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| Summer’s almost gone…ma tornerà. di pamar commento di pamar |
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| oltre n ha scritto: | | Un susseguirsi di immagini che raffigurano molto bene la sensazione della stagione estiva al termine. Dagli ombrelloni e sdraio chiuse, al salvagente, alla spiaggia deserta ed infine al mare con boe galleggianti, uniche testimoni della presenza umana . C'è tutta la malinconia che si prova nel vedere qualcosa di vivacemente allegro ormai al termine, enfatizzata dalle tonalità cromatiche utilizzate. Hai raffigurato molto bene quanto volevi trasmettere. Bel lavoro |
Grazie per le parole oltre n.
Marco |
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| Summer’s almost gone…ma tornerà. di pamar commento di pamar |
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Ciao Bruno,
piacevole discussione, senza dubbio.
Allora, conosco bene i riferimenti ai quali ti riferisci. So bene quale sia la definizione ufficiale e riconosciuta di portfolio (non mi piace parlare a vanvera). Devo dire che quanto dici non fa una grinza. Incontestabile. Il mio lavoro non rispetta tutti i canoni. Ne convengo. Quello basilare probabilmente è una certa ripetitività dei tasselli che lo compongono. Di questo sono conscio, ma ho voluto così pur sapendo che è un connotato che allontana dall'idea ufficiale di portfolio (oltre ad altri punti che, giustamente rilevi). Le motivazioni di questo le ho esposte prima. Le foto sono tutte di identico formato e dimensioni (3 : 2), probabilmente ti riferisci all'orientamento. Vero che sarebbe dovuto per un "vero" portfolio che tutte le foto abbiano il medesimo orientamento...ma che vuoi farci...
Se vuoi, guarda questo mio lavoro di un paio di anni addietro. Questo l'ho realizzato rispettando (quasi) tutti i crismi. Ed infatti ha avuto un certo riconoscimento da parte di addetti ai lavori (riferimenti nel post).
https://www.photo4u.it/viewcomment.php?pic_id=773132
comunque mi fa molto piacere discutere con te.
Marco |
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| Patagonia cilena di rrrrossella commento di pamar |
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Questione complessa e sfaccettata. La domanda chiave è cosa cavolo è un portfolio fotografico? Come definizione è un insieme di fotografie aventi un unico tema che le accomuna. Basta cercare in rete ed è pieno di definizioni come questa. Tale tema centrale può essere narrativo o illustrativo o concettuale…
La cosa basilare è che tutte le immagini che lo compongono siano coerenti nel formare l’insieme. Conta maggiormente che le immagini abbiano fra di loro un legame che un insieme slegato di fotografie stupende. Viene consigliato di sacrificare un’immagine stupenda se non si amalgama con il resto del lavoro. Basilare è anche l’ordine delle fotografie. Le foto devono essere i tassellli ed il passaggio da uno al successivo deve essere quasi automatico e senza dubbi. Certo, questo è il concetto di portfolio fotografico vero e proprio e caro agli addetti ai lavori. Reportage probabilmente è un poco diverso, si fonda su una narrazione o enunciazione di un fatto, evento o viaggio o simili, ma le basi sono analoghe. Certamente la sezione reportage e portfolio di p4u ü un altro paio di maniche ed esula da tali vincoli. tu chiedi in cosa è diverso un servizio su una rivista di viaggio. Ti sei risposta da sola in parte. sono cose diverse. un portfolio fotografico deve vivere da solo e reggersi senza aiuti. Le foto su una rivista sono una parte di un articolo e di una narrazione. Parole + fotografie. Per questo dicevo che il tuo lavoro non fila sempre liscio. Non dico che non è coerente. Come tu stessa hai detto è un insieme di momenti . insieme di singole visioni che hai voluto immortalare. Per te che hai vissuto il tutto probabilmente hanno un filo logico che, per chi non è stato partecipe, non sempre è lampante. il passaggio da uno scatto al successivo non è automatico ma richiede una sorta di stacco ed il re immedesimarsi nella narrazione. Ehi, non voglio risultare un pedantone…non sono mica un vecchio cocciuto e tassativo. Viva la libertà espressiva. Ho solo esposto un concetto. Non semplice a parole scritte…
Marco |
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| Patagonia cilena di rrrrossella commento di pamar |
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Arriva il bastian contrario….
