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st di Pio Baistrocchi commento di surgeon |
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Anche stasera mi trovo nella piacevole situazione di trovarmi fuori sezione e come per ieri, di commentare una fotografia di un commentatore... Questo non vuol dire che non seguo i percorsi artistici e le evoluzioni dei singoli utenti fuori delle mie competenze ma che soprassiedo volentieri e mi limito ad osservare... Su questo paesaggio di Pio Baistrocchi mi soffermo , perché si lascia guardare volentieri scostandosi piacevolmente dalle abitudinarie visioni. Qui l'autore conferma la sua ultima produzione di questo genere fotografico presentando ancora una volta ed in maniera sempre più convincente uno sguardo profondamente riflessivo. L'immagine opaca “rappresenta” un paesaggio, non nella maniera scontata, senza sostituire qualcosa di presente a qualcosa di assente, ma presentandosi nell'atto di presentare qualcosa. In parole più semplici, quello su cui ci soffermiamo (e su cui la fotografia richiama la nostra attenzione) non è la scena rappresentata ma il fatto che quello che abbiamo davanti è appunto una fotografia, un artificio umano che riproduce un aspetto del Reale. Siamo di fronte ad una riflessione quindi, un pre-testo piuttosto che l'argomento di un discorso visivo. La visione miope di Pio Baistrocchi cha da un pò di tempo accompagna la sua ultima produzione, funziona da marca dell'enunciazione fotografica e mette in scena il linguaggio stesso della fotografia, una riflessione meta-fotografica. Sempre più consapevolmente riesce, con questa sua sfuocatura, a generare un brillante dispositivo visivo per investigare la rappresentazione fotografica. Quei rami spogli ben delineati diventano un sicuro trampolino visivo che permette alla messa a fuoco mentale dello spectator di approdare allo sfondo e di poter così godere del risultato involontariamente pittorico, squisitamente ambiguo e reticente. Ma se questa riflessione è possibile, se questo salto visivo ci è concesso, dobbiamo renderne merito e legittimare l’autore. Un autore che conosce bene il linguaggio fotografico e la fine arte della comunicazione visiva, e che ha capito come far diventare meno descrittivo e oggettivo uno scorcio paesaggistico, rendendolo più aperto a molteplici letture ed interpretazioni. Non mi soffermerò quindi sulle sensazioni soggettive di cui una tale immagine è prodiga e che sicuramente incontrerà ma mi limito a mettere in luce come l’artista ha utilizzato il mezzo. Vorrei che l’autore non si fermasse a sperimentare ma rimanesse aperto anche ad altro.
buon serata  |
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Azzurrità... di Clara Ravaglia commento di surgeon |
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Forte la dissonanza fra l'ancoraggio del titolo e l'istantanea opaca della nostra Clara Ravaglia. Una fotografia che punta tutto sulla superficie a che mette in scena un linguaggio plastico di categorie eidetiche, topologiche e cromatiche. C'è la ricerca di un senso dell'ordine, con un taglio ricercato che seleziona pochi ed essenziali elementi. Ma questo non è sufficiente ha sostenere le promesse di un'essenza, quella dell'azzurro, solo intuita. A dire il vero il colore forse predominante è il verde che gonfia le linee curve e riempie gli ornamenti in maniera vigorosa e contro la tendenza dell'occhio di leggere nelle normale visione occidentalizzante. Sembra che si muova da destra verso sinistra con un movimento dirompente ad onda e che riesca ad avere la meglio su quelle linee rette, consumandole. Ma il gioco viene disatteso dalla promessa dell'essere azzurro che doveva essere il "soggetto" della fotografia. A dire il vero sembra una cosa semplice ma in effetti non lo è: così si sperimenta che è difficile «vedere» le cose più semplici, quando questa visione deve operare una autentica metamorfosi dell'oggetto in segno. Qui l'azzurro, per la verità insieme al verde, colora il fondo della vasca piena di acqua e non è sufficiente a creare un centro organizzatore dell'immagine, a far emergere un connotatore di significato, appunto di azzurrità. Un colore si può affermare, e si afferma meglio, come «concetto visivo» o addirittura come vera e propria essenza se è rappresentato attraverso la «differenza». Un rapporto o una serie di rapporti tra azzurri diversi, di sostanze ed oggetti diversi e distribuiti in modo da costituire «punti di forza» su cui regge Ì' organizzazione della fotografia, ha maggiori possibilità di sostenere un significato di quanto non l'abbia un solo colore distribuito quasi uniformemente a condividere l'intera superficie con un'altro.
