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[GUIDA A PHOTOSHOP] Sharpening

 
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Autore Messaggio
AleZan
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MessaggioInviato: Mer 30 Apr, 2008 4:15 pm    Oggetto: [GUIDA A PHOTOSHOP] Sharpening Rispondi con citazione

Sharpening


Sotto questo termine si raccoglie un insieme di tecniche che hanno come comune scopo quello di conferire ad un’immagine un’impressione di maggiore nitidezza. E’ importante essere consapevoli che in fase di editing non è possibile aumentare realmente la risoluzione ottica di un obiettivo o il potere risolvente di una pellicola/sensore. Con lo sharpening non si creano informazioni in più che non sono state registrate in fase di ripresa. Per questo ad esempio non è possibile con queste tecniche recuperare uno sfocato evidente.
Ciò che possiamo fare è aumentare la percezione di nitidezza, ingannando l’occhio. Questo avviene mediante algoritmi che aumentano il contrasto tra pixel adiacenti che presentano valori di luminosità differenti (bordi), con il risultato di fare sembrare l’immagine più ricca di dettaglio.

Attorno allo Sharpening esistono diverse “scuole di pensiero”, e un bel po’ di accanito “dibattito” su quale sia il metodo migliore… Per semplificarci la vita utilizzeremo i metodi largamente più diffusi, che ricadono sotto gli algoritmi detti USM (UnSharp Mask).
In Photoshop esiste una famiglia di filtri (“Contrasta”) entro la quale troviamo i due strumenti fondamentali che si usano per lo Sharpening in fotografia: “Maschera di contrasto” (USM) e “Contrasta migliore” (“Smart Sharpen”, nella versione inglese). Non va dimenticato che anche in fase di elaborazione del file RAW con Camera RAW è possibile agire sulla nitidezza.


Filtro "Maschera di Contrasto" (USM)
Questo filtro ci mette a disposizione tre cursori. Vediamo a cosa servono.
Fattore: indica la “forza” con cui il filtro agisce. In pratica stabilisce di quanto dovrà essere aumentato il contrasto (differenza di luminosità) tra due pixel adiacenti, in modo da accentuare nell’insieme la percezione di “bordo”. Più il valore è alto, più l’effetto è marcato.
Raggio: stabilisce quanti pixel intorno ai pixel-bordo vengono coinvolti nell’aumento di contrasto. Più il valore è alto, più il “bordo” diviene ampio ed evidente.
Soglia: stabilisce quale deve essere la differenza di luminosità originaria tra due pixel perché questi vengano individuati come “bordo”. Più il valore è alto, più è necessario che ci sia una differenza marcata tra due pixel perché l’effetto venga applicato. A valori alti quindi corrisponde un effetto minore. Con Soglia a zero, il filtro agisce su tutti i pixel dell’immagine.


Strategie con l’USM
Va premesso che non esiste una “regola” sempre valida, valori sempre validi, per applicare una USM ad una foto. Ci sono vari fattori da considerare, ad esempio: la dimensione in pixel dell’immagine, il suo contrasto e dettaglio generale, la presenza di “rumore”, la compressione Jpeg, la dimensione di stampa finale, la tecnologia e il supporto di stampa.

Detto questo, possiamo distinguere due diversi approcci possibili.
Il primo è quello classico che tende ad evidenziare i dettagli più minuti. Partiamo con Fattore = 300%, Raggio = 0.2–0.4 e Soglia a zero. Vediamo come un leggerissimo aumento del raggio provochi nella finestrella di anteprima al 100% un aumento del rumore dell’immagine; dobbiamo fermarci non appena cominciamo a vedere crescere questo disturbo. Cliccando sulla finestra di anteprima vediamo il “prima e dopo”. Possiamo ridurre il Fattore (anche fino a 200%) o aumentare la Soglia (fino a 10) fino a trovare un risultato soddisfacente.

Come notiamo subito, il problema più evidente nell’uso dell’USM è l’esaltazione del rumore dell’immagine e, se esageriamo, la formazione di aloni intorno ai bordi.
Con il secondo approccio rischiamo di meno. Questa tecnica è anche detta “Low Contrast Enhancement”. Fattore = 10-20%, Raggio = 30-80, Soglia = 0. Sempre cliccando sulla finestra di anteprima, vediamo in questo caso come la percezione di maggiore nitidezza sia dovuta ad un aumento generale del contrasto dell’immagine, senza gravi ripercussioni sulla “grana”.

Questi sono due buoni punti di partenza su cui sperimentare, tenendo presente due cose: a) la valutazione sul monitor va sempre fatta con “i pixel reali”, cioè lo zoom al 100%; b) l’effetto finale sulla stampa… lo si vede solo sulla stampa. Per questo è utile fare un po’ di esperienza magari stampando la stessa immagine con due o tre USM differenti applicate.

Vale sempre la buona regola che dice di applicare l’USM come ultima operazione di editing, dopo tutte le altre. Ridimensionamento e noise reduction comprese.


Problemi con l’USM
Facile esagerare, difficile tornare indietro. Soprattutto i primi tempi è molto facile cadere vittima di “nitido entusiasmo” ed esagerare pesantemente con l’USM.
In parte questo rientra nei gusti personali, ma non è raro vedere immagini con fastidiosi segni di una USM davvero troppo spinta. Può accadere anche di accorgersi troppo tardi di una piccola zona della foto dove sono usciti brutti aloni, magari che si vedono molto nella stampa finale a cui tanto tenevamo.
Teniamo conto che tutte le agenzie di “stock” rifiutano senza mezzi termini le immagini con uno sharpening evidente, anche senza che questo sia esagerato. Ciò dovrebbe far riflettere.
In questi casi purtroppo è difficilissimo tornare indietro: eliminare i segni pesanti della USM è un’impresa quasi impossibile.
Per chi lavora in RAW, naturalmente il problema non si pone: esiste sempre un originale pulito a cui ritornare. Per chi invece scatta in Jpeg, è d’obbligo raccomandare una certa prudenza: ad esempio applicare l’USM ad una copia del Layer di sfondo, o lavorare su copie dell’immagine, in modo da garantirsi la possibilità di riparare.
In conclusione: attenzione all’aumento del rumore, visibile soprattutto nelle zone a tinte uniformi e in quelle più scure, e attenzione alla formazione di aloni (bordi chiari fantasma) soprattutto nei punti di passaggio tra aree chiare e scure e nei dettagli fini.


Filtro “Contrasta Migliore” (Smart Sharpen)
Questo filtro introduce alcuni importanti miglioramenti rispetto al tradizionale USM.
La tendina “Elimina” ci dà la possibilità di scegliere fra tre diversi algoritmi. Il primo (Controllo sfocatura) è lo stesso usato dal filtro USM, mentre il secondo (Sfocatura con lente) in molti casi appare più efficiente nel limitare gli effetti negativi sopra menzionati.
Se scegliamo l’opzione “avanzata”, troviamo due nuove schede (Ombra e Luce). Queste permettono di ridurre (con il cursore Fattore dissolvenza) la “forza” con cui il filtro viene applicato nelle zone di luce e ombra. L’utilità è evidente: sono le zone di ombra dove il rumore risulta più visibile, mentre nelle zone di alte luci spesso troviamo aree ad alto contrasto (il confine tra soggetto e cielo, ad esempio) dove più facilmente si possono formare brutti aloni.
Contrasta migliore permette anche di salvare delle preimpostazioni da riutilizzare in futuro.


Altre tecniche? Ne ricordiamo due.
Metodo LAB. Prima di applicare l’USM, convertiamo temporaneamente l’immagine nel metodo LAB (Immagine > Metodo > Colore LAB). Questo metodo colore è composto di tre canali: solo il canale Luminosità possiede i dettagli dell’immagine. Possiamo quindi applicare l’USM selezionando solo questo canale, ed evitando così di introdurre accidentalmente del rumore negli altri due canali che portano le informazioni sul colore.

Filtro “Accentua passaggio” (High Pass). Dopo avere duplicato il Layer di sfondo ed avere scelto il metodo di fusione Sovrapponi, applichiamo al Layer duplicato il filtro Altro > Accentua Passaggio. Il valore del Raggio dipende dalle dimensioni della foto, ma in genere dovrebbe stare tra 0 e 1,5.
Questa tecnica alle volte aiuta a recuperare parzialmente un’immagine leggermente sfocata.


Ma per avere il pieno controllo della USM, occorre saperla applicare solo dove serve. Questo lo possiamo fare con le maschere di Layer e la tecnica descritta nel successivo articolo.


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