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Commenti da pamar
Commenti alle foto che gli utenti sottomettono alla critica
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Commenti
inverno al minimo
inverno al minimo di pulchrum commento di pamar

Devo dirmi d'accordo con le valutazioni di Matteo ed Antonio. Probabilmente tutto nasce da una certa interpretazione di minimal. Minimal vuole dire minimale, non vuoto. Intendo dire che la fotografia minimal è spesso interpretata per quello che è oltre il suo connotato. Porre pochi elementi nell'inquadratura è giusto. Porre unicamente elementi di secondo piano o sfondo meno. Un punto focale è sempre necessario. Come tale punto è gestito fa la differenza fra minimal e non minimal. Forse posso essere chiaro con quanto intendo con un esempio. Se fotografo un prato ed un cielo azzurro e includo un fiore giallo di campo e stop ho un minimal. Se fotografo lo stesso scenario col fiore giallo di prima ma pieno di fiori colorati di colori diversi, delle foglie al suolo, cespugli e bacche, non ho piu' un minimal ma uno scenario magari sapientemente composto ed accattivante ma non puo' definirsi minimal. Se fotografo lo stesso prato vuoto non ho un minimal. Ho una scena vuota, anzi uno "sfondo". Sfondo che dovrebbe accogliere qualcosa, altrimenti sfondo e basta rimane. Si tratta del discorso di spazi positivi e negativi. Solo spazio negativo indica l'assenza di qualcosa.
La foto dell'amico pulchrum in parte si salva per il manto innevato texturato e la presenza di tali texture. Tuttavia le texture sono presenti su tutta la sua superficie e non divengono elemento particolare e che "stacca". Se il manto fosse stato liscio con una zona texturata allora tale zona sarebbe divenuta soggetto diverso.

Marco
S.T.
S.T. di pamar commento di pamar

Grazie per il riscontro Franco.

Marco
Il secchiello
Il secchiello di pamar commento di pamar

Suggerimenti e critiche sempre ben accetti
S.T.
S.T. di pamar commento di pamar

Ciao atutti e grazie per i commenti. Belle parole Max.
Antinio, appunto interessante. Se sono stato a sinistra una ragione c'è (giusta o meno). La curva distale del tronco va erso il ramo secco e la direzione punta poi al bordo opposto dove c'è la linea dell'orizzonte. Clonare? Vero ma ai tempi non lo facevo mai (e poco anche ora).

Marco
Non aprite quella porta
Non aprite quella porta di fmongili commento di pamar

Penso che, la quasi totalità delle persone, dovendo creare una fotografia di questo genere, con fulcro su un’aria ed atmosfera di inquietudine ed ansia, avrebbe optato ad occhi chiusi per un B&N con vignettatura e magari con granulosità evidente. Questo per sottolineare l’aspetto tetro della scena e porre l’accento sui connotati atti ad esaltare il mood voluto. tu invece hai bypassato a piè pari tutto ciò ed hai optato per il colore ed una resa pulita. Devo dire che la tua scelta funziona e funziona bene. L’insieme del caseggiato, arbusti e cielo tinto di toni caldi forma un insieme efficace. In particolare il cielo, in altri contesti votato al piacevole esteticamente, qui’ assume una valenza quasi macabra e non lieta. Quel cielo rosso/arancione sembra quasi malato e lugubre. Esso, in combinazione con gli altri elementi quali caseggiato, prato incolto ed arbusti ed alberi spogli “costruisce” la scena e l’atmosfera che ne scaturisce.

Marco
S.T.
S.T. di pamar commento di pamar

Una vecchia fotografia (molto). Riscovata ci tengo a proporla.
Acqua e fuoco
Acqua e fuoco di coccomaria commento di pamar

coccomaria ha scritto:
Grazie mille Marco del bel commento. PS: non si tratta di mare ma del lago di Garda.
Ciao Valentino


Il Garda. OK.

