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+..+ di le_pupille commento di surgeon |
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Congratulazioni le_pupille , il tuo scatto è stato scelto per comparire In vetrina per la sezione Street & Life nel mese di giugno 2011.  |
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Self portrait di perozzi commento di surgeon |
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Una performance intellettuale del bravo perozzi, intelligente e simpatica.
La considero molto "di confine" come tipologia squisitamente street, a causa della palase costruzione dello scatto. Questo per dare delle linee guida di una qualche utilità didattica ai tanti ed eterogenei frequentatori della sezione. Vorrei ricordare che la classificazione delle fotografie in generi e sezioni é puramente virtuale e serve per dare agli utenti le critiche piú idonee.
I miei complimenti all'autore per la volontà di intraprendere strade nuove e un ringraziamento per condividerle con tutti noi.
Ps. mi piacerebbe leggere qualche lettura interpretativa dai nostri commentatori di P4u oltre all'analogia rilevata da Caracol. |
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22-07-2011 di Liliana R. commento di surgeon |
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Leggo nella replica personale di Dersu una vena di risentimento per quelle che dovrebbero essere considerate solo suggerimenti e critiche soggettive verso un immagine. Una sorta di “critica alla critica” che mi rattrista.
Iniziamo per amor di precisione con l’utilizzare il singolare e non il plurale: fra i commenti ricevuti all’immagine quello di Dersu è l’unico che afferma “scena veramente unica !!” Questo mi va bene e ne sono contento: vuol dire che la sua esperienza che rileva lo scarto dalla normalità è tale da fargli dire che la scena è unica. Se intendiamo unica l’inquadratura spazio-temporale posso essere d’accordo che qualsiasi fotografia è figlia di un “colpo di taglio” unico e irripetibile ma questo non è sufficiente al fine di una valutazione globale e per quella che definisce “riuscita estetica”. L’unicità del colpo di taglio spazio-temporale è insita nella natura stessa dell’atto fotografico e la ritroviamo in tutte le istantanee. Le fotografie più riuscite (street o di altro genere) hanno sempre provocato la nascita di emulazioni visive che tentano di re-interpretare, ri-vedere, modificare l’originale spesso con risultati dubbi (leggasi per favore come generalizzazione e non applicare allo specifico caso). Molte volte, specie nella nostra era digitale, l’autore di turno si trova a fermare una scena che a sua insaputa è già stata impressa. Non c’è niente di male. Io ne ho tantissime nei miei hard disk. Ma nel momento che questa viene proposta ad una valutazione pubblica non può esimersi dal confrontarsi con una coscienza estetica collettiva (fatta da molteplici individualità), con l’accondiscendenza o meno verso precedenti stereotipi visivi. Nella fotografia street questo si verifica ancor di più che in altri generi. Chi ha visto molte fotografie street purtroppo è molto sensibile a questo e la soglia affinchè si inneschi lo stupore è più alta. Qual è stato il motore dello scatto di Liliana? Converrete con me che è stata fondamentalmente la similitudine fra il turbante dell’uomo e la struttura architettonica retrostante. Certo è che la scena viene ripresa con una focale ampia, in determinate condizioni di luce, da uno specifico punto di vista e da una precisa distanza, con un tempo specifico ed un taglio orizzontale, etc., ben “diverso” da quella di Gibson. Sono d’accordo ma il motore dello scatto è “sempre lo stesso” e l’autrice posta la fotografia proprio in questa sezione per avere critiche specifiche. Da buon padre di famiglia mi sembra doveroso e onesto analizzarla e confrontarla con analoghi stilemi espressivi. Classificarla