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Mexico City 8153770 di alxcoghe commento di simone.dambrosio |
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Silvsrom ha scritto: | A me hai soddisfatto con la tua completa e articolata risposta.
Su questo sotto però ho qualcosa da dire....
Hai citato la musica... quanti sono i compositori? Il cinema... quanti sono i registi? Stessa cosa per gli scrittori... i "fotografi" sono come le formiche caro Simone... milioni di milioni... non è possibile un confronto.
Grazie, ciao |
vivo i forum come laboratori. forse è un mio limite... sono troppo avido di sapere e confrontarmi. hai detto sante parole: siamo troppi (uno dei lati negativi della massificazione dovuta all'avvento del digitale, una frase che ho usato spesso ultimamente) e solo pochi riescono/riusciranno ad eccellere. perchè non provarci, magari tutti insieme? ripeto io qui sono nuovo e ancora non ho una visuale completa ma metti il caso che tra noi si nasconda uno di quei pochi? perchè non stimolare le sue potenzialità? è un'impresa ardua ma non impossibile. il primo passo, sempre a mio avviso, è discostarsi dai clichè... poi pian piano si va avanti nel processo creativo. ma intanto si comincia, si prova. tentar non nuoce. ripeto che le mie sono considerazioni personali e sono cosciente delle lacune della mia modesta "filosofia" da strittarolo da 4 soldi quindi non ho il paraocchi e sono consapevole che probabilmente erro
simone |
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Mexico City 8153770 di alxcoghe commento di simone.dambrosio |
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ho parlato di MIA personalissima repulsione.
anche io ho scattato le foto della presunta "lista" (in realtà era solo qualche esempio)... poi, per esigenza personale, IO ho deciso di non scattare più queste foto o, se proprio vedo/voglio cerco di farlo nel modo più originale possibile. originalità non è sinonimo di "astrazione"; io non sono, mio malgrado forse, un fotografo "conceptual"... dico solo che tante scene sono già viste milioni di volte e bisogna sforzarsi di essere originali. è chiaro che sembra tutto già fotografato... come in musica sembra tutto suonato, nel cinema tutto già visto, nella scrittura tutto già scritto ecc. ecc. se è così allora il processo della creatività (peculiarità umana) si dovrebbe fermare? no, non ci credo. IO credo ci sia sempre qualcosa di nuovo da fotografare, basta guardarsi attorno liberandosi dei soliti clichè... IO quando scatto mi chiedo se io stesso o l'osservatore non abbiamo già visto la scena... bene: se è un'esigenza personale scatto ugualmente ma se con quella foto voglio esprimere qualcosa (la comunicabilità, tipica di ogni strumento di espressione/comunicazione tra cui la reflex) devo essere consapevole che è già stato fatto prima di me e quindi il messaggio arriverà con meno potenza. vi faccio un esempio: se io volessi mostrare la disperazione umana, la miseria, l'indifferenza quale soggetto migliore del barbone per strada? ecco, questo non significa che le sensazioni che voglio esprimere devono essere represse ma solo che quel soggetto è già stato sfruttato tantissime volte ed è una soluzione facile. e allora scatta la molla dell'originalità (io fino ad oggi sono ancora alla ricerca dello scatto originale, me ne basterà farne uno...) e quelle sensazioni cerco di esprimerle in maniera diversa, con un soggetto che mai l'osservatore avrebbe immaginato potesse esprimere quelle sensazioni. il web, se ci fate caso, è pieno di foto tutte uguali o simili tra loro... forse manca l'autocritica e forse ci sentiamo tutti strittaroli prendendo con la reflex in mano (non basta il pennello per fare l'artista). e forse le pacche sulle spalle servono a ben poco. amici, non è facile ma nemmeno impossibile... comunque è il mio pensiero e da ultimo arrivato (nel forum) mi rendo conto che vi starete chiedendo: e chi è questo? sono un semplice fotoamatore come voi in cerca dello scatto e quelle di cui sopra le mie semplici osservazioni. spero di non aver offeso nessuno (e come potrei, non vi conosco) e se involontariamente lo avessi fatto chiedo preventivamente scusa
simone |
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pizzicati te la taranta di simone.dambrosio commento di simone.dambrosio |
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surgeon ha scritto: | Una scena life costruita con buon gusto che risente delle caratteristiche di luce difficile proprie degli scatti notturni. Senza entrare nel merito della post produzione vorrei far notare alcune aree di sovraesposizione al centro del fotogramma che portano l'attenzione sul muro caratteristico della struttura della chiesa. La grammatica visiva è buona, con una lettura piacevole del frame da sinistra verso destra, interrotta solo da quelle bruciature. Il ragazzo che suona il tamburello in primo piano, con la sigaretta alla bocca e dall'aspetto cinematografico, dà il ritmo alla scena con quel mosso funzionale sulla mano destra e introduce perfettamente la danza della coppia sulla destra, ripresa nelle movenze tipiche dei danzatori tarantolati. Ultima nota di carattere compositivo è quella della sovrapposizione fra la mano del ballerino maschile con un soggetto a sedere sulla soglia del sagrato della chiesa. Meglio se la coppia era fermata più a sinistra, verso le aree maggiormente luminose: si sarebbe creato un contrasto più efficace e avrebbe eliminato la giustapposizione sopramenzionata. Rimane uno scatto valido simone.dambrosio, espressivo e carico di ritmo. |
grazie per il passaggio... si ho scattato di sera con iso a 1600 e diaframma a 2.8. l'illuminazione proveniva dal basso e quei faretti era difficile gestirli finchè (non avendo, loro e il muro, contenuti particolarmente importanti) ho deciso di ignorarli. per quanto riguarda la compo: meglio se quella coppia seduta non ci fosse stata ma tant'è. le foto sulla pizzica-pizzica sono abbastanza inflazionate ed ho cercato di coglierne un aspetto diverso... da qui la scelta di inserire il tamburello che (oltre ad essere "prodotto tipico" del paese in cui avveniva il rito) dona un pò di originalità (non tantissima, per carità) rispetto alla classica foto della coppia che balla e contribuisce alla fruizione dell'immagine anche come sostegno compositivo. non ultimo è un elemento (il tamburello di torrepaduli) che distingue la pizzica da altri balli (penso al flamenco, per fare un esempio).