no, seriamente. Non ho commentato prima questo lavoro e sono arrivato in ritardo, dopo che moltissimi avevano detto la loro. Adesso mi trovo nella situazione di usare parole non positivissime. Lo faccio sperando che Rossella non se la prenda a male se sottolineo alcune pecche (secondo me beninteso) a fronte di varie lodi ricevute finora. Penso che sentire un’altra campana possa a volte servire (?)…
Allora, parto da una domanda semplice semplice. Se le fotografie avessero avuto come soggetto un luogo molto più comune e non un luogo affascinante e lontano, avrebbero avuto lo stesso impatto? Chi le guarda rimane affascinato dai luoghi o dalle fotografie in sé ? Come è stato rilevato anche da alcuni, alcune fotografie non sono impeccabili, ma questo è comprensibilissimo date le condizioni e i momenti degli scatti. Cosa importante a mio avviso è che non fittano nel costruire un reportage. Sono un insieme di scatti raffiguranti luoghi affascinanti ma non hanno un filo conduttore, non si amalgamano e procedono l’una dopo l’altra a sbalzi. Intendiamoci, prese singolarmente non ce ne è neppure una sola che cestinerei. Il loro essere insieme in modo fluido non lo vedo perfetto. Certo, io per alcuni miei portfoli ho ricevuto tassative critiche opposte, ossia di essere troppo ripetitivi e monotoni. Io personalmente vedo un lavoro del genere come reportage e non portfolio. Un portfolio per me è un insieme stretto concettuale. Reportage è la narrazione di un evento, luogo o episodio. Detto questo ribadisco quanto detto. Come reportage non lo trovo fluidissimo. Ho detto tutto e spero che Rossella non se la prenda (in fondo è solo il parere di uno fra i tanti…). Chiudo dicendo che la ringrazio perché mi ha mostrato luoghi e momenti che non ho mai avuto il piacere di vedere dal vero.
Marco |
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| La chiacchierata di -Max- commento di pamar |
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una situazione esplicitata con pochi ma essenziali ed efficaci elementi. Spesso è piu' facile infarcire un fotogramma di troppi elementi ridondanti che, invece di chiarire, generano confusione. Bella idea.
Marco |
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| Summer’s almost gone…ma tornerà. di pamar commento di pamar |
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Ciao a tutti,
vorrei prima di tutto ringraziare per gli interventi. apprezzo le puntualizzazioni critiche. Ritengo sia maggiormente utile una critica motivata e ragionata. Utile per capire come viene visto il lavoro da altri che sono esterni alle scelte dell’autore.
Bruno, capisco i tuoi dubbi. Sono coerenti e bene elencati. Ciò che dici circa la ripetitività è vero. Il tutto dipende da una scelta. Nelle mie intenzioni vi è il volere indugiare a lungo sulle strutture balneari vuote come se qualcuno si muovesse verso il mare, guardando e riguardando, con piccoli cambiamenti di visuale. Giù fino al mare ed infine a vedere solo il mare e battigia e poi il mare vuoto. Ma non vorrei dilungarmi troppo su statement e miei propositi. L’unico punto che ti contesto, di quanto hai scritto, è l’affermazione che non si tratta di un portfolio. Lo è in toto. Probabilmente dipende da cosa classifichi come portfolio. Non è sicuramente un reportage di una situazione (quello per me è diverso da portfolio). Non è un portfolio descrittivo di un ambiente o dato di fatto. Lo è in pieno visto come associato ad uno stato d’animo.
Grazie anche ad Antonio e leghorn per gli interventi e pareri.
Marco |
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| st di -Max- commento di pamar |
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Mmm…devo dire che, a differenza di altre tue proposte, questa la trovo meno riuscita. Perché? Forse è una mia preferenza personale beninteso ed altri non la vedono allo stesso modo. Uno dei tuoi punti vincenti come “fautore di immagini” è l’indubbia capacità di previsualizzare fotograficamente scenari che ai più passano sotto il naso. Intendo la capacità di vedere ed intuire come un elemento del reale sarà una volta racchiusi in un fotogramma; mostrando un proprio connotato che, normalmente c’è ma non risulta evidente. dote non da poco e probabilmente allenabile fino ad un certo punto ma le cui basi devono essere innate. dicevo che questa fotografia la giudico meno efficace di altre tue perché meno netta nei suoi connotati, meno diretta ed immediata nel richiamare associazioni e connotati precisi.
Marco |
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| La luce fuori di batstef commento di pamar |
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| Anna Marogna ha scritto: |
ps. Scusa Marco, il formato non mi pare quadrato (?) ma è d'effetto ugualmente  |
Si, diciamo pseudo-quadrato...
