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Commenti da aerre
Commenti alle foto che gli utenti sottomettono alla critica
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Commenti
Con tutto l'amore che posso...
Con tutto l'amore che posso... di aerre commento di aerre

@Clara Ravaglia: ...grazie di cuore, Clara. Le tue parole, ...lo sai, sono molto importanti e le serbo come cosa preziosa. Amici

Ah! ....Arianna però, ...non Ilaria Very Happy

Ti abbraccio,
Giuseppe Smile
Con tutto l'amore che posso...
Con tutto l'amore che posso... di aerre commento di aerre

@dao, essedi, Luigi T., diego campanelli: ...grazie mille anche a voi delle belle parole Smile
Con tutto l'amore che posso...
Con tutto l'amore che posso... di aerre commento di aerre

@ lumb, NEROAVORIO, nicola.milani, aguzzo76, Valerio Zanicotti, rrrrossella, byllot, Riccardo Bruno, ziottolo, Liliana R., Sisto Perina, Perretta Giuseppe, Pio Baistrocchi, Salvatore Gallo, Susanna.R: ...infinitamente grazie della vostra attenzione e affetto.

Lo scatto è eseguito con un 100mm a 2.8 a 1/640, iso 200. Arianna è al margine tra una zona d'ombra (al riparo sotto un grande albero) ed una zona di fortissima luce (tenete conto che lo scatto è fatto alle 13:00). La luce sul viso è data dal rimbalzo creato dal pavimento di pietre che ha fatto in qualche modo da pannello riflettente. Vi allego un crop dell'occhio dove si può scorgere la texture dell'acciottolato.

Grazie ancora Smile
Con tutto l'amore che posso...
Con tutto l'amore che posso... di aerre commento di aerre

Suggerimenti e critiche sempre ben accetti
...
... di YoRosco commento di aerre

Se ne è parlato qui Smile

http://www.photo4u.it/rubr.php?id=615482
Me and my...
Me and my... di alexab commento di aerre

...sono contento della tua attenzione, Ale Smile
Me and my...
Me and my... di alexab commento di aerre

Salve Ale,
ben trovata.

Sono tornato più volte su questo scatto e mi piace cogliere in questo tuo lavoro …che per altro è un self e quindi ricco di quella complessità narrativa che spesso si accompagna agli autoritratti, …l’occasione di una riflessione.

E già …perché tutto il senso dello scatto, …di un autoritratto come questo, si gioca proprio sul filo di una complessità narrativa che è legata ad un mettersi a nudo, raccontandosi attraverso il filtro di una immagine che si fa specchio non tanto di ciò che “vediamo” …quanto di ciò che “sentiamo”, quasi che la foto fosse uno specchio immaginario capace di “riflettere” tutto uno scenario emozionale intimo e privato difficilmente accessibile altrimenti e quasi impossibile da partecipare.

“Mettersi a nudo” nel raccontarsi cioè più attraverso l’ “idea” che ciascuno ha di sé, …in un processo in cui la formulazione prima e l’espressione poi del giudizio che è alla base del “ritratto”, si compie all’interno di quella particolarissima circolarità dell’autoritratto che è data dall’identità tra il fotografo ed il soggetto.

E’ in quest’ottica che dobbiamo e vogliamo interpretare il “fuori fuoco” di questo scatto, …come strumento principale cioè di quella complessità narrativa, con il quale si cerca di risolvere la volontà narrativa del “mettersi a nudo”, nel tentativo di far coincidere l’immagine che ci rimanda quello “specchio immaginario” con una idea di sé.

Un tentativo insomma di allentare attraverso le appannate nebulosità del fuori fuoco le maglie di una rappresentazione altrimenti troppo oggettiva e analitica e spingersi oltre la superficie, tra le pieghe di una interiorità a volte incerta e fragile e per questo sfuggente e indefinita.

“Fuori fuoco” come strumento espressivo dunque, …come filtro attraverso cui nascondersi e raccontarsi al tempo stesso, in un ambivalente gioco percettivo in cui il quadro di insieme sfugge come si dileguasse nel momento stesso in cui se ne tenti un qualsivoglia approccio.

Sta in questo la complessità narrativa alla quale accennavamo, …nella dialettica consapevolmente incongrua di una raffigurazione di sé che pare concedersi e negarsi al tempo stesso, …figlia di un desiderio di mostrarsi ma che si sottrae ben presto al nostro istintivo bisogno di metterne a fuoco i particolari …perchè proprio nell’incertezza dei contorni e dei dettagli trova il suo principale mezzo espressivo.

“Fuori fuoco” attraverso il quale la nostra Alessandra si cela ma che è anche chiave di lettura del suo racconto, …come espressione consapevole di un universo intimo e privato impossibile da “rappresentare”, …che sfugge continuamente nella complessità delle sue molteplici …infinite sfaccettature.