grazie ancora
simone |
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Mexico City 8153770 di alxcoghe commento di simone.dambrosio |
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ilgazzaladra ha scritto: | E' una foto che mi racconta poco. Un bacio, come tanti.
Il doppio cappio? mi piace separare la fotografia dall'enigmistica. |
quoto...
cappio o non cappio, maglione o non maglione, rebus o non rebus... sono due ragazzi che si baciano. la street photography nasce dalle menti di grandi reportagisti del passato (coloro che con i reportage raccontavano, allora, al mondo tutto ciò che non sarebbe stato possibile vedere altrimenti)... solo dopo si è cercato di far vedere attraverso il singolo scatto ciò che normalmente sfugge, nella realtà di tutti i giorni: ma deve pur sempre essere qualcosa di originale (che sfugge, appunto). da qui la mia personalissima repulsione allo scatto (visto un miliardo di volte) alla panchina col vecchietto, alla coppia che si bacia, al riflesso della vetrina, all'uomo col giornale in metro, al barbone per strada, al papà che gioca col figlio, alla pozzanghera che riflette un'immagine ecc. tutte foto già viste e che non raccontano nulla di nuovo. in questo scatto anche gli appigli sono deboli.
già vista, per me
simone |
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pizzicati te la taranta di simone.dambrosio commento di simone.dambrosio |
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alxcoghe ha scritto: | Rispetto il pp che tu ci proponi (anche io ci sono andato giù pesante con alcune foto messicane per un progetto reportagistico in progress) ma credo che al naturale la foto ne guadagnerebbe. E' ben composta, piena di contenuto e dotata di una splendida luce. Per me anche a colori sarebbe ottima! |
intanto grazie per il passaggio... volevo chiederti, visto che ho solo convertito e sistemato le curve, cosa intendi per "naturale" e per pp pesante visto che, ad esempio, in materia sono così integralista e di formazione classica da lasciare (in pp) anche l'orizzonte storto... grazie
simone |
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Torrepauduli (Salento)
La notte di San Rocco (18-19 agosto 2010)
La festa della Notte di San Rocco è uno dei momenti di maggiore aggregazione per l’intero Salento. E’ un rito antico, forse arcaico, considerate le movenze della danza pizzica, e paradossalmente moderno, visto che riesce a richiamare migliaia di giovani. San Rocco guaritore. San Rocco pellegrino, ma soprattutto San Rocco amato e venerato a Torrepaduli più che altrove.
E’ un Santo di origine francese (1295-1327), che nei secoli ha guarito da uno dei morbi epidemici più pericolosi e temuti: la peste bubbonica. La notte di San Rocco è oggi non solo culto ma anche l'occasione per tutti i tamburellisti di Torrepaduli di intonare un inno al Santo e, sotto i colpi del tamburello, ballare la nota pizzica salentina. Nella pizzica pizzica si balla in coppia, non necessariamente formata da individui dello stesso sesso. A differenza di quanto molti immaginano, la pizzica pizzica tra uomo e donna non era unicamente una danza di corteggiamento. Essa infatti si ballava soprattutto in occasioni private e familiari, ed in tali occasioni era molto probabile che a danzare si trovassero parenti anche molto stretti, o individui tra i quali intercorreva una grande differenza d'età. Così il ballo tra un fratello ed una sorella poteva diventare occasione di divertimento e scherzo, come quello tra un anziano e la sua nipotina poteva diventare un momento di apprendimento da parte della seconda dei ruoli, dei passi e dei codici tipici della danza. Tra due uomini invece spesso si creava più tensione, o meglio, competizione, ed il ballo diventava allora un momento di sfida in cui ci si confrontava, esibendole, su doti quali agilità, creatività e prestanza fisica.
(www.fondazionenottedisanrocco.it - wikipedia)
la foto è stata scattata in piena notte sul sagrato della chiesa di San Rocco ad una "ronda" di giovani pizzicati...
inserisco un video, giusto per farvi vedere le movenze del ballo ed ascoltare le sonorità...
http://www.youtube.com/watch?v=sCR79v9je5g
simone |
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la nassa di simone.dambrosio commento di simone.dambrosio |
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Gallipoli (Salento)
La produzione artigianale delle nasse (ceste e panieri di giunco o di vimini utilizzate per la pesca dai gallipolini) è un'arte antichissima e tramandata da pescatore a pescatore. Si tratta di gabbie per i pesci che, attratti dal cibo, entrano senza riuscire più ad uscirne... un tipo di lavorazione che necessita molta esperienza e manualità e con cui si cimentano, ancora oggi, molti pescatori gallipolini... |
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