Marco |
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| La luce fuori di batstef commento di pamar |
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Una fotografia affascinante. Penso che il B&N sia una buona scelta, perché rende preponderante il muro scrostato. Emerge bene la sua texture che ha, oltre ad essere esteticamente degna di nota, il ruolo di qualificare il caseggiato come abbandonato ed in balia del tempo. Ottima la luce che entra dalla finestra e che illuminando il muro di destra evidenzia il suo stato e rende un’illuminazione ad hoc degli interni. Infine trovo azzeccato il formato, quadrato, compatto, capace di racchiudere bene la scena e di rimarcarne la buona simmetria globale.
Marco |
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| Summer’s almost gone…ma tornerà. di pamar commento di pamar |
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Questo è un lavoro al quale sono molto affezionato. Strano per me, che solitamente ci metto un sacco di tempo a creare un portfolio, ho scattato tutte le foto in una sola serata di fine settembre.
Sono stato molto indeciso sul postarlo o meno. Le riduzioni per il WEB non rendono l’effetto voluto. Estetica si manifesta nella sua completezza su carta, in stampa. E a mio parere (e per mia volontà) l’ ”aspetto” ha un ruolo fondamentale in questo lavoro. Le immagini andrebbero viste stampate in un formato grandino. Io le ho stampate su un supporto che ne evidenziasse la granulosità ed i colori spenti (non riflettente e con leggera texture). Queste caratteristiche grezze e “sbagliate”, rifuggono gli standard attuali che vogliono estrema pulizia dei file e loro perfezione di resa. Se volete, date un' occhiata e dite la vostra.
Summer's almost gone
Summer's almost gone
Almost gone
Yeah, it's almost gone
Where will we be
When the summer's gone?
…..We had some good times
But they're gone
The winter's coming on
Summer's almost gone
The Doors |
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| La Nebbia di Ognissanti di Francesco Ercolano commento di pamar |
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Trovo che sia un buon lavoro. Punti di forza sicuramente sono il fascino dettato dalle condizioni metereologiche unite alla tipologia di ambientazione. A livello di portfolio vi è senza dubbio grande omogeneità fra gli scatti che lo compongono, senza fotografie fuori luogo. Questo crea omogeneità visiva che rende immedesimante il lavoro per chi lo guarda. Sembra di esserci e vivere quell’atmosfera particolare.
Marco |
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| Una impaziente attesa di Bruno Tortarolo commento di pamar |
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Questa volta sarò sintetico. Tutto quello che avrei detto l'ha detto prima Anna. Unica cosa diversa é la mia preferenza fra i 3 scatti che va a quello con il biglietto a terra. Per il resto quoto le sue parole.
Marco |
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| È una somma di piccole cose di fabiopollio27 commento di pamar |
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| fabioph ha scritto: | Grazie Antonio!
Marco, la dedizione che metti nell'analizzare e commentare le foto degli altri è sorprendente e meritoria, almeno da parte mia, di profonda gratitudine.
Nel mio caso hai spiegato, con parole precise, le mie intenzioni molto meglio di quanto avrei saputo fare io.
Sembrano passaggi eccessivamente lunghi i tuoi talvolta, in realtà garantisci agli improvvisati come me la possibilità di acquisire maggiore consapevolezza fotografica.
Ti ringrazio sinceramente |
Grazie Fabio per quanto dici. Se lo faccio é perché ci tengo e mi piace. E una cosa mi sento di dirti in tutta onestà: non direi proprio che ci azzecca la tua definizione di "improvvisato come me". Da quanto crei non mi pare proprio che ti si può definire improvvisato.
Ciao
Marco |
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| ST di Arnaldo A commento di pamar |
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Ho visto questo scatto di Arnaldo e la proposta di Antonio. vorrei dire la mia sulla foto originale e la rivisitazione. premessa importante; esprimo unicamente una mia preferenza personale e non voglio per nulla sminuire le proposte ed idee altrui.
Io apprezzo maggiormente il formato rettangolare proposto da Arnaldo. Il formato quadrato mi è sempre piaciuto molto ed io stesso lo adotto spesso per la sua compattezza e capacità di “racchiudere” la scena presentata. Tuttavia esso ha la caratteristica di poter esaltare oppure sminuire un’immagine. Questo è un caso dove, secondo me, non apporta migliorie.