come una buona imitazione è sicuramente riduttivo (infatti nel mio precedente commento ho cercato di leggere la specifica rappresentazione di Liliana con attenzione e curiosità fornendo ulteriori spunti e riflessioni), ne convengo, specie se crediamo nell’innocenza e genuinità di visione dell’autrice. Ma non credo che l’autrice se ne risenta (o qualcun altro se ne potesse risentire) se utilizzo un metodo valutativo che "premia lo straniamento e la sua originalità”, tanto più che le finalità sono esclusivamente didattiche. È’ stato utilizzato lo stesso criterio estetico da sempre anche con la sorella maggiore Arte: Benedetto Croce affermava che “ogni geniale opera d’arte suscitava una lunga schiera di imitatori che, per l’appunto, ripetono, tagliuzzano, combinano, esagerano meccanicamente quell’opera d’arte e rappresentano la parte dell’immaginazione (facoltà extra-artistica) verso o contro la fantasia (peculiare facoltà artistica)”. Orbene, mentre il fenomeno dell’emulazione pur se considerato da Croce come frutto di facoltà extra-artistiche, può essere utile all’arte figurativa come un valore aggiunto di sviluppo e arricchimento di un’idea, nella fotografia è meno auspicabile perché appare privo di immaginazione, solo un divertssment imitativo. L’originalità in una fotografia è un elemento fondamentale, specialmente ai fini valutativi. Certo è che sicuramente è molto difficile essere originali con il nostro medium. Se la fotografia street di Liliana non avesse avuto un precedente visivo identico nell’incipit all’altro di Gibson (e guardate bene ho omesso di postare come esempi gli altri epigoni presenti nell’universo Flickr) mi sarei tolto il capello e le avrei fatto una valutazione nettamente più entusiasta. Siccome lo scatto se pur diverso nella forma presenta la medesima intuizione, il medesimo straniamento, mi riesce difficile congedarmi con un semplice “mi accodo ai complimenti, ottimo scatto..” come viene spontaneo fare a Dersu, ma mi sento in dovere di farlo presente e darne delle spiegazioni fondate da prove. Senza questo voler togliere niente a nessuno. La mia soglia di stupore è semplicemente più alta. L’ho già vista due, tre volte..
Citazione: | E non capisco Moderatore, perché per ritenere valida questa foto devo preoccuparmi di cosa pensano i passeggiatori di London Riverside.. |
In questo frangente Caro Dersu non sono un moderatore con la M maiuscola né tantomeno un critico fotografico ma un semplice fotoamatore. Giochiamo tutti allo stesso gioco. Le mie parole se fai attenzione sono diverse: “Ma siete proprio sicuri che la medesima scena possa apparire così imprevedibile ai passeggiatori di London Riverside?” Questa è una riflessione in termine interrogativi, uno stimolo mentale per riproporre ai lettori quel confine indefinito che avvolge questa tipologia di scatti street , dove gli autori di turno cercano di vedere e catturare “l’inusuale nel quotidiano” in una corsa parossistica. E quando questo inusuale viene fissato per un volta diventa già “maniera”, normalità per quelli che verranno dopo. Quanto può essere vago questo concetto di catturare “l’inusuale nel quotidiano”? Quanto può essere considerata universale questa capacità peculiare di uno streepher? E quanto “pesa” nella valutazione delle opere di questo tipo? Che cos’è l’inusuale per me? E per voi di P4U? E per un londinese di Riverside? E quali sono le situazioni quotidiane che vengono prese come riferimenti per introdurre gli “straniamenti”? Sono universali per tutti gli esseri umani in ogni luogo? E’ più facile scattare delle street a Londra rispetto a Firenze? Vedete quanto tutto è relativo. Qualcosa che a Roma è inusuale forse a Londra non lo è e viceversa. La fotografia street potrebbe benissimo funzionare come studio per la neonata Sociologia Visuale delle nostre città.. Spero di aver contribuito ulteriormente alla comunicazione.
