto causa-effetto si traduce in uno stato d'animo soggettivo di attesa per cui al ripetersi di un determinato effetto si ritiene che se ne debba verificare un altro simile. Non vi è nessuna necessità che ad una precisa causa debba necessariamente corrispondere un preciso effetto. In realtà accade che alla constatazione che ad una causa solitamente corrisponde un effetto, ci si aspetta che ad una causa “simile” corrisponda l'effetto simile previsto, ma ciò non è detto che accada. Ed è quello sperimentato nel frame: alla prima ombra del lampione fa compagnia il lampione stesso (siamo qui sull'ordinarietà della percezione, sul piano dell'abitudine) alla seconda coppia di ombre non corrisponde una medesima esperienza. Si realizza un nuovo reframing percettivo, grazie alle ottime scelte compositive del nostro teobonjour che spiazza lo spettatore e lo sveglia. Stà tutta qui l'essenza dello scatto e la nostra responsabilità specialistica nel leggerlo. Ancora una volta c'è stato uno scarto dalla normale visione. Non vi è dubbio che da questa immagine possono partire ulteriori connotazioni, a seconda della sensibilità culturale di ogni spettatore. A tal proposito è da sottolineare come queste scaturiscono prevalentemente dall'effetto metionimico di quella coppia di ombre che ci proietta in un spazio off, squisitamente mentale e soggettivo, fatto di fantasie ed immaginazione, come i precedenti commenti danno prova evidente. Il titolo, ancora una volta, non necessario alla fruibilità dell'immagine.

Un bel taglio dal vivo..
moda giovane
moda giovane di mikele commento di surgeon

Davvero una buona antifrasi quella presentata dal nostro Mikele80. La sinergia fra il linguaggio verbale e quello iconico riesce a presentare visivamente il concetto pirandelliano di umorismo. L'avvertimento del contrario è gustoso, sottolineato da quello scarto fra l'apparie e l'essere. Buona la composizione.

grazie per il sorriso..
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