Sono però convinto che proprio questo aspetto …per quanto coraggioso nello sfidare le nostre aspettative, …rappresenti la parte più debole dello scatto …o meglio finisca con il penalizzarlo eccessivamente.

Provo a socchiudere gli occhi e a recuperare parte di quella nitidezza immaginaria che il fuori fuoco ha cancellato.

L’inquadratura è …stretta …risoluta …immediata, concentrata sulla gestualità del corpo e sulla tensione diagonale del collo che sostiene la decisa rotazione del capo con lo sguardo che spinge di lato. Le narici sono tese …come di chi accompagna un respiro profondo ad un istante di profonda concentrazione che tutta si risolve nella fuga veloce e spietata dello sguardo verso un centro di interesse fuori campo, quasi alla volta di un pensiero che punge, …le labbra serrate come trattenessero parole ancora mute …il mento alto come di chi si spinge oltre un lontano orizzonte e non è disposto a voltarsi indietro.

Tutta la dinamica espressiva della posa si “fa” nella tensione tra l’inclinazione diagonale del collo, amplificata dal “movimento” della ciocca dei capelli, e la veloce fuga laterale dello sguardo, con la linea di forza che “spinge” in direzione opposta al movimento del corpo.

E tutto questo …mi parla …mi racconta di uno spirito indomito, concreto, capace di affrontare la vita con risolutezza ma che ama le luci e le ombre delle sue battaglie, …tanto che il pittorico chiaroscuro di questo bianco nero denso di materia emozionale pare farsi anch’esso strumento espressivo nel tratteggiare la forza ma anche le fragilità, …luci ed ombre appunto, di questo universo privato.

La stessa logica della distribuzione tonale del bianco nero punta ad accentuare la dinamica espressiva dello scatto, con lo stare della figura quasi in bilico …pur nella risoluta fermezza della sua posa, …tra luce ed ombra, …immersa in questa densità oscura alla quale sembra appartenere e vincere al tempo stesso.

Eppure tutto ad un tratto si dilegua.

Il fuori fuoco ci sottrae parte di questo “racconto visivo”, ci allontana il quadro della sua figuratività proprio nel momento in cui cerchiamo di definirne i contorni, …come si dileguasse …o meglio si “sottraesse” al nostro tentativo di lettura, …impossibile da afferrare e contenere in un sol sguardo, …perché troppo complesso, indefinito e incerto.

Il senso di tutto questo è chiaro, come chiaro è il nucleo narrativo di questo “non fuoco espressivo” …ma rischia di essere un’arma a doppio taglio.

L’occhio …il nostro occhio …ha una insanabile, …incontrollabile e insaziabile voglia di definizione. Guardare una immagine completamente fuori fuoco non appaga quel bisogno e l’occhio vaga continuamente alla ricerca di un punto sul quale fissare la propria attenzione, …tanto è che ad un certo punto non facciamo altro che “compensare” la nostra visione.

Ad un certo punto cioè quasi smettiamo di percepire l’immagine per quella che è realmente e ce ne facciamo una “copia” immaginaria nella nostra mente cercando di recuperarvi quella nitidezza che le manca. Questo paradossalmente si traduce in un azzeramento di quel nucleo narrativo …o meglio …in una sua debolezza espressiva, …perché poco espressivo è lo stesso strumento del “tutto fuori fuoco”.

Molto meglio in altri termini se la complessità narrativa alla quale si accennava prima si fosse espressa attraverso un uso selettivo della profondità di campo capace di annegare il quadro di insieme nell’indistinta cremosità del fuori fuoco …ma capace di recuperare il dettaglio di qualche …pochissimi particolari su cui far convergere la compagine figurativa ed emozionale del ritratto.

Pensa ….pensa se in questo self avessimo avuto lo sguardo a fuoco …o meglio le labbra soltanto, ….quelle labbra strette nel silenzio di un respiro profondo e capaci di un racconto di mille parole mute.

Detto in altri termini …la debolezza dello scatto sta non tanto nell’uso espressivo del fuori fuoco che anzi è il motore di quel gioco dialettico del celarsi e raccontarsi, …quanto nel suo carattere indifferenziato e quindi sostanzialmente poco efficace.

….Temo di essermi dilungato un pochino, …chiedo venia.

Un abbraccio
A Smile
...Apart
...Apart di Gannjunior commento di aerre

...Indugia tra Luce ed Ombra ...Valentina, ...sul limite ...prorpio sul margine di uno scenario emozionale che la vede naufraga e sospesa di sé, cullata dallo sciabordio di pensieri intimi che la portano lontano, ....al centro di un universo privato e inaccessibile.