Lo scopo e la finalità delle risposte alle fotografia di turno, messe a critica su questa piattaforma virtuale, presuppone delle valutazioni e dei giudizi “di parte”. I miei, caro Dersu, non sono “sentenze senza ritorno” ma un filo conduttore fra autore e lettori, lungo il quale si moltiplicano le occasioni dei “ritorni”, le spiegazioni attente e pacate, il reciproco arricchimento. Questa è la vera utilità di P4U. Massima libertà per tutti i fotografi di chiedere “suggerimenti e critiche”, i lettori di proporre delle opinioni, i commentatori di leggere bene le fotografie ed esporre i propri metodi di valutazione. Questo vuole essere ancora un “comunicare”. In questi giorni mi ha fatto molto piacere leggere alcune parole che in questo contesto potrebbero essere rivelatrici: una frase in particolare dell’utente professione_reporter nel topic http://www.photo4u.it/viewcomment.php?sid=&t=510757
“noi fotoamatori abbiamo questa aspettativa nei forum, quella di poter avere uno scambio..”
Citazione: | “Dovremo livellarci tutti ad uno standard linguistico-stilistico del tempo e dello spazio..” |
non è un affermazione Dersu, spero che tu lo abbia capito. Ho aggiunto perfino l’aggettivo improponibile poco dopo. Nessuno vuole certo una livella… La frase serviva per introdurre quel concetto di ambiguità insito nella definizione di “abilità del fotografo street” (leggasi trovare l'inusuale nel quotidiano). Ma avevi capito proprio che volevo livellare!? Hai quotato la mia frase per sottolineare che voglio livellare!?
Spero di aver comunicato |
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La femme pour l'homme di professione_reporter commento di surgeon |
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Citazione: | Non condivido invece la tua osservazione sulla mancanza di consapevolezza. L’intenzione mi era chiara da subito e il risultato non è stato frutto di un aggiustamento a posteriori. |
Forse non hai letto bene il commento Paolo: ho chiaramente scritto che non é questo il caso specifico.. Decima riga iniziando dalla fine del post..
Continua su questa strada e soprattutto divertiti.. |
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22-07-2011 di Liliana R. commento di surgeon |
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Ho atteso la critica dello scatto fino a quando le letture degli utenti intervenuti potessero fornire una serie di feedback utili all'autrice senza che questi venissero influenzati.
Il grado di un messaggio in questo genere di fotografie è tanto più intenso quanto maggiore è il suo tasso di imprevedibilità. Detta in altre parole il contenuto di una street è tanto più interessante e valido quanto maggiore è il suo scarto dalla normalità. Compito onesto del critico è quello di individuare e descrivere lo straniamento globale perseguito dall'autore per rendersi interessante. Ma qual è questa normalità? Qual è l'ovvietà? Ecco che questo limite viene ad essere ambiguo nella street photography. Dovremo livellarci tutti ad uno standard linguistico-stilistico del tempo e dello spazio, cosa peraltro molto difficile da attuare. Forse improponibile. Dove è la capacità di Liliana di vedere l’inusuale in questa scena? Hanno già risposto all’unisono i lettori prima di me. Ma siete proprio sicuri che la medesima scena possa apparire così imprevedibile ai passeggiatori di London Riverside? Non ne proprio sono sicuro. Provatelo a chiedere a David Gibson e a tutta la schiera di epigoni che hanno immortalato l’identica “similitudine visiva”. Ecco che allora mi sento di dire onestamente all’autrice che non vi è originalità nello scatto: non certo per sminuire l’intuito che reputo genuino ma per partecipare insieme a lei alla delusione di vedere già realizzato uno scarto così geniale. Ecco che alcune volte ci si ri-sveglia a fotografare le stesse cose o ad arrabbiarsi perché altri hanno già realizzato la stessa identica idea. Purtroppo più si guardano le produzioni fotografiche a livello globale e più si diventa consapevoli che tagliare scene originali con la nostra macchina fotografica è veramente difficile. Ma guardiamo le cose positive: l’intuito è quello giusto Liliana, il gioco sulle forme è valido e significa che hai inteso bene le regole del gioco. Ricorda Liliana che la similitudine visiva è solo “una” delle scelte stilistiche che si possono adoperare per realizzare una fotografia street. E fra le similitudini vi è una miriade di esempi su cui puoi giocare. Rimanendo sullo specifico ricorda