Marco
Foglie secche BN
Foglie secche BN di pamar commento di pamar

Grazie a chi ha lasciato le proprie impressioni. Il colore ? Alcuni lo rimpiangono. Effettivamente è un elemento del quale si sente la mancanza con un soggetto del genere. Vi dico che alcuni scatti ne trarrebbero giovamento. Io ho scelto da subito di optare per il B&N. Non ci sono (come detto) ragioni o motivazioni concettuali (grazie comunque Max per la bella lettura) ma unicamente un pizzichino di volontà di introdurre cupezza (con il B&N molto contrastato) e di esaltare il contrasto luminoso erba/foglie e le strutture e texture delle foglie secche stesse.


Marco
L'ora del riposino
L'ora del riposino di batstef commento di pamar

Ciao batstef. Ti ringrazio per la risposta. Quanto dici l’avevo intuito. Forse ne avevamo addirittura parlato sul forum. Premetto che io non sono per nulla contrario alla “preparazione” di una scena in modo che renda la fotografia più intrigante. Alla fine si viaggia in parallelo (chiaramente solo per alcuni versi) con la fotografia still life. Quanto appare in immagine difficilmente rappresenta pari pari l’oggetto raffigurato, ma c’è sempre e comunque una certa operazione atta a conferirgli un certo appeal. Tra le altre cose non si è in ambito giornalistico o di cronaca dove è tassativa la veridicità di quanto riportato (anche se di per sé la fotografia difficilmente è al 100% riproduzione fedele della realtà delle cose….ma questo è un discorso lungo, complesso…lasciamo stare). In ambito di archeologia urbana vi è la tendenza ad “adattare” il soggetto alla successiva fotografia e, come detto, ci sta anche perché sicuramente, come tu hai detto, si vorrebbe un appeal sia estetico che di interesse maggiore. Fare immaginare un abbandono improvviso ed un luogo rimasto congelato che ha affrontato solo le incurie ed il logorio del tempo rende tutto senza dubbio di un fascino unico. Subentra anche l’elemento mistero, che porta il fruitore a chiedersi cosa possa essere capitato, di tanto improvviso, da spingere le persone ad andarsene lasciando tutto come si trovava.
Quanto, a volte, trovo un minus in questa prassi, è l’eccessiva cura e precisione adottata. Anche senza riflettere su quanto ci hai rammentato (opera dei ladri, tutto a soqquadro, cose rotte o sparpagliate), riflettendo un attimo ci si scontra con la lampante non veridicità di alcuni dettagli. Dettagli che pure in una struttura attuale e vissuta non sarebbero tanto ordinati. Subentra allora una sensazione di “anomalo” che impatta con la tipologia della fotografia stessa. Concludendo ribadisco di non essere per nulla contrario ad interventi adattativi in tale ambito; solamente auspicherei che tali interventi siano fatti in modo da ottenere scene accattivanti ma non palesemente costruite e troppo lontane dalla vera condizione dettata dal tempo e dai fatti.

Marco
Adda
Adda di rampi commento di pamar

Interessante. A mio giudizio è uno scatto con delle particolarità accattivanti. Andando oltre la prima impressione visiva, dove si nota subito una buona divisione del fotogramma in fasce orizzontali (bosco – canne secche – acqua), ravviso un’interessante corrispondenza parete boschiva/acqua. Entrambe non risultano come fasce uniformi ma sono formate da un pattern frastagliato e non omogeneo di alberi, da un lato, e di riflessi sull’acqua che spezzano l’uniformità e piattezza della superficie liquida. Non saprei ma io ci vedo una buona corrispondenza ed una voce di rimando fra le due fasce suddette. Fasce ben divise cromaticamente da quella centrale con il suo colore e toni caldi. Il caseggiato chiaro ? Senza dubbio attira e calamita l’attenzione per il suo biancore luminoso e pure per la posizione centrale. Piccolo elemento (come superficie) che riesce ad accentrare lo sguardo.

Marco
Acqua e fuoco
Acqua e fuoco di coccomaria commento di pamar

Una fotografia che fa della semplicità, linearità e pulizia compositiva i suoi connotati vincenti. A mio giudizio una valida prova. Pochi elementi ben dosati e un paio di cromie accattivanti che contrastano e si evidenziano l’una l’altra. Buona la resa dell’imbarcazione come una siluette e pure la sua posizione. Anche la resa della superficie del mare, dettagliata e leggibile conferisce una certa vivacità alla scena.