«Un giorno, nel bosco, qualcuno, lì fermo a guardarlo dipingere, gli domandò ansiosamente: "Ma dove vedete, Monsieur, quel bell'albero che mettete qui?" Corot si toglie la pipa di bocca e senza voltarsi indica col cannello una quercia dietro di loro ... ». Paul Valéry
Ciao Clara  |
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Pace dei sensi di MaRiAcI commento di surgeon |
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Ancor prima di valutare viraggi e scelte cromatiche vorrei indirizzare l'attenzione su un fatto. L'ambizioso titolo dell'istantanea di MaRiAcI suona come una forzatura nella lettura della fotografia e cerca di interpretare una situazione reale dipingendola in maniera eudemonistica. Pericolosi sono i titoli che vengono accoppiati a testi visivi come questo perchè oltre a forzare la lettura e la comunicazione del messaggio fotografico sono negativi perchè assolutamente plausibili con altri. L'autore poteva intitolarla "stanchezza" oppure "attesa" oppure "concentrazione", "isolamento", etc. e tutte queste avrebbero avuto una pari dignità visiva. A dire il vero questo personaggio ambientato mi pare proprio stanco e quella mandibola alzata ed i muscoli mentali contratti parlano di uno stato tutt'altro che rilassato e felice a cui fanno eco le posture a barriera di gambe e braccia. Senza entrare in profondità nell'esame dell'espressione del soggetto e della sua comunicazione non verbale, vorrei far notare all'autore il peso visivo che le due statue in alto nel fotogramma assumono nell'anomalo formato orizzontale per via del loro forte contrasto con lo sfondo scuro e per via delle posture espressive. Queste ultime rappresentano ulteriori elementi con un significato proprio che si discosta anch'esso con l'idea tematico narrativa esplicitata in origine. Tutto questo per stimolare una riflessione e un miglioramento.
ne aspetto altre MaRiAcI  |
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Non correre!!! (B&N) di marcomajo commento di surgeon |
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Il forte contrasto messo in scena, l'ampio primo piano della pavimentazione, l'inclinazione e l'angolazione dell'inquadratura verticale, diventano i veri protagonisti dello scatto. Quello che doveva essere il fulcro gioioso dell'istantanea viene ad essere messo in secondo piano a causa della sensibile distanza delle due figure e del loro non perfetto rapporto tra le masse e lo sfondo: la donna viene inghiottita dal nero alle sue spalle ed il bambino si giustappone alla panchina dei piani che recedono. Al di là quindi delle condizioni di luce molto difficili da gestire avrei atteso qualche passo dei soggetti per avere tutto il racconto life distribuito meglio.
