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Commenti di hawkeye69
Commenti alle foto che gli utenti sottomettono alla critica
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Commenti
...il piccolo Tibet...
...il piccolo Tibet... di hawkeye69 commento di alberto roda

Grazie del racconto ancor più che delle belle foto.

Una bellisima condivisione, ben scritta, della vostra piccola grande fuga...

Scusa se mi permetto, ma, pur non considerandomi affatto un fotografo naturalista, frequento anche il bel forum di juza: proponila anche li nella sezione "una foto una storia" o come reportage di viaggio.
Merita!

Un saluto

Alberto
...la befana vien di notte...
...la befana vien di notte... di hawkeye69 commento di cacabruci

Posso dire ora che anche io mi sono trovato per una volta davanti alla "befana" che questi scatti sono estremamente difficili da eseguire...
Mi sembra riuscito, la composizione è molto bilanciata e a livello tecnico hai tirato fuori un ottimo scatto...
Complimenti e... AUGURONI!!!
Daniele
...la befana vien di notte...
...la befana vien di notte... di hawkeye69 commento di hawkeye69

Ho anticipato la festività della befana....
Questo posatoio mi ricorda tanto una scopa!
F20 1/80 ISO 500
Buon Natale e Buon Anno!!!!!

Clicca qui per la versione ad alta risoluzione!
...il piccolo Tibet...
...il piccolo Tibet... di hawkeye69 commento di Mario Zacchi

Nel tuo incipit hai diemnticato chi le "donne" in cameretta ce le portava Very Happy

Mi piace molto la verticale con la strada (la prima verso l' inizio, non la seconda verso al fine)
...il piccolo Tibet...
...il piccolo Tibet... di hawkeye69 commento di Pietro Super Pro

ottime foto...

posto da sogno...

ti invidio.
...il piccolo Tibet...
...il piccolo Tibet... di hawkeye69 commento di cacabruci

Un bel reportage correlato da un altrettanto bel racconto che lascia trasparire la vera passione per la natura e per la fotografia...

Daniele
...il piccolo Tibet...
...il piccolo Tibet... di hawkeye69 commento di cheroz

il racconto di un'esperienza vissuta intensamente accompagna ottime fotografie, soprattutto quelle scattate nelle ore magiche (tramonto e alba).
Proprio un bel reportage, corredato da un eccellente diario.
ciao, fiò
...il piccolo Tibet...
...il piccolo Tibet... di hawkeye69 commento di stew

Bellissimo racconto e bellissimi scatti di posti aimè ben conosciuti. Dico aimè perché il terremoto ha provocato danni fin lassù, purtroppo.
...il piccolo Tibet...
...il piccolo Tibet... di hawkeye69 commento di francodipisa

Un reportage bello da fare invidia, e per il racconto, e per le foto (tutte di livello alto; quella a sera e la successiva di primissima mattina straordinarie, per me), e per l'esperienza bellissima che hai - che avete - vissuto.
...il piccolo Tibet...
...il piccolo Tibet... di hawkeye69 commento di brunomar

A leggere questo racconto e a vedere questi scatti, si riiesce a sognare ad occhi aperti..... un vero incanto della natura che hai ben saputo regalarci in tutti i sensi Wink Ok! Ok!
Ciao, Bruno Smile
...il piccolo Tibet...
...il piccolo Tibet... di hawkeye69 commento di stefano63

Sicuramente tornerai ancora in questi posti....c'è da scommetterci e noi aspetteremo ancora questi fantastici racconti...


quoto...racconto e foto...molto belle...ciao.... Ok!
...il piccolo Tibet...
...il piccolo Tibet... di hawkeye69 commento di Sisto Perina

Mettiamola così allora...
più bello il reportage o il racconto delle giornate trascorse a produrlo, in buona compagnia e con una gran voglia di far divenire realtà quel poster appeso in camera?
Hai raccontato con stupende parole le tue emozioni e le vicessitudini dell'escursione, hai postato immagini molto buone con una nitidezza invidiabile ed una luce fantastica....
Credo che quando ti trovi col cuore pulsare davanti allo spettacolo della natura e non sei soddisfatto nemmeno quando riesci a dare il meglio di te nel cogliere un momento perfetto...ecco, allora si che sei diventato un paesaggista.... Smile
Sicuramente tornerai ancora in questi posti....c'è da scommetterci e noi aspetteremo ancora questi fantastici racconti...
Ottimi scatti, tutti quanti...