Mi baso nel dirlo sul concetto di “peso” degli elementi che compongono la fotografia. Di prassi con il termine peso si intende l’importanza visiva che ha un oggetto nel fotogramma. Tradotto è l’attrattiva, la prima zona dove si posa lo sguardo nell’immediato, appena guardo la fotografia. Un elemento si distingue da altri per il peso maggiore o minore o paritario che ha. Vi sono alcune caratteristiche grafiche che danno peso: elementi scuri o neri hanno un peso notevole (in particolare se lo sfondo è più chiaro). Elementi di colore diverso dal resto della scena hanno più peso. Elementi in primo piano tendono ad avere maggiore peso (questo viaggia tenendo conto anche del loro tono cromatico e luminoso). La posizione nel fotogramma rende un oggetto con peso diverso rispetto al medesimo in altra posizione….e via di seguito.
Nella foto rettangolare vi è un albero quasi nero sulla destra, che manca nel quadrato. Esso ha la capacità di riempire la scena nella sinistra e bilancia gli elementi forti che sono presenti a destra (albero scuro + lampione in primo piano). Nel quadrato tutta la sinistra non c’è; verrebbe da dire che non essendoci quella zona, non c’è da bilanciare nulla. Un conto se ci fosse vuota ma non c’è. Tuttavia la sin. del quadrato (che corrisponde alla centrale del rettangolo) risulta di minore peso perché lampione ed albero li’ presenti, sono in lontananza e di minore forza. In pratica le superfici pesanti sulla sin. del quadrato sono (ad occhio) ¼ rispetto alla destra. Questo porterebbe ad un mancato bilanciamento e simmetria di pesi. Nel quadrato tali disomogeneità e mancate simmetrie hanno notevole impatto. un conto è avere due lati “pieni” ed il centro leggere nel rettangolare. Diverso avere i due lati non omogenei nel quadrato. Ho finito la pappardella.
Marco |
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| st di -Max- commento di pamar |
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In questa fotografia ravviso una caratteristica peculiare. La capacità di trasporre una scena, un oggetto per farlo apparire qualcosa di diverso e nuovo. Qualcosa che non ha attinenza con l’originale. Una semplice pozzanghera d’acqua nel terreno diviene altro. Da un oggetto per nulla coinvolgente si passa a qualcosa di diverso. La fantasia porta a pensare ad una costa sabbiosa, o ad una scia quasi luminosa e via di seguito. Solo la fantasia e l’immaginazione di chi guarda la fotografia puo’ dire cosa e porsi limiti. Vi è sicuramente una buonissima capacità di previsualizzare cosa sarà racchiuso nel fotogramma da parte dell’autore, a fronte di un oggetto comune e che vediamo, senza badarci, quasi tutti i giorni. Nondimeno, in questo scatto, vi è un intelligente lavoro di trattamento dell’immagine, per renderla capace di 2mostrare” i nuovi aspetti dei quali parlavo. Il B&N deciso e contrastato rende evidente e di spicco le zone chiare che plasmano di nuovi connotati la scena. Ottima idea ed ottima lavorazione per sorreggerla.
Marco |
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| st di -Max- commento di pamar |
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In questa fotografia ravviso una caratteristica peculiare. La capacità di trasporre una scena, un oggetto per farlo apparire qualcosa di diverso e nuovo. Qualcosa che non ha attinenza con l’originale. Una semplice pozzanghera d’acqua nel terreno diviene altro. Da un oggetto per nulla coinvolgente si passa a qualcosa di diverso. La fantasia porta a pensare ad una costa sabbiosa, o ad una scia quasi luminosa e via di seguito. Solo la fantasia e l’immaginazione di chi guarda la fotografia puo’ dire cosa e porsi limiti. Vi è sicuramente una buonissima capacità di previsualizzare cosa sarà racchiuso nel fotogramma da parte dell’autore, a fronte di un oggetto comune e che vediamo, senza badarci, quasi tutti i giorni. Nondimeno, in questo scatto, vi è un intelligente lavoro di trattamento dell’immagine, per renderla capace di 2mostrare” i nuovi aspetti dei quali parlavo. Il B&N deciso e contrastato rende evidente e di spicco le zone chiare che plasmano di nuovi connotati la scena. Ottima idea ed ottima lavorazione per sorreggerla.
Marco |
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| È una somma di piccole cose di fabiopollio27 commento di pamar |
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Come lo stesso autore premette, quello presentato non è un portfolio vero e proprio ma un gruppo di fotografie relative ad un’esperienza comune. Io sono molto puntiglioso circa il cosa è un portfolio. Molte volte ho criticato alcuni lavori perché non coerenti se visti nel loro insieme. Quindi mi dovrebbe venire automatica la bocciatura di questo lavoro presentato come portfolio. Eppure non è così; per niente.