ne aspetto altre marcomajo |
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corrispondenze. Lisbona,2009. di albbla commento di surgeon |
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La postura anomala del signore sulla panchina già di per se attira l'attenzione per via del contrasto che si genera rispetto a quello che sono le aspettative a cui socialmente siamo abituati. Il piede rilassato sul dorso dello schienale della panchina e la sua giustapposizione con l'ombra proiettata dal lampione rappresentano un ulteriolre punctum che attira e rinnova lo sguardo. Purtroppo non mi convince la centralità di questo soggetto con alle spalle il palo e quella figura di donna che siede nel prato a leggere. Quest'ultima per via del suo chiarore e contrasto attira molta attenzione a quello che è il soggetto principale. Il lato sinistro dell'inquadratura soffre di un'atrofia visiva resa importante proprio dalla centralità del palo e del soggetto. Certo non potevi avere lo scatto con entrambe le cose a posto e hai dovuto fare delle scelte. Ne aspetto altre albbla. |
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solitudine di laifisnau commento di surgeon |
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L'ancoraggio del titolo innesca una premessa percettiva nello spettatore che viene così predisposto ad interpretare la fotografia in un certo modo, dove però il contenuto promesso viene disatteso.
Citazione: | Isolando il soggetto io pensavo di esaltare la distanza dal contesto e quindi rafforzare il concetto.. |
Non è stato questo il risultato delle scelte tecniche messe in atto: il soggetto principale, quello a fuoco per intenderci, non appare isolato ma circondato da altre figure molto vicine. L'inquadratura che ci offri è il risultato di uno schiacciamento prospettico esasperato, forse di un 200 o un 300 mm che crea un coagulo di figure, rappresentato da corpi, nuche, volti, braccia, gambe. L'impressione è di affollamento, di moltitudine. L'inquadratura stretta non permette di contestualizzare il luogo e nemmeno la natura della seduta dell'uomo. Un taglio fotografico troppo estremo e soprattutto non funzionale al messaggio esplicitato nel titolo. Il consiglio spassionato che mi sento di lasciarti è quello di lasciare a casa un simile obiettivo di tipo tele e cogliere le situazioni in strada con focali più corte. Altro consiglio utile è quello di leggere quei buoni tutorial street di cui la sezione è fornita.
ciao e a presto laifisnau |
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Waiting di Michele Spinolo commento di surgeon |
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Una fotografia semplice e ben fatta che vive unicamente della caratteristica espressione e postura della giovane ragazza in attesa, unitamente al piacere di osservare i suoi attributi (indumenti, scarpe, borse, etc). Purtroppo il contesto anonimo e il tema oltremodo banale affrontato con un titolo esterofilo, fanno ben presto cadere l'interesse per questa fotografia life. La vignettatura crea un'ulteriore rafforzamento sul soggetto e la sua postura, donandole una valenza ritrattistica, e di pari passo crenado sempre di più l'avulsione dal luogo. |
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solitudine di laifisnau commento di surgeon |
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Il titolo della fotografia stona con la rappresentazione visiva creando un contrasto stridente. La scelta tecnica di schiacciare i piani prospettici mediante l'utilizzo di una lunghissima focale tele evidenzia una scorretta espressione del comune linguaggio fotografico. Il risultato è stato quello di giustapporre quella che sembra essere la figura principale, grazie alle scelte di fuoco selettivo, e lo sfondo ricco di persone. Il messaggio visivo che se ne trae non è di solitudine ma di affollamento. L'idea tematica narrativa della scena non è stata compiutamente realizzata dall'istantanea di laifisnau. |
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Entree interdite di alessietto commento di surgeon |
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Un taglio fotografico infelice. Non si capisce il perchè l'autore abbia voluto giustapporre visivamente questo cartello di scritte di avvertimento e l'uomo sullo sfondo ripreso di spalle. Se fosse uno straniero curioso che viola la norma, potrebbe avere un senso ironico di contrasto, ma la pelle e la capigliatura sembrano rivelare la presenza di una figura autoctona. Il risultato introdotto dal banale titolo è troppo scontato. Un' inquadrautura sbilenca dove il taglio incerto della prospettiva, sul lato inferiore, infastidisce, e dove l'apertura nella rappresentazione bidimensionale invita lo spettatore ad andare sul margine sinistro senza motivo. Quella croce amputata che nasce dal margine della staccionata contribuisce a dare un senso di improvvisazione. Senza senso anche la vignettatura della scena. L'interessante accostamento cromatico fra la porzione di cielo e la cancellata di legno in primo piano, i volumi architettonici caratteristici del luogo, davano spunti di inquadrature interessanti che purtroppo non sono stati presi in considerazione. |
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giocatore di fuoco di graphicgragiti commento di surgeon |
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Una fotografia di strada banale dove l'ennesimo artista di strada viene ripreso durante uno dei suoi spettacoli dal vivo. L'inquadratura ravvicinata frutto di una lunghissima focale tele decontestualizza anche il luogo della rappresentazione. Elementi di disturbo sullo sfondo della scena completano una fotografia debole come contenuti, che riflette un primordiale approccio street. Il consiglio spassionato per l'autore graphicgragiti è quello di farsi una bella lettura dei tutorial di sezione iniziando dall'ottima guida visuale di Belgarath.