beh tutti proprio no... Diabolico

ciaoo Mandrillo
...il piccolo Tibet...
...il piccolo Tibet... di hawkeye69 commento di Merola83

Che spettacolo... conosco il posto,c'ho fatto un giro in moto quest'estate, ma visto così e tutta un altra cosa...
mi sarebbe piaciuto molto seguire la spedizione Smile
Ciao complimenti per gli scatti.
...il piccolo Tibet...
...il piccolo Tibet... di hawkeye69 commento di hawkeye69

Mettiamola così. C’è chi nella sua cameretta da ragazzo attacca poster di donne e/o motori e chi preferisce splendidi paesaggi.
Vabbè, magari non ero proprio in maggioranza ma insomma io (che pure, stiano tranquilli i lettori, di donne e motori avevo tappezzato la stanza, come si conviene a qualsiasi adolescente) di quella foto che ritraeva lo splendido altopiano di Rocca Calascio mi ero decisamente, perdutamente, irrimediabilmente innamorato. E non so neanche bene da dove fosse saltato fuori quel poster.
Quello che è certo è che lo splendore della chiesa di Santa Maria della Pietà che dominava la vallata coperta da un soffice manto di neve mi è rimasto negli occhi per tanto di quel tempo che l’immagine era ormai entrata nel mio personale pantheon evocativo. Quello, per capirci, a cui la memoria attinge a piene mani quando è alla ricerca di un contesto suggestivo in cui dare libero sfogo ai propri pensieri.
E forse è anche per questo, perché la foto si era fatta ricordo e quindi poesia, che non mi era mai venuto in mente di andarci di persona in quella Rocca. E toccare con mano la grazia della natura quando le si lascia il tempo di dedicarsi a quanto di meglio è in grado di produrre (e non ci si mette di mezzo l’inopportuna mano dell’uomo).
Ma quel giorno, come avrà intuito che legge queste righe, alla fine è arrivato.
Quasi senza rendermene conto mi ritrovo con in mano un progetto di trekking fotografico, la compagnia giusta (Stefano alias Furio e Max alias Max83) e tutta l’attrezzatura necessaria. Tre condizioni che nessun individuo sano di mente si lascerebbe scappare.
Si parte quindi da Roma un pomeriggio piovoso che non promette nulla di buono. Ma ormai siamo in ballo e quindi, con la macchina curva per il peso dell’attrezzatura, ci avventuriamo per i 200 chilometri scarsi che ci separano dall’altopiano abruzzese.
Siccome la saggezza popolare si rivela spesso meno saggia di quel che si crede, la pioggia iniziale non è il triste buongiorno di un mattino sfortunato.
Lo capiamo appena giunti a destinazione. Arriviamo nel momento in cui il sole sta regalando i suoi ultimi raggi alla sonnolente vallata, che ha tutta l’aria di gradire il regalo. E se non gradisce lei, certamente lo facciamo noi che in pochi istanti ci vediamo trasformare da gitanti della domenica in fotoreporter d’assalto.
Gettati via abiti e scarpe borghesi, ci avventuriamo come cani da tartufo lungo il sentiero che ci porta, dopo una ventina di minuti di vento gelido e sferzante, ai piedi di un paesaggio di sconfinate montagne e vallate.
Dai nostri sguardi intirizziti ma fieri (o almeno così pare a noi, ma visto che non c’è nessuno a smentirci, possiamo aggrapparci a questa convinzione), si intuisce che un medesimo pensiero sta attraversando le nostre menti. La natura ha voluto dedicare qualche non trascurabile milione di anni di impercettibile lavorio, si è voluta immolare ad un progetto con certosina ed impagabile maestria, ha fatto insomma tutto questo. E lo ha fatto, questo il bello, per noi. Perché noi tre, viandanti avventurieri di questo 3 dicembre dell’anno del signore 2011, potessimo ammirarne lo splendore ed immergerci nella voluttà di questa vista. Non c’è altra spiegazione a tanta meraviglia.