che nelle accoppiate puoi giocare sia nella forma che nella texture dei segni. Fai attenzione per esempio all’originale di Gibson e guarda come la similitudine è potenziata non solo dalla forma ma anche dai motivi ben distinti, a lamelle concentriche che si ritrovano nel copricapo e nell’architettura. Qui vi è proprio la realizzazione di una metafora visiva con un surplus conoscitivo, dove fra i due termini si realizza uno scambio di proprietà: viene stimolata la nostra riflessione tanto sulle opposizioni quanto sulle analogie che li legano. Ecco che allora l’interpretazione sulla cultura, la storia, gli stili di vita, prende il via.. Non mi dimentico però di sottolineare i pregi che la tua istantanea porta con se. Nonostante tutta la partita si giochi su quella similitudine, il taglio orizzontale è riuscito molto bene e riesce a dare un’ impronta completamente diversa alla scena. L’ambientazione è avvincente grazie all’ampiezza della focale e gli sbuffi dell’acqua funzionano da quinte sceniche per vivacizzare e poi per incanalare l’attenzione dello spettatore. Lo scatto ha il sapore della fotografia turistica e del suo monitorare l’esperienza di un viaggio. E’ stato un bene anche avere il volto dell’uomo quasi girato, in caso contrario le informazioni sul suo volto avrebbero catalizzato l’attenzione per i motivi che ben sai, diluendo il messaggio. Brava anche nell’aver gestito questa differenza di luce: era facile bruciare tutto il cielo. La fotografia mi piace ma purtroppo, e ripeto purtroppo, non è originale.
avanti, avanti.. |
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La femme pour l'homme di professione_reporter commento di surgeon |
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Se l'autore vuol continuare a sperimentare questa tipologia di immagini lo faccia ma cerchi di andare al di là del semplice esperimento.
Si perchè la lettura dell'immagine che propone a critica lascia il lettore attento di fronte ad un incongruenza di percezione. Incominciamo la lettura della fotografia con che cosa è stato fotografato: un cartellone pubblicitario raffigurante un primo piano di una giovane ragazza dagli occhi celesti, fortemente truccata nel viso (occhi, zigomi, guance, labbra) ripresa di tre quarti con lo sguardo rivolto fuori quadro a destra, in un punto non ben definito. Nella parte in basso a sinistra è presente la traccia incompleta della headline pubblicitaria “kaleidos” e sotto ancora due lettere “OP”. Nella restante parte del cartellone, variamente diffusi, appaiono degli effetti grafici di retinatura. Poi abbiamo le sagome piccole e nere di due ragazzi ripresi di profilo che entrano nell’inquadratura a destra e si dirigono verso sinistra. Le loro posture, la loro relazione di vicinanza ed i loro gesti sono alquanto significativi di determinate azioni e stati d’animo. Il primo in particolare ha la testa di profilo abbassata e la mano al volto (si tocca contemporaneamente bocca e naso). La sagoma del secondo è anch’essa di profilo, porta gli occhiali e appare vicinissima alla prima in corrispondenza del volto, leggermente più alta, e fusa con i contorni dell’altra per la restante parte del corpo. Per finire la descrizione del contenuto dobbiamo rilevare la presenza di una cornice importante che delimita l’immagine, di colore nero e di una firma bianca in basso a destra che legittima l’autore. Procediamo con le modalità (il come) con cui l’autore mette in scena questi elementi oggettivi, le relazioni che assumono fra di loro. L’autore scatta la fotografia cercando di creare una sovrapposizione fra le piccole sagome umane ed il cartellone pubblicitario, eliminando eventuali elementi secondari che avrebbero disturbato, con l’intento di creare una relazione ed un contrasto fra i due elementi. Le piccole sagome dei due ragazzi, ripresi con un taglio ad altezza gambe, si vengono a giustapporre all' altezza della lucente bocca della modella che appare, per via delle generose dimensioni della rappresentazione pubblicitaria, decisamente più grande delle teste stesse; le sagome appaiono schiacciate bidimensionalmente senza prospettiva. L’esposizione ma soprattutto la postproduzione crea delle silhouette completamente nere che contrastano nettamente con la colorazione sgargiante della giovane ragazza, private ancor di più di qualsiasi tridimensionalità; da evidenziare come questa silhouette si fonda con la cornice artificiale creata in post produzione dall’autore, nera anch’essa. Le silhouette dei ragazzi