Marco
14122020L1002372
14122020L1002372 di Massimo Passalacqua commento di pamar

Superlativamente bella. E non voglio essere semplicistico dicendo bella. Non ci vedo punti negativi ma solo connotati ottimi. La parola "bella"...cosi' semplice, comune....associata ad un'opera quale una fotografia sembra detta da chi non ha frasi auliche per descrivere i connotati estetici o artistici di un'opera. Eppure, per me, in questo caso ha il merito di "dire" tutto quanto ci vuole. Una sola parola capace di manifestare tutto quello che merita di essere detto. Potrei dilungarmi su discorsi relativi al decentramento del soggetto o il controluce o i toni.....non lo faccio. Basta dire bella.
La devi stampare. Se posso ti consiglierei una carta matte liscia. Lo merita.

......lo ho già detto che è proprio bella?

Marco
Giallo
Giallo di simofu87 commento di pamar

teresa zanetti ha scritto:

....
Ma esistono Lewis Baltz, i Becher, Robert Adams e Ghirri, per gli Italiani (che le sue derive sono memorabili) e oggi Fulvio Bortolozzo.


Non aggiungo altro. Mi permetto un consiglio. Una piccola ricerca sulle realizzazioni degli autori citati da Teresa. Sicuramente non è tempo perso. Io per esempio posso dire di non conoscere Bortolozzo. Ma gli altri sono un pezzo di storia dell'evoluzione delle idee in fotografia e sovvertimento dei canoni comuni del loro periodo storico.

Marco
L'ora del riposino
L'ora del riposino di batstef commento di pamar

Pur nella crudezza del locale e nel suo essere abbandonato, sporco e con i muri scrostati mi sono balzati all'occhio, per primi, altri due connotati. per primo la perfezione realizzativa della fotografia: simmetrie, ortogonalità, cura delle luci e dosaggio delle ombre. Un plauso all'autore, cosa non semplice o automatica. Seconda cosa: mi lascia un poco perplesso la perfetta e geometrica disposizione di brande e comodini nel locale...forse questa perfezione risulta anomala pensando alla tipologia di ambiente. Certo, tale perfezione costruisce la scena, ma forse risuona troppo contrastante con l'ambientazione.

Marco
La statua al marinaio. - Livorno
La statua al marinaio. - Livorno di leghorn commento di pamar

Una bella scena. Momento propizio capace di arricchire la scena marina grazie ai bei colori e toni dell'imbrunire. La statua del marinaio, ripresa da dietro, in modo da includere lei e la vista, ha il pregio di essere ripresa ad altezza d'uomo; in modo da mostrare la sua ipotetica vista e da rendere tale visuale quella che avrebbe un vera persona in quel frangente. Pulita e lineare. Se proprio potessi toglierei quell'apertura del muretto a sinistra, perché, a mio avviso, rompe la linearità dell'insieme. Tolto questo dettaglio per me una buona scena.

Marco
IIi
IIi di Antonio Mercadante commento di pamar

Una scena pulita e visivamente piacevole. Giusto che i protagonisti siano al centro del fotogramma perché sono gli elementi principali e fulcro della scena. L'ambientazione urbana serve per "collocare" lo scatto ma non è attore primario. Giusto che si comprenda l'ambito dove sono i personaggi, ma (fatto giustamente dall'autore) non é essenziale descrivere il luogo preciso. I veri protagonisti sono le due persone ed il cane ed il loro atteggiamento che emerge nonostante siano di spalle.

Marco
La sfera 1
La sfera 1 di Caldo commento di pamar

Direi avvincente. Nonostante la complessità strutturale e la "densità" di elementi si fa apprezzare, forse anche per l'ordine costruttivo delle strutture e anche per il punto di ripresa che ha il pregio di essere capace di evidenziare una certa geometricità dei vari elementi. Intendo dire che esalta la bidimensionalità delle linee e lascia la vista delle persone e dei vasi con piante relativamente libera e senza sovrapposizioni. Forse di troppo i riflessi dei due nella vetrata (ma non lo dico con certezza al 100%). Uno scatto interessante e non banale.