Ancora sotto l’effetto di questo inebriante delirio di onnipotenza (ma, giuro, senza un goccio di alcool in corpo), ci dirigiamo adesso senza indugio verso la chiesetta di Santa Maria della Pietà.
Ed è proprio lei. Di colpo l’immagine che avevo conservato nella memoria si materializza davanti ai miei occhi. E con gli anni non ha perso un grammo del suo fascino.
Intendiamoci, parliamo di un piccolo, tozzo e squadrato tempietto costruito tra il XVI ed il XVII secolo, probabilmente su una preesistente edicola rinascimentale, che di per sé non ha la caratura artistica del capolavoro.
Ma quella sua modesta austerità, quella placida e insieme ferrea noncuranza con la quale questi pochi mattoni sfidano immobili i secoli, quello scenario a fare da proscenio di uno spettacolo sempre uguale eppure mai stancante; tutto questo rende questa rocca una piccola perla da ammirare in silenzio.
Una magica alchimia che unisce il fascino medievale al lirismo romantico.
E poi, naturalmente un panorama ideale per scattare una foto, sfruttando la magia del tramonto che si diverte ad impreziosire con striature amaranto gli ultimi scampoli di azzurro nel cielo.
Ma oltre alla chiesa, come vuole la tradizione, c’è il castello.



Placata la prima fame di scatti (e con il dito prossimo al congelamento), decidiamo quindi di sfruttare fino all’ultimo minuto di luce per raggiungere il maniero, che svetta a 1.500 metri di altezza. In questo punto, manco a dirlo, il vento gelido si fa sentire ancora di più e più che sugli Appennini sembra di stare in cima al K2. Ma siamo qui per scattare quindi, indossati in tutta fretta cappello e guanti, ci prepariamo ad immortalare lo spettacolo
Dalla guida apprendiamo che il castello, che domina la valle del Tirino e l’altopiano di Navelli a poca distanza dalla piana di Campo Imperatore, era anticamente utilizzato come punto d’osservazione militare. La comunicazione con altre torri e castelli vicini consentiva infatti un controllo visivo che si spingeva fino all’Adriatico. La struttura è interamente in pietra bianca e si compone di un maschio centrale e di una cerchia muraria merlata in ciottoli. Completano il disegno architettonico quattro torri d’angolo a base circolare, che danno all’insieme l’aspetto di un tipico castello di sabbia.
Si entra da un’apertura sul lato orientale posta a circa cinque metri da terra. Vi si accede da una rampa in legno che in origine era retrattile (è proprio lui: il famoso ponte levatotio!).
Nonostante oggi sia visitabile liberamente, non si scorge anima viva nel raggio di chilometri. Il che, inutile negarlo, contribuisce a conferire all’insiemeun’aurea di mistica malinconia che non fa che accrescere la suggestione.
Anche perché nel frattempo il sole, stanco di prodigarsi in mille effetti cromatici, si decide a concludere il suo lavoro e tramonta velocemente. Aumento i tempi degli scatti e mi godo il fascino dell’imbrunire che riscalda la vallata.
Ci sono dei momenti – e con la macchina fotografica si apprezzano in modo particolare – in cui ti senti davvero sprofondato nell’immensità. Immerso nel silenzio più puro, spezzato solo dal sibilo del vento tra i cespugli, sotto ad un firmamento comincia ad affacciarsi dietro al cielo sempre più scuro. In quei momenti, perfino l’epitaffio kantiano “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me” cessano di essere reminiscenze liceali e acquistano una concretezza palpabile.
Quello era uno di quei momenti.



Torniamo al rifugio che ci ospiterà per la notte (e che ha pronta per noi una cena di tali prelibatezze che dubitiamo di riuscire a portarla a termine) con un sorriso ebete sulle nostre facce, segnate dall’esperienza appena provata.
Giusto il tempo per studiare il punto migliore per le riprese del giorno seguente e via a nanna.
La dura vita del fotografo si manifesta soprattutto nel momento della sveglia, che suona implacabile alle 5.15. Del resto non possiamo certo perderci in chiacchiere mentre i primi raggi del sole stanno già imbastendo il loro personale spettacolo quotidiano.
Cogliamo il castello dormiente nel momento in cui si risveglia in un tripudio di colori. Il massiccio del Gran Sasso non può essere da meno e, ammantato da una tenue e romantica luce rosata, ci saluta da par suo.