sono completamente nere, impedendo qualsiasi ricerca di dettagli e informazioni circa i due personaggi,annullando le loro identità. Per finire arriviamo al perché è stata fatta questa fotografia. L’intenzione dell’autore è quella esplicitata dal francesismo del titolo, ossia di mettere in relazione in maniera significativa i pochi elementi rappresentati per dargli un senso: quello di rappresentare uno specifico ideale di bellezza femminile per l’uomo, non uno in particolare ma per l’uomo inteso come concetto universalizzante, emblematico. Sicuramente l’ intento è lodevole ma ingenua è la rappresentazione. Ingenua perché sono tante le incongruenze visive con i dati oggettivi (il cosa e il come) che partecipano ad un tale tipo di rappresentazione. Iniziamo con la posizione e la postura delle sagome nere dei due personaggi: queste sono riprese di profilo con una posizione e direzione di sguardo completamente sfalzata a quella della modella. Non c’è nel lettore la percezione di una interazione fra ragazzi che camminano e cartello; questi due anonimi ragazzi hanno dei comportamenti estranei al cartellone pubblicitario hanno un altro programma, altri desideri. Non guardano la ragazza sgargiante o le sue labbra iperlucide, ma sono già avanti. I loro gesti rafforzano ancor di più l’incongruità di messaggio: il primo ragazzo che non guarda il cartellone ha la testa abbassata e si porta la mano al viso mettendo in scena una comunicazione non verbale peculiare, di tipo riflessivo. Non desidera quella labbra lucide, non incrocia gli occhi celesti della modella super truccata ma se ne sta chiuso in stati d’animo ben lontani e personalissimi. Vorrei che ciascun lettore della fotografia provasse ad immedesimarsi in quegli atteggiamenti posturali rappresentati dal primo ragazzo che cammina accano al cartellone colorato: che cosa vi racconta il vostro corpo? State desiderando la donna o siete a rimuginare sui fatti vostri? La testa abbassata e gli occhi al suolo vi aiutano a desiderare meglio questa “femme”? E la mano appoggiata al mento e al naso incrementano questi pensieri? Il fatto che non viene “mirata” da nessuno dei due soggetti non è palese? Nemmeno le traccie di scritta pubblicitaria sembrano interessare gli astanti: o perlomeno non è presente uno sguardo identificabile in quella direzione. Tutto appare su due piani separati. Forse è utile ricordate che ciascun atteggiamento mostrato dal personaggio di una rappresentazione corrisponde uno stato d’animo che è di per sé un elemento fondamentale del messaggio trasmesso dalla fotografia. La situazione emotiva dei due emblematici personaggi espressa attraverso la loro comunicazione non verbale (leggasi linguaggio del corpo..) determina in maniera precisa il significato che il lettore di turno (attento..) dà alla rappresentazione fotografica. Questi due ragazzi (perché poi devono essere due? Non era meglio uno solo?) vengono percepiti come distaccati dal cartellone pubblicitario con il suo bel referente. Sarebbe sufficiente porre attenzione al solo fatto che sono di profilo rispetto al cartellone colorato per percepire che non c’è univocità di programma. L’immagine non riesce a trasmettere quello che l’autore aveva in mente. L’idea potenziale intuita dall’autore non veste bene gli elementi visivi che vengono strutturati nell’inquadratura. Non c’è congruenza visiva fra quello mostrato ed il significato suggerito dal titolo: non funziona. Certo è che se osserviamo l’immagine con una certa superficialità si può percepire una blanda illusione di “femme pour l’homme” proiettando sui vari personaggi intenzioni, stati d’animo, emozioni e quant’altro ci venga alla fantasia. Ma sono delle false piste come del resto quelle che possono comparire se ci lasciamo andare a delle integrazioni psicologiche-filosofiche. La forte post produzione che va a creare l’abbondante cornice all’immagine, la sua improbabile fusione con le sagome degli anonimi astanti, unitamente alla firma autoriale, creano una scenografia troppo artificiale che soverchia quasi l’idea genuina street preoccupandosi di mettere in scena più il “suo autore” che la rappresentazione stessa. La strada dell’interazione street con i cartelloni è molto difficile, per l’estrema precisione con cui devono essere rappresentati gli elementi della street -scene e per la difficoltà di proporre qualcosa di veramente originale. Non vi è dubbio che sia molto stimolante ed è per questo che invito l’autore a proporre qualcosa di più convincente.