ne aspetto altre |
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Distrattamente in cammino di ResetBlue commento di surgeon |
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Una fotografia life debole, distaccata, senza un contenuto che possa stimolare un vero e proprio racconto. Un campo lungo con una figura intera ripresa di profilo mentre cammina, inquadrata ad altezza occhi. In lontananza una macchina in sosta. Al di là degli attributi tipici del personaggio rappresentato (principalmente i suoi abiti) tipici del luogo di appartenenza, non vi è nient'altro ad attirare l'interesse dello spettatore. La centralità del soggetto nell'inquadratura orizzontale, il taglio dell'ombra, l'ampia e monotona porzione di cielo, rendono ancora più scialba la rappresentazione di questo luogo lontano.
ne aspetto altre ResetBlue |
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7 gennaio di Liliana R. commento di surgeon |
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L'elemento insolito è stato ben rilevato dall'istantanea street di Liliana e questo è degno di lode all'interno di questa nuova sezione allargata Street and Life. Tutto l'impianto scenografico di figure e spazi, assolutamente spontaneo e naturale è ben strutturato, innescando un altrettanto valido piano mentale ma purtroppo soffre di un vizio visivo dipendente dai toni del bianco e nero che guidano l'occhio lontano dal centro di interesse. Quella sorgente luminosissima in alto a destra dell'inquadratura attira l'attenzione in maniera eccessiva e sminuisce l'effetto straniante e la godibilità al centro del frame. Per me rimane comunque una buona immagine proprio perchè riesce a vivere di quello scarto di cui ogni street dovrebbe trarre nutrimento.
bene |
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.... di Enfil commento di surgeon |
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Una fotografia molto interessante questa di Enfil.
Buono il taglio orizzontale e tutta la regia compositiva. La fotografia riesce a convincere proprio per questa inquadratura soggettiva data da quel cespuglio fuori fuoco a destra e da quella sottile reticenza visiva che genera prepotentemente uno stato psicologico di curiosità, dando il via ad un pensiero e ad un'immaginazione che lascia libero lo spettatore di assaporare l'intero testo visivo. Una fotografia riflessiva, dal profondo spazio mentale.