Il freddo, il sonno e la fatica non esistono più.
L’unico modo per spezzare la tensione e l’emozione di un’esperienza del genere è una sana deviazione sui sentieri del più bieco turismo fai da te. Ed ecco allora che ci concediamo una classica foto ricordo.
Ma è uno sbandamento che dura un attimo. Dopo il flash siamo di nuovo pronti per continuare la nostra escursione.



i torna in macchina, direzione Campo Imperatore. Appena cinque chilometri per raggiungere questo vasto altipiano (di origine glaciale e carsico-alluvionale, per gli amanti della geologia) che si trova all’interno del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, a circa 1.800 d’altezza. Anzi, per l’esattezza siamo proprio nel cuore del massiccio del Gran Sasso d’Italia.
Mentre ci avviciniamo diamo un altro sguardo alla guida, tanto per darci un’aria da intenditori. E scopriamo così che questo altopiano è uno dei più grandi d’Italia, con un’estensione massima di ben 18 km in lunghezza ed 8 km di larghezza, per una superficie complessiva di circa 75 km quadrati. Niente male, non c’è che dire. L’altitudine varia tra i 1.460 metri della Val Voltigno fino ai 2.138 della stazione meteorologica.
Chi ne avesse sentito parlare come del “Piccolo Tibet”, sappia che la definizione deriva dall’alpinista Fosco Maraini che paragonò questa zona nientemeno che alla valle di Phari Dzong.
Tra le cose più curiose dell’area ci sono una decina di laghetti di forma circolare poco profondi dall’origine ancora incerta ma che secondo alcuni potrebbero derivare dall’impatto di un antico meteorite.



Tutto intorno, ad ogni modo, ci sono solo vallate brulle e aride, bruciate dal vento gelido che stenta però a portare con sé i primi chicchi di neve, quest’anno insolitamente in ritardo.



La silenziosa contemplazione di questo paesaggio marziano è interrotta solo dal volo di una poiana che sembra voler approfittare di un palcoscenico di questa portata per prodursi in un volo dolce e planato che ci accompagna per qualche chilometro. Di nuovo, la natura si mostra particolarmente benevola nei nostri confronti.



Ma, forse per non esagerare coi regali, ecco salire una nebbia fastidiosa, che quasi ci impedisce di proseguire e, in accoppiata col solito gelido vento, fa sembrare ancora più bassi i 4 gradi centigradi che registra il nostro termometro.
Siamo costretti quindi a tornare verso valle, ma la delusione è compensata dagli splendidi scorci che il balletto di nuvole alte e basse ci regalano, conferendo una luce terribilmente elegante all’intera vallata.
E poi, d’un tratto il tempo sembra fuggire via, forse per avvertirci che l’incantesimo potrebbe essersi protratto fin troppo a lungo. Insieme alla luce, sfuma via allora l’intero altipiano, la rocca, la vallata e la sua chiesa con il castello.



Li vediamo allontanarsi dai finestrini della macchina, mentre con un po’ di mestizia ci avviamo sulla strada del ritorno. Non facciamo neanche l’ultima foto.
Nessuno di noi sembra aver voglia di certificare l’addio a questa piccola, grande magia.



...il piccolo Tibet...
...il piccolo Tibet... di hawkeye69 commento di hawkeye69

Suggerimenti e critiche sempre ben accetti
...across the plateau...
...across the plateau... di hawkeye69 commento di vLuca

Bella.
Anch'io avrei tagliato un pezzo di strada sotto.
...across the plateau...
...across the plateau... di hawkeye69 commento di UMB

Bello scatto!!

Ciao
Umberto
...across the plateau...
...across the plateau... di hawkeye69 commento di Marcello_Roma

Ok! Moooltoooooooooooooooo bella Ok!

Fermo restando la mia posizione...che tu conosci bene Smile ....cioe' che TUTTE le foto vadano postate in alta risoluzione Prrrrrr

In questo caso pero' mi sono detto che ...forse..dato il taglio molto verticale la grandezza della foto puo' andare bene anche cosi' Smile


Smile Marcello
...across the plateau...
...across the plateau... di hawkeye69 commento di cacabruci

Riesci a fotografare in pratica tutto l'anno..
Beato te...
Non sono esperto in questa sezione, mi limito solo a dire che hai colto un ottima luce ed ottenuto un piacevole scatto, forse, dico forse avrei escluso parte della strada in primo piano...
Ciao
Daniele
...Leptophyes Puctatissima...
...Leptophyes Puctatissima... di hawkeye69 commento di Marcello_Roma

Ave Complimenti per il meritatissimo riconoscimento Ave

Continuo a chiedermi come cavolo hai fatto a mettere a fuoco entrambe le grandi zampe posteriori...con un singolo scatto ?! Surprised Grat Grat

Very Happy

Marcello
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