Marco
Una notte da fiaba
Una notte da fiaba di Flavia Daneo commento di pamar

Ciao Flavia,
visto che ne è nato un interessante scambio di vedute, torno sulla questione titolo. esistono fotografie e fotografie, titoli e titoli, non penso si possa generalizzare e fare di ogni erba un fascio. Il mio discorso sulla non essenzialità di un titolo è riferito a quei titoli che servono ad indirizzare il fruitore su connotati dell’immagine altrimenti non possibili da cogliere solo vedendo la fotografia. Se, per esempio, vi è un elemento, una visione, un messaggio insito nella fotografia che essa non è in grado di veicolare da sola e che è evidente solamente per l’autore, questo è un caso dove un titolo sopperisce ad quello che l’immagine non fa da sola. Se ci riferiamo ad opere concettuali o con forti connotati filosofico, tra l’altro, penso che un semplice titolo non sia in grado di sviscerare nella sua completezza quanto vi è alla base dell’opera; questo, fra l’altro, è un ambito diverso ancora perché richiederebbe un approccio e studio di tipo diverso. Completamente diverso è il caso che menzioni di una foto (per esempio) paesaggistica. Il titolo qualifica il luogo e rende lo spettatore consapevole riguardo al dove è il luogo ritratto. Non è una spiegazione di connotati della fotografia ma una semplice indicazione di dove è situato essa quanto rappresenta. in parole povere io penso che un conto è un titolo “descrittivo” che dichiara informazioni per inquadrare la fotografia. Altro conto è un titolo esplicativo che spiega elementi atti ad indirizzare lo spettatore verso i fini e proposito. Ancora diverso è il caso di un portfolio dove vi è addirittura uno statement, ossia un discorso atto ad illustrare il lavoro. Statement che spesso è oscuro e da molti viene definito come “male necessario”.
Alla fine, riassumendo, quando affermo che un titolo non serve, per chiarezza, intendo dire che un titolo non dovrebbe essere elemento senza il quale l’immagine non è in grado di reggersi da sola nella sua completezza. Diverso è il caso di un titolo che serve a fornire informazioni (di luogo, temporale ecc.).
Poi chiaramente ciascuno ha una sua opinione e visione personale e basata su proprie idee e opinioni che non mi sogno di contestare per partito preso.

Marco
Una notte da fiaba
Una notte da fiaba di Flavia Daneo commento di pamar

I titoli alle fotografie.... io (mio pensiero personale da molti non condiviso) sono stra convinto che una foto debba "parlare" da sola senza il veicolo delle parole. Un titolo ci sta per un Portfolio, non per uno scatto singolo. A volte poi capita che titolo ed immagine non vadano d'accordo ma siano discordi. Questo, a mio avviso, ne è un esempio. Io non ci vedo un sogno. A me arriva l'impressione di una donna quasi in ansia. Titubante e nel contempo un uomo con lo sguardo che rimanda ad autorità, comando. Vedo lei in soggezione e quasi intimorito e lui pronto ad imporre ed esigere. Sono forse solo mie personali interpretazioni. Da questo lato trovo la foto intrigante e buonissima. Non scontata ma particolare e per nulla banale.... se non contrastasse con il titolo.... senza quelle parole meriterebbe un 10.

Marco
st
st di -Max- commento di pamar

Trovo questa immagine emblematica. Si tratta di una mia impressione e forse estranea ai propositi dell'autore. Penso che di fronte a uno scatto come questo possano sorgere due sensazioni diverse ed opposte, relative al momento e periodo. In un anno normale vengono ignorati elementi e connotati che rimandano a riferimenti tristi. Si notano solamente i riferimenti lieti alle festività natalizie. In un anno anomalo come questo ci si focalizze ed emergono connotati trasversali; il B&N atipico in una fotografia natalizia. L'addobbo festoso ripreso parzialmente che quasi perde la sua identità. I rimandi fondamentali alla festa e gioia non sono lampanti. Non sono automatici.... uno scatto che rende pensieroso e dove nulla è automatico e spontaneo. Prova non banale e interessante. Molto.

Marco
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