Io lo vedo un insieme di fotografie coerente e che “devono” stare insieme. Forse non a livello puramente estetico e di uniformità formale che riguarda gli scatti, ma sicuramente assimilabile ed univoco circa il “racconto”, l’esperienza narrata e soprattutto il “concetto” (o se preferite il momento personale) che unisce le singole fotografie, e dalle quali scaturiscono riflessioni sul mondo nel quale si trovano i nostri figli. Come dice l’autore stesso sono “un album di piccole scoperte, di meraviglia, di rifugio nel piccolo mondo quando quello grande fa più paura”. A mio avviso (e non solo mio per la verità, non è farina del mio sacco) un portfolio è un gruppo di fotografie attinenti dal lato formale ed estetico ma anche e soprattutto dal versante del contenuto e concettuale. La coerenza concettuale deve essere solida in particolare per quei lavori non solo descrittivi di un ambiente concreto ma soprattutto per quei lavori basati su sensazioni, sentimenti, stati d’animo e riflessioni. Per assurdo quindi hanno un significato minore le fotografie prese singolarmente che nel loro essere raggruppate...e questo per me è un dato inequivocabile e molto molto forte. E poi lo afferma lo stesso autore del lavoro che dice : “queste singole fotografie conservano un po' di senso se stanno insieme”. Verissimo. Lo quoto al 100%. Episodi, momenti, piccoli oggetti che sono semplici e di piccolo impatto considerati da soli. Non se nel loro insieme, dove acquistano una nuova e non banale valenza. Ottimo.
Marco |
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| Una paziente attesa di Bruno Tortarolo commento di pamar |
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Questa fotografia mi ha intrigato da subito. anzi, intrigato non è il termine più corretto. Spiazzato direi. Spiazzato non inteso in modo negativo; è stata fautrice di alcune elucubrazioni mentali. Il tutto deriva da un senso di straniamento che ho avuto di fronte alla scena. Il bambino ed il cane. Niente di sconvolgente, eppure mi ha pervaso un aria di surrealtà nel vederli (esiste il termine surrealtà in lingua italiana…?). Una scena normale, è vero, ma…nella posa, nell’attesa, nell’atteggiamento, nella situazione ci ho visto (e continuo a farlo) un elemento surreale. Basilare quindi l’ambientazione scelta, il come è stata resa ed i protagonisti. Combinazione efficace.
Marco |
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| .. di oltre n commento di pamar |
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Sono contento per questo scambio di vedute ed opinioni che, sebbene non concordi, sono tutte fatte con argomentazioni ragionate e chiaramente esposte. Mi voglia scusare l’autore dello scatto se mi dilungo sull’argomento. Trovo che ne valga la pena.
Premessa penso importante: io personalmente valuto la cosa indipendentemente dal come è stato ottenuto l’effetto vellutato. Tempi lunghi in fase di scatto o lavoro di post produzione. il risultato in pp lo reputo fatto bene e non porta ad un risultato palesemente irreale. Ragion per cui penso si debba puntare a valutare unicamente il guadagno o la perdita in termini estetici o concettuali del’operazione.
La teoria del mio conoscente circa il “vestire” una fotografia e la valutazione se si ha un guadagno oppure un voler mascherare una certa pochezza penso ci veda tutti concordi (spero…).
La fotografia di oltre n, con il mare reso vellutato, è visto da taluni come un guadagno rispetto all’originale, da altri come un qualcosa da evitare e che sminuisce l’originale.
Partendo dal dato oggettivo che la fotografia originale è molto buona, almeno a mio avviso, si tratta di capire perché il “mare vellutato” vs il “mare normale” sia un fattore di improvement o meno.
per taluni lo è per altri no. Nel campo delle valutazioni basate sull’aspetto estetico di un’opera penso che (fortunatamente) si possa esprimere il proprio personale punto di vista senza il rischio di venire tacciati di errore…salvo casi eclatanti, chiaramente. Non si tratta di qualcosa di puramente quantitativo e non c’è un giusto ed uno sbagliato incontestabile. inoltre, la resa del mare nella fotografia (come esposto da alcuni) porta diretta ad un discorso che sfocia nel concettuale partendo da un elemento puramente formale/estetico. ne consegue che vi è, ancora maggiore, una buona libertà interpretativa. Da taluni il mare velato è visto come un’antitesi alla concretezza del pupazzo e del suo essere sulla riva; da altri il “mare normale” pare essere meno forzato e non richiede una traduzione che può essere vista come innaturale e non immediata (giusto ?).
Quindi ? Non sono in grado di rispondere. Probabilmente non ne ho le capacità. Di quanto sono sicuro è che il confronto è una palestra e fonte di scambio di vedute costruttive per tutti. Bello.
Marco |
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