Concludo le miei personali opinioni sullo scatto con la risposta all'affermazione ironica e molto stimolante dell'autore che non esiste la “solitudine fotografica” ma “l’intenzione consapevole” di un fotografo che vuol “comunicare” in maniera efficace tramite un linguaggio fatto di segni visivi invece che di parole. Il che comporta fare un’attenta analisi dei segni da strutturare nei nostri quadrucci per esprimere agli altri determinati messaggi. I significati di queste comunicazioni dipendono esclusivamente dal fotografo. Lasciamo stare il fatto che qualsiasi fotografia è soggetta all’attribuzione di un significato da parte di un lettore/ interprete (non ha caso molti sono i significati che vengono messi a posteriori..). Non è questo specifico il caso. Una “buona fotografia” lo è e viene valutata come tale, quando l’idea di partenza viene strutturata bene ed intenzionalmente,quando tutti gli elementi oggettivi sono congruenti al messaggio, quando il titolo (anche se non viene scritto con la fotografia) è presente nella mente del fotografo e non messo a “posteriori “ per giustificare un’immagine del sensore. Senza intenzione non c’è fotografia, c’è solitudine come la chiama l'autore; non si inquadra a caso per fermare scene e poi sperare che gli altri identifichino un messaggio fortuito e che molte volte non è consapevole nemmeno all’autore se non per la risposta emotiva che ha provato nell’istante del click e le cui origini misconosce. La ricetta per uscire dalla solitudine è questa. Prima ci si chiede: che cosa voglio dire? Poi: come posso comunicarlo in una fotografia? Quali elementi devo scegliere e strutturare per comunicare quel messaggio? Questi meccanismi sono lenti all’inizio per poi diventare quasi automatici.
Viva la consapevolezza.. |
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Codice della Strada di DamianoPignatti commento di surgeon |
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Mi piace la composizione di questo campo lungo, con queste figure intere che si trovano fuori luogo: tre vecchine vestite alla domenica, disorientate e vulnerabili, in mezzo alla carreggiata stradale e ad una selva di segnali stradali. Non sei stato fortunato nel trovarle tutte e tre in posizione frontale senza sovraesposizioni e nell'avere il ritardatario nei piani che recedono. Lascia perdere i titoli che a dare significato ci pensa l'osservatore di turno.. (..oltre al feedback per capire se l'idea originaria è passata).
alla prossima |
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21-07-2011 di Liliana R. commento di surgeon |
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Un'istantanea confusa dove il fruitore si trova in stallo senza poter godere appieno dei vari elementi rappresentati. La gerarchia del fuoco mette in evidenza l'installazione del pollo gigante, appeso per le zampe sui piani alti di un edificio del famoso centro teatrale londinese. Un elemento bizzarro che attrae di per sè l'osservatore e che l'autrice riprende rendendogli omaggio. Lo scatto rivela quindi una mira decisa ed ingenua verso questo elemento, con una progressione in profondità alla ricerca di un elemento facile e gratuito. Al tempo stesso la fotografia ferma il tempo catturando uno sguardo in camera, che anche se non forte e nitido, rimane impresso all' osservatore (senza entrare nel merito della smorfia a bocca chiusa) che viene chiamato in causa. Quindi se da un lato si viene proiettati nel rendere omaggio alla simpatica installazione referenziale dall'altro siamo risucchiati all'atto dell'enunciazione fotografica. Ne scaturisce una sensazione di indecisione, di stallo appunto. La volontà di mettere in relazione le due cose ci può stare ma non convince: per colpa del fuoco, della composizione, dei colori.