Vorrei che l'autore continuasse convinto.. |
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original marines di simone.dambrosio commento di surgeon |
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Purtroppo la velocità di esecuzione e i relativi difetti di forma dell'istantanea non sono giustificati dall'associazione fra le giovani reclute in licenza della Marina Militare Italiana e la scritta della famosa azienda campana; il tutto appare debole. L'autore è stato ispirato dalla nomenclatura del famoso brand che ha sempre propagandato il senso di appartenenza a un mondo dove i valori di libertà, democrazia, trasparenza, amicizia riflettono lo spirito dei valorosi soldati americani nati come forze marine e poi modificatosi in seguito. Il punto di vista non è dei più funzionali alla resa dell'idea in quanto panalizza il riconoscimento della scritta. L'inclinazione dell'inquadratura e i relativi difetti di composizione rivelano la mancata perdita del momento buono di scatto. Lo sguardo fuori dal frame della ragazza al centro, unito all'ampio spazio chiaro nell'angolo in alto a destra, alterano l'equilibrio della scena. I riflessi sulle vetrine sono sovraesposti e i neri sono molto chiusi. |
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Lettere e/o Filosofia? di Davì commento di surgeon |
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Il titolo interrogativo delle fotografia cerca di integrare una rappresentazione visiva non proprio convincente. Abbiamo sullo sfondo a sinistra, un giovane seduto su di una sedia chinato con lo sguardo verso un telefono cellulare; una porta metallica chiusa e piena di adesivi, in posizione centrale, dal quale fuoriesce una debole luce calda; un neon sul soffitto che emana una luce intensa ; dei disegni con personaggi antropomorfi ed impronte varie; la vetrinetta che contiene un estintore sulla destra dell’inquadratura. L'autore riprende il tutto da lontano, in maniera distaccata e oggettiva, con un piano-lungo, avendo cura di mettere in evidenza questo ambiente vetusto e poco curato, desolato, con i segni di una generazione senza rispetto e buona educazione. Il comprendere questo interno palesandone i limiti come quinte e indirizzando l’attenzione sullo sfondo desolante, racconta dell’ambiente: l'interno sporco, depauperato e maltrattato, sembra quello di una facoltà universitaria che naviga in brutte acque... Forse è quello che l’autore ci voleva suggerire con l’interrogazione iniziale o forse no: resta il fatto che il testo visivo non è comunque autosufficiente e la composizione non convince per rappresentare l’idea narrativa suggerita. Eccessiva l’inquadratura sul lato superiore a comprendere un’ampia porzione di soffitto ed una luce completamente sovraesposta che infastidisce molto. |
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New York Skate di Surrogate commento di surgeon |
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La fotografia di Surrogate rivela un' evidente improvvisazione.
Non sempre è importante scattare l'istantanea, tanto per portare a casa un trofeo visivo. Il soggetto poteva essere interessante ma il riprenderlo da molto lontano come in questo caso, fregarsene della forma visiva e della composizione pur di aver mirato la preda, ha il sapore di una fucilata tanto per ferire l'animale... Il rapporto figura -sfondo è completamente sbagliato e l'aver creato una polarità dei piani non è servito a niente.
Consiglio all'utente di utilizzare dimensioni più generose per le sue immagini e se ne ha voglia, qualche buona lettura all'interno della sezione street.
ciao e alla prossima  |
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02-01-2011-6132 di Massimo Passalacqua commento di surgeon |
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Proprio per soddisfare la professionalità del nostro Sanpit e la sua continua ricerca della perfezione che mi pare doveroso spendere due parole su questa istantanea ben confezionata ma debole come effetto street.
L’autore è talmente attratto da questo cartellone che finisce per non accorgersi che l'interazione che si crea è strutturalmente fra lui e la rappresentazione pubblicitaria dell’abbigliamento. Quello sguardo in camera della modella sancisce un legame forte fra lo spettatore e la pubblicità tanto da annullare il debole ed ambiguo legame che si percepisce fra l’uomo e il cartellone stesso. Il grosso merito secondo me va alla Paul & Shark e al suo target pubblicitario capace di creare forti immagini di rappresentazioni. Le icone della multinazionale rappresentano un idealizzato life-style che richiama immagini mentali di bellezza, gioventù sportiva, salute, comfort, sicurezza, etc. Non entro in merito alla posa del tutto specifica e significativa della modella su cui tanto ci sarebbe da discorrere (mano in tasca e l’altra sulla tesa del berretto....), e nemmeno al suo “voler esser guardata” e al suo “voler guardare”, dall’alto e di traverso di un espressione facciale oltremodo sicura e indipendente, oppure alla rappresentazione teatrale costruita con dovizia che crea un mood tutto particolare finendo con il compendiare un intero percorso narrativo (scenario invernale-sedie-neve-montagne sullo sfondo-alberi spogli-etc). La buona composizione di questo frame riesce a congelare semplicemente un momento dove gli sguardi si concentrano sulla modella in posa. Sia l’uomo di passaggio che noi spettatori rendiamo omaggio alla pubblicità, unica e vera protagonista. Sono convinto che fra non molto un altro passante avrà il medesimo comportamento, trattassi di statistica e di probabilità in cui la multinazionale ha investito milioni di euro. Non per sminuire lo scatto ma non riesco a trovare lo “scarto” dal normale automatismo visivo urbano a cui sono abituato. Niente mi lascia convinto oltre il normale debrayage enunciazionale della Paul & Shark.