"Luce" ed "Ombra", ...come rappresentazione visiva di quel lasciarsi andare come scivolando lungo il margine di ciò che è e ciò che vorremmo che fosse, ...mentre si allenta il contatto con la realtà, ...in bilico tra "noi stessi" ed il "mondo", in un rapporto fragile ed incerto proprio come il dialogo tra le ombre di uno spazio privato e la chiarezza lattiginosa e sfumata, indefinita e cremosa, di ciò che ci circonda.

Un Ritratto ...intimo, ..bellissimo e struggente, di forte pittoricità emozionale, in cui la tensione luministica cioè non è semplice accento formale ed estetizzante ma vero nucleo narrativo.

Davvero bella, Gann....

A Smile
bianca come il latte rossa come il sangue ( portrait )
bianca come il latte rossa come il sangue ( portrait ) di Daigoro commento di aerre

Bello il contrasto ricercato tra il chiarore dell'incarnato come porcellana e l'esuberanza di quell'accento rosso che si declina nelle varie sfumature dei capelli, delle labbra e del vestito.

Un contrasto che non sarà certo lontano da quella dimensione narrativa che è propria del Ritratto, nel cercare cioè di raccontarci anche attraverso l'uso espressivo del colore e del contrasto il soggetto, ...ma è evidente una certa "ricercatezza" nella costruzione dello scatto ....un concept che ne muove le fila insomma e che spinge lo scatto più verso la foto da "Studio".

...In altri termini ...il vero centro di interesse dello scatto finisce con l'essere più che la persona ed il suo universo, ...il carattere estetizzante di questo acceso e gustoso contrasto tra il carattere impalpabile dell'incarnato ed il materico accento di rosso che tinge l'impaginato figurativo.

Non ti dispiacerà quindi se sposto in "Studio" Smile
07-03-2014
07-03-2014 di Liliana R. commento di aerre

…..Decisamente forte la suggestione pittorica di questo scatto, come giustamente già osservato dagli amici prima di me.

La mente corre veloce alle atmosfere di quella pittura olandese che proprio nella “luce” trovò il suo elemento di maggiore identità ed espressione.

Guardo alla qualità di questa luce che l’occhio della nostra Liliana recupera dallo scenario d’ombra che avvolge il soggetto principale della foto.

Una luce che “sbozza” le forme …traendole dall’ombra e si fa strumento rivelatore che unifica i vari elementi della scena come una trama sottile.
Ora riverbera con languida dolcezza sul riflesso umido delle antiche maioliche del pavimento, …ora rimbalza con la grafia secca e asciutta di lumeggiature decise lungo gli spigoli delle forme, …ora carezza le profondità della scena rivelando quasi sussurrasse contorni e particolari, ….ora prorompe con forza quasi si emanasse direttamente dalla superficie (o dai recessi di un lontano orizzonte immaginato e illusorio) della tela riflettendosi sul “fare” della ragazza.

Una qualità della luce che non è descrittiva ….o almeno non vuole esserlo, ..ed è questa la sua suggestione pittorica, ….una qualità della luce che è capace di ricreare le fila di una atmosfera psicologica della quale ci sentiamo ad un tratto parte integrante.

Ma guardo anche alla tavolozza di terre d’ombra bruciate, …ai bagliori dorati che rimbalzano dalle sfumature tenui di verde azzurro ai bruni grumosi e caldi di cromie dense di materia.

E c’è …un particolare …che “tradisce” la squisita sensibilità della nostra Liliana nel cogliere quell’elemento inaspettato e capace di ribaltare in un gioco ironico ed elegante la nostra percezione del dato reale.

Già …proprio come si conviene ad una street di classe ad esempio, dove un piccolo tassello diviene la chiave di lettura di un frammento di realtà più raffigurata che rappresentata o descritta e che vive secondo regole o leggi nuove ed autonome.

Chissà …forse inconsapevolmente …ma è proprio se l’occhio della nostra Liliana percepisse la luce provenire proprio dalla tela, e non dalla lampada al margine in alto.

Come se quella luce si emanasse dallo sfondo baluginante di quel lontano orizzonte dipinto, dal profilo sfrangiato dei rilievi. La luce si origina balenando come per ironica magia da dietro il costone roccioso a destra, si ingorga lungo il canale sfolgorando il suo canto di vita lungo le increspature dell’acqua, ….rimbalza tra le rocce delle sponde e ….prorompe con straordinaria forza e illusoria continuità all’interno della scena: invade la tavolozza, indugia sulla mano della restauratrice, danza tra la grafia dei capelli, riverbera sussurrando come in un gioco di cerchi d’acqua che pian piano smorza la sua intensità, tra le ombre dello spazio circostante.

Illusione e realtà sembrano per un istante far parte di uno stesso piano percettivo, …di uno stesso scenario in cui le nostre consuete abitudini percettive si dileguano nel sorriso ironico e leggero di un respiro immaginifico e prezioso.

Ecco perché l’esuberanza delle alte luci …al di là del suo valore o coerenza tecnica, è in qualche modo funzionale alla scena.

Proprio come in tanta parte della pittura olandese del ‘600 cioè …la luce direzionata che irrompe all’interno degli ambienti colpisce con forza gli oggetti e le figure, rivelandone le forme; acquista una intensità esuberante che è la qualità di una luce radente che apre le ombrosità della scena e viene “percepita” in tutto il suo accento caldo e deciso.

Un curioso sfondamento del piano di immagine compiuto da questo rimbalzare della luce dal piano dell’immaginazione a quello della realtà (e viceversa) che presto svela ….e sta qui la leggera ironia, ….la sua illusione.

E’ tutto un attimo cioè e presto la realtà con le sue certezze ristabilisce le giuste misure.

Ecco perché la nostra Liliana mantiene quel piccolo particolare della lampada rossa in alto.

E’ proprio questo elemento che mantiene distinti ….come è giusto che sia i due piani, quello dell’illusione e della realtà cioè, …proprio al di sotto della lieve patina di quell’immaginifica leggerezza cui lo scatto deve parte della sua suggestione.

Non è solo quell’ “etica” da street che impone alla nostra autrice di non clonare nulla o di mantenere il taglio originale dell’inquadratura, …quanto il desiderio …quasi un inconsapevole bisogno di lasciare incontaminato il senso della “sua” raffigurazione, in cui tutto è ciò che ella in effetti “immagina” prima ancora di vedere.

Un abbraccio
Aerre Smile
Lorenzo
Lorenzo di Salvatore Gallo commento di aerre

Incredibile …con quanta cristallina fermezza s’esprima la consapevolezza del piccolo Lorenzo, che tutta si consuma nel carattere serrato di quel dialogo che il suo sguardo tesse con l’osservatore.

Uno sguardo che non è di sfida …che non ostenta sicurezza o cerca di compiacere, ma che ci vince e disarma con il suo piglio di nitida e diretta volontà interlocutoria, …capace di stringere le maglie di una connessione emozionale profonda …eppure impenetrabile, con la sua brillante nerezza di liquida pece …in cui paiono trascolorare, trasformandosi, le molli sfumature di una adolescenza fragile e dolcissima …ormai rivolta verso orizzonti di più consapevole maturità.

Ed è lì …che si “fa” il Ritratto, …nel silenzio di quelle labbra che sembrano farsi consapevolmente mute, quando i pensieri che s’affollano nella tumultuosa risacca dell’anima che s’agita in bilico tra le ansie e le aspettative di chi cresce …parole non hanno; …è lì che il Ritratto vibra forte, …nel lago di quegli occhi ..scuri di lucida fermezza, che l’inclinazione del capo sembra rendere più acuti …come volessero raccogliere il nostro sguardo in un atteggiamento che è insieme di “intesa” e di consapevole “distanza”; …è tutto lì …il racconto di questo Ritratto, …nella irrequieta grafia di quei riccioli neri che paiono a tratti scuotersi sull’onda di una tensione che sentiamo scorrere sotto la superficie della pelle chiara.

C’è tutto un carattere di …”ruvida” mediterraneità ed insieme di disarmante dolcezza nello stare del piccolo Lorenzo che ci fissa …domandandosi senza nulla chiedere, …con il capo che inclina di lato come volesse spingere lo sguardo più in là …in una sorta di “traguardare” che è proprio di chi cerca di mettere a fuoco i contorni di ciò che lo circonda ma consapevolmente si mantiene a distanza, …tanto che quello sguardo così scuro e impenetrabile pare ben presto sfuggirci, fissandosi su di un centro di attenzione emozionale intimo e segreto …con l’inattesa forza di un lampo che rapido balena all’orizzonte.

Ecco perché è così importante qui l’avere affidato la composizione alla composta geometria del taglio quadrato, …così da sottolineare ed amplificare cioè la dinamica del corpo con quel leggero “scartare” di lato del capo, …come di chi se da un lato sembra raccogliere il nostro sguardo fissandoci con decisa fermezza, dall’altro sembra eludere la nostra attenzione …quasi volesse “scavalcarci” e spingersi oltre, verso un orizzonte lontanissimo e privato.

Tutto il Ritratto insomma si consuma nel vibrante contrasto tra l’apparente fermezza interlocutoria dello sguardo di Lorenzo e quel suo “spingersi oltre” …allo scoccare di quella scintilla che fulmina nella nerezza lucida degli occhi e fa sbilanciare il corpo di lato in quell’accenno diagonale della posa, alla ricerca di un punto indefinito del proprio orizzonte emozionale. Era necessaria quindi la compostezza di una geometria che facesse sentire forte quello”strappo” capace di scompaginare l’equilibrio iniziale e dare forza narrativa alla veloce fuga dello sguardo.

Il busto è colto in posa frontale, si “dispone” parallelamente al piano dell’inquadratura e asseconda l’equilibrio del frame quadrato assicurando una solida base alla composizione con la linea delle spalle parallela al margine inferiore. Ma il viso ad un tratto “scarta” di lato con l’asse che inclina leggermente, il capo ruota accennando un lieve tre-quarti e lo sguardo sembra volere eludere la nostra attenzione: …si scompagina dunque la compostezza dell’impianto di base, mentre risale in superficie quella tensione emotiva che ora balena nel riflesso di luce dello sguardo …ora s’agita nella nervosa grafia dei riccioli, …ora si cheta e freme ancora nel silenzio muto delle labbra carnose.

Il bianco nero ….nella sua logica della distribuzione dei chiari e degli scuri, pare volere assecondare il racconto.

Vero …il busto offre una base generosa e sicura all’impianto generale …ma è lo stesso tono chiaro della canottiera, squisitamente gestito nel nitore controllato dei bianchi e che fa da contraltare alla massa dei capelli scuri in alto, a rendere ad un tratto instabile l’equilibrio iniziale. Il piede del frame cioè proprio per il suo punto di maggiore chiarezza rispetto al resto dell’immagine …diviene instabile, …allenta l’apparente “solidità” della composizione che di fatto sbilancia verso l’alto …là dove gli elementi salienti della raffigurazione ricevono invece una grafia densa di neri spessi e decisi.

Ed è lì che di fatto si “fa” il racconto.

Un contrasto tra chiari e scuri deciso e nervoso …con una grafia asciutta di neri che si disegnano con carattere sulla levigata chiarezza della pelle e che in qualche modo s’accorda al carattere di questo racconto in bilico tra le molli dolcezze di una infanzia sfumata ed impalpabile e i contorni ancora aspri e mutevoli di una consapevolezza più matura e adulta.

Ecco la piccola magia, a mio avviso, di questo scatto.

Un Ritratto cioè …capace di registrare e restituirci tutta la vibrante tensione di un’età così nervosamente in equilibrio tra le dolci certezze dell’infanzia, carica di sogni e di incanto, e gli scenari indefiniti e sospesi di un’adolescenza dagli orizzonti che si fanno ogni giorno sempre più nuovi, diversi …ed incerti.

Un racconto che tutti ci accomuna e comprende …quasi astraendosi su di un piano di valori ideali e che per questo ci emoziona, attraverso lo sguardo commosso di chi, come il nostro Totò, …a distanza e quasi in silenzio scorge tutta la mutevolezza di questi scenari dai colori cangianti e quasi impossibili da partecipare, e cerca di registrarne con infinito amore la fugacità di un brevissimo istante.

Rapido …veloce, …come lo slancio di un sogno, …proprio come quel lampo che balena nello scuro degli occhi.

Aerre Smile
Hotel Motel
Hotel Motel di Liliana R. commento di aerre

Arrivo sempre tardi nelle foto di Liliana, ...ma era doveroso aggiungermi al plauso generale.

Ha la leggerezza di uno sguardo di infinita dolcezza e insieme tutta l’intensità di un’empatia sincera, questo scatto che pare aprirsi come “scenario” reale e contingente agli occhi dello spettatore e di cui egli pare fare diretta esperienza, per poi creare i presupposti di una suggestione di più ampio respiro.

E’ un dialogo indiretto e silenzioso che la nostra Liliana tesse a distanza, …dalla discreta e privilegiata posizione di un punto di vista defilato e nascosto cioè, come trama del racconto di una umanità …colta nella sua disarmante e disarmata verità ma capace di riaffermare la sua quotidianità pur nell’immediata contingenza di una situazione di disagio evidente. Un dialogo sostenuto dalla “leggerezza” di uno sguardo a distanza dal quale discende quel coinvolgimento profondo e altrettanto sincero che alimenta, agita e scuote un’emozione profonda nell’osservatore.

Un racconto dalle trame ora serrate come nodi che trattengono il fiato sospeso …ora rade quasi fossero sul punto di dileguarsi e sciogliersi nel carattere sospeso di una atmosfera che pur mantenendo l’aggancio con la realtà (con la sua determinazione di tempo e di luogo, la sua contingenza insomma) assume un carattere di universalità che ci commuove e coinvolge: quella di una infanzia che ci sforziamo di riconoscere nei suoi valori di innocenza e di incanto a dispetto di quei contorni di degrado e di disagio che definiscono la cornice formale del nucleo narrativo dello scatto.

Il punto di ripresa è certamente condizionato dall’esigenza di inquadrare la scena all’interno dei massicci stipiti ( …come in una sorta di composizione nidificata all’interno del frame, collocando il gruppo sul primo terzo a sinistra) ma consente tra le altre cose di cogliere in scorcio laterale la prospettiva della pesante quinta muraria e sfruttare il gioco del disegno pavimentale come veloce via di accesso all’interno della scena che acquista così spessore, profondità, consistenza e tridimensionalità …grazie allo sfondamento del piano di immagine.

Ma è proprio questo muro a fare da architrave a tutta la composizione connotandosi come spartiacque formale e narrativo della scena: taglia in due il frame ed è capace di definire e mantenere distinti (per quanto strettamente connessi) il nostro spazio e quello dei piccoli soggetti.
Ed è bene allora che si mantenga “ ingombrante”, con un peso figurativo ….una fisicità e una matericità che sono prima di tutto narrative oltre che formali.

E’ uno “scenario” infatti che l’occhio “inconsapevole” ma squisitamente sensibile della nostra Liliana coglie …ma sarebbe più opportuno dire “costruisce”, per porre meglio l’accento scenico sul gruppo dei bambini in secondo piano.

Molta di questa strategia compositiva è in quella scelta iniziale di porsi quasi al margine della scena. Viene cioè mantenuta una consapevole “distanza” dai soggetti, tradotta formalmente proprio dal diaframma della massiccia quinta muraria che si frappone tra noi ed il gruppo.

Ma è una “distanza” solo fisica e che si fa presto espressione di un coinvolgimento emozionale profondo che vibra nella discrezione di uno sguardo leggero e intenso al tempo stesso, come una carezza quasi …sussurrata da lontano ed in segreto.

E’ insomma proprio questo traguardare, complice l’ingombrante presenza dello stipite sfuocato in primo piano e di quello sulla destra che insieme inquadrano ed incorniciano la scena, a suggerire tutta la suggestione narrativa dello scatto, …a creare nell’osservatore la sensazione di avvicinarsi al limite di uno spazio che si “fa” intimo e privato.
Ma insieme diviene forte anche la consapevolezza della sua inaccessibilità: …quella di un frammento di un universo infantile destinato a restare comunque immaginifico, intimo ed inviolabile ….e capace proprio per questo di imporsi con la sua disarmante dimensione di umanità e dolcezza al di sopra di tutto, …al di sopra dell’evidente degrado cioè che caratterizza la scena nella sua dimensione di forma e di contenuto, …quasi fosse capace in altri termini di riacquistare il senso di una quotidianità e di una normalità perduta, attraversata dall’incanto dell’istante di un gioco.

Ecco perché è fondamentale che l’inquadratura si mantenga ampia e “distante”, tanto cioè da sottolineare sino ad amplificarlo il salto di scala tra l’enorme, ….massiccia, …pesante e degradata quinta architettonica e il minuto e fragile gruppo dei piccoli in secondo piano.

E’ del resto la stessa struttura formale del frame a lavorare per contrasti.
L’impianto è rigido, secondo l’ordito che detta la scansione ritmica degli elementi verticali di primo e secondo piano, ed accoglie …quasi vi si “incastonasse”, quel piccolo frammento di vita ( …l’accenno di un sorriso, …l’inizio di un gioco, …la rilassata familiarità) …con tutta la vibrante tensione di una pausa, di un istante di sospensione che interrompe la rigida sequenza formale della scena da sinistra a destra e ha tutta la forza di una nota capace di spezzare il silenzio.

Ed è proprio questo che ci fa apparire quel “frammento di vita” che osserviamo a distanza, ancora più inaccessibile e privato.
Una centralità narrativa e formale sottolineata anche dal contrasto tra la nuda e piatta figuratività della solida quinta muraria e quel brulicante e discontinuo spaccato di “vita”, frastagliato nella molteplicità di migliaia di particolari che paiono addensarsi e animarsi in un continuum grumoso e caotico.

Un’inquadratura dal taglio più serrato e ravvicinato sui ragazzini avrebbe sicuramente allentato la tensione e diluito il “punctum” scenico e narrativo di tutta la composizione.

Questo sguardo a distanza invece, che isola nell’intimità di uno spazio privato il gioco e lo stare dei bambini ha il potere di astrarre lo scatto dalla superficie narrativa oltre che formale della contingenza della scena ripresa, ….di rarefare in qualche modo lo spessore di una atmosfera che a dispetto di tutto acquista il calore di una familiarità e di una quotidianità reinventata e quindi recuperata, che ci commuove e coinvolge …come parte di una esperienza universale.

Un abbraccio
Giuseppe Smile
.../...
.../... di Nico Nemore commento di aerre

....forse, ....forse un mosso più accentuato avrebbe caricato lo scatto di una maggiore espressività dal punto di vista del "movimento" della palla e quindi reso la nostra percezione dello scatto più coerente in relazione all'insieme degli elementi raccolti nel frame.

Ma parte del fascino dello scatto sta nel suo suggerire, non senza ironia, una sovrapposizione di livelli percettivi e interpretativi della scena.

E se la palla insomma ...altro non fosse che la suggestione di un re-inventato sole che stacca contro il cielo sopra l'idifferente linea dell'orizzonte?

Tutta la complessità narrativa dello scatto gioca sulla sovrapposizione di due distinti e lontanissimi scenari percettivi che ora si mantengono indipendenti ....ora si miscelano in un ribaltamento ironico ed inaspettato delle nostre certezze interpretative.

A Smile
...
... di Mauroq commento di aerre

Questa fa il paio con lo scatto degli elefantini rosa:
http://www.photo4u.it/viewcomment.php?pic_id=639108
per quel suo ricreare il tessuto di un universo del tutto nuovo, con le sue leggi e le sue regole, e che per questo sembra darsi come fatto compiuto e a sé stante.

Uno scenario “più rievocato …che rappresentato”, attraverso lo strumento della macchina fotografica come “occhio dell’anima” che rievoca a sé interi brani di un mondo fantastico e intimo, …squisitamente personale in cui nulla è più ciò che “è” …ma ciò che il nostro Mauro “immagina” (o dovremmo dire recupera) come atto di un sentire profondo, in cui si miscelano i frammenti di ricordi lontani e quelli di una visione di un universo in cui riflettere e riflettersi.

Meravigliosa

A Smile
Ari
Ari di aerre commento di aerre

.....la mia Principessa Smile
Grazie di cuore Francesco per le tue parole preziose.

Un abbraccio Amici
...
... di Mauroq commento di aerre

…E’ incredibile come la sensibilità dell’occhio del nostro Mauro riesca a compiere nell’economia di uno scatto una sorta di “metamorfosi” di ciò che lo circonda …che non è semplice “trasfigurazione” nel divertito gioco di stupire le nostre abitudini percettive, …ma vero “atto creativo” di chi è capace di riassegnare pur con ironia un nuovo ordine alle cose.

Perché quella di questa visione urbana di un reinventato Lago del Serengeti dove si abbevera una coppia di elefantini rosa, …è molto di più che la fortunosa occasione di una street che gioca ..alterandoli …con i normali processi di decodifica della rappresentazione visiva, …ma lo scenario (….più rievocato che rappresentato) di un universo del tutto nuovo, con le sue leggi e le sue regole, che sembra darsi come fatto compiuto e a sé stante.

“Più rievocato …che rappresentato”, …come se la macchina fotografica fosse per il nostro Mauro lo strumento al servizio di un “occhio” dell’anima che rievoca dal tessuto di una memoria immaginifica interi brani di un mondo fantastico e intimo, …squisitamente personale in cui nulla è più ciò che “è” …ma ciò che egli “immagina” come atto di un sentire profondo, in cui si miscelano i frammenti di ricordi lontani e quelli di una visione di un universo in cui riflettere e riflettersi.

“Immaginazione” come atto genuinamente creativo dunque che plasma la materia indifferente di ciò che lo circonda per meglio adattarne la “rappresentazione” alla creazione di un mondo che gira secondo le regole del suo personale sentire e in cui possa finalmente sentirsi meno alieno.

Bellissima.

A Smile
Attesa...
Attesa... di giancarlospillo commento di aerre

...allora direi "varie" Wink

Alla prossima Smile
Attesa...
Attesa... di giancarlospillo commento di aerre

Mi piace molto la resa plastica del chiaroscuro, anche se personalmente avrei dato più respiro in basso al frame.

Non è sicuramente un "Ritratto" però. Mi piacerebbe sapere se lo scatto è il risultato di una tua gestione di set e schema luci (a partire da un concept ben preciso) o ti sei limitato a riprendere la scena ad esempio da una vetrina.

Te lo chiedo così da poter collocare lo scatto in "Studio" o "Varie".

A Smile
Margherita
Margherita di diego campanelli commento di aerre

Bhè ...come non quotare le parole di Mauro.

Una resa davvero da invidia ...questo bianco nero dall'elegante distribuzione delle masse tonali grazie a quella successione di fasce chiare e scure dello sfondo sulla cui orizzontalità rigida e geometrica "disegnare" e sottolineare la posa diagonale della ragazza con la languida dolcezza delle sue forme.

Una teoria densa e ricca di variazioni tonali dalla spiccata qualità materica ....che esalta questo sottile gioco di contrasti nel rapporto figura/sfondo come prezioso strumento espressivo del ritratto e del suo "racconto".

Un "Ritratto" ...coraggioso a dire la verità, ...che tutto si affida ad una inconsueta ripresa da dietro che esclude il volto e coglie invece tutta la fisicità di quella posa "scomposta" ed il molle abbandono delle sue forme.

Ma è proprio lì che si "fa" il ritratto, ...il suo "racconto" che è sempre espressione di un "giudizio" da parte del fotografo.

Perchè c'è una scelta precisa che è quella di raccontarci il soggetto non attraverso l'espressività del suo volto ad esempio ...o lo sguardo, ...ma attraverso quella fisicità scomposta e disarmata che si fa presto rivelatrice di uno status emozionale preciso.

O almeno per come il nostro Diego lo percepisce e da cui il suo "giudizio".

Egli coglie infatti uno stare probabilmente "caratteristico" della ragazza, che ci racconta cioè di una sua quotidianità familiare, ma che è principalmente per lui ...e per lui soltanto, espressivo di una personalità.

Uno "stare" di Margherita di cui Diego sottolinea e amplifica il languido abbandono (complice il basso angolo di ripresa) ...che ricollega il soggetto al fotografo stesso, come se quella dinamica del corpo fosse per lui espressiva di una personalità che sfiora corde sensibili del suo immaginario.

Sembra di scorgerlo il nostro Diego.

Consapevole di trovarsi sul margine di un confine che lo separa dal mistero di un universo privato e inaccessibile. Ne avvertiamo il respiro sospeso, ...la carezza dello sguardo che a distanza segue i contorni delle forme; ...in segreto ...come dal silenzio di una prospettiva privilegiata e nascosta.

Non gli interessa qui la dinamica espressiva del volto. Tutto si consuma nel disarmato abbandono del corpo, ...nell'atmosfera sospesa di quell'atteggiamento rilassato e insieme nervoso, …come di una strana inquietudine che scorre sotto la superficie e solo apparentemente si cheta nella dolce mollezza di quelle forme quasi naufraghe di pensieri lontani.

Un ritratto sottile ...di spessore introspettivo forte che mi racconta …che ci racconta del silenzio di pensieri che s’agitano, …scuotono e ondeggiano tra la mente ed il cuore ...mentre il corpo pare arrendersi …abbandonarsi in bilico ….in quella posizione precaria che è l’incertezza stessa delle proprie emozioni.


Complimenti davvero.
A Smile
Sorriso Nepalese
Sorriso Nepalese di Valerio Zanicotti commento di aerre

…Bhè …non posso che accodarmi ai complimenti degli amici sopra perché ciò che davvero rende speciale questo ritratto è l’intensità del suo racconto …pur nella “leggerezza” e semplicità con le quali ci viene restituito.

Lo abbiamo detto tante volte, …il ritratto si “fa” nel mutuo scambio tra soggetto e fotografo ed è dallo spessore di questo dialogo a distanza, …che è prima di tutto coinvolgimento emozionale forte, che dipende la capacità dello scatto di rendere partecipe o meno lo spettatore.

E qui …il grado di empatia è tale che il ritratto vibra forte di una scossa che ci coinvolge ed emoziona.

La ripresa è …diretta …schietta …immediata …”figlia” di un dialogo istantaneo ed intenso che si riflette nella disarmante franchezza di quel sorriso accogliente e trova il suo giusto mezzo espressivo nel taglio raccolto di un’inquadratura che stringe sul soggetto pur mantenendo quel respiro sufficientemente ampio a rendere conto dell’ambiente circostante e a sottolineare la dinamica della posa con quel “movimento” diagonale del busto all’indietro che accompagna e dà forza alla direzione dello sguardo.

In questo senso trovo che lo sfondo moderatamente sfuocato e articolato non sia affatto di disturbo ma rappresenti un valore aggiunto nell’imbastire le trame di uno scenario che non è quinta indifferente ed accidentale ma parte integrante del racconto.

Ma c’è una cosa che più di ogni altra mi piace …forse frutto di una casualità involontaria ..ma comunque capace di amplificare enormemente le potenzialità espressive del ritratto ed è il fatto che ….complice il gioco della luce sulle lenti, riusciamo a scorgere solo un occhio di questo anziano e sorridente signore.

Il nostro Valerio riconosce tutto il potere espressivo di quello sguardo interlocutorio, condensato nel lampo sorridente di luce di un’occhio soltanto, ….tanto che affida la sua posizione ad uno dei punti forti del frame all’incrocio dei terzi.

Tutta la composizione gravita attorno a quell’occhio che dialoga con lo spettatore attraverso lo spesso filtro della lente e si fa perno di una connessione visiva ed emozionale fortissima, …come capace di una disarmante forza di attrazione che ci …risucchia, ..intrappola e spalanca le porte di quell’universo umano e quotidiano del soggetto altrimenti inaccessibile, ….con tutta l’immediatezza e la genuina empatia del suo sorriso.

Molto bella e ben dosata la tavolozza.

Complimenti.

A Smile
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