Puoi fare meglio Liliana. |
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... di Mauroq commento di surgeon |
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L'idea era buona ma la realizzazione Mauro non mi convince.
Principalmente è il punto di vista il colpevole di tutto: l'estremità del braccio del carrello-crick e staccata dalla mezza figura sulla sinistra inficiando il riferimento fallico ed il primo piano vuoto di questo fotogramma quadrato ripreso dall'alto non lo digerisco. Il taglio in basso a destra non convince. La scelta del bianco e nero non aiuta certo la lettura dell'idea fotografica: la camicia chiara che finisce oltre il bordo superiore del fotogramma, il quadrato accecante sopra la schiena del meccanico inginocchiato e il suo gemello non sovraesposto sul corpo del carrello-crick, lo specchietto circolare chiaro sotto l'omino michelin, creano confusione nell'osservatore. Scusa la schiettezza ma per me non funziona al meglio delle sue potenzialità. |
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senza titolo di Nash commento di surgeon |
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Congratulazioni Nash, il tuo scatto è stato scelto per comparire In vetrina per la sezione Street & Life nel mese di Maggio 2011.  |
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senza titolo di Nash commento di surgeon |
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Un'altra impronta cittadina di Nash
ma soprattutto il medesimo improntare il mondo di Massimiliano Apollonio. Ancora uno sguardo silenzioso e frontale che struttura la città e la ri-scopre. Quell'osservare sull'asse che interroga pur rimanendo a bocca chiusa. Tutto é ben risolto nell'istantanea, dalla composizione ai rapporti figura/sfondo, dai contrasti tonali difficilissimi in queste condizioni diurne all'equilibrio delle masse. L'abbandono sciatto del turista e la compostezza sofferente del prete dialogano all'interno della cornice maleducata: ne sortisce quella sensazione di straniamento e ironia che accompagna l'istantanea.
Sviluppala bene... |
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NA040511 di ankelitonero commento di surgeon |
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Uno sguardo intelligente questo di ankelitonero
figlio di una collaudata forma mentis e di uno sguardo allenato. Un gioco percettivo di forme riuscito, frutto di una buona tecnica e di un buon tempismo: l'angolazione di ripresa scelta è stata ideale per creare la metafora visiva; il momento scelto è stato decisivo per il risultato finale, con una disposizione efficace degli elementi come rapporto figure/sfondo senza sovrapposizioni e come composizione generale. La percezione visiva della "differenza" fra i piccioni e le scarpe arriva con quel piacevole ritardo complici anche quelle gambe umane che oltre a catalizzare lo sguardo dello spettatore per via del bianco, contestualizzano la street-scene.
bravo |
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... di gulfis commento di surgeon |
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Congratulazioni gulfis, il tuo scatto è stato scelto per comparire In vetrina per la sezione Street & Life nel mese di aprile 2011.  |
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Vedette di bikeyz commento di surgeon |
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Congratulazioni bikeyz, il tuo scatto è stato scelto per comparire In vetrina per la sezione Street & Life nel mese di aprile 2011.  |
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no foto! di ssk commento di surgeon |
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Mi sembra che Il signor mario e Dersu non abbiano capito l'intento del mio intervento.
Ribadisco per l'ultima volta di continuare ad utilizzare questo spazio unicamente per la critica alla fotografia in questione. Se volete continuare a parlare delle vostre riflessioni personali potete utilizzare la messaggistica privata. Grazie.
Nuovo avvertimento. |
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