Il mio consiglio, in questo genere di scatti street dove ci sono delle interazioni fra animato e inanimato è quello di cercare la “personificazione” ed un reframing più persuasivo.
Sembrano facili ma non lo sono…
ne aspetto altre Massimo.. |
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let's dance di Liliana R. commento di surgeon |
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Citazione: | ..se non si mettono a commento anche quelle che non sono splendide, non si impara mai. |
Brava Liliana questo è l'atteggiamento giusto!
Citazione: | In un commento hai scritto: Non me ne voglia l’autore per questa definizione ironica che vuole solo evidenziare come l’istantanea testimoni solo un’ ottima prontezza di riflessi e che l'istante selezionato riveli poveramente il compiersi di un evento in un lasso di tempo al limite della velocità di reazione dell’otturatore della sua reflex. La scena rappresentata, a mio personale avviso, non risulta significativa e non riesce a destare una sorpresa tale da rimanere impressa. Questo commento può essere riferito a questa istantanea.. |
Non è esatto questo metodo. Il commento che citi è specifico per un'istantanea completamente diversa da questa che proponi anche se condivide la genesi di un momento congelato. Vengono classificati entrambi come "movimenti bloccati" secondo una specifica classificazione in cui l'emerito Ruggero Eugeni (1999) si è preso la briga di identificare le modalità di rappresentazione iconica di eventi che si sviluppano nel tempo. Abbiamo principalmente tre alternative che possono essere illustrate in un'immagine, grazie al concetto semiotico di aspettualizzazione, cioè detta in maniera più semplice, il modo in cui vengono descritti (l'aspetto sotto cui vengono colti, appunto) cose ed eventi. Il movimento potrà essere rappresentato nella sua fase iniziale (aspetto incoativo), nella sua fase intermedia, mentre cioè si svolge effettivamente (aspetto durativo) o, infine, nella sua fase finale (aspetto terminativo). Questo tuo fermare l'azione della fanciulla nell'istante “durativo” non può essere paragonato al movimento bloccato di quella fotografia che menzioni: ci sono differenze notevoli di punto di vista, focale uilizzata, posizionamento dei soggetti (spalle vs profilo) e relativa postura, espressione del viso, patemica,etc. Anche i rispettivi contesti sono decisamente diversi per non parlare del confezionamento delle cornici che accompagnano l'immagine. Personalmente non ho niente in contrario con gli attimi congelati, anzi, li considero un'espediente fondamentale nella Street Photography al fine di isolare nel continuum percettivo delle particolari pose ed espressioni umane che diluite nel flusso del gesto diventano "bizzarre". Nella tua specifica istantanea la figura della fanciulla è potenzialmente interessante: non a caso l'ho definita "saltellante e leggiadra", cioè dotata di grazia ed elegante, come potrebbe essere una farfalla in volo. Le braccia distese e il delicato velo che trattengono sembrano proprio gli strumenti magici per prendere il volo. Il viso concentrato a bocca chiusa e l'espressione divertita segnano l'oggetto dello sguardo dello spettatore che inizia la partecipazione emotiva ma che ahimè rimane senza continuo, fine a se stessa, in una posa statica.
Citazione: | per me la scena aveva un certo fascino dovuto alla leggerezza e alla solitudine con cui questa bambina si muoveva completamente sola in mezzo ad una umanità che scorreva veloce per gli acquisti natalizi. |
Mi sarebbe piaciuto davvero poter essere partecipe di quelle che racconti essere state le tue veraci percezioni del momento ma purtroppo la tua istantanea non le rappresenta in maniera oggettiva. E sono proprio i dati oggettivi che vado a ricercare per leggere la tua fotografia, non per farne una sterile autopsia ma per stabilire prima di tutto il "cosa" ci proponi per poi amalgamarlo con il "come". Io non vedo solitudine nel fotogramma, non vedo questa bambina che si muove completamente sola, non vedo un' umanità che scorre veloce e non vedo acquisti natalizi. Tu li hai vissuti intensamente tanto che senti il bisogno di rammentarli linguisticamente ma la tua fotografia è incapace di rappresentarli visivamente. Dopo questo vado a stabilire le modalità tecniche utilizzate e in particolare questo tempo congelato che si impone all'attenzione dell'osservatore: sciegli un istante in cui la superficie geneticamente bidimensionale della fotografia rivela l'impietosa sovrapposizione di questa figura principale con elementi dello sfondo (persone sulla panchina, colonna).
La versione alternativa che proponi, lasciando stare la variabile colore, ritengo che peggiori ulteriormente le cose, modificando le proporzioni fra questa figura leggiadra e il suo contesto che in questo caso le veste veramente stretto, la costringe in uno spazio claustrofobico, mettendo ancor più in evidenza la sovrapposizione degli elementi di disturbo al di sopra della sua testa e fissandola in maniera eterna come nel vetrino di un istopatologo.
Ps. ormai lo sai che pretendiamo da te sempre di più..  |
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let's dance di Liliana R. commento di surgeon |
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Sai già Liliana che cosa penso di questi movimenti bloccati in fase durativa, dell'utilità dei titoli e del sapore che lasciano le traduzioni in lingua inglese..
Comunque: fra tutti gli istanti che potevi scegliere dovevi proprio congelare quello dove la figura saltellante e leggiadra in primo piano si sovrappone agli innamorati sulla panchina dello sfondo?
ne aspetto altre.. |
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dribling 1 di Giuseppe Zingarelli commento di surgeon |
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La fotografia di Jobbe rappresenta una scena insolita di gioco con il pallone, in un ambiente urbano, durante una leggera pioggia. Una fotografia scattata da lontano con una focale normale, ad altezza occhi, sfruttando un controluce per mettere in evidenza le figure in azione. L'autore utilizza un tempo di scatto elevato per congelare il momento che purtroppo non è dei piu felici: la postura del ragazzo al centro è sgraziata con una inestetica fusione delle forme per la sovrapposizione delle gambe, ancor più enfatizzata dai toni molto scuri del bianco e nero. Meglio inceve è la presentazione della figura sulla destra del frame, fra l'altro molto particolare per via di quell'ombrello che segna un divertente scarto dalla norma. Il terzo personaggio che chiude a destra la scena è in completa ombra e troppo a ridosso del margine dell'inquadratura. Il taglio fotografico risulta come insufficiente alla scena rappresentata. Il titolo scelto è un termine tecnico del gergo calcistico che non aggiunge niente di significativo alla scena che si presenta allo sguardo distaccato dello spettatore. A pensarci bene il calciatore effettua un dribbling nel momento in cui supera un giocatore avversario con la palla al piede, ossia senza che gli venga sottratta, e senza commettere fallo. Quindi presuppone una vicinanza con un'altra figura in una prossimità fisica. Non mi sembra che sia quasto il caso specifico.
Ps. Sono contento che l'autore frequenti la sezione in maniera assidua e spero che abbia potuto trarre giovamento dalle ottime letture di sezione. |
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