La casistica della Street photography, presente su libri, pubblicazioni o sul web, accoglie anche scatti dove
l’uomo è del tutto assente, ma sono ancora i meccanismi di cui abbiamo parlato a creare quella sensazione di piacevole stupore.
Se la scena rappresentata nella fotografia riesce grazie alle scelte tecniche ed espressive dell’autore a far emergere un contenuto street al di là della reale presenza oggettiva dell’uomo o di qualcosa che lo simboleggia, si può considerare la foto come street a tutti gli effetti. Da sottolineare che le scelte del fotografo hanno il loro merito, non importa se obbligate o ricercate, se di comodo o volute. Il punto di vista, l'obiettivo usato, l’inquadratura, la messa a fuoco, il momento dello scatto, tutto accentua il carattere personale della scena; per gli stessi motivi, il bianco e nero può permettere di concentrarsi sulla valenza simbolica dello scatto, oppure, al contrario, l’utilizzo del colore può aiutare a dare enfasi ad altri aspetti della fotografia.
E’ da sottolineare che a qualche persona, specialmente se già smaliziata nel genere, il messaggio street può arrivare immediatamente, mentre ad altri è necessario un tempo più lungo per metabolizzare i contenuti nella chiave voluta dall’autore.
Non vi è dubbio, comunque, che le foto di oggetti inanimati o di animali hanno bisogno davvero di una marcia in più per uscire dall'autoreferenziale, dal didascalico , dal pericolo di rappresentare in maniera banale e semplicistica un fatto oggettivo del reale.
Presentiamo ora alcuni scatti di questo tipo:
Blake Andrews
David Gibson | Ecco un esempio di fotografia dove la figura umana è assente, ma la sua presenza è comunque evocata in maniera molto forte: se il volatile avesse avuto attorno al collo un oggetto diverso, non si sarebbe parlato più di fotografia street per questa raffigurazione. |
Lee Friedlander
Quando uno spazio tridimensionale come questo classico scenario di strada ripreso genuino dalla realtà viene proiettato monocularmente su di una fotografia piana e bidimensionale vengono a crearsi dei rapporti che non esistevano prima che l’istantanea venisse scattata. Gli oggetti dello sfondo fotografico vengono giustapposti a quelli che si trovano in primo piano e, se si cambia il punto di osservazione, cambiano anche questi rapporti. Chiunque abbia mai provato a chiudere uno dei due occhi e a guardare il suo dito tenuto di fronte al viso sa che, cambiando occhio, anche questo spostamento di cinque centimetri trasforma drasticamente i rapporti visivi con la realtà, ristrutturandola completamente. Il reframing della realtà, l’affermare che si creano nuovi contesti, nuovi rapporti visivi più o meno significativi non vuol dire che il segnale stradale triangolare e la nuvola trilobata del cielo in questa fotografia di Lee Friedlander non fossero lì, di fronte alla macchina fotografica, ma che la relazione visiva fra di essi è un prodotto soggettivo e personale della visione felice dell’autore: una sua speciale magia, che trasforma in un elegante supporto di zucchero filato la bianca nuvoletta